Born to rock

di biberon
(/viewuser.php?uid=508398)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


 Prologo
 
Mancano solo quindici minuti all’inizio concerto.

Il mio cuore batte così forte che ho paura che mi esca dal petto da un momento all’altro.

Davanti a me c’è il sipario di raso grigio.

Si sentono le urla della gente, i loro applausi, le loro ovazioni.

Duncan si siede di fianco a me e mi mette un braccio intorno alla vita.

“Andrà tutto bene, principessa.” Mi dice, poi mi bacia sulla guancia.

Sorrido, ma entro il panico cresce.

E se non ce la dovessi fare?

E se non riuscissi a cantare?

La fuori ci saranno ottocento/novecento persone che aspettano la ma voce.

E se li deludessi?

Beh, ora che sono qui, la tensione alle stelle … forse è meglio che vi racconti tutto dal principio, quando i concerti erano solo sogni …
 
Diventeremo famosi

“Courtney! Courtney, apri la porta! Sono io. Sono Al.”

“Un attimo, dammi il tempo di arrivare.”

“Veloce, dai!”

Ero appena uscita dalla doccia.

Sbuffando come un treno a vapore mi infilai slip e reggiseno, una maglietta color ambra e dei blue jeans aderenti.

Mi avvolsi i capelli in un asciugamano e andai ad aprire ancora a piedi nudi, lasciando tracce umide sul parquet chiaro illuminato dal sole.

Aprii la porta di casa e vidi che fuori era una splendida giornata.

Al era in piedi davanti a me.

Indossava dei jeans con la cintura, delle infradito e una camicia a quadretti blu aperta.

Aveva i capelli legati in una coda di cavallo.

“Ciao bellezza …”

“Dai Ale, piantala.” Dissi io dandogli una spinta leggera sul petto.

Lui entrò in casa con aria da padrone e io chiusi la porta scuotendo la testa.

“Ci sono i tuoi?” mi chiese.

Feci appena in tempo a scuotere la testa che lui si era già spalmato sul divano azzurro e stava zappingando liberamente con la mia tv al plasma.

Suonò il campanello.

“Vai tu.” Dissi ad Al richiudendomi nell’enorme bagno di casa.

Feci appena in tempo a estrarre il phon dal cassetto che la porta si spalancò ed entrò Duncan.

Mi abbracciò da dietro e prese il phon al posto mio.

“Principessa ….”

Mi voltai e lui mi baciò a stampo.

“come va, amore?” mi chiese.

“todo bien.” Risposi io, rinunciando all’idea di asciugarmi i capelli.

Andai in sala e mi sedetti sulle ginocchi di Duncan.

“Siete un po’ in anticipo.” Dissi.

“Tesoro, non sei contenta di vedermi?” disse Duncan giocherellando con una delle mie ciocche di capelli umide.

La portà si aprì, anche se nessuno aveva bussato, ed entrò Heather.

Portava un top azzurro e degli shorts di jeans.

Alejandro arrossì violentemente e le sorrise timidamente.

Io mi lascia scappare un risolino mentre lei si sedeva accanto a me.

“Hai sentito per caso Trent?”

“Ha detto che arriverà tra cinque minuti.”

Rimanemmo in silenzio fino al suo arrivo, esattamente cinque minuti dopo.

Arrivò di corsa tutto sudato, e posò la borsa per terra.

“Scott?” chiesi.

“Oggi non può venire. Ma domani ci sarà.” Rispose lui.

“Okay.”

Preparai dei toast veloci per pranzo con tonno, maionese e insalata  e li mangiammo davanti ad una partita di calcio.

“Buonissimi, chef Courtney. Gnam.” Disse Trent divorando il suo.

“Già, oltre che a cantare, sei brava anche in cucina.” Disse Alejandro.

“è la mia donna!” urlò Duncan, e poi ululò.

“Stupido” gli dissi amorevolmente io, e lo baciai sulla guancia.

“Ragazzi, siamo proprio un bel gruppetto.” Disse Heather sorridendo.

“Già, la folla ci amerà.” Disse Ale.

“Cosa?”

“è naturale” disse Duncan sorridendo beffardamente “noi diventeremo famosi”.

“Insieme.” Esclamai di impulso.

Mettemmo le mani una sopra l’altra.

Eravamo legati da un’amicizia forte, tanto forte da prosciugarci per donarci l’uno all’altro.

“Insieme!” urlammo alzandole. 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2086035