Uscivano
spesso a vedere le stelle, la sera. Il cielo era limpido, privo di
nubi, terso come la ragnatela di rughe che increspava la superficie del
mare, e le onde solcavano leggere l'acqua che si infrangeva sulla
battigia, mentre le canne si piegavano sotto il soffio del vento freddo
dell'Autunno inoltrato. Erano a piedi nudi sulla sabbia, le scarpe
lasciate chissà dove, il Dottore che avanzava goffamente
tirandosi su i pantaloni ad ogni passo, e lei davanti, che lo
trascinava tirandolo impazientemente da una mano, esortandolo a fare
più in fretta. La
prossima volta dobbiamo portare anche Rory, dottore! Va
bene, Amy, faremo tutto quello che vuoi. Possiamo stare su questa
spiaggia per tutta l'eternità, se ne hai voglia. Oppure, se
ti va, semplicemente prendere il TARDIS e ripartire. Per dove, lo
decideremo in seguito. Possiamo lasciarci guidare dal fato, dal
destino, dall' universo - o da ogni parola che uscirà dalla
tua bocca. Possiamo addormentarci sotto il nostro soffitto di stelle,
la nostra casa è l'universo - e poi le stelle le ho visitate
tutte, non preoccuparti, loro vegliano su di noi. Anche quando non le
guardiamo.
Lei si arrampicava
sugli scogli e si girava ad osservarlo, il vento che le scompigliava i
capelli rossi un po' in disordine, e lui, di rimando, quando l'aria si
faceva sottile e le onde si infrangevano sulle rocce bianche, le
sorrideva, quasi in lacrime, mentre lei gli tendeva una mano e lo
invitava a salire insieme a lei. Che
cosa c'è, Dottore? Non è niente,
Amy. Davvero, sto bene. Anzi, guarda quella! E indicava il cielo.
Quella luce luminosa è la Sauro66, sì
che te la ricordi, vero, Amy? E invece là, a milioni di anni
luce di distanza, nelle sere senza foschia, là
c'è il manicomio dei Dalek, ci pensi mai ai Dalek? E ai
Cybermen? E lei sorrideva, ma lo faceva con un'ombra sul volto, senza
dir nulla. Alzava lo sguardo verso l'orizzonte celato dalla notte,
sedendosi su uno degli scogli, e si lasciava cullare dalla brezza
marina, poggiando la testa sulla sua spalla, fino a chiudere gli occhi.
Fino a quasi addormentarsi. Che cosa c'è, Amy? Niente, Dottore, niente. O tutto.
Scoppiava a ridere.
Decidi tu che cos'è meglio. La
stringeva ancora più forte a sé, allora, la
abbracciava e le dava un bacio sui capelli spettinati dal vento, senza
parlare, chiudendo gli occhi a sua volta e lasciando indietro i
pensieri, e le parole, e le lacrime. Amy, non dovrei dirtelo, ma a
volte ho paura anch'io - anche i supereroi a volte ce l'hanno. A volte
mi sento solo. E' per questo che mi piace viaggiare con te. Tu, io, e
anche Rory. E River, se ne ha voglia. Ed è per questo che ti
stringo forte, e ti tengo sempre più vicina a me. Corro
senza fermarmi da più di mille anni, e adesso sto correndo
ancora una volta, ansimante, stanco, verso te che mi sfuggi come sfugge
l'aria tra le dita quando serri i pugni. Sei già morta in
ogni istante davanti ai miei occhi, quando l'Angelo Piangente ti ha
rispedita indietro. E sei morta nel mio futuro, ancor prima che io
potessi davvero rendermene conto. Continuo a tornare indietro, ad
incontrare le versioni più giovani di te - sempre
più giovani, sempre più immature, sempre
più testarde - e prima o poi finirò per riempire
la tua intera vita, inserendomi a forza in ogni tuo istante -
hai vissuto troppo poco, Amy Pond. Questo voleva dirglielo ma non lo
fece, ma non importava comunque perché Amy dormiva
già da parecchio tempo, il respiro appena percettibile sopra
il fragore del mare solcato dal vento.
Dormi, Amy. La ragazza
che ha aspettato tutta la notte nel suo giardino... devi essere
stanca, adesso. Ma va bene così,
veglierò io su di te - lo faccio da quando eri soltanto una
bambina.
L'odore di salsedine
era forte, ma gli pareva quasi di non sentirlo, se confrontato con la
fragranza leggera dei capelli che le cadevano nodosamente lungo le
spalle. La stringeva forte, come un padre che stringe la sua bambina.
Ed ogni singola volta, sebbene giurasse sempre di non farlo, finiva
anche lui per addormentarsi, stretto nel suo abbraccio, sotto il
pallido profilo dell'aurora che s'apprestava a sbocciare.
***
Tornò al
TARDIS che era quasi l'alba, le scarpe allacciate dietro il collo e i
pantaloni umidi fino al ginocchio, perché aveva passeggiato
sul bagnasciuga sotto il pallido cielo del giorno nascente, salutando
ogni stella che svaniva col suo nome. Le onde cancellarono presto le
sue impronte sulle sabbia, così che Amy non potesse
seguirlo, ed in breve, quando il sole sorse del tutto, fu come se lui
non fosse mai esistito. Amy si svegliò sola, un po' confusa,
con una coperta stretta intorno al corpo ed una sensazione di profonda
solitudine dentro al cuore. Costeggiò l'oceano, la
superficie della sabbia liscia e incontaminata, i gabbiani che volavano
verso l'orizzonte avvolto nella luce chiara del sole appena sorto.
Lui, d'altro canto, se
n'era già andato da un pezzo. Aveva parcheggiato il Tardis
su di una collina circondata da un oceano di trifogli, a poca distanza
dal mare, ed osservava l'alba, ed i gabbiani, ed Amy Pond che
passeggiava lungo la via che egli stesso aveva solcato poche ore prima,
quando il confine tra il giorno e la notte non era ancora ben definito.
Dove sei stato,
chiamava una voce alle sue spalle. Dove ti sembra che io sia stato,
River? Conosci già la risposta.
1845. Ho preso Amy al
volo, tra un servizio fotografico e l'altro, e abbiamo danzato per
tutta la notte al Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo.
1917, confine
franco-tedesco. Ho portato Amy e Rory tra le trincee della Grande
Guerra, e, Dio, se avessi visto le loro facce. Gli umani si lasciano
troppo spesso controllare dalle proprie emozioni, lo so.
2367, Venere. Rory non
esiste più, ma Amy neppure lo ricorda. L'ho portata a vedere
le stelle cadenti, ma io le ho viste solamente riflesse nei suoi occhi,
perché non ho distolto un momento gli occhi dal suo viso,
dalla sua espressione meravigliata e colma di stupore.
Giorni nostri, sulla
Terra. Siamo stati al mare, in una notte di luna piena, a dormire
insieme, stretti nel mio abbraccio, senza pensare al domani. Chi
conosce bene il tempo, sa che il domani non esiste più di
quanto non esista lo ieri - è il presente che si ripete in
ogni singolo istante della storia. Ed io l'ho stretta a me, nel
presente, nel passato, e nel futuro, e in ogni singolo momento l'ho
amata così come solo io riesco ad amarla - come chiunque ama
incondizionatamente il primo essere vivente su cui posa lo sguardo, non
appena nato.
Non
puoi continuare così. L'abbiamo perduta, lo so - tutti e
due. Ma quella che incontri ogni notte, al calar del sole, non
è lei. Non la "vera" lei. E sapere come finirà ti
farà uscire di senno Fidati, io lo so bene.
Lasciami in pace,
River.
***
Momenti di lucidità mentali (pochi) mi spingono ad avere
lampi di ispirazione notturni. Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va,
nell'attesa che un altro lampo di ispirazione ci porti il secondo
capitolo. Grazie per aver letto!
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