Anorexia
“Bill?
Bill, ma dove sei?”
Tom
Kaulitz girava accigliato per casa, chiamando a gran voce il gemello e
rivolgendo
di tanto in tanto occhiate torve alle anonime confezioni che aveva in
mano. Le
aveva appena trovate, per caso, rovistando nel cassetto di suo fratello
alla
ricerca di qualche spicciolo. Erano accuratamente nascoste in un
scatola di
cartone sigillate con del nastro adesivo, chiaro segno che dovevano
restare
segrete… a volte l’ingenuità di Bill
era disarmante. Qualcosa con la minima
parvenza di segretezza era la prima cosa dove Tom andava a curiosare.
Covava
sempre la speranza di trovare qualche segretuccio piccante del
fratello, una
minima prova per intaccare l’aria angelica e perfettamente
innocente che il
cantante riusciva a mantenere malgrado il look duro, giocando con le
linee
dolci ed armoniose del viso, definibile puro e casto, di una
semplicità
incantevole. Le varie battute di “caccia”di Tom non
avevano portato a nulla,
non aveva mai trovato qualche pecca sconosciuta nella
santità (già scalfita,
peraltro) del fratello, ma in fondo era comprensibile: lo conosceva
come le sue
tasche, ogni minimo segreto era condiviso da entrambi e delle sue
scappatelle
tutt’altro che candide ne era perfettamente a conoscenza.
Ecco perché non si
aspettava di trovare chissà cosa, niente di particolarmente
eclatante o
peccaminoso in quel maledetto comodino. Non si aspettava che cercando
qualche
moneta si sarebbe trovato faccia a faccia con una realtà
decisamente scomoda.
Magari un paio di profilattici, un reggiseno omaggio di qualche fan,
slip
reduci da una nottata con una ragazza… al limite dvd hard o
roba simile. Insomma,
cose con cui avrebbe potuto prenderlo in giro per qualche giorno, cose
normali,
che tutti almeno una volta avevano conservato nel proprio cassetto. Ma
non quello. Quella roba era
l’ultima cosa
che si sarebbe aspettato. L’ultima cosa che avrebbe voluto scoprire.
Se
quel giorno Tom Kaulitz aveva programmato un’uscita con gli
amici, magari
spendendo i soldi elemosinati dal fratello, senza troppo preoccupazioni
o problemi
di alcun genere, si era sbagliato di grosso. Se si aspettava un giorno
normale
si era fatto speranze destinate ad infrangersi. Ma
d’altronde, come biasimarlo?
Chi si sarebbe aspettato di trovare lassativi, diuretici e porcherie
varie nel
cassetto del proprio gemello?
•••´¯`•••´¯`•••
“Che
vuoi Tom? Te l’ho già detto, non ti
do un soldo questa volt… oh.” Bill, uscendo dal
bagno, si ritrovò davanti suo
fratello piantato nel corridoio, con i suoi dimagranti in mano ed
un’aria che
non prometteva nulla di buono. Il cantante si morse il labbro
inferiore, a
disagio, giocherellando con il bordo della manica tirando qualche filo
ribelle
che era uscito dalla cuciture.
“Una
spiegazione. Ecco cosa voglio.”
“Mi
dispiace, ma ora sono proprio di
fretta, devo andare a…” la fatica di inventarsi
una scusa plausibile gli fu
risparmiata dal gemello, che allungò un braccio e gli
bloccò la strada,
facendolo retrocedere.
“Dimmi
perché hai questa roba.”
“Sono
cose che non ti riguardano.”
Il
chitarrista perse le staffe, lo afferrò
per la collottola e lo sbatté al muro, incurante del gemiti
di protesta di
Bill.
“Certo
che mi riguarda, idiota! Sei mio
fratello porca puttana!”
“E
allora?! Che cazzo te ne frega di me?
Lasciami in pace, so badare a me stesso senza che tu mi faccia da
balia!” in un
improvviso scatto d’ira, il giovane si dimenò
dalla stretta del gemello,
allontanandosi da lui con rabbia. “Quello che faccio sono
solo affari miei,
Tom.” Quest’ultimo, senza nemmeno pensarci, gli
mollò uno schiaffo sulla
guancia, talmente forte da imprimere le cinque dita sulla pelle nivea e
delicata del cantane. Bill lo guardò, incredulo e atterrito;
in pochi secondi i
suoi occhi dolci si riempirono di limpide lacrime che sgorgarono
scivolando sul
viso senza imperfezione alcuna del moro. Senza dire una parola corse
fuori
dalla stanza, e questa volta Tom non cercò nemmeno di
trattenerlo: rimase lì,
in piedi accanto al lavandino, turbato anche lui dal proprio gesto.
Vittima di
codardia e superbia, preferì non andare a cercarlo, si
diresse in salotto e si
gettò di peso sul divano, senza curarsi degli scricchiolii
provenienti
dall’ormai vecchio telaio del mobile.. Chiuse gli occhi e si
massaggiò le
tempie, sospirando pesantemente. Svogliato, si portò una
mano alla tasca dei
jeans extralarge per estrarne il cellulare di ultima generazione e
avvisare gli
amici con un sms che quel giorno non poteva uscire per problemi
familiari:
sperava capissero e non lo assillassero troppo. Per non rischiare,
spense il
telefonino e al suo posto afferrò il telecomando posto sul
tavolino, deciso a
trascorrere il tempo davanti alla tv fino a che Bill non si fosse fatto
vivo.
Ma le ore scorrevano e il gemello non accennava a uscire dalla sua
stanza.
Nervoso, Tom si accese una sigaretta senza staccare gli occhi
dall’orologio.
Quattro ore erano passate, e il cantante non era andato a chiedergli
scusa,
inoltre aveva saltato il pranzo e questo lo impensieriva ancora di
più. Aveva
notato che il gemello di recente mangiava meno del solito ma non se ne
era
preoccupato, preferendo addebitare la cosa allo stress, senza pensare a
qualcosa di peggio. Dopo poco finì la sigaretta,
così come le due successive, e
la scatola di biscotti e la lattina di birra. Ormai anche la cena era
andata a
farsi benedire, neanche Tom aveva toccato cibo ma almeno lui si era
fatto una
bella colazione: il gemello invece si era limitato a una tazza di
tè verde e
pochi biscotti, sostenendo che la mattina non riusciva a prendere
altro.
•••´¯`•••´¯`•••
Quando
ormai fu chiaro che Bill non
aveva la minima intenzione di passare sopra la questione, Tom
brontolando e
sbuffando salì le scale e arrivò davanti alla
porta in mogano della stanza del
gemello. Portò la mano alla lucida maniglia di bronzo,
seguendone i rilievi con
lo sguardo perso nel vuoto, intenzionato ad abbassarla senza troppi
complimenti, ma dopo un attento momento di riflessione bussò
leggermente. Seguì
un leggero silenzio, interrotto poi dalla voce tremolante del ragazzo
all’interno.
“C-chi
è?”
“Sono
io…”
“Vattene.”
La voce d’un tratto dura colpì
Tom al cuore. Era immensamente pentito dello schiaffo che gli aveva
dato, ma
aveva paura… paura di perdere la persona più
importante della sua vita.
“Bill
ti prego… mi dispiace veramente,
non volevo farti male… scusa… ero solo molto
preoccupato per te!” Non ci fu
risposta. Tom, scoraggiato, stava per andarsene ma ad un tratto la
porta si
aprì lentamente e gli apparve suo fratello. Le molteplici
lacrime avevano
catturato l’intensa riga scura disegnata sulla palpebra del
cantante, facendo
colare una sottile striscia nera che macchiava la pelle candida della
guancia,
scavando il colore impresso dal leggero tocco di fard. I capelli,
sempre così
in ordine e di una bellezza surreale, ora erano scarmigliati e flosci,
privi
della proverbiale lucentezza. In quello stato la magrezza eccessiva del
ragazzo
risultava ancora più; a vederlo così Tom ebbe una
stretta al cuore; senza
riuscire a trattenersi abbraccio di impeto il gemello, lo strinse
disperatamente come se
volesse impedirgli
di andarsene da lui, di incamminarsi sempre più in quel
terribile vicolo senza
uscita, in quel tunnel nero in cui già si era addentrato.
Senza nemmeno
accorgersene cominciò a piangere copiosamente, inondando di
lacrime la felpa
del gemello, che altro non poteva fare se non stringerlo a se. Per una
volta, i
ruoli si erano invertiti: toccava a Bill confortare il fratello, sempre
così
sicuro di se e
forte.
“T-ti prego
Bill… m-mangia…”
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Ok
O___O non linciatemi vi
prego! Questa è la prima ficcy che pubblico, spero che vi
sia piaciuta... premetto che: I Tokio Hotel non mi
appartengono. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e
nulla di ciò che è scritto è realmente
accaduto. Soprattutto Bill non è anoressico
-.-°° ma mi piaceva l'idea per sviluppare una FF... mi
dispiace deludere le fan del Twincest (mi deludo da sola
ç.ç) ma in questa ficcy non ce ne
sarà... sicuramente NO lemon *me piange*
però giusto un SANISSIMO affetto fraterno U___U questo me lo
dovete accordare xD bene, spero in un commentino piccino
picciò ^^ ciauz!
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