Così,
Derek avrebbe lasciato la
città. Tornava dove aveva vissuto prima che la morte di
Laura lo riportasse a
Beacon Hills. Ma stavolta non si trattava di una fuga solitaria
dall’abbraccio
mostruoso della sofferenza, era un cammino da
percorrere in due, lui e Cora, alla ricerca di quella
serenità che troppo a
lungo era stata loro sottratta. E doveva sistemare alcune faccende. Non
sapeva
quanto tempo queste avrebbero richiesto.
Certo,
non era facile. Certo,
Derek teneva in conto ciò a cui avrebbe rinunciato, le
persone che avrebbe
salutato, tuttavia la strada gli appariva innegabilmente rivolta verso
un nuovo
inizio. Adesso, in quanto Beta, nessuna responsabilità da
capobranco gravava
sulle sue spalle. Era inoltre profondamente convinto che la sua
rinuncia al
potere avesse scardinato ogni possibile ingranaggio portatore di guai.
Probabilmente Scott era l’Alpha di cui Beacon Hills aveva
davvero bisogno e,
ora che gli Argent avevano adottato come proprio codice “Nous
protégeons ceux
qui ne peuvent pas se protéger
eux-mêmes”, potevano svolgere meticolosamente il
loro ruolo di guardiani con ogni sua benedizione. Affannandosi fra
questi
pensieri, Derek era diventato sempre più cosciente del
proprio cambiamento
interiore: aveva detto basta al potere, basta alle preoccupazioni,
basta ai
fallimenti. Voleva assaggiare il vibrante e delicato sapore di una vita
normale
e, dopo tutto quello che aveva subito negli anni con fatica e
sopportazione,
non riusciva a sentirsi egoista nel nutrire un tale desiderio.
Si
era scusato con Isaac, cosa
che non era ancora riuscito a fare dalla fine dei catastrofici
avvenimenti
legati al Darach e al branco di Alpha, e gli aveva detto che poteva
tranquillamente tornare al loft, se non gli sembrava troppo tetro
starci da
solo. Isaac gli aveva risposto che ci avrebbe pensato. In quanto alle
scuse, quelle
erano state accettate prima ancora di venire formulate, suggellate da
un
abbraccio fraterno.
Derek
si era poi raccomandato con
Scott, augurandogli di riuscire meglio di quanto aveva fatto lui nel
ruolo di
Alpha. Poche parole erano bastate. Una stretta di mano, una pacca sulla
schiena
e un “Proteggi Stiles” che gli era semplicemente
rimasto incastrato in gola.
Peter
era suo zio ma non ne
avrebbe di certo sentito la mancanza anche perché,
nonostante la
riappacificazione, Derek stentava a dimenticare che non si era mai
rivelato il
più affidabile dei parenti. Ultimamente, però,
sembrava essersi preoccupato
molto per lui, per cui Derek decise che meritava almeno un saluto.
L’uomo, d’’altro
canto, fece del suo meglio per interpretare un ruolo alla
“Tutto è finito. Sii
felice, adorato nipote”, salvo poi considerare
fra sé e sé che era fin troppo facile raggirarlo
e domandarsi da chi avesse
preso l’unico idiota della famiglia.
Sicuro
di lasciarsi dietro una
città che al momento non necessitava più la sua
presenza, Derek però non aveva
ancora parlato con Stiles. Non per sua volontà. Scott e
Isaac si erano
presentati al loft pronti a salutarlo, mentre la misteriosa assenza del
giovane
Stilinski si era decisamente fatta notare. «Lui
dov’è?» aveva domandato a
Scott. Il responso si era mantenuto sul vago. «Doveva
sbrigare delle faccende
con suo padre, credo.»
Derek
quasi non ricordava come
fosse avere un padre, ma pensava che sicuramente per Stiles passare del
tempo
con lo sceriffo -scampato a pericolo di morte- contasse a giusta
ragione ben
più dell’addio ad uno come lui. Uno che nella
percezione di Stiles non poteva
essere classificato in alcun modo. Non erano amici. Non erano amanti.
Qualcosa. Sì, qualcosa. Avevano imparato
a fidarsi l’uno dell’altro ma, si convinse Derek,
magari per il ragazzo non era
abbastanza.
Ovviamente
Derek era saltato alla
conclusione sbagliata. Stiles nelle ultime ventiquattro ore aveva fatto
il
possibile per non essere reperibile. Cellulare spento, finestra della
camera
chiusa -perché anche i lupi mannari avevano quella dannata
propensione a non
passare per la porta- e una scusa pronta da esibire a Scott. Tutto
ciò finché
non si era reso conto che il suo era un comportamento alquanto
infantile: rifiutarsi di affrontare la
partenza di Derek non l’avrebbe di certo fermato. Lui si
sarebbe allontanato lo stesso e senza nemmeno
sapere quello che Stiles pensava al riguardo.
Quando
riaccese il cellulare,
l’elenco delle chiamate perse del giorno prima gli
causò la nausea. Tutte di
Scott, un paio di Lydia, una di Isaac. I messaggi non aperti non si
contavano
sulle dita. Aprì solo la prima di quella
sfilza di bustine e una parola lo risvegliò come un secchio
di acqua gelata.
“SBRIGATI. Derek sta per partire.”
Il
suo migliore amico non era a
conoscenza di quanto dolore gli causasse quello che stava accadendo.
Sembrava
che nessuno si accorgesse quanto profondamente lo danneggiasse
l’insulsa
decisione di Derek. Stiles non era a conoscenza di cosa ci fosse
dietro, per
cui la interpretava come una resa, l’ennesima resa, e odiava
il fatto che
dovesse vedere il licantropo sparire a km di distanza da lui proprio
ora che… proprio ora che avrebbe voluto
tenerlo al suo fianco, meno minaccioso ma sempre taciturno, meno triste
ma
sempre bisognoso di aiuto. Sì, Stiles voleva aiutarlo. Aveva
forgiato nel suo
cuore questa presunzione. Si erano salvati la vita l’un
l’altro tante di quelle
volte che aveva perso il conto. E c’aveva messo secoli ma
alla fine aveva
capito che tutti quei gesti dovevano per forza possedere un qualche
significato
e magari Stiles voleva essere importante per lui ed essere la sua
ancora,
voleva andare lì e dirgli che se cercava la
felicità non doveva scappare ma
solo rimanergli accanto e lasciarsi accarezzare alla luce del giorno
e… e tutto
e niente aveva senso.
Digitò
una risposta veloce e
decise di piantarla con il nascondino. Forse a Derek non importava di
lui se
aveva deciso di abbandonare la città, ma doveva correre
adesso, correre a
perdifiato e mostrargli cosa si perdeva lasciandolo lì in
preda ai morsi dei
dubbi, dei desideri inconfessati,
delle parole mai dette, dei ricordi che più li ricalcava e
più assumevano nuovi
significati.
Non
si sarebbe mai sognato di
avere il cuore in gola per una circostanza simile. Una volta, sapere
che Derek “mitrascinodietrosoloproblemi”
Hale faceva le valigie, gli avrebbe procurato nient’altro che
sollievo. Adesso,
l’idea di vedere la Toyota scura sgommare via,
era oltremodo spiacevole e impossibile da affrontare senza mestizia.
Ah, la
mutevolezza delle faccende umane.
Stiles
dovette saltare sulla
vecchia bicicletta che l’aveva scarrozzato in giro per Beacon
Hills quando
ancora non aveva la patente. La sua adorata Jeep s’era presa
un periodo di
degenza dal meccanico. Perché le cose facevano schifo tutte
insieme? Niente
Jeep e niente Derek Hale era decisamente troppo da gestire in una volta
sola.
«Verrà.
Non sarebbe da lui
lasciarti andare via senza sfinirti di chiacchiere.»
tentò di temporeggiare
Scott, mentre Derek accennava ad un sorriso.
«Farà
meglio a portare qui le sue
chiappe pallide! Non l’ho mai ringraziato per avermi, hm,
salvata.» esclamò
Cora, divertita. Lei era raggiante accanto al fratello, ignara di
quanto quella
roba del “salvare gli Hale” fosse ormai una
prerogativa di Stiles Stilinski.
L’auto
era già stata caricata dei
loro bagagli. Un paio di borsoni e qualche scatola di cartone. Cora non
possedeva quasi niente a parte pochi
vestiti e due libri, mentre Derek aveva perso da tempo
l’abitudine di
accatastare oggetti su oggetti. Aveva lasciato il loft praticamente
allo stesso
modo di quando l’aveva abitato: vuoto. Tutto ciò
che contava era nella sua testa, poco altro rimaneva
fuori. Un laptop -che finalmente aveva comprato, nuovo di zecca-
giaceva sul
sedile posteriore insieme al cellulare.
Stiles
lasciò cadere la
bicicletta sul marciapiede con un clangore che attirò
l’attenzione di tutti i
presenti. “Troppa gente, troppa gente, troppa gente, troppa
gente” si ripeteva
in preda al panico “Non posso dirgli niente, merda.”
Scott,
Isaac, Allison, Lydia e
Cora scuotevano le teste e ridevano del suo catastrofico arrivo. Derek
Hale
incrociò le braccia e Stiles giurò di sentire il
petto scoppiare per il calore
non appena la sua bocca si arcuò in un sorriso. Derek
sorrideva per lui, mentre
lui aveva solo una profonda voglia di piangere. Gli toccava combattere
contro
quello che provava, ricomporsi e fingere a sua volta un sorriso.
Tentò, tentò
davvero, ma, benché la curva delle sue labbra si tese
all’insù, dentro si sentiva
accartocciare le viscere come una foglia riarsa. Voleva urlare a Derek
di non
andarsene, che aveva bisogno di capire, che Beacon Hills senza di lui
non aveva
più alcun senso, che gli voleva bene e che non gli piacevano
gli addii.
Stiles
realizzò che era davvero
come tutti dicevano: comprendi appieno il valore di qualcosa quando la
perdi. Beh,
Derek Hale era ancora davanti a lui, non l’aveva ancora visto
sparire a bordo
dell’auto ma era solo questione
di attimi. Il tempo di un saluto e niente sarebbe più stato
come prima
nelle sue giornate. Ogni cellula del suo corpo si stava opponendo a
quell’avvenimento. I muscoli pulsanti per la rapidissima
pedalata gli rendevano
le gambe molli, malferme, il respiro si era
accorciato, il battito cardiaco accelerato notevolmente, e Stiles
sembrava
strisciare in maniera stramba verso i due Hale in partenza.
«Io…»
annaspò, col cuore che
sfrigolava sotto lo sguardo perplesso di Derek
«Io… possiamo parlare… d-da
soli?»
L’altro
inarcò un sopracciglio ma annuì. Cora non si
lasciò sfuggire l’occasione perfetta per
sussurrare all’orecchio di Stiles:
«Hai una cotta per mio fratello?» e lui fece in
tempo solo a biascicare un «Uh,
cos- no, io…»
Il
resto del gruppetto si riunì
poco più giù lungo il marciapiede, cominciando a
bisbigliare cose di cui a
Stiles non interessava. A lui interessava invece chiedere a Derek di
restare.
Ma non ci riusciva. Più cercava di cacciar fuori la voce,
più l’aria si
ostinava a rimanere intrappolata nei polmoni. E dopo svariati tentativi
in cui
non ottenne altro che l’abilità di gesticolare
freneticamente aprendo e
chiudendo la bocca quasi a ritmo, Derek sospirò:
«Andiamo, non ho tutto il
giorno…»
«Io…
io- mi m-mi dispiace se ho
fatto tardi, ero…»
«…con
tuo padre, lo so. Me l’ha
detto Scott.»
Stiles
fu grato al cielo che la
sua piccola bugia avesse funzionato. Come avrebbe potuto, altrimenti,
spiegare
che aveva soltanto deciso, in maniera piuttosto cocciuta, di prendersi
delle
ore in totale solitudine per capire cosa fosse il vuoto che sentiva nel
petto?
Aveva conosciuto l’intimo significato della metafora
“sentirsi strappare via il
cuore” ancora una volta. Prese un bel respiro. Di fronte a
tutto ciò che aveva
affrontato da quando Scott aveva ricevuto il morso, non poteva
risultare
davvero così difficile chiedere a Derek Hale di non partire.
«Potremo
ancora chiamarti se
avessimo bisogno di te?» domandò, la delusione che
si spezzava in gola. Per se
stesso e nei confronti di Derek. Non capiva, quello stupido lupo, che
il cuore
non gli batteva forte per la corsa in bicicletta ma perché
non riusciva a
tollerare la sua partenza?
«Non
lo so.» Derek alzò le
spalle, braccia ancora incrociate «Vita nuova. Pensavo di
cambiare anche il
numero di cellulare, in realtà.»
«Oh,
capisco.» mormorò l’altro. Invece
no, Stiles si rifiutava di capire. Ma Derek sembrava disteso, come mai
l’aveva
visto prima d’allora, e Stiles non poteva negargli
l’opportunità di respirare a
pieni polmoni l’ordinaria vita che aveva deciso di
rincorrere. Scrutando da
vicino quegli occhi verdi, il più piccolo vi scorse
speranza, serenità, una
fioca luce finalmente accesa in fondo al tunnel.
«Cosa
volevi dirmi? Sento gli
altri mormorare cose che non vorresti sapere… quindi, non
so, sbrigati.» ghignò
Derek, stringendosi nella giacca di pelle.
A
Stiles sarebbe mancata ogni
cosa. Anche quel rumorino, quel cigolio dal profumo di pelletteria che
produceva quel capo d’abbigliamento quando l’altro
si muoveva. «Solo… sta’
attento, okay?»
Derek
e Cora si fermarono alla
prima stazione di servizio per fare colazione come si deve. Lei,
silenziosa, si
guardava attorno
riabituandosi alla normalità: l’odore del
caffè, la gente che entrava e usciva
dalla porta azionando il campanello elettronico, il vociare spensierato
dei
clienti, la tv lasciata accesa ma che nessuno guardava. Lui, invece,
rimuginava
sul modo in cui Stiles gli aveva detto di stare attento, come se non
fosse tutto, come se ci fosse un resto che il
ragazzo aveva deciso, all’ultimo, di negargli.
Stiles
Stilinski: l’eterno
dilemma che non si lasciava gestire. Con lui, sin
dall’inizio, minacce e
occhiatacce non avevano funzionato come dovuto. Erano passati da un
“ti odio” a un “ti salvo la
vita”, e adesso erano in stasi
fra un “mi fido di te” e il silenzio di
ciò che, era più che certo, Stiles
aveva taciuto.
Stiles
Stilinski. La persona da
cui maggiormente avrebbe sofferto il distacco. Aveva percepito un certo
disagio
da parte sua, mentre esclamava “Buona fortuna!”
quando lui saliva in macchina. Derek pensò di
essere stato, forse, un po’ cieco nel non notare certi
dettagli. O magari, per
istinto, aveva solo finto che tutto fosse okay, che nell’aria
non avesse
percepito nemmeno una singola e vaga scintilla di
risentimento…
Più
rifletteva e più doveva ammettere a se stesso
che l’ultimo sorriso che Stiles gli aveva regalato era tutto
tranne che
sincero. Si sentì in colpa. Non si erano nemmeno toccati
durante
quell’arrivederci amaro. Si erano mantenuti freddi e distanti
nonostante tutte
le volte in cui la vita dell’uno era dipesa da quella
dell’altro, e nonostante
fossero coscienti che fra loro stesse germogliando un virgulto di
autentico
affetto. Derek provò l’urgenza di tornare indietro
solo per accertarsi che non
fosse un’impressione da visionario, ma ormai il nuovo
percorso era imboccato e
andava concluso. Respirò profondamente suscitando
l’attenzione di Cora la
quale, con intuito femminile, avrebbe messo la mano sul fuoco, sicura si
trattasse di quello Stilinski.
53 ore e 178 km dopo
Ehi, sour wolf!
Sono
via solo da un paio di
giorni, che succede?
Sms di prova. Volevo accertarmi che non avessi
davvero cambiato numero.
Non l’hai cambiato, yay.
Credevi
mi sarei reso
irraggiungibile? Stavo solo scherzando, Stiles (:
OMFG Derek Hale ha appena usato
un’emoticon? Cavolo, devi essere
davvero felice lontano da BH.
Non
così tanto.
Pensavo fosse il cambiamento che volevi.
Lo
è.
E…?
Stiles,
credi che non tornerei
mai più? Nella mia città? Sei pazzo. Appena
potrò tornare lo farò.
Io… ti odio, Derek Hale.
Non
vuoi che torni?
Ti odio e basta.
Però non sarebbe male un tuo
ritorno…
-------------------------------------------------------------------------
...things just don’t grow
if you don’t bless
them with your patience.
“Emmylou”
– First Aid Kit
NdA:
Per prima cosa ringrazio
Red_93 che mi ha gentilmente fatto
da beta. I suoi consigli si sono rivelati
preziosissimi! ^^
Ho
scritto questa one shot come
una sorta di “missione dimostrativa”. Dimostrativa
di cosa, direte voi… Beh, se
fate un giro su Tumblr nella tag “lol Sterek” o
“anti Sterek”, vedrete gente
che definisce questa coppia eticamente sbagliata, basata
sull’abuso. Ecco, il
mio intento era quello di provare il contrario. Visto quanto
è abusive il mio OTP?
*inserire valanga di
ironia qui*
Un
bacio a tutti, i commenti sono
sempre graditi (:
Phoenixstein
|