Note
dell'Autore:
Questa
storia ha cominciato a prendere forma nella mia testa non appena ho
letto per la prima volta la leggenda che ho scelto, trasformandosi
immediatamente in una sorta di what if del manga, perché,
immaginandola, mi ero
creata un intreccio e una conclusione tutta mia della guerra ancora in
corso.
Alcune vicende si distaccano dalla storia principale (ci sono state
delle mosse
di Kishimoto che non ho apprezzato e che continuo a non apprezzare,
purtroppo),
ma rappresentano il “come sarebbe dovuto andare” secondo me ed ho, per
questo,
deciso di non modificarle rispetto alle idee iniziali.
Potrei
tranquillamente dire che, a parte alcuni punti che ho trovato
particolarmente difficili e che ho dovuto riscrivere più volte prima di
essere
soddisfatta, questa fic si sia quasi scritta da sola (cosa che mi
capita molto
di rado XD), forse perché ho tentato di affrontarvi temi che mi stanno
molto a
cuore.
Spero
che si evincano dalla fic con tutta la forza che io ho cercato di
metterci per descriverli. Ho cercato di convogliare nella fic anche
l’idea di
artificiosità dei rapporti che spesso noi occidentali rimproveriamo ai
giapponesi,
ma che per loro è parte integrante della personalità.
È
d’obbligo ringraziare le giudicie
Moko,
Vale e Yume per avermi dato la possibilità di scrivere ancora di
Hinata e di Naruto, che amo così tanto, ma di cui riesco a scrivere
così poco, per la loro disponibilità, precisione e umanità. Come
faremmo senza di voi? :)
Mi
complimento con tutti i partecipanti, di cui non vedo l'ora di leggere
le fic (*___*) e auguro a chi si voglia addentrare nella mia
una buona lettura, sperando che non sia noiosa. Saranno dieci capitoli
pieni di avvenimenti, e questo primo capitolo ne è la dimostrazione.
Spero proprio che questa mia ultima fatica possa piacervi! ^^
Vivere
e morire
1 – Anime legate
A volte suo padre riusciva ad
essere così indirettamente
diretto.
Hashi la guardò, quello sguardo
particolare che Hinata
conosceva bene, ma che non riusciva a descrivere, e riuscì a farla
sentire
ancora una bambina.
“Padre…” esalò senza volerne
sapere di non balbettare, ma
l’uomo la interruppe immediatamente, leggermente a disagio: “Questa
faccenda mi
preoccupa alquanto. Ti ho scelta io stessa per guidare il clan, ma il
fatto che
tu sia da sola mi inquieta…”
Hinata annuì emettendo un verso
basso. Era sicurissima che
suo padre non avrebbe detto più una parola: nella famiglia Hyuga le
cose
andavano in quel modo, si parlava poco, si pensava molto e si agiva
ancor di
più; per cui tutte le cose dovevano esserle già chiare. Non riuscì a
non imbarazzarsi
nel pensare che suo padre, suo padre in
persona, le stesse chiedendo di trovarsi un marito, e che lo
stesse facendo
come se si trattasse di un fatto vitale. Probabilmente la vedeva ancora
troppo fragile
per stare da sola e voleva che qualcuno stesse al suo fianco per
proteggerla e
aiutarla. Per un momento il cuore le saltò dal petto, scoppiante di
gioia:
quella muta preoccupazione per lei, quell’affetto
valevano più di mille parole. Sentiva che i loro pensieri stavano
viaggiando
nella stessa direzione, che avevano pensato allo stesso volto,
appartenente
all’unica persona che potesse renderla felice. Naruto.
Hiashi aveva seguito con
interesse quello
scambio di promesse che i due si erano
fatti durante la guerra, dandosi forza a vicenda, e tutto si era fatto
all’improvviso più chiaro. Peccato che non fosse accaduto nulla di più.
Lui,
però, non poteva saperlo. A quel pensiero, Hinata si sentì di nuovo
triste,
come le accadeva ogni volta che ripensava a Naruto: dopo la guerra, le
cose non
erano andate affatto come aveva pensato. C’erano stati dei saluti,
qualche
parola, ma non era accaduto nient’altro. Inspiegabilmente, lui
continuava a non
fare nulla per chiarire quella situazione. Hinata aveva persino
cominciato a
pensare che quel gesto che lei aveva considerato la sua
risposta fosse stato dettato soltanto dall’atmosfera della
situazione. In quel momento, però, suo padre le aveva fatto capire che
forse
toccava di nuovo a lei fare la prima mossa. Certamente gli dei non
dovevano
essere donne, altrimenti non l’avrebbero messa in quella situazione.
“Padre… Se lo desideri, io
potrei…” mormorò a testa bassa, e
l’uomo annuì, guardingo. Aveva capito subito che c’era qualcosa che non
era
come avrebbe dovuto essere.
Se si voleva essere certi di
incontrare Naruto, c’era un
solo posto in cui doveva andare, Ichiraku, anche se, da quando era
finita la
guerra, si recava quasi con la stessa frequenza in prigione per fare
compagnia
a Sasuke. L’ultima volta che si erano incontrati, Hinata aveva notato
che
Naruto non sembrava più lo stesso: forse era stata soltanto una sua
impressione,
ma le sembrava che lui mangiasse con ancora più foga del solito, che
una strana
tristezza gli albergasse negli occhi. Quando se ne era accorta, si era
scoperta
inquieta, desiderosa di sapere cosa stesse succedendo, ma non aveva
avuto il
coraggio di chiedergli nulla. Forse era perché si stavano allontanando
sempre
di più.
Ormai triste, si fermò al di là
delle tendine che separavano
Ichiraku dalla strada. Riuscì a scorgere immediatamente la schiena di
Naruto,
seduto al bancone a mangiare come al solito. Si fece coraggio ed entrò,
scostando le tendine. Fu accolta dal “Buonasera!” di Teuchi e Naruto si
voltò
immediatamente per vedere chi fosse entrato, ancora con un bicchiere
tra le
mani. Visibilmente stupito di vederla, la salutò con un sorriso.
“Cosa ci fai qui?” le chiese.
Era un luogo insolito per lei,
che a stento usciva di casa da quando era finita la guerra, impegnata
in lunghi
dialoghi con suo padre sulle sue future mansioni. L’annuncio che
sarebbe stata
lei a diventare il nuovo capoclan degli Hyuga aveva stupito molti al
villaggio,
ma non Naruto: lui conosceva bene il valore di Hinata, e finalmente
anche suo
padre se n’era accorto.
“Vorrei parlarti.” replicò lei
a voce bassissima, sperando che
potesse udirla soltanto lui. Lo shinobi la fissò senza più l’ombra di
un
sorriso sul volto e annuì. Posò le bacchette di lato alla ciotola di
ramen
ancora mezza piena e, lasciate alcune monete sul bancone, si alzò,
pronto a
seguirla.
Teuchi li guardò, sconvolto: non era da Naruto alzarsi dalla sua sedia
prima di
aver svuotato completamente la sua ciotola di ramen.
Hinata lo salutò con un inchino
e si avviò lungo la strada.
Camminò per qualche minuto senza fermarsi, certa che Naruto la stesse
seguendo:
si sentiva nervosa. Aveva le viscere in fiamme e non aveva idea di dove
potergli parlare. All’improvviso, fu lui a fermarsi e a chiamarla,
invitandola
a sedere sul margine della strada dove si apriva uno spiazzo erboso con
un’aiuola. Hinata annuì e si abbassò sulle ginocchia; Naruto allargò le
gambe e
si lasciò cadere accanto a lei con un sospiro.
“Sono contento di vederti.”
disse guardando davanti a sé. La
ragazza gli lanciò un’occhiata di sottecchi, vedendolo rilassato come
non mai,
e si strinse le mani per infondersi coraggio. Lo chiamò, e lui si voltò
a
guardarla, facendola sentire leggera come zucchero filato: avrebbe
voluto stare
con lui per tutta la vita, voleva davvero dirglielo.
“Naruto-kun, io vorrei… Vorrei
starti accanto per se-”
mormorò sommessamente, sentendosi di nuova bambina mentre gli occhi di
lui si
spalancavano, tingendosi di un altro colore. Naruto la guardò e le
sorrise, sembrandole
lontano come non mai.
“Lo vorrei anch’io.”
“Allora… Allora perché non me
l’hai mai detto?”
Hinata si accorse che quelle
parole le erano sfuggite dalla
gola senza essere in grado di fermarle prima che arrivassero a lui:
erano mesi
che avrebbe voluto chiederglielo. Continuò a fissarlo cercando di
dissimulare
l’imbarazzo che la stava agitando nel profondo.
Naruto abbassò gli occhi con un
sorriso improvvisamente amaro.
“Tra qualche mese morirò. Come
avrei potuto dirtelo?”
Incredula, Hinata si strinse
forte nelle spalle: si sentiva
terrorizzata, e non riuscì a non allungare una mano verso quella di
Naruto,
afferrandola. Lui sollevò gli occhi, stupito, e ancora una volta si
rese conto
che Hinata sembrava mille volte più forte di lui. Capì di non essersi
sbagliato
durante la guerra, quando aveva compiuto quel passo che per lui aveva
significato mettersi a nudo di fronte a tutti. Non aveva più avuto il
coraggio
di parlarle, da quando l’aveva saputo. Si era sentito in colpa, certo
di averla
illusa, ma finalmente quel peso che continuava a schiacciargli lo
stomaco scomparve
di colpo.
“Me l’ha detto mio padre dopo
la battaglia. È per via di
Kurama, della volpe a nove code. Mi restano soltanto tre mesi di vita.
Non
volevo dirtelo per non legarti a me…”
“Io sono sempre stata legata a
te.” mormorò Hinata
avvicinandoglisi. Gli posò la mano libera sulla guancia, proprio come
aveva fatto
durante la guerra e Naruto la attirò a sé usando come perno quella
intrecciata
alla sua, abbracciandola.
“Mi dispiace.” mormorò
chiudendo gli occhi e cercando di
dimenticare ogni cosa, ma Hinata replicò: “Non importa. Questo momento…”
S’interruppe, fremente, al
sussurrò di Naruto: “Allora
sposami.” trovando soltanto la forza di stringerlo più che poteva. Se
non si
fosse aggrappata a lui, sentiva che sarebbe potuta morire per la
felicità.
Hey there
Delilah
What's it like in New York City?
I'm a thousand miles away
But girl, tonight you look so pretty
(Hey there Delilah – Plain White T’s)
Note
dopo la lettura:
Questo incontro tra Naruto e Hinata è stato davvero difficilissimo da
scrivere!
Ci avrò pensato su almeno una giornata intera, e spero di averlo reso
al
meglio. ^^
Ho pensato di dare a Hiashi una caratterizzazione diversa rispetto a
quella che
c’è di solito nel fandom, in cui lo si dipinge “cattivo” verso Hinata.
Ormai la
guerra è finita, Hiashi ha riconosciuto il valore di Hinata – come si è
visto
anche nei capitoli dopo il 615 – e vuole per lei il meglio. ^^
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