Oakland High School

di Good_Riddance
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INTRODUZIONE
 
Prima di iniziare la storia penso sia necessario presentarmi, sono Natasha ho sedici anni e fino a poco fa vivevo in Italia a Napoli. Mi sono trasferita da due giorni a Oakland per via del lavoro dei miei genitori, una famiglia felice insomma. Sono figlia unica, mi piace tanto viaggiare e ascoltare musica ma vorrei anche imparare a suonare la chitarra, per qualche strano motivo non mi sono mai scomodata a chiederlo ai miei.
Certo adesso che mi trovo qui devo sforzarmi di parlare l’inglese nel migliore dei modi ma non ho alcun problema, mi sono sempre piaciute le lingue e ‘Inglese’ è la mia materia preferita.
 
L’arrivo non è stato dei migliori, pioveva (ed è plausibile siamo nel mese di settembre), io e la mia famiglia siamo rimasti bloccati in aeroporto. Acqua, vento, tuoni e fulmini. Gli ombrelli erano in valigia ma era impossibile uscire lì fuori anche con l’ombrello avremmo rischiato comunque di farci un bagno quindi abbiamo deciso di attendere una mezz’oretta e il mal tempo si placò.
 
"La mia nuova casa! Quant’è bella!" (Quel pensiero fluttuò per tutto il tempo). Era a due piani con il prato all’inglese e un enorme garage che affacciava sulla strada. Niente male! A Napoli avevamo un appartamento che affacciava su piazza Plebiscito, certo non era un buco ma tre persone ci stavano bene. A scuola sono sempre andata bene ma nessuno mi parlava perché sono la solita “alternativa” e bla bla bla, che mi importa di quello che pensano gli altri di me?
Come si dice di questi tempi Carry on!
 
La mattina seguente mio padre mi avrebbe accompagnata a scuola, si chiamava: “Oakland High School”. Presi un brochure nell’ufficio del preside (quando i miei mi portarono per l’iscrizione), notai che c’erano davvero tante materie e molti progetti tra i quali alcuni extra-pomeridiani, c’era: balletto, musica, teatro, robotica, il club degli scacchi, gli skaters, il giornalino e tanti altri. Insomma la solita scuola americana!
 
Il preside era simpatico e non il solito scorbutico, severo e tedesco anzi! Era molto accogliente e ispirava tranquillità quindi l’unica mia convinzione era che mi sarei di sicuro trovata bene.




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