Salve a tutti
cari lettori.Prima di lasciarvi a quella che spero sia per voi una piacevole
lettura, vi sarebbero appena un paio di piccole note che ci tengo a
specificare
La storia,
come vi accorgerete leggendo è ambientata dopo la sconfitta del diciassettesimo
angelo, ma prima di End of Evangelion. Inoltre, ad aggiungersi al cast dei
personaggi “classici” di questo anime,( che spero di rendere al meglio) ho
inserito alcuni personaggi di mia personale creazione. Perdonatemi quindi se mi
sono permesso di accostare i personaggi di Anno-sensei a quelli che posso aver
concepito da solo. Detto questo, spero che il mio piccolo lavoro vi piaccia e vi
lascio alla lettura di questa fanfiction. Buon proseguimento ^^
“Sapevo che ti avrei trovato qui, sorella
mia.”
Quella voce risuonò forte all'interno della stanza e intorno alle pareti del suo cuore.Un giovane ragazzo sedeva
accovacciato lungo l’asse che teneva ben serrata la finestra contro il muro. Una
gamba penzolava pigra oltre la soglia, sfidando con noncuranza il vuoto che dava
dabasso. Due lunghe ciocche di capelli bianchi scendevano in due file
perfettamente ordinate lungo i due lati della fronte, come per fare da corona a
due splendidi occhi verdi che osservavano con aria di sufficienza le due figure
che gli si offrivano dinanzi.Una splendida ragazza stava in piedi, davanti un
piccolo lettino d’ospedale. La macchina alla sua destra, con un bip regolare e
martellante, scandiva il battito di un cuore da tempo troppo debole.
“Non dovresti essere qui…non è
ancora il momento”
Un ammonimento. Non vi era alcun segno di ira o disappunto nella sua voce che, anzi,
sembrava irradiare uno strano senso di calma e placidità. Un sorriso sereno gli
si dischiuse sul volto mentre i raggi del sole lo illuminavano quasi per
metà
“Hai ragione fratello mio….e solo
che….è talmente bella”
E bella lo era davvero. Lunghi
capelli rossi che le scendevano pefetti lungo le spalle, una splendida figura
snella e aggraziata eppure allo stesso tempo formosa e carnale, un
sacrilego tempio dove sporcarsi, un amaro e dolce calice al quale dissetarsi. La
ragazza le passò dolcemente una mano lungo la fronte scostandole una ciocca di
quella criniera così superba e selvaggia.
“Guardati, non sembri neanche più
tu…” aggiuse pietoso il ragazzo
“Ridi pure per quel che mi
importa” rispose lei con voce colma di disprezzo “Di pure tutto quello che
vuoi….ma io non la abbandonerò…voglio restare qui”
La ragazza si chinò su quel volto
dormiente e chissà, sognante, facendo si che i lunghi capelli neri le andassero
a solleticare dolcemente il viso. Posò leggermente le labbra sulla sua guancia
destra cercando di trasmetterle con quel suo bacio la sua presenza. Era davvero
bella, quando dormiva. E questo la faceva soffrire
“Svegliati , piccola della stirpe
dei Lilim. Fammi vedere il tuo sorriso ancora una volta…”
C’era tanta dolcezza in quelle
sue parole, tanta come un vaso che trabocca per la troppa acqua in esso
contenuta.
La baciò di nuovo
“Svegliati per favore…”
“Stai diventando patetica
Malahidael”
“Taci Cassiel !…tu che incarni la
solitudine non puoi capire…”
Le parole le scorsero fuori come
veleno dalle ghiandole di un serpente.
“Per favore figlia della Luna
Nera…tu che un tempo sei stata mia più di qualsiasi altra creatura che abbia mai
camminato questa Terra o l’Altra…”
La sentiva nascere….dal bianco
per poi passare all’azzurro dell’iride fino a sfociare nella pupilla nera come
la notte. Una goccia…una
“Perché dormi ancora…? Sei forse
stanca di vivere? stanca di combattere? Tu, che eri sempre pronta a lottare, tu
che eri sempre l’ultima a lasciare il campo di battaglia….Tu , che sfoggiavi
ogni cicatrice come un motivo d’orgoglio piuttosto che di vergogna…La più
battagliera, la più coraggiosa….e in quel coraggio tu eri mia e io ero
tua…Eppure tu adesso perchè…”
… lacrima
“…dormi…”
Pianse…e in quel pianto sembrò
che il cielo stesso sarebbe dovuto crollare
Un fulmine squarciò in due il
manto celeste mentre melanconiche nubi nere velavano con il loro vello il disco
solare. Un breve mormorio di pioggia cominciò a discendere dall’alto e ogni
goccia sembrava scandire una piccola nenia in onore di quella Bella
Addormentata
“Guarda cosa hai fatto…figlia di
Lilith…”
La donna si inginocchiò ai piedi
di quel letto le cui lenuzuola sterilizzate andavano a coprire il profumo di
lei
“Hai fatto piangere il
cielo…”
Il giovane alla finestra tirò un
sospiro. Compativa, anche se non comprendeva. Era forse per quello che erano
nati? Compatire?
“E non guardarmi così,
Cassiel.”
“Non ti sto guardando in nessun
modo particolare”
“Tu provi pietà…Dillo! Ammettilo
che provi pietà!”
Il giovane si passò una mano tra
i capelli e rivolse lo sguardo oltre la finestra
“Ti sbagli…io non provo
nulla…”
Un paio di bianche ali spuntarono
dalla sua schiena nel mentre, con un gesto che lasciava trasparire una
ultraterrena magnificenza, si librava in volo oltre quelle mura di ospedale.
“E non dovresti provare nulla
neanche tu, Angelo della Fortezza…poiché noi siamo chiamati a giudicare e
giudicare e ciò per cui siamo infine stati creati. A noi non è concesso
conoscere nè tantomeno amare. Quel frutto è già stato mangiato”
La donna si rimise in piedi in
uno scatto d’ira, inveiendo contro l’alata figura
“Che male c’è nell’amare
qualcuno! Non siamo forse noi Angeli espressioni dell’ Eterno Amore?
RISPONDIMI!”
Ma quelle parole si persero come
un eco lontano nel vento, poiché colui a cui erano destinate era già lontano
Ricadde allora di nuovo sul
pavimento battendo con forza i pugni serrati. Un’altra goccia di sofferenza
trafisse il suo essere e scivolò timidamente al suolo. La sua voce, rotta dal
pianto riuscì solamente a sussurrare qualcosa…stretta nella morsa di un dolore
lancinante che le lambiva il petto…Una preghiera…una supplica…o forse era
una…
“Padre mio…perché mi hai
abbandonato…?”
….richiesta di morte…
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