Condemnation

di evenwithmydarkside
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CAPITOLO 1.
Sobbalzò. Ancora quel dannato incubo.
Dike si guardò attorno. Buio. Dopo un paio di minuti, i suoi occhi verdi si abituarono all’oscurità e scorse, seduto nell’ombra, qualcuno che la fissava.
“Gradirei che evitassi di stare qui quando dormo.”
“E’ casa mia.”
La ragazza non rispose. Tentò di alzarsi, ma la persona seduta nell’ombra si avvicinò e glielo impedì.
“Non ti conviene sforzarti. La tua spalla non è ancora guarita.”
Dike sospirò e si distese nuovamente sul letto, i capelli rossi sparsi sul cuscino.
L’altro si alzò, diretto verso la finestra. Aprì le persiane e le prime luci del mattino si riversarono nella stanza, rivelando una piccola camera da letto arredata con mobili antichi in legno d’ulivo. Dike fissò l’uomo che aveva davanti, illuminato anche lui dalla luce dell’alba. Alto, spalle larghe. Capelli e occhi neri, il viso con un’aria stanca ma per niente rassegnata alle continue sfide della vita.
Lui si girò verso la finestra e guardò fuori, sovrappensiero.
“Marco, quanto ho dormito?”
La domanda di Dike interruppe il flusso dei suoi pensieri. Si girò nuovamente, abozzò un sorriso e rispose.
“Diciotto ore. Dovresti stare meglio adesso.”
“E’ così. Ti ringrazio, ancora.”
“Mi stai ringraziando per un omicidio?”
Dike aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito. Era vero. Aveva davanti un assassino. Chi può arrogarsi il diritto di togliere la vita a un altro essere vivente? Ma le circostanze, le motivazioni del suo gesto, erano differenti. Nobili, le definì per un attimo, prima di rendersi conto che si parlava comunque di un assassinio.
Più si arrovellava il cervello su questa faccenda, più non riusciva a trovare una via d’uscita. Gli doveva la vita. E non solo lei. Con la morte di quella donna erano venuti a galla diversi retroscena.
Certo, era stato senza dubbio un gesto estremo, ma Marco non sarebbe mai arrivato a tanto se non si fosse trovato in quelle condizioni.
Ci sono momenti nella vita in cui non puoi fermarti a riflettere, devi solo agire. E Dike si sentiva anche un poco in colpa per essere finita in quella situazione senza via d’uscita, e aver “costretto” Marco a fare la sua scelta.
Rimanere a guardare un’innocente che muore, o diventare un assassino?




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