AL DI’ LA’ DELLA PAURA
Usagi era nel suo letto. Quella mattina niente corse per arrivare a
scuola in tempo, era domenica mattina. Tuttavia non riusciva a dormire.
Era ancora molto presto e lei non era certo il tipo da alzarsi
all’alba. Continuava a chiedersi perché
Mamoru l’avesse lasciata in quel modo. Che cosa aveva fatto
di male? Niente che lei ricordasse.
Mamoru era sveglio da molto tempo, ormai. Era nella sua cucina e si
stava guardando in giro. Quell’appartamento non gli era
sembrato mai così vuoto e freddo. Eppure gli era sembrata la
scelta più giusta. Lasciarla era l’unico modo per
farla vivere. Era stato molto difficile per lui compiere quel passo,
mostrandosi freddo ed insensibile, anche se il suo cuore si stava
spezzando in contemporaneo a quello di lei, della sua principessa.
Chibiusa osservò la schiena di Usagi scuotersi in
conseguenza dei singhiozzi emessi. Stava di nuovo piangendo. Anche lei
si chiese perché Mamoru l’avesse lasciata.
Silenziosamente, uscì dalla stanza di Usagi e
sgattaiolò fuori dalla porta di casa, con Luna P stretta a
sé.
Rei era nel pieno della sua concentrazione. Nonostante fosse domenica,
lei si era alzata ugualmente all’alba. D’un tratto
percepì una presenza nelle vicinanze. Non si trattava di
niente di negativo. Era un’aura buona, innocente. Si
alzò ed aprì la porta per trovarsi la piccola
Chibiusa davanti.
- Ciao, piccola, che ci fai qui, tutta
sola, a quest’ora della mattina di domenica? Usagi sa che sei
qui?
- No. Volevo parlarti proprio di lei.
Pochi momenti dopo le due erano sedute nel tempio di Rei.
- Allora, che cosa è successo?
- Usa sta male, perché
Mamo-chan l’ha lasciata. Secondo te perché
l’ha fatto?
- Vedi Chibiusa, a volte i grandi fanno
delle cose che non si possono capire. A dire la verità
neanche io so perché Mamoru abbia preso quella decisione.
- E’ forse per colpa mia?
- Ma no, cosa dici?! Perché
mai dovrebbe essere colpa tua?
- Magari ho fatto o detto qualcosa di
sbagliato...
- Stai tranquilla, tesoro, tu non
c’entri niente. Ma dimmi di Usa...
- Quando sono uscita di casa stava
piangendo. Era ancora a letto.
Rei divenne per un attimo molto pensierosa. Che cosa poteva aver spinto
Mamoru a lasciare Usagi? Non poteva credere che lui si fosse
semplicemente stancato di lei. Sapeva per certo che lui
l’amava più della sua stessa vita... Forse poteva
provare a parlarci. Magari avrebbe capito qualcosa di più.
- Chibiusa, vai a casa, adesso. Se Usagi
si accorge che sei uscita di casa da sola potrebbe preoccuparsi e credo
che, per il momento, abbia già troppi problemi. Troveremo
una soluzione, sta tranquilla. Tu vai a casa e cerca di stare vicino ad
Usa.
Rei suonò il campanello, con l’etichetta
‘Chiba’. Dall’altra parte della porta,
Mamoru fu indeciso se aprire. E se fosse stata lei? Magari veniva per
supplicarlo di tornare insieme. E come avrebbe fatto a resistere? Non
voleva trattarla male. Al secondo squillo, si decise ad avvicinarsi
alla porta per vedere dallo spioncino di chi si trattasse. Si
stupì nel vedere che era Rei ed aprì la porta.
- Ciao, Mamoru. Credo che tu mi debba
delle spiegazioni.
- Rei, io non credo. Quello che
è successo fra me e Usagi non è affar tuo.
- Perché non mi fai entrare?
Voglio solo parlare un po’.
Mamoru si fece da parte per far passare la ragazza. Rei
entrò e attese che lui richiudesse la porta alle sue spalle.
- Che cosa vuoi?
- Voglio sapere che cosa ti è
passato per la testa.
- Mi sembra di aver già
specificato che non sono affari tuoi, Rei.
- Si che lo sono, visto che Usagi
è una mia amica.
- E va bene. Non la amo più,
quindi non vedo per quale motivo dovrei restare con lei.
- Bugiardo! Non credo che tu possa
smettere di amarla. Voi due siete destinati a stare insieme. Ad amarvi
per l’eternità.
- E se non fosse così? E se
ciò comportasse delle conseguenze negative? Ci hai mai
pensato a questo?
- Quali conseguenze negative, scusa? Di
che cosa stai parlando?
- Niente, solo non sono più
sicuro che il mio futuro sia accanto a lei. Guardaci: siamo uno
l’opposto dell’altra. Io amo lo studio, cosa che
lei non sopporta! Io prediligo la puntualità,
l’ordine, la precisione. Lei è sbadata,
superficiale, perennemente in ritardo. Quanto pensavi che potessimo
durare insieme?
- Basta, smettila! Lei è
sempre stata così, e tu l’hai amata anche per i
suoi difetti, quindi non può essere questa la ragione per
cui l’hai lasciata!
- Hai detto bene: l’ho amata...
- No, tu la ami ancora, perché
posso leggertelo nello sguardo. Mamoru, che cosa è cambiato,
perché l’hai lasciata se la ami ancora?
- La smetti di farmi il terzo grado? Che
cosa vuoi da me?
- La verità. Basta bugie,
basta sciocchezze.
- … E se ti dicessi che si
tratta di qualcosa che è al di sopra di me?
- Tipo cosa?
- Vuoi la verità?
- Si.
Mamoru diede le spalle alla ragazza, puntando lo sguardo al di fuori
della finestra.
- Qualche tempo fa ho iniziato a fare
degli incubi... sentivo una voce, che mi diceva che se fossi rimasto
vicino alla principessa Serenity, Usagi, lei sarebbe morta. Ho tentato
di non dar peso alla cosa, ma era diventato un tormento.
Così ho iniziato a credere che lasciare Usagi fosse
l’unico modo per far cessare gli incubi. Se ciò
fosse avvenuto, voleva dire che era tutto vero. Avevo paura, capisci?
Paura che le accadesse qualcosa. Meglio allontanarla da me e saperla
viva, piuttosto che restarle vicino, e portarla alla morte.
- Perché non le hai detto la
verità?
- Ho pensato che in questo modo sarebbe
stato più semplice, per tutti e due. Se le avessi raccontato
tutto, ci avrebbe sofferto di più. Ho pensato che spingerla
ad odiarmi fosse un modo per farmi dimenticare più in fretta.
- Questo non accadrà mai. E
sai una cosa? Credo che non dovresti dar retta a degli stupidi incubi.
Credo che anzi dovresti starle vicino più che mai. Lei
preferirebbe questo, se sapesse.
- E’ anche per questo motivo
che non le ho parlato. Non puoi aspettarti che io faccia questo.
- E se fosse una tattica del nemico, a
questo hai pensato?
- Che vuoi dire?
- Voglio dire che se l’intento
del nemico fosse quello di separarvi?
- Spiegati meglio.
- Quando sei al suo fianco, Usagi
è più determinata, nel combattimento. Tu le dai
fiducia e la fai credere in se stessa. Spezzare il vostro legame
significa indebolirla, indebolire Sailor Moon. Sarebbe più
facile per il nemico da sconfiggere.
- Tu credi... E se non fosse
così? E se, al contrario, standole vicino provocherei la sua
morte?
- Mamoru, che cosa vuoi tu?
- Solo il suo bene.
- E allora va da lei, chiedile scusa,
amala. E non lasciarti guidare dagli incubi. Lei ha bisogno di te.
- Ma...
- Mamoru, anche se tu avessi ragione,
lei, in questo stato, sarebbe sconfitta comunque. Va da lei.
- Grazie Rei.
Senza aggiungere altro, Mamoru uscì di casa. Rei sorrise a
se stessa. Chi l’avrebbe mai detto che lei, un tempo
perdutamente innamorata di Mamoru, lo avrebbe spinto verso le braccia
di un’altra?
Usagi si era alla fine alzata dal letto. Cosa avrebbe concluso, anche
rimanendo tutto il giorno a piangere sotto le coperte? Niente.
Così si era vestita ed era uscita di casa, per fare una
passeggiata. Quasi senza accorgersene si era ritrovata al parco. Quante
volte aveva passato i pomeriggi all’interno di esso, fra le
braccia del suo amato Mamoru? Il pensiero che ciò non si
sarebbe mai ripetuto la fece intristire nuovamente. Riflettendo, si
appoggiò alla ringhiera del ponticello, per guardare le
acque del placido laghetto sotto di lei.
Quando vide l’immagine del suo amato riflessa sulla
superficie del laghetto, pensò che fosse prodotta dai suoi
pensieri; tuttavia una mano si posò sulla spalla e, quando
lei si voltò per vedere chi ci fosse alle sue spalle, si
trovò davanti proprio Mamoru.
- Ciao, Usagi.
- M- Mamoru?
- Posso parlarti?
- C- certo... Anche se spero che non
vorrai trattarmi di nuovo male...
L’ultima parte della frase era stata quasi un sussurro, che
tuttavia non sfuggì alle orecchie del ragazzo.
- No, Usako, non ti tratterò
più male, anzi permettimi di spiegarti perché mi
sono comportato così, in questi giorni. E, se puoi, cerca di
perdonarmi.
Mamoru iniziò a raccontare ogni cosa, a partire dagli
incubi. Quando finì di parlare, Usagi aveva le lacrime agli
occhi. Non poteva credere alle sue orecchie. L’aveva lasciata
perché aveva paura che le succedesse qualcosa e non
perché aveva smesso di amarla.
Una mano le si posò sotto il mento e costrinse i suoi occhi
ad incontrare quelli del suo amore.
- Non sai quanto mi dispiace, piccola
mia... Non avrei voluto ferirti...
- Non importa, adesso no ha
più importanza...
- Mi perdoni?
- Ma certo! Ti amo, Mamo-chan!!
- Anch’io, Usa...
Dolcemente, Mamoru baciò la sua principessa per
l’eternità.
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