Una figura
snella e slanciata, avvolta
in un lungo cappotto scuro che non rendeva affatto giustizia alle
forme che nascondeva, camminava ormai da quasi un'ora avanti e
indietro in quella piccola tenda da campo. L'aria era tesa e si
capiva con un solo sguardo che quella ragazza era preoccupata e
nervosa, pareva quasi aspettasse l'arrivo di qualcosa... o qualcuno.
Non appena uno spiraglio di luce
illumina l'interno di quel piccolo rifugio, la figura si volta ed
accoglie con uno sguardo freddo come il ghiaccio, nonostante il
colore rubino degli occhi, lo sconosciuto.
-Dove cazzo
sei stato?-
Ringhia non
troppo gentilmente al
ragazzo che si era appena unito a lei nel tepore della tenda
-Juls,
ti prego... non iniziare! Sono stanco ed è stato un pomerigg-
-Non mi
interessano le tue scuse, Gilbert! Devi smetterla di dargli corda!
Basta così!-
Arriva ad urlare
la ragazza mentre gli
occhi iniziano ad inumidirsi a causa del nervosismo, dell'ansia e
della rabbia trattenuta fino in quel momento. Come tutta risposta
l'albino si lascia cadere su una semplice sedia di legno scuro,
rovinata dalle intemperie, esattamente come il tavolo a cui era
abbinata e sul quale giacevano ancora mappe e piani di attacchi ormai
inutili.
-Non ti
azzardare ad ignorarmi!-
Continua la
ragazza, scandendo
chiaramente parola per parola come se la cosa potesse aiutare ad
attirare l'attenzione del fratello.
-Juls,
non farmi ripetere! Per favore...-
Mormora l'albino
con voce stanca,
visibilmente stremato e a testa china; neppure faceva la fatica di
guardarla in viso e, la cosa, sembrava irritare ancora di
più la
sorella.
-GUARDAMI!-
Ringhia lei dopo
essersi messa di
fronte a lui ed averlo costretto ad alzare il viso, afferrandolo per
il colletto della divisa da nazista, logora per la battaglia, ma
l'espressione vuota e rassegnata del fratello la spiazza talmente da
lasciare la presa.
-Che
c'è... cosa ti ha fatto calmare ora?-
Ridacchia
stanco, con un sorriso privo
di qualsiasi emozione o calore. Si vedeva ad occhio nudo, ormai, la
rassegnazione dell'uomo che una volta si vantava di essere il
migliore di tutta l'Europa... anzi no, del mondo. Julchen allunga una
mano, accarezzando il viso del gemello, mentre anche il suo sguardo
cambiava; non c'era più rabbia nei suoi occhi ma cominciava
a
condividere la consapevolezza del ragazzo... la consapevolezza che
avrebbero perso.
-Che è
successo?-
Mormora stavolta
con un tono ben più
dolce, quasi amorevole, stringendo il capo di lui a sé, con
entrambe
le braccia.
-Goring
ha mandato un ultimatum al Furer. Da Berlino non giungono
più
notizie...-
Sussurra il
ragazzo, passando entrambe
le braccia attorno alla vita della sorella, stringendola fino quasi a
toglierle il respiro.
-Perchè non
arrivano più notizie? Che... che è successo? E
che c'entra Goring?
Ci dovrebbe essere il baffetto qui... o almeno dovrebbe dirigere le
cose da quel dannato buco in cui si è nascosto!-
Risponde
allarmata lei, chinandosi per
cercar qualche contatto visivo con l'albino ma inutilmente dato che
lui teneva il viso basso con la fronte appoggiata al grembo della
ragazza.
-E'
inutile... tutto inutile! I russi son arrivati a Berlino, Hitler
sembra che ormai abbia mollato e Goring... lui vuole prendere in mano
la situazione ora! Secondo lui possiamo ancora farcela...-
Spiega senza un
briciolo di convinzione
in quelle parole, sussurrate con un tono che andava via via scemando
verso la fine.
-No, ti
prego... basta così! Stavolta non mi interessa cosa ne pensa
Lud! Ti
scongiuro... sai che son stata sempre la prima ad incoraggiarlo... ma
ora basta! Non ce la faccio più...-
Supplica lei,
ancora china su di lui,
mentre calde lacrime cominciavano a rigarle il viso.
-Per il suo
bene... per il tuo... per quello di tutti i tedeschi! Basta
così!-
Continua con
voce tremula. Era ovvio a
tutti, ormai, che continuare sarebbe stato solo un suicidio.
L'albino alza il viso ed allunga una
mano verso il viso di lei, asciugandole una guancia con il pollice.
-Vieni
qui Juls. Sei stata forte per troppo tempo...-
Sospira
tirandosela a sedere sulle
gambe, nonostante la riluttanza di lei.
-s-siamo...
stati...-
Lo corregge lei
mentre l'albino le
accarezza amorevolmente i lunghi capelli argentei.
-Già...
“siamo”-
Risponde lui con
un piccolo sorriso,
alzando il viso per posare un piccolo bacio sulla guancia arrossata
di lei.
-Io,
tu, il nostro piccolo fratellino... cresciuto troppo in fretta...-
-No, non è
affatto cresciuto!-
Lo corregge in
tono grave lei
-Diventare un
armadio tutto muscoli non significa crescere! Non significa esser
abbastanza esperti da governare un stato tutt--
Il fratello la
zittisce con una mano
sulle labbra, guardandola con rimprovero.
-Calmati...
Sai come si dice, no? Nessuno nasce imparato! Neppure noi sapevamo
tutto quello che c'era da sapere all'inizio... te lo ricordi, no?
Quanti sbagli abbiamo fatto, quante volte siamo caduti
e quante volte ci siamo rialzati! Non pretendere che l'esperienza si
raccolga senza sbagliare... e poi noi potevamo fermarlo, limitare la
sua voglia di grandezza! Ha voluto imitarci e noi l'abbiam
incoraggiato, stando a guardare mentre cadeva pian piano
nell'abisso...-
La ragazza resta
a lungo in silenzio a
quelle parole, a sguardo basso, colpevole degli sbagli che il
fratello le aveva ricordato.
-Non è la
stessa cosa! I nostri sbagli... non han mai avuto ripercussioni come
quelle che avrà questa storia...-
-I
tempi sono cambiati piccola mia!-
Le fa notare con
un piccolo risolino il
ragazzo, arruffandole i capelli.
-Siamo
troppo vecchi per quest'epoca... quasi pezzi da museo!-
Scherza
stringendola più forte a sé,
cercando di strapparle un ultimo sorriso prima che tutto quello
finisse. Sapeva che le parole della sorella diceva era vero, stavolta
si erano spinti troppo oltre, avevano varcato cancelli che non
avrebbero mai dovuto varcare. Non era stata una guerra,
bensì un
massacro.
-Mi piaceva
esser un pezzo da museo...-
Mormora lei,
appoggiando la fronte
contro quella del fratello. Nonostante la debole luce della lampada a
gas che illuminava la tenda, si riusciva perfettamente a vedere che
stava piangendo.
-Non
ti si addice Juls, sei troppo bella per esser rinchiusa in un museo!-
Le risponde lui,
sorridendo dolcemente
mentre le sposta i capelli dal viso. Entrambi avevano agito senza
pensare alle conseguenze, convinti che quello che facevano fosse
giusto... ma ora era arrivato il momento di tirare le somme. Non
avrebbe mai permesso che nessuno si azzardasse ad alzare un solo dito
sulla sua Juls e neppure sul loro fratellino, sentiva la
responsabilità di quello che era successo tutta sulle sue
spalle.
Avrebbe potuto fermare tutto quello ben prima che si giungesse al
punto di non ritorno ma, ormai, era tardi per piangersi addosso.
-Andiamo
a dormire, domani mi aspetta una lunga giornata!-
Mormora, ma la
ragazza non si sposta di
un solo millimetro. Nega col capo e si stringe più forte a
lui.
-Juls...
sono stanco...-
Continua
l'albino, accarezzandole il
capo, ma come tutta risposta lei si limita a negare nuovamente.
-Andrà
tutto bene, te lo prometto!-
-Non è vero!
Non andrà tutto bene...-
Singhiozza lei
stringendosi a lui con
una presa salda.
-Sacrificarti
come al solito non è “andare bene”! Non
mi devi promettere che
andrà bene... devi promettermi che qualunque cosa farai,
staremo
assieme! Come sempre! Come abbiamo sempre fatto... io e te!-
L'albina
conosceva fin troppo bene il
senso del dovere e del sacrificio del fratello; avrebbe fatto di
tutto pur di addossarsi l'intera colpa per proteggere la famiglia, ma
non era quello che LEI voleva. Avevano sempre condiviso tutto, nel
bene e nel male, stavolta non sarebbe andata diversamente.
-Stavolta
no, piccola mia... La cosa è davvero troppo grande e non
sappiamo
cos-
-NON MI
INTERESSA!-
Esclama lei,
interrompendo le parole di
lui.
-Non mi
interessa quanto sarà pericoloso, non mi interessa cosa ci
accadrà,
non mi interessa nulla... sei l'unico di cui mi sia sempre potuta
fidare ciecamente! Ti prego... Gil-
Arriva quasi a
supplicarlo,
intrappolando il suo sguardo nel proprio.
-Non
puoi farmi questo Juls, sai che non posso resistere a quegli
occhi...-
Sospira l'altro,
accarezzandole il viso
per poi avvicinarsi ulteriormente a lei, quasi a sfiorarle le labbra.
-Non
riceverai trattamenti speciali solo perchè sei una ragazza!
Non
guarderanno in faccia nessuno... Soprattutto Ivan. Vuole vendetta per
tutto quello che abbiamo fatto in Russia e sappiamo che non ci
andrà
leggero-
L'altra non
risponde, continua a
fissarlo in cerca di una piccola speranza. Speranza di restar al suo
fianco, come avevano sempre fatto.
-Ti prego...-
Il ragazzo
dischiude le labbra, come a
voler controbattere ancora e farle una lista quasi infinita di
ragioni per cui lei avrebbe dovuto restare fuori da tutto quello, ma
non esce una sola parola di tutte quelle che avrebbe voluto dirle.
-Testarda-
Sussurra
portando una mano dietro la
nuca di lei per avvicinarla e coprire quelle labbra rosate con un
dolce e lungo bacio.
-Che
potevo aspettarmi da te? Credo che sia anche per questo che ti
amo...-
Mormora dopo
quel contatto che pareva
aver calmato la ragazza.
-Insieme fino
alla fine-
Replica lei,
seria, fissandolo con
decisione negli occhi.
-Come
sempre-
Risponde lui,
stringendola ancora tra
le braccia come a volerla tenere al sicuro da tutto e da tutti...
anche se, sapeva, che avrebbe potuto fare ben poco per il destino che
attendeva entrambi.
-Lascia
che stasera mi occupi io di te. Voglio toglierti quella brutta
espressione dal viso-
Sorride appena
la ragazza, passando
entrambe le mani tra i capelli del fratello per poi chinarsi per
baciarlo ancora. Lui non si sarebbe tirato indietro, non avrebbe
cercato scuse quella notte; la fine si stava avvicinando sempre
più
a loro ed ogni minuto passato in più con lei era
più prezioso di
ogni altra cosa, lo sapeva. Almeno quella notte non voleva pensare a
nulla se non sua sorella; niente guerra, niente nemici, niente
morte... solo loro due e basta.
Non avrebbe permesso a nessuno di farle
del male, mai. Almeno fino a quando non avrebbe più avuto
fiato in
corpo.
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