Allora allora… visto che la
settimana prossima avrò prove tutte le sere e anche
qualche pomeriggio in vista della prima di sabato, vi regalo anche l’ottavo
capitolo… ma non mi odiate per come finisce, un po’ di suspance
ci vuole!
Il 9 arriverà non appena troverò il tempo di scriverlo… non
prima di lunedì 3, comunque.
Mi raccomando, tanti commentini!
Naturalmente, grazie a tutti quelli che commentano!!
Discepola, abbastanza ryelsoso per
te?
Temperance
8 - In which Jason loses his temper and
Ryan his hat
Ryan si sedette su uno dei tronchi
sistemati intorno ai resti del falò che era usato per cucinare e chiuse gli
occhi, alzando il viso verso la luna e appoggiandosi sulle braccia.
Gli piaceva quel posto così diverso dagli altri che aveva
visitato fino ad allora ed era bello starsene lì, solo
e tranquillo, ad ascoltare i suoni delicati del bosco intorno a lui anche se, a
dirla tutta, era stato un motivo molto più materiale del suo animo poetico a
spingerlo lì.
C’era, infatti, qualcos’altro che gli piaceva in quella
gita.
Che gli piaceva decisamente troppo.
Passare del tempo con Kelsi stava
diventando una droga, per lui, qualcosa di cui non poteva più fare a meno.
Kelsi era una persona stupenda,
migliore di quanto il giovane attore avesse mai immaginato
e dormirle accanto ogni notte era una vera sofferenza,
Esserle così vicino da sentire il suo respiro e non avere il
coraggio di farle neppure una carezza per paura di urtare i suoi sentimenti,
per paura di farla fuggire; amarla, pur sapendo che il suo cuore apparteneva ad
un altro… era questo ciò che sarebbe stato destinato a fare, da allora in poi?
Forse avrebbe fatto meglio a non andare in gita…
“Che fai di bello?” Chiese una voce
familiare alle sue spalle, facendolo sobbalzare e quasi cadere dal tronco.
“Kelsi! Mi hai fatto paura.”
Disse, sorridendo, ma sentendosi un idiota totale.
“Scusa, non volevo… ma non tornavi
più, così sono venuta a vedere se per caso eri stato mangiato da qualche
coyote.”
Il biondo scosse la testa, divertito.
“No, i coyote mi hanno risparmiato anche per oggi… sono solo
venuto qui a guardare un po’ le stelle. Dalla città
non si vedono così bene…”
“Già” Acconsentì Kelsi, sedendogli
accanto. “Ci sono troppe luci, le nascondono.”
Seguirono alcuni istanti di silenzio, durante i quali Ryan fu assalito dal terrore che
la ragazza potesse sentire i battiti del suo cuore impazzito…. Che aumentarono
ancora di intensità quando la pianista appoggiò il
capo alla sua spalla, sospirando.
“Si sta bene qui…” Sussurrò lei, mentre la sua mano iniziava
a salire lentamente lungo la schiena di lui che,
comunque, era semplicemente troppo teso per rendersene conto.
Fu solo quando sentì il cappello
scivolare via dalla propria testa che Ryan Evans si rese conto di essere stato giocato alla grande.
Kelsi saltò in piedi e
indietreggiò, mancando di poco la cenere lasciata dal fuoco, e si calcò bene in
testa la coppola scura del suo amico, facendogli una linguaccia.
“Ci vuole proprio poco per distrarti, Ry!”
Esclamò, ridacchiando, una luce giocosa negli occhi verdi.
“Ah, è così!” Esclamò lui, ripresosi dall’emozione, mentre
si alzava in piedi a sua volta. “Vieni qui a dirmelo,
se hai il coraggio!”
“Oh, non sono così stupida!”
“Vorrà dire che verrò io da te….”
Kelsi non riuscì a fare più di un
paio di passi, che già le braccia di Ryan la
stringevano, impedendole di muoversi come avrebbe voluto.
“Il cappello o la vita, signorina Nielsen.” Le sibilò il ragazzo all’orecchio, mandandole un leggero
brivido su lungo la spina dorsale.
“Non mi avrai mai.” Rispose lei, scivolando fuori dalla sua stretta, sfruttando la propria bassa statura
e uscendo dal cerchio formato dai tronchi.
“Non così in fretta, Kels… non
così in fretta!”
Proprio mentre anche Ryan usciva
con un salto dalla circonferenza, Jason spuntò da
dietro un albero, una mano affondata nella tasca dei pantaloni, l’altra stretta
intorno ad un rotolo di carta igienica.
Alla vista dei due che giocavano, si bloccò e si affrettò a
nascondersi dietro ad una pianta.
Nel frattempo, Ryan aveva di nuovo
afferrato Kelsi e le stava facendo il solletico,
mentre lei lanciava gridolini misti a risate,
supplicandolo di smettere.
Una fitta di gelosia colpì il cuore di Jason….
Lui e Kelsi si piacevano da una vita, ma non avevano
mai avuto quella confidenza… chi era ora, Ryan Evans, per arrivare dal nulla e rubargli l’unica ragazza
che gli fosse mai davvero piaciuta?
“Mi arrendo, mi arrendo, mi
arrendo!” Biascicò Kelsi, accasciandosi al suolo,
mentre Ryan le prendeva il cappello e se lo rimetteva
in testa.
“Così impari.” Disse, sorridente, porgendole una mano che
lei afferrò e usò per aiutarsi a tornare sui propri piedi.
“Sì… mai rubare un cappello: le conseguenze potrebbero
essere gravi.” Scherzò, mostrandogli di nuovo la
lingua.
Ryan ridacchiò.
“Vieni qui, scriciolo!”
Disse poi, aprendo le braccia per poi stringervi Kelsi
in un abbraccio non più giocoso ma di vero affetto.
Incredibile come tre giorni potessero
stravolgere tutto….
Kelsi si lasciò abbracciare,
alzandosi in punta di piedi e appoggiando il mento sulla spalla
di lui, sentendosi a suo agio come mai era stata con un ragazzo.
Proprio mentre pensava a quanto si fosse sbagliata sul conto
di Ryan, i suoi occhi colsero un movimento dietro ad
un albero poco lontano e, con suo orrore, si accorse che a provocarlo era stato
Jason.
Jason che le piaceva da anni e che
ora la stava guardando con aria decisamente triste e
amareggiata… il perché era fin troppo chiaro: la posizione dei due amici era,
in effetti, piuttosto equivoca.
Velocemente, la pianista si separò da Ryan
che, smarrito, non poté far altro che guardarla correre verso Jason, mentre nel suo cuore si faceva strada il tremendo
timore misto a speranza di aver rovinato tutto tra di
loro.
Vide e sentì Kelsi pregare, con le
lacrime agli occhi, quel ragazzo che non aveva capito nulla di non essere
geloso, che tra lei e Ryan non c’era nulla, che erano soltanto amici…e poi vide Jason
scrollarsi di dosso le mani di lei e sparire tra le tende, lasciando la ragazza
da sola con le proprie lacrime.
Dopo qualche secondo, anche Kelsi
si voltò e, senza più degnarlo di uno sguardo, prese a
correre verso la loro tenda.
Ryan si lasciò ricadere
pesantemente su uno dei tronchi… perché, per una volta, non poteva andare tutto
bene?
***
Ryan si affacciò
all’ingresso della tenda, sussurrando un timido “Posso?”
“No.” Gli rispose secca la voce di Kelsi. Ignorandola, il giovane entrò e si chiuse la
cerniera alle spalle.
Kelsi poteva essere arrabbiata
quanto voleva, ma fuori iniziava a fare davvero freddo.
“Ti avevo detto di non entrare.” Sibilò la ragazza con
un’acidità che non le si addiceva per niente e che,
forse, serviva solamente a nascondere le lacrime che aveva di certo versato.
“Kel, anche io devo dormire.”
“Fatti ospitare dalla tua signora e padrona Sharpay, allora. Io voglio stare sola.”
“Ora sei ingiusta, però. Cosa c’entro io se il tuo bel principino non ti vuole?” Non appena quelle parole taglienti
ebbero lasciato le sue labbra, Ryan si pentì di
essersele lasciate sfuggire, ma ormai il danno era fatto.
Kelsi si alzò in piedi e gli puntò
un dito contro il petto.
“È tutta colpa tua, Evans! Se tu non mi avessi abbracciata, lui…”
“Beh, non mi sembra che tu da quell’abbraccio
sia esattamente fuggita!” Rispose lui, a tono. “E poi, se non sbaglio, sei
stata tu a cominciare, rubandomi il cappello.”
“Oh, tu e i tuoi stupidi cappelli!” Esclamò la pianista,
prendendo per la seconda volta la coppola dal capo di Ryan
e gettandola a terra, per poi calpestarla con un piede.
“Contento ora? Niente più cappello
da rubarti! E comunque, se tu non fossi sparito, io
non sarei dovuta venirti a cercare e…”
“Dovuta? E chi ti ha costretta?”
“Ero preoccupata, idiota!” Sibilò lei, sforzandosi di urlare per non
svegliare gli altri.
“Beh, ti sembrerà incredibile, ma so badare a me stesso e
sono perfettamente in grado di fare quattro passi senza cadere da una rupe o
finire sotto a un tram. E poi, non ti ha nemmeno sfiorata l’idea che,
forse, era proprio per stare lontano da te che sono uscito?”
Quell’ultima frase fece
riaffiorare le lacrime agli occhi verdi della ragazza e Ryan,
per la seconda volta in pochi minuti, si pentì di ciò che aveva detto.
Si avvicinò lentamente a Kesli,
calpestando a sua volta il povero copricapo e la cinse piano con le braccia,
mentre lei abbandonava il capo sul suo petto.
“Scusami, Kels…” Sussurrò,
accarezzandole la schiena. “Stasera non ne faccio una giusta.”
“È così terribile starmi vicino?” Domandò lei, tornando a
guardarlo in volto.
Ryan scosse la testa, sorridendo.
Poi rimosse gli occhiali dal naso di lei, asciugandole
le guance con il dorso della mano.
“Non è affatto terribile… avevo
solo bisogno di… riflettere.”
“E io sono arrivata a romperti le scatole.”
“No, è Jason che si è trovato nel
posto sbagliato al momento sbagliato:” Kelsi abbassò lo sguardo. Si sentiva in colpa per come si
stava comportando.. ma non voleva rischiare che Ryan capisse quello che provava per lui. Insomma, loro due
insieme… una Wildcat e il fratello della Regina di
Ghiaccio… no, non poteva succedere…sarebbe stato…
innaturale, ecco.
“Ti piace molto?”
“Non lo so più.” Rispose lei, immediatamente molto
consapevole delle mani di Ryan ferme sul proprio
corpo. Dopotutto, poteva dirgli come si sentiva senza fargli capire proprio
tutta la verità, come lui aveva fatto con lei due giorni prima ..Poteva, no? “È che.. c’è un
altro… uno che non dovrebbe piacermi ma che ultimamente sembra non riuscire a
stare lontano dai miei pensieri… e sono confusa…”
°E forse
anche un po’ innamorata...°
“Oh…” Fece Ryan, subito
raffreddandosi e allontanandosi da lei. Competere con Jason
poteva anche andare, ma due rivali…. Erano davvero troppi. Eppure
era convinto che qualcosa tra loro fosse cambiato…
“Senti, io… vado…
vado.. esco a cambiarmi.”
Detto ciò, raccolse il maglione e i pantaloni di felpa che
usava come pijama e uscì, ma, pochi istanti dopo, un
pensiero non richiesto fece all’improvviso capolino nella sua mente,
bloccandolo.
Era davvero sicuro di voler rinunciare a Kelsi
solo perché lei non ricambiava i suoi sentimenti, al momento? Insomma, è vero,
le piaceva un altro… altri due, forse… ma perché arrendersi?
Lui era l’unico ad amarla veramente, ne era
certo.
Fu proprio questa sua sicurezza un po’ presuntuosa a dargli
il coraggio di voltarsi di nuovo verso la tenda… bloccandosi, poi, per lo
stupore.
Kelsi era lì, in piedi davanti a
lui, in mano il suo cappello,che stava ripulendo con
delicatezza.
“Hai dimenticato questo…” Mormorò, passandogli il copricapo.
“Grazie….”
Ryan allungò la mano per
prenderlo, ma lei si allontanò, quasi invitandolo a seguirla.
“Posso tenerlo?” Domandò.
Il giovane la guardò, stupito.
Voleva tenere un suo cappello?
“Sì… ma perché?”
“Perché….” Kelsi
esitò, per poi sorridere, ringraziando il cielo che il buio gli impedisse di vedere il colore del suo viso. “Perché profuma di
te…”
Continua….