“Sono
le 10 del mattino.
Dicembre.
È
il primo Dicembre che passo in tua assenza e ancora,
nonostante siano passati già parecchi mesi, ti cerco tra i
vicoli della città,
sperando che tu ti sia momentaneamente nascosta, perché non
te ne sei andata,
vero? Dimmi che è così, non posso pensare che tu
sia distante non so quanto da
me.
Forse
te ne stai dentro quella scuola, chiusa in quella
stanza dove, se ben ricordo, vi è un enorme specchio dove tu
hai l’abitudine di
controllarti continuamente, per vedere se le tue ginocchia sono stese,
se hai
ruotato bene i piedi in … com’è che si
dice? Ah sì … in EN DEHORS (vedi mi
ricordo ancora), se la linea delle tue braccia forma un ….
Un …. Arabesque? Può
essere? Lo sai che non sono bravo con i nomi dei passi di danza, ci hai
sempre
provato ad insegnarmeli e spiegarmeli mentre eseguivi una coreografia,
ma io
puntualmente non ti davo ascolto, perché mi perdevo nel
vederti ballare, così
bella e leggera, sembravi una piccola fata, data la tua statura e tuoi
piedi
così piccoli e graziosi. Ricordo che, prima di cominciare un
pezzo, avevi
l’abitudine di scioglierti i capelli, perché
adoravi sentire quei ricci lunghi
e rossicci seguire i tuoi movimenti, carezzandoti le spalle sempre
scoperte,
andando poi a coprire quel viso scavato e scarno, troppo magro, perfino
più del
mio, ma se qualcuno si azzardava a dirti che stavi dimagrendo troppo,
tu andavi
subito sulla difensiva, dicendo che dovevi raggiungere i canoni fisici
di una
ballerina.
Non
ci ho mai capito niente io, le ho sempre viste come
regole futili per distruggere le persone, anche perché tu
eri perfetta così,
non avevi bisogno di somigliare a chissà quale etoile
… tu eri la mia etoile.
Sì lo so, non è da me scrivere cose
così sdolcinate, infatti spero che non lo
legga nessuno che conosca, altrimenti ne va della mia reputazione da
duro e
saccente, è solo che … mi manchi così
tanto, non puoi nemmeno immaginare
quanto, non c’è giorno che mi alzi da quel dannato
letto e speri di trovarti in
cucina, a mangiare un cornetto caldo, con la bocca sporca di cioccolata
ed io,
poggiato alla parete intento a fumare la prima delle mie tante
sigarette, a
prenderti in giro, dandoti della bambina impacciata. Mangiavi sempre
cose super
dietetiche, ma non hai mai rinunciato alla cioccolata, la adoravi, me
lo
ricordo bene. In testa ho ancora quella smorfia che mi rifilavi,
rispondendo
alle mie provocazioni … com’è che era?
Il naso aggricciato, la bocca
leggermente portata in avanti, gli occhi semi chiusi e le sopracciglia
aggrottate … beh non eri proprio un bel vedere, ma solo
pensare che quella
smorfia non è più in quella cucina e non
è più per me, mi fa male, tanto.
Dove
sei? Perché ti nascondi ancora?
Me
ne sto qui in casa, seduto sul divano in pelle bianca,
con la chitarra in mano, a cercare di buttar giù qualcosa di
orecchiabile e
sensato, eppure l’unico risultato che ho ottenuto
è stata una montagna di
palline di carta, accumulate vicino al tavolinetto di vetro, insieme
agli
infiniti mozziconi di sigaretta che ho depositato nel posacenere blu
corallo
che mi avevi regalato per il compleanno. Dicono che quando si
è giù di morale
si componga pezzi strepitosi … vorrei tanto incontrare
l’idiota che ha
enunciato questa stronzata, così da spaccargli la bocca. Da
quado tu sei
sparita, non riesco più a trovare una melodia giusta, un
accordo che non stoni,
una frase musicale che non faccia a cazzotti con l’altra
… ora nemmeno più il
mio lavoro so fare?
Ho
davvero bisogno di te, di stringerti tra le braccia, di
carezzare quei ricci ribelli e morbidi, di toccare con il dorso della
mano
quelle gote rosse, di marcarti con le mie labbra gelide.
Perché tu sei mia e
mai nessun altro potrà portarti via da me. Tu tornerai, me
lo sento nelle ossa,
nelle viscere più profonde. Qualcosa ci unisce, un qualcosa
che non sono ancora
in grado di poter decifrare, ma so che difficilmente potrà
essere scisso oppure
rotto. È come se una catena rigida e infrangibile unisca le
nostre due anime,
anche se ormai lontane … so che mi stai pensando, che ti
stai chiedendo che
cosa io faccia … ti prego dimmi che è
così, non posso credere che tu mi abbia
già dimenticato, non puoi farlo, ti supplico. Sei dentro la
mia testa, giorno e
notte, sento la tua voce risuonare ripetutamente dentro di me, le tue
mani
sfiorarmi il viso, le tue dita intrecciarsi tra i miei capelli,
giocherellando
con le ciocche, come un gatto agguanta il filo di un gomitolo di lana.
Sì lo
so, sto facendo paragoni assurdi, non mi riconosco nemmeno io nei miei
pensieri
… vedi come mi riduce la tua assenza?
Sta
nevicando.
Ricordi
quanto ti piaceva andare al parco e fare foto agli
alberi sommersi da questa meraviglia così soffice ed
innocente? Ti fermavi ad
osservare gli scoiattoli che si rincorrevano sui tronchi, affrettandosi
a
racimolare qualche provvista, prima che fosse calata la notte, guardavi
il
laghetto ghiacciato, dove sarebbero apparsi i cigni in seguito, una
volta
sciolto il gelo.
Per
non parlare poi di quanto ti divertivi a torturami
lanciandomi palle di neve, colpendomi gambe e fianchi …
sì ammettilo, non saresti
mai riuscita a prendermi in volto, sono troppo chilometrico per la tua
portata!
Ed
io te la facevo pagare, prendendoti di peso, affondandoti
nella neve, spingendoti in fondo, fino a che non ti avevo completamente
immobilizzata. Eravamo bagnati fradici, le punte dei capelli mi si
appiccicavano in viso e tu iniziavi a tremare per il gelo, ma a nessuno
dei tue
importava poi così tanto. Con l’indice iniziavo a
toccarti il naso, le labbra
screpolate dal freddo, scendevo fino al mento, passavo poi al collo,
fino a
posare l’interna mano all’altezza del cuore, il
quale accelerava i suoi
battiti, in totale fermento, emozionato per la mia vicinanza. Avevo
questo
effetto su di lei, innamorata di me alla follia, desiderosa di avermi
accanto.
Ci
scambiavamo un sorriso che lasciava intendere tutto. Di
corsa tornavamo a casa e, senza neppure spendere due minuti per
asciugarci le
scarpe, evitando di macchiare il parquet, eravamo già in
camera da letto,
avvinghiati l’uno all’altro, pronti a soddisfare un
desiderio incontenibile,
che aveva bisogno di dar sfogo alla sua essenza, guidando i nostri
corpi,
maneggiandoli con cura, come fossero degli oggetti preziosi e fragili.
Era
davvero incredibile come tu ti emozionassi ogni volta,
sentivo tremare il tuo gracile corpo sotto il mio, longilineo e
possente, eri
un misto tra paura ed emozione e la cosa mi faceva sorridere. Ti
sussurravo
all’orecchio di stare tranquilla, di non temere
perché non ti avrei mai fatto
male, mentre con il pollice ti carezzavo la fronte sudata e con
l’altra mano ti
scostavo gli slip. Adoravo il modo in cui ti mordevi il labbro, come il
tuo
respiro diventava sempre più affannoso, il modo in cui
affondavi le tue
cortissime unghie sulla mia carne, non appena entravo in te, lasciando
che il
fuoco incandescente della passione mi guidasse, fino a raggiungere
l’appagamento dei miei piaceri.
È
passato troppo tempo ormai dall’ultima volta che abbiamo
fatto l’amore ed io mi sento così debole, senza te
qui, vicino a me. Tu non lo
sai, ma anche il mio cuore è innamorato di te, completamente
accecato dal
desiderio di volerti accanto, di possederti, di amarti …
sì, stupisce te quanto
me, eppure è così … non avrei mai
pensato di potermi innamorare così e che
l’amore potesse rendermi così fragile,
così solo.
Divento
ogni giorno sempre più misero, non ho più la
forza
di far nulla, non ho più voglia di vivere da quando hai
deciso di nasconderti …
perché tu ti sei solo nascosta, io lo so, non puoi essere
andata lontano, non
potrei sopportarlo, anche se ormai credo che sia così.
Chissà
se ora ti trovi in un bel paese tropicale, con il
sole che bacia la tua pelle pallida, l’acqua
dell’oceano che culla le tue gambe
stanche, troppo affaticate per la danza, ma non smettere di ballare ti
prego,
sei così bella, starei a fissarti per ore.
Oppure
chissà, magari stai guardando la neve come sto
facendo io e, nel frattempo, stai stringendo la tua felpa rossa
bordeaux per
scaldarti … ti prego, immagina che siano le mie mani a
scaldarti, massaggiandoti
le spalle, poi le braccia, fino a cingerti la vita, attirandoti al mio
corpo
magro e scarno.
Sono
già le 11.
Non
mi sono mosso da questa scrivania, la penna si muove
ormai per forza di inerzia sul foglio bianco, marcandolo di nero,
disegnando
parole e pensieri che il mio animo stanco detta.
Non
so nemmeno perché io stia scrivendo, non avrei mai modo
di spedirti nulla. Sei scappata senza lasciare un indizio su dove ti
avrei
potuta cercare … ma forse l’unico a non conoscere
i luoghi che stai visitando
sono io e nemmeno con i miei giochi di parole riesco a convincere
qualcuno a
parlare, neppure Lauri che è così facile da far
cedere.
Sono
convinto però che il destino sistemerà ogni cosa
… sì
perché le nostri sorti sono state già segnate e i
nostri animi non potranno
resistere ancora così lontani. Tu sei mia quanto io sono tuo
… credimi è così.
Sento proprio la necessità di proteggerti, di vegliare su di
te, di
accompagnarti nel tortuoso cammino della vita, tenendoti la mano,
accompagnandoti in qualsiasi vicenda.
Più
ti allontani e più ho il timore che il fato mi abbia
revocato da questo compito, assegnandolo ad un altro uomo …
spero non sia così
perché davvero non potrei sopportarlo, il solo pensiero di
un altro che stringe
quel fragile corpo, che carezza quella pelle candida, che …
no, non riesco proprio
a concepire una situazione del genere, mi fa troppo male.
Tu
tornerai, lo so. Te ne sei andata solo perché vuoi
scordarti di me, ma sai che sarà impossibile, non
servirà a nulla starmi
lontano, anzi ti farà ancora più male non
sentirmi lì accanto a te … lo so
perché sto vivendo la stessa cosa anche io.
Vieni
qui, ti supplico, il battito del mio cuore diventa
sempre più lento e stentato, respiro a fatica e non
è per via delle infinite sigarette
… è la tua assenza che mi uccide pian piano,
sento delle lame taglienti ed
affilate lacerarmi la carne, entrarmi dentro, spingendo sempre
più a fondo,
comprimendomi le viscere, perforando gli organi vitali. Sono uno
straccio, un
vegetale in cerca del nettare che lo riporti in vita, che lo faccia
rinascere …
ti prego torna.
Forse
però mi merito tutto questo, il fato vuole che io stia
così, mi sta punendo per tutto quello che ho fatto.
Avevo
giurato a me stesso che non ti avrei mai fatto del
male … ho mentito, ferendoti, segnando il tuo animo con
delle ferite che, a
stento, si rimargineranno … troppo profonde, troppo
indelebili.
Spero
solo che un giorno tu capirai del perché io lo abbia
fatto, era l’unico modo per non lacerarti ulteriormente,
lasciandoti in fin di
vita.
Magari
ora mi stai odiando, anche se lo trovo quasi
impossibile … non potrai mai cambiare l’amore che
provi per me, è troppo forte
e puro perché si trasformi in squallido e putrido odio.
Sì, sto facendo di
nuovo il presuntuoso, ma non posso farci niente, ti conosco troppo bene
e so
che mi ami, dovunque tu sia e so che vuoi tornare, per stringermi di
nuovo, per
sentire le mie labbra sulla tua pelle, perché anche tu hai
bisogno dello stesso
ossigeno di cui ho bisogno io.
Li
senti i miei occhi? Sappi che non ti daranno un minuto di
tregua, cercheranno di persuaderti, di entrare nei tuoi sogni, di
vegliare su
di te, accompagnandoti in questa tua fuga, che spero finirà
prima o poi. Il tuo
posto è accanto a me … il destino ha voluto
così e gli ubbidirai, la ragione
ignorante dovrà sottomettersi alle sorti che le sono state
imposte, si
accorgerà di quanto impotente sia davanti ad un essenza
così grande e maestosa.
Solo il tuo cuore conosce il suo compito e se continui a stare
così lontano,
gli sarà sempre più difficile poter adempire agli
obblighi che gli sono stati
assegnati, divenendo sempre più debole, riuscendo a battere
a fatica …
divenendo flebile … come il mio.
Mezzogiorno.
Anche
oggi non sono riuscito a combinare nulla.
Invece
di scrivere qualche verso o un semplice accordo, ho
preferito lasciar parlare i miei pensieri, le mie sensazioni che, come
puoi ben
vedere, mi riconducono a te … sempre.
E
tu cosa stai facendo?
Sicuramente
avrai addosso il tuo body rosso bordeaux,
pantaloni neri comodi di una tuta e calzetti di spugna ai piedi. I
capelli
raccolti in coda alta, tirati indietro con un po’ di gel per
evitare che
qualche ciuffo ribelle ricadesse sul viso mentre esegui
una … pirouette? Si dice così vero?
Spero
solo che nessuno osi ballare insieme a te, non potrei
sopportare l’idea che altri mani tocchino il tuo corpo,
odorino il tuo profumo,
sfiorino quei ricci … perché sono mie prerogative
ed il destino vuole che sia
solo io ad avere il privilegio di poterle assaporare.
Mi
pensi? Forse sì, durante la notte, quando nessuno ti
può
vedere, mentre affondi quel viso sul cuscino, soffocando il pianto
straziante …
ti manco anche io, lo sento. Puoi allontanarti finché vuoi,
evitarmi fino allo
stremo, ma sarà impossibile sfuggire ai miei occhi,
ribellarsi alla volontà del
destino … Ary, casa tua è tra le mie braccia, sia
nelle gioia che nel dolore e
so che dietro a tutto quel finto odio, a quella sofferenza infernale,
c’è la
voglia di ritornare da me, perché solo stando uniti abbiamo
l’energia
necessaria per muovere i passi giusti in questa vita … in
questo presente così
sfuggevole e veloce.
Tornerai
presto, è quasi una certezza ormai, anche se nulla
potrà colmare questa tua assenza che mi strugge dentro,
nemmeno la musica mi
sta aiutando … lei che è sempre stata pronta a
risollevarmi il morale, ad
accompagnarmi nei sentieri bui del mio cammino, sembra ora non avere
più alcun
effetto.
“Non smettere di
suonare Ville, promettimelo! Sei così bello quando passi
quelle dita sulla
chitarra, pizzicando le sue corde, componendo melodie meravigliose. Ho
sempre
sognato poter preparare una coreografia sulle tue note, credi sia
possibile?”
Te
lo prometto Ary, anche se sto come un cane, non smetterò
mai di comporre, ideerò la melodia più consona e
perfetta che accompagni il tuo
movimento leggiadro e poetico … perché tu hai
ancora voglia di ballare sulle
mie note vero? Lo spero davvero, perché non desidero altro.
La
chitarra è ancora appoggiata al bracciolo del divano da
stamattina, mi ero ripromesso di stuzzicarla, ma poi mi sono lasciato
trasportare dalla malinconia e mi sono ritrovato con questo foglio
bianco ed
una penna in mano. Chissà forse dopo questo sfogo
riuscirò a buttar giù
qualcosa di sensato e melodico, magari la melodia perfetta per una
coreografia,
che dici?
Avrei
ancora tante cose da dirti, ma il pensiero di non
riuscire a farti avere questo foglio di carta mi strugge e mi
innervosisce allo
stesso tempo, mi sento davvero impotente e il non sapere dove tu sia mi
strazia
ancora di più, perciò credo che
fermerò la mia mano agitata e concentrata,
anche se lei ha ancora molte cose da volerti rivelare, ma sarebbe tutto
inutile.
Sappi
però che non resisterai a lungo lontano da me e quando
tornerai, potrò davvero verificare se questa tua assenza sia
servita o meno a
dimenticarti di me … anche se sappiamo entrambi la risposta.
Ti
aspetto baby, ricordalo.”
Ville
poggiò la penna stilografica sul tavolo, rilesse per
circa due volte il foglio marchiato dai suoi pensieri e posò
le labbra sul nome
inciso della ragazza. Le mancava molto … mai si era
innamorato così di una
donna, lui il ragazzo ribelle e saccente, egoista e presuntuoso, non
avrebbe
mai pensato che una creatura femminile potesse ridurlo così,
misero ed
impotente. Stava vivendo la parte peggiore dell’amore, la
faccia della medaglia
più aspra e tortuosa, ma in cuor suo sentiva che quella
ragazza sarebbe
tornata, perché era fermamente convinto che il destino
avesse posto nelle sue
mani l’anima di lei, raccomandandogli di proteggerla,
sperando che mai lo
sollevasse da quell’incarico, non l’avrebbe
sopportato.
Si
alzò dalla sedia, prese il foglio con sé e si
diresse in
sala. Posò la lettera sopra il tavolo, dove c’era
ancora la tazzina del caffè
che aveva bevuto quando si era svegliato. Dal piccolo tavolinetto in
vetro posto
davanti al divano, prese il posacenere blu corallo, vuotò i
mozziconi dentro il
cesto della spazzatura. Lo sciacquò sotto il getto
dell’acqua tiepida,
pulendolo accuratamente, aiutandosi con l’indice della mano
destra, per
scrostare bene i residui di cenere depositata da parecchi giorni. Prese
da
sopra il lavello un canovaccio, utilizzato per asciugare le stoviglie,
e lo
passò sopra il posacenere, tamponandolo con cura. Si diresse
poi verso il
divano, riprendendo il foglio di carta da sopra il tavolo. Si mise
comodo,
poggiò il posacenere al suo posto e vi mise dentro la
raccolta dei suoi
pensieri. Frugò tra le tasche dei jeans in cerca di un
accendino, finché non lo
trovò. Dopo svariati tentativi, venne fuori una piccola e
flebile fiamma, la
portò agli angoli del foglio, che subito iniziò
ad ardere, distruggendo tutte
quelle parole. Avvicinò il pollice destro
all’occhio sinistro, facendolo
passare delicatamente sopra di esso …. Bagnato. Stava
piangendo senza neppure
rendersene conto. Il suo animo si sentiva proprio come quel foglio di
carta ….
Cenere. Disintegrato dall’amore, atterrato dalla lontananza
che pesava su di
lui giorno dopo giorno, completamente fiacco e abbattuto.
Riprese
il posacenere e vuotò i resti della
“lettera” sulla
sua mano. Si alzò dal divano ed andò vicino alla
porta finestra. Fece pressione
sulla maniglia per aprirla e si ritrovò nel suo giardino
ricoperto di neve
fresca. Avvicinò la mano che stringeva la cenere alla bocca.
-Ti
amo –sibilò piano, per paura che qualcuno potesse
sentirlo e scoprire la sua debolezza.
Aprì
le dita lentamente e soffiò su quei resti, lasciando
che la fuliggine volasse via, trasportata da una leggera e gelida
brezza,
alzatasi in quel momento. Sperava con tutto se stesso che quei piccoli
frammenti di emozioni giungessero a lei, sussurrandole di tornare da
lui,
perché aveva bisogno di svolgere quel compito assegnatogli
…. Aveva bisogno
di amarla.
Eccomi qui
cari lettori!
Visto che tutti stanno guardando un po' di mal occhio il Ville della
storia, ho voluto estrapolare in questa One Shot i suoi pensieri,
ciò che ha provato in questi due anni.
Sì, fa ancora il super saccentone presuntoso del *bip*, ma
come potete vedere, ha un cuore anche lui (ogni tantoXD)
Beh che dire,
ringrazio come sempre tutti quelli che hanno deciso di seguirmi in
questa avventura, spero di non deludervi!
A presto :)
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