Underground

di rabolas
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 Me ne ero finalmente andato via dopo tutte quelle firme e quelle facce da “non sono contento”… P mi aveva sorriso, io l’avevo salutata e per fortuna non avrei più rivisto tutti quegli studenti. Mi rodevano quelle lamentele. Non ero capace a lasciarmele scivolare via di dosso. Nella mia testa si inchiodavano a tutti gli altri pensieri e tutte le mie rotelle si mettevano al comune servizio di non far altro che pensarci su.

Per fortuna squillò il telefono. E per fortuna era Fra’. Il vantaggio del giorno sulla notte. E’ proprio questo, che alla luce del sole si è un po’ meno abbandonati a se stessi, finché almeno si può stare attaccati a un cellulare come fosse un salvagente.

- Ciao Danì come stai?

- Bene, tu?

I nostri soliti convenevoli.

- Senti ho bisogno di parlarti. Ma non adesso. Devo andare a lezione. Oggi pomeriggio ci sei?

- Sì, quando vuoi. Ma per cosa?

- C’è un seminario di Ricky a matematica. Ci vediamo lì alle quattro? Puoi?

Ricky era Ricky per via del suo cognome.

- Sì perfetto.

Dissi al volo sforzandomi di ricordare se avevo qualche appuntamento, qualche riunione fissata il pomeriggio; ma mi sembrava di no.

- Magnifico!

- Ma per che cos’è?

- Ponti e dintorni.

- Ponti e dintorni?

Chiesi con la voce di uno che non riusciva ad avere un barlume di idea di cosa si stesse parlando.

- Ponti e dintorni. Poi ti spiego. Sono di corsa, perdo l’autobus. Ci vediamo dopo.

Autobus. Io intanto prendevo la metro e me ne tornavo al mio dipartimento. E magari prima passavo anche a mangiare qualcosa. La solita, in fretta e in piedi.





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