5_Family's ice-skating
Titolo: Family's
ice-skating
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1032 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg, Dick Sniper
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti:
Shounen ai, Post-One Piece, What if?
Tabella/Prompt:
Inverno › 04. Pattinaggio su ghiaccio
12
Storie - #03 Ricorrenze: #05. Natale
Una ficcy... al prompt: 30.
Triangolo › 83. Cose a tre
The season challenge: Inverno
› Ghiaccio
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
«Spiegami
ancora una volta perché ci troviamo qui, cuoco da
strapazzo».
Ormai era già da una buona
decina di minuti che Zoro, con
la fronte aggrottata e le braccia incrociate al petto, squadrava con
vilipendio la pista di pattinaggio che si estendeva dinanzi a lui, una
vasta distesa ghiacciata sulla quale roteavano e sfilavano
così
tante persone che aveva perso il conto: bambini che tentavano di fare i
primi passi guidati dai genitori, desiderosi di lanciarsi nella pista
da soli; coppiette che si tenevano a braccetto e che, tra uno scivolo e
l'altro, si scambiavano qualche bacio o qualche altra stucchevole
romanticheria; anziani che provavano a loro volta ad infilarsi i
pattini, ridendo e scherzando come dei giovincelli. C'era di tutto e di
più, là sopra, e lui ancora non riusciva a capire
che
diavolo ci facessero anche loro tre lì, come una sorta di
triangolo senza senso. Lui non sapeva nemmeno
pattinare e non aveva voglia di imparare, accidenti! E si sarebbe
squarciato il ventre piuttosto che ammettere davanti a quell'idiota di
un cuoco o a suo figlio quella sua mancanza.
Sanji, sedutosi al suo fianco per
infilarsi a sua volta i
pattini, roteò gli occhi al cielo e sbuffò,
infilando una
mano nella tasca del giaccone per tirar fuori il pacchetto di
sigarette. «Perché tuo figlio aveva
voglia di pattinare, marimo».
«Questo lo so»,
bofonchiò, agitando le mani
come se volesse scacciare quel pensiero. «Quello che non
capisco
è perché ci siamo anche noi. E' grande, potrebbe
anche
starsene da solo. Oppure portarsi Rufy, Usopp e Chopper, visto che
giocano volentieri insieme».
Sanji lo fulminò con lo
sguardo, alzandosi mentre si
accendeva con nonchalance la stecca e ne inalava una bella boccata
nociva. «Cos'è che non capisci delle parole giornata in famiglia,
spadaccino dei miei stivali? E' quasi Natale, lascia che esprima
qualunque desiderio lui voglia».
«Ohi, non rompere».
Zoro si alzò a sua volta,
così da poterlo fronteggiare faccia a faccia. Sebbene
indossasse
i pattini, le lame alzavano quel cuoco solo di due o tre centimetri,
dunque la differenza non era così sostanziale e lui non era
impossibilitato a guardarlo negli occhi. Certo, stare in piedi su quei
cosi che portava a sua volta era arduo, ma era l'uomo che sarebbe
diventato il miglior spadaccino del mondo! Non poteva lasciarsi
sconfiggere da un paio di pattini. «Venire qui è
stato
stupido. Potevamo andare anche a bere un goccio, se proprio ci teneva a
stare con noi. Insomma, guardarlo!»
sbottò, indicando la pista con un cenno nervoso della mano.
«Noi siamo qui come degli idioti e lui è
là in
mezzo, quindi non credo volesse così tanto passare una giornata in famiglia».
Mimò con le dita le virgolette sotto lo sguardo di Sanji, il
quale storse il naso per un attimo prima di sollevare un angolo della
bocca in un sorrisetto divertito.
«Forse perché
dovremmo essere anche noi lì,
marimo?» gli tenne presente il cuoco, allargando maggiormente
il
sorriso nel vedere l'espressione sconcertata che si dipinse sul volto
dello spadaccino.
«Che cosa? Ma nemmeno per
sogno!»
«Oh, andiamo! Dov'è
il problema?»
Il silenzio che seguì quella
domanda fece solo inclinare
a Sanji il capo di lato e lo costrinse a fissare con una strana
intensità Zoro, quasi volesse cercare di carpire cosa gli
passasse per la testa solo guardandolo. Impresa ardua, conoscendo
quello scemo d'uno spadaccino. Era già un miracolo riuscire
a
capirlo, il più delle volte. Ma alla fine il cuoco
ridacchiò, poggiando il piede destro sulla pista e
mantenendosi
alla staccionata con la mano sinistra.
«Non sei capace.
Giusto?» gli chiede di punto in
bianco, vedendolo assumere un colorito rossastro e distogliere lo
sguardo con un borbottio mentre si grattava dietro al collo. Oh, quello
sì che era interessante... l'aveva beccato in pieno. Zoro
dava
vita a quell'espressione - pupille dilatate, vago rossore sulle guance
dovuto alla rabbia e all'imbarazzo, gesti inconsulti e incondizionati
di braccia e gambe - solo quando gli faceva notare qualcosa che lui
cercava di nascondere.
«Pattinare è
stupido».
«Questo non risponde alla
domanda che ti ho fatto,
marimo». Sanji si grattò la testa, allungando poi
una mano
verso di lui. «Ti aiuto io», propose, e Zoro
inarcò
un sopracciglio nell'osservare il palmo aperto che il compagno gli
stava porgendo.
«Piuttosto mi
ammazzo».
«Okay, allora entra in pista e
spaccati la testa.
Sarà divertente vedere il tuo sangue che si sparge sul
ghiaccio».
Zoro scroccò le nocche,
nervoso.
«Vogliamo vedere chi di noi due muore prima, cuoco di
merda?»
«Och, sta' un po' zitto, per
una volta»,
tagliò corto il biondo, inspirando fino a fondo la stecca
che
aveva fra le labbra prima di aprire la bocca e creare un piccolo anello
di fumo; afferrò poi lui stesso il polso dello spadaccino,
trascinandolo in pista nonostante gli stesse imprecando contro epiteti
ben poco cordiali e minacce di morte. Sorrise, però, nel
sentire
le sue mani sulle spalle qualche istante dopo, quasi cercasse di
acquistare l'equilibro prendendo lui come punto di riferimento. Una
volta calmatosi, Zoro sollevò lo sguardo per fissarlo con
astio
negli occhi, digrignando i denti.
«Questa me la paghi, ricciolo
idiota».
Sanji sorrise, se possibile, ancora di
più.
«Vedrai che alla fine ti divertirai, marimo-chwan».
«Ehi, cercate di non dare
spettacolo anche qui!»
esclamò Dick nel passar loro accanto come una freccia, e
Zoro
non si risparmiò dall'urlargli qualcosa contro, agitando
minaccioso una mano prima di appigliarsi nuovamente al compagno. Merda,
che razza di umiliazione! E, come se non bastasse, quel piccolo
bastardo si era anche permesso di fargli una linguaccia. Tornati alla
nave le avrebbe prese, parola sua.
«Ohi, cuoco...» Zoro
sapeva che nel ripensarci si
sarebbe pentito di averlo fatto, ma starsene lì, immobili
sulla
pista e abbracciati come se fossero una di quelle coppiette sdolcinate
lì presente - perché aye, insomma, va bene che
erano una
coppia, ma il romanticismo non era proprio il loro forte, specialmente
da parte sua -, era di sicuro peggio. «Dammi una mano per
dieci
secondi».
Sanji dapprima parve non capirlo, poi si
lasciò sfuggire una grossa risata divertita. «Dieci secondi»,
confermò, sentendo lo spadaccino allentare a poco a poco la
presa.
Alla fine di quella giornata sarebbe
stato arduo avere a che
fare con quello spadaccino musone, ma per il momento si sarebbe
divertito a vederlo incespicare goffamente su una semplice distesa di
ghiaccio.
_Note inconcludenti dell'autrice
Aye,
io adoro infierire come una bastarda sul povero Zoro quando si tratta
di cose simili. E, aye, anche qui c'è quel bricconcello di
Dick
- sempre lui,
voglio ricordare -, perché senza la sua presenza queste
flash
incentrate sull'inverno sarebbero un po' meno divertenti. Un
rompiscatole che interrompa gli idilli della coppia d'oro ogni tanto ci
vuole, no? *risata malvagia*
Diciamo poi che amo inserirlo a random e che questa raccolta
è
nata per sclerare e siamo letteralmente a cavallo. Non c'è
nemmeno molto da dire, in verità, ma è sempre
divertente
immaginare Zoro che cerca di stare sui pattini e invece non ci riesce,
mi riporta alla mente le prime storie che ho scritto nel fandom e mi
coglie la nostalgia. In particolar modo questa,
dove per l'appunto si parla di pattinaggio e simile.
Anyway! Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
♥
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