CHIARIMENTI
Stavano camminando nella foresta da molto, ormai. Il buio stava calando
sopra le loro teste. Da qualche ora Karl non era più con
loro. Kate e Sawyer non si erano più parlati. Fra loro solo
un grande imbarazzo.
Kate rifletteva sul loro ultimo scambio di parola. Lui
l’aveva accusata di avere dei sensi di colpa per aver fatto
l’amore con lui. Ma lei era troppo confusa per ribattere.
Troppe cose erano accadute nelle ultime 48 ore. Lasciare Jack era stato
molto traumatico, per lei. Pensare che forse non l’avrebbe
mai più rivisto le faceva chiudere lo stomaco. Lei non lo
amava, di questo ne era certa, ma lui era stato una figura
fondamentale, da quando erano finiti su quella maledetta isola. E
Sawyer? Lui, lo amava? Forse. Non lo sapeva neanche lei, a dire la
verità. Quando lo picchiavano davanti ai suoi occhi, lei
aveva gridato: “Lo Amo!!”, ma solo
perché quella tortura avesse fine. Ma poi molte cose erano
successe. Erano venuti, lo avevano portato via per fargli
chissà che cosa. Quando lui era tornato, era molto cambiato.
Più docile, spaventato, impaurito. Quasi stentava a
riconoscerlo. E poi, quello che era successo tra loro.. Era amore? O
solo paura di morire? O un modo per tirarlo fuori da quello stato di
torpore in cui era caduto, come lui credeva? Non sapeva dare una
risposta. Il suo cuore non ne era capace. Da una parte sentiva
un’innegabile attrazione per lui, dall’altra aveva
paura. Perché lui era un truffatore, un ladro, uno meschino,
senza cuore. Non aveva mai amato e forse non era in grado di farlo.
Eppure, in quei momenti di intimità, lei lo aveva visto
affettuoso, premuroso, come se a lei tenesse veramente. A
quale parte di lui doveva dar retta? Chi era veramente James Ford?
Dietro di lei, anche Sawyer era immerso nei propri pensieri. Si sentiva
in qualche modo usato. Ironia della vita! Lui di solito era quello che
usava le persone, le truffava e poi spariva. Stavolta, stava
dall’altra parte del fiume. Lui amava veramente Kate.
L’aveva capito, perché lei aveva fatto in modo di
far affiorare la sua umanità. Standole vicino, aveva
riflettuto, l’aveva osservata, amandola in silenzio. E si era
illuso, in quella sola notte di intimità, che anche lei lo
amasse. Ma poi aveva letto paura e senso di colpa, nei suoi occhi.
Povero scemo! Lei non lo amava. E lui, per la prima volta nella sua
vita, era rimasto attorcigliato nella tela dell’amore senza
sapere come uscirne.
- Len.. Kate, si sta facendo buio,
fermiamoci. Ripartiremo domani appena fa giorno.
A Kate non era sfuggito il fatto che lui si fosse fermato dal chiamarla
“Lentiggini”, come era invece solito fare. E non le
era neanche sfuggito il tono di voce freddo, quasi scostante.
Ciò quasi la feriva. Per quanto le desse fastidio la sua
abituale vena ironica, questa durezza le dava ancora più
noia. Lo osservò accendere un piccolo fuocherello. I suoi
occhi non mostravano emozione. La stava ignorando.
- Sawyer?
Solo allora, lui alzò lo sguardo per incontrare i suoi
occhi. Ma fu solo un attimo. Lui li riabbassò sulla fiamma
che era riuscito ad accendere.
- Che cosa c’è?
- Io.. No, niente..
Voltandole le spalle, l’uomo si sdraiò, senza
proferire più parola. Kate si inginocchiò,
puntando gli occhi sulla schiena di Sawyer. Lui sembrava arrabbiato,
ferito. Possibile che lui, tanto insensibile a tutto ciò che
lo circondava, fosse rimasto tanto deluso da lei? Si sdraiò,
ma non riuscì a prendere sonno. Aveva bisogno di
chiarimenti, di capire che cosa provava lui e di quello che provava lei
stessa. Credendolo addormentato, lei si inginocchiò, e gli
si avvicinò. Sbirciando oltre le spalle di Sawyer, vide che
in effetti si era addormentato. Titubante, incerta se svegliarlo o
meno, posò una mano sulla spalla dell’uomo. Due
secondi dopo, si trovava sotto di lui, con i polsi stretti dalle sue
mani, fissando un Sawyer particolarmente spaventato.
Era bastato un tocco a farlo scattare, a causa dei suoi nervi tesi. A
stento si era addormentato, ma il suo sonno era molto leggero, a causa
della sua agitazione. Tutto si aspettava, fuorché di
trovarsi lei, sotto di lui. Cercando di calmare i battiti del suo
cuore, la liberò dalla sua presa ferrea, posando le mani ai
lati della testa di lei.
- Sei impazzita?!
- Scusa.. Io non volevo spaventarti. Mi
dispiace.
- Che cavolo ti è preso?
Adesso soffri anche di sonnambulismo?
- N- no, io in realtà non
riuscivo a dormire.
- E hai pensato di svegliare anche me?
- Ecco.. Io... Scusa, puoi alzarti?
Così torno al mio posto e non ti disturbo più...
Scostandosi da lei, lui la fece passare, ma prima che lei potesse
sfuggirgli, le prese un braccio.
- Aspetta! Che cosa volevi? Non mi hai
risposto.
Kate cercò di divincolarsi, ma poi si arrese. Magari era il
caso di cogliere la palla al balzo e chiarire una volta per tutte.
Smettendo di lottare, lei lo guardò negli occhi.
- Voglio parlare.
- Di che cosa?
- Di noi due.
- Pensavo avessimo già
chiarito.
- No, forse per te è tutto
chiaro, ma non per me.
- Allora spara.
- Voglio sapere che cosa ti hanno fatto.
- Quando?
- Quando sono venuti a prenderti. Quando
sei tornato eri diverso. Che ti hanno fatto?
- Niente!
- Non è vero! Io
l’ho vista, la tua cicatrice!
- Quale cicatrice?
Sapendo che lui avrebbe continuato a negare, lei gli strappò
la camicia, mettendo a nudo il suo torace.
- Questa! Non l’avevi prima che
ti portassero via. Che cosa ti hanno fatto?
- Mi sono fatto male da solo.
- No, non è vero. Sembra che
tu abbia subito un’operazione, come se ti avessero aperto con
un bisturi. Voglio sapere che significa e perché dopo tu sei
cambiato così tanto!!
- Non posso dirtelo!
- Si che puoi, adesso siamo liberi!!
Voglio saperlo, tu me lo devi!
- Smettila, pensa agli affari tuoi!
- (Iniziando a piangere) Come puoi
pretendere che io ti ami?!? Come credi che io possa fidarmi
completamente di te se tu non ti confidi?! Non so niente di te! Tu non
parli, non ti esprimi. Voglio sapere che ti è successo,
perché non sai quanto fossi angosciata per te, mentre tu non
c’eri! Quanta voglia avevo di rivederti!! Non sai il sollievo
quando ho visto che eri ancora vivo... ma mi hai ferito, quando mi hai
trattato male!
Stupito dalla sua reazione, Sawyer cercò di stringerla a
sé, ma lei si oppose. Insistendo, lui riuscì nel
suo intento, mentre lei si abbandonava al suo abbraccio.
- E va bene. Quando ho aperto gli occhi,
ero legato, sopra un tavolo operatorio. Mi hanno fatto
un’iniezione sul petto. E poi il bisturi. Mi hanno
aperto il torace. E’ l’ultima cosa che ricordo. Poi
buio assoluto. La volta successiva, quando mi sono svegliato, avevo un
cerotto sul torace. A quel punto è entrato Ben, con una
piccola gabbia. Dentro c’era un coniglio. Ben l’ha
costretto a saltare. Un secondo dopo il coniglio era morto. Ben mi ha
spiegato che il coniglio aveva un pace – maker. Ben mi ha
detto che me ne era stato messo uno anche a me. Mi ha messo un orologio
che controllava i miei battiti. Se fossi arrivato a 140 battiti, sarei
morto. Un modo per farmi stare buono, insomma. Ma non bastava certo
quello a placarmi del tutto e lui lo sapeva. Mi ha detto che se avessi
fatto una sola parola con te di quello che era successo in quella
stanza... loro avrebbero fatto la stessa cosa a te. E’ per
questo che non potevo dirti niente. Non potevo rischiare che ti
succedesse qualcosa per causa mia. In realtà non mi hanno
messo niente. Me lo hanno spiegato quando mi hanno fatto vedere che non
eravamo sulla “nostra” isola. A te cosa hanno fatto?
- Mi hanno portato da Jack
affinché lo supplicassi di operare Ben.
- E tu l’hai fatto?
- Si, mi hanno costretto. Ti avrebbero
ucciso, se io non l’avessi fatto!
- Ci hanno usati, a loro piacimento, a
quanto pare.
Kate rifletté sulle parole di Sawyer. Lui aveva voluto
proteggerla. Quindi lui teneva a lei. Doveva essere stato orribile
credere di avere un pace- maker nel petto, con la
possibilità di morire ad ogni accelerazione dei battiti
cardiaci. E lei ringraziò il cielo che in realtà
lui non l’avesse.
- Scusa..
- Di che cosa?
- Di averti trattato male e non avere
avuto fiducia in te e...
- Non importa. Non mi devi nessuna scusa.
Non sta scritto da nessuna parte che devo esserti simpatico.
- Sawyer, mi riferivo anche a prima. Non
mi sono spiegata. Hai frainteso.
- Riguardo a che cosa?
- A quello che è successo tra
noi... tu hai frainteso quello che penso.
- Perché, non è
stato solo uno sbaglio per te?
- No, non lo è stato... io..
per me non sei stato solo un passatempo. Per me è stato
importante.
Quasi in imbarazzo, ma ancora troppo confuso e deluso, Sawyer
cercò di nascondere i suoi sentimenti .
- E cosa ti fa credere che non lo sia
stato per me?
- Sawyer, non credi che sia il caso che
ci parliamo in tutta sincerità?
- Forse l’ho appena fatto...
- No, non ci credo. Tu parli con la voce
della ripicca.
- Non mi conosci!
- Ti conosco abbastanza bene da sapere
che non sei sincero, in questo momento.
Sawyer la guardò con disappunto. Non gli piaceva che
qualcuno lo capisse così bene. Si sentiva scoperto.
- Bene. Se mi conosci così
bene, allora, che cosa penso veramente?
- Questo non lo so, ma so che per te non
è stato una cosa da niente. Se così fosse,
perché eri deluso dal sentire che per me non era significato
niente?
- Senti, non sono dell’umore
giusto per farmi psicanalizzare da te, ok?
- Sai che cosa ti dico? Sei proprio un
bambino!! E io che mi ero illusa di contare qualcosa per te!
- Potrei dire la stessa cosa io, dolcezza.
- Ma tu conti per me. Sawyer, per me non
è stato solo sesso. Prima ero molto confusa, ma adesso ho
avuto modo di riflettere e ho capito che mi sento attratta da te, e non
solo fisicamente. Io... non sono sicura di amarti, ma potremmo almeno
provare... Lascia perdere. E’ evidente che a te non interessa.
Kate, si voltò, con l’intenzione di allontanarsi
il più possibile da lui. Tuttavia fu tirata indietro dal
braccio muscoloso di Sawyer, che la fece voltare verso di sé
per baciarla. Dopo la fine del bacio, Kate lo guardò negli
occhi.
- Dimmi che cosa provi per me..
- Io... io ti amo
- Io...
- Lo so. Ma aspetterò. Tutta
la vita, se sarà necessario.
- Parlami di te.
- Non credo che questo potrebbe aiutarti
ad amarmi, anzi...
- Ti prego...
- Bene. Che sono un truffatore lo sai
già... non sono una brava persona. Ho usato molte persone.
- Scommetto che qualcosa di buono
l’hai sicuramente fatto, nella tua vita.
- Beh, sono stato in prigione, mi ci ha
mandato la mia ex, perché l’avevo coinvolta in una
truffa. Mentre ero dentro, mi è venuta a trovare. Nel
frattempo aveva avuto una bambina... La mia bambina...
Kate lo guardò, leggermente scioccata.
- Tu- tu hai una figlia?
- Si, ma l’ho vista solo in
fotografia. Ho detto alla madre che non volevo saperne niente. Non sono
un tipo di persona che è in grado di diventare genitore.
Credevo che non contasse niente per me, ma poi non riuscivo
più a togliermi quell’immagine dalla mia mente.
Allora quando ho avuto i miei soldi riguardo all’ultima
truffa a cui ho partecipato, ho fatto aprire un conto a suo nome e li
ho versati tutti lì. Ma ho fatto in modo che non sappia mai
da chi sono arrivati quei soldi.
- Sawyer, è stato un bel
gesto, ma non vorresti vedere un giorno tua figlia, dal vivo?
- No. Non voglio che entri a far parte
del mio mondo. Che sappia che genere di persona è suo padre.
E’ meglio che non mi conosca.
- Non credo che non vorresti vederla..
- Ci ho pensato e si, vorrei vederla, ma
non posso.
- Come si chiama?
- Clementine.
- E’ un bel nome. Clementine
Ford, suona bene.
- Porta il cognome di sua madre.
- Ma potrebbe portare il tuo, un giorno.
Sawyer fece un sorriso storto. La sua espressione era malinconica.
Aveva una bambina, che molto probabilmente non avrebbe mai incontrato.
Le labbra di Kate si posarono dolcemente sulle sue.
- Sono sicura che avrai modo di
incontrarla, un giorno. Ed io sarò lì con te,
quando accadrà.
Abbracciandola, la baciò con tutto se stesso.
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