Cupid's
Chokehold
Scoccò la
freccia prima ancora di essere davvero pronta.
La
corda premeva sotto le dita tremanti, tanto da farle temere di non
essere riuscita a colpire il bersaglio.
Mai
aveva fallito. A dirla tutta, non credeva neanche fosse una cosa
contemplabile.
Poteva
davvero lasciarsi trasportare dalle emozioni, sbagliare mira e
semplicemente fallire nel suo lancio? Poteva un cupido fare
tutto ciò?
Rilasciò
il respiro che, fino a quel momento, aveva trattenuto, anch'esso
tremolante, spezzato, come in agonia. E non era forse un'agonia
aspettare che la sua freccia colpisse la schiena di quella ragazza, di
Rachel?
Con
forza ingoiò il groppo che le si era formato in gola. Se
solo avesse potuto avrebbe fatto lo stesso con le lacrime che giacevano
agli angoli dei suoi occhi, le avrebbe fatte sparire, ma si
accontentò di lasciarle cadere, senza farle scivolare sulle
proprie guance. Lacrime che si infrangevano su un suolo che non poteva
realmente accoglierle e, così, semplicemente svanivano,
quasi non fossero mai state versate, quasi quel mondo volesse ancora
una volta prendersi gioco di Quinn.
Poteva
addirittura sentirlo sogghignare, mentre abbassava il capo, incapace di
assistere al momento in cui la freccia avrebbe silenziosamente colpito
il cuore di Rachel.
Si
era divertito parecchio, il mondo, a guardarla innamorarsi, attimo dopo
attimo, nel forzato mutismo di una realtà che mai si sarebbe
potuta mostrare alla giovane ragazza.
Aveva
visto un indicibile numero di persone cedere al gioco dell'amore, al
gioco che lei stessa era chiamata a creare. Aveva visto lacrime,
sorrisi, carezze, baci, mani intrecciate ed occhi radiosi di quella
luce che solo la scintilla delle sue frecce poteva creare. Ma lei? Lei
avrebbe mai avuto una mano da stringere? Avrebbe mai avuto qualcuno a
cui sorridere con le labbra, con gli occhi e con il cuore? Avrebbe mai
avuto qualcuno che la guardasse con negli occhi una luce tanto luminosa
da abbagliarla?
“Sei
un cupido, Quinn... I cupido non si innamorano...” Le avevano
ripetuto milioni di volte.
Eppure
aveva visto Rachel per la prima volta in un giorno di fine estate,
avvolta dalla luce di un tramonto davvero troppo rosso... Tanto da
abbagliarla.
E,
d'un tratto, tutte le voci, che, incessanti, ripetevano nella sua mente
che no, non poteva innamorarsi, tacquero.
D'un
tratto, il fatto che nessun cupido si fosse mai innamorato non fu
più rilevante.
Quinn
lo aveva fatto.
Quinn
si era innamorata.
Quinn
era stata abbagliata.
Ma
Quinn rimaneva ancora invisibile agli occhi di Rachel.
Ed
ogni giorno, il timore che potesse innamorarsi di qualcun altro, di
qualcuno che non fosse lei, la dilaniava.
Ciò
che stava facendo era proibito, era quanto di più sbagliato
un angelo dell'amore potesse fare ed oltretutto non sapeva neanche se
avrebbe effettivamente funzionato. Se si fosse dissolta? C'era una
discreta possibilità che accadesse. Ma almeno quella tortura
si sarebbe conclusa... in un modo o nell'altro.
Come
potevano gli umani resistere a quel tipo di emozioni?
Come
potevano gli umani sopravvivere all'amore?
Era
questo ciò a cui le sue frecce li condannavano?
Vide
Rachel sobbalzare, un attimo dopo essere stata colpita, e voltarsi,
alla ricerca di qualcosa che percepiva, ma che ovviamente non poteva
vedere.
Eppure
Quinn era sempre stata lì, al suo fianco, alle sue spalle,
davanti a lei. E aveva urlato, urlato a squarciagola, ma Rachel non
l'aveva mai sentita, Rachel non l'aveva mai vista, neanche quando
tentava di accarezzarle la frangetta, neanche quando la seguiva nelle
sue sere di jogging, neanche quando tentava di tenere aperte le porte
della metro per far sì che non si chiudessero ancora, non
prima che Rachel fosse salita.
Lasciò
andare l'arco, forse per l'ultima volta, e tra le mani accolse una
nuova freccia.
Le
intagliava personalmente, con tutta la dedizione che possedeva.
La
lasciò scorrere tra le dita. I polpastrelli a toccare il
legno prima e la punta poi.
Chiuse
gli occhi con forza e con altrettanto vigore strinse nuovamente la
fragile freccia, stavolta puntata verso il suo cuore.
Quello
che stava compiendo era probabilmente l'atto più egoistico
che potesse esistere, ma la disperazione scuoteva il suo evanescente
corpo in spasmi incontrollabili.
Il
suo cuore sarebbe senz'altro scoppiato da un momento all'altro.
Le
lacrime, ormai incontrollate, rigavano il suo dolce volto, segnavano il
suo esile collo, spezzavano il suo inconsistente respiro.
Un
ultimo sguardo a Rachel, a quell'umano angelo nel quale erano racchiuse
le gioie di un intero mondo e che ancora stava cercando una spiegazione
a quella strana sensazione che improvvisamente le aveva colpito il
cuore.
Le
sopracciglia aggrottate, i sensi accesi, una scintilla negli occhi.
E
per un solo istante, prima di affondare la freccia nel suo petto, Quinn
ebbe l'impressione di aver visto la propria immagine riflessa nei suoi
occhi.
Come
se fosse stata davvero lì.
Come
se Rachel avesse potuto davvero vederla.
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Note:
Salve
gente!
Non
ci si sente da un po', ma non preoccupatevi sarò rapida e
indolore.
Volevo
semplicemente informarvi del fatto che ho scritto il tutto giusto ieri
sera, un po' a tempo perso, accontentandomi di ciò che
sarebbe venuto
fuori senza troppe pretese. MA - perché un
“ma” c'è sempre - mi rendo
conto che il tema che ho scelto potrebbe, in fondo, avere un discreto
potenziale, dunque non è escluso che decida di scrivere una
long
partendo da questa piccola shot. Tutto, però, dipende dal
riscontro che
avrà, dunque a voi la decisione.
Vi
lascio il mio profilo facebook,
twitter
e ask.
E
bon, credo di dovervi lasciare prima che le note diventino
più lunghe della storia.
A
presto!
- BB
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