Grigio

di Cable
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La mia voce ha un suono smorto, non ho più silenzi da riempire, niente più parole vuote pronunciate per formalità scomode.
Labbra che un tempo sospiravano dolcezza restano assopite. Hanno paura di ricordare, destandosi. Esprimono desideri che non potranno realizzare.
Guardo i miei occhi nello specchio e non vedo colore.
Vedo il riflesso di un volto sconfitto, scavato, sfiancato. Troppe le lunghe notti insonni alle sue spalle.
Non ho più denti bianchi da offrire al mondo per ostentare serenità.
Si trascina una rettilinea smorfia, come disgusto rappreso, disgusto verso gli occhi che tutto vedono, ma vedono male, vanno poco lontano. Restano indietro, pensano troppo, sognano di volare ma sbagliano strada.
Guardo le mani, che toccano sabbia e pietra, le vedo fragili come erba, forti come paure nascoste. Ma forse potranno annodare per me, l’ultima volta, una corda robusta, che regga il peso di tutti i segreti celati che a fatica porto dentro.
E forse riuscirò a saltare, forse potrò ancora pregare.
Provare ora quel fremito profondo di vita vera, provarlo per sempre.
 

 
 





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