La Cozza e lo Scoglio

di MaggieMary
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NdA: Alla mia Ultimate Bias. Ti dedico questa storia ancora prima di scriverla. Non so cosa ne verrà fuori (forse solo una cavolata), ma era doveroso dedicartela, dal momento che l'idea della cozza e dello scoglio (?) è uscita fuori durante uno dei nostri molti scleri. La Luhanna saranga la Sehunnie e sempre lo farà ♥ -cuoraInfinite- Grazie per sopportarmi sempre.
Per voi altri lettori, sappiate che vi amo per esservi cimentati in questa mia nuova fanfiction. ♥ Ci vediamo alla fine della one shot. Buona lettura. 
 
NB: Non fatevi bloccare dalla frase del banner o dal titolo, ... la one shot è meno demenziale di quanto sembri. O almeno lo spero. (?)


 
 
La cozza e lo scoglio 

 
 
 
Era tarda mattinata di un venerdì di fine Maggio. O forse era già il primo lunedì di Giugno?
Non si sapeva con certezza, ma che importanza aveva il tempo dopotutto?
Il tempo era solo una questione di ore, minuti e secondi. Era qualcosa di astratto, che spesso e volentieri condizionava le nostre vite.
Vivevamo affianco a quel flusso continuo di attimi. Un ciclo senza fine. Un moto perpetuo che mai al mondo si sarebbe fermato.
Il tempo andava ben oltre la nostra consapevolezza o il nostro volere. Non eravamo in grado di controllarlo o manipolarlo in alcun modo. 
Era impossibile.
Non potevamo comprimerlo, riavvolgerlo o cercare di mandare avanti quei momenti più velocemente possibile, in modo da superare quegli attimi di incerta tensione.
O, al contrario, non potevamo in alcun modo far sì che un attimo si prolungasse all'infinito.
Non avremmo mai potuto rivivere per sempre un periodo composto da tanti secondi. Non potevamo fotocopiare un attimo, e farlo ripetere all'infinito, quasi in un "copia ed incolla" senza fine.
Potevamo solo goderci quell'attimo di felicità improvvisa nel presente, sperando che quel sentimento si potesse protrarre il più avanti possibile, lasciandoci quella calda e confortevole sensazione di completa pace dell'animo.
Dovevamo solamente lasciare che il tempo trascorresse con il suo ritmo.
Ma non necessariamente facendo condizionare le nostre azioni da ciò.
E sei ragazzi avevano imparato bene a fare questo.
In quell'alto edificio, per lo più diroccato, stavano parlando tra di loro, prima di afferrare i loro strumenti e cominciare a suonare una melodia che ormai le loro mani e voci conoscevano a memoria.
Non c'era bisogno di spartiti, non c'era bisogno di testi.
Il loro corpi si sarebbero mossi da soli e le loro bocche si sarebbero aperte in modo automatico, dando inizio a quel coinvolgente trasporto di note musicali.
Per quei sei ragazzi, il tempo era solo questione di numeri.
Frazioni di secondi che si ripetevano. Minuti che mancavano per la perfetta cottura di un piatto di ramen. Giorni che portavano al cambiamento delle stagioni. Anni che facevano aumentare i segni, del trascorso sulla terra, sul loro corpo. 
Per quei sei ragazzi, il tempo era solo questione di numeri e a nessuno di loro era mai particolarmente piaciuta la matematica.
Non importava che giorno fosse, non importava che mese fosse, non importava che stagione fosse, loro si sarebbero sempre ritrovati in quel vecchio edificio a dar sfogo alla loro passione.
Si sarebbero sempre ritrovati lì per respirare, per essere ciò che erano.
Forse tutto ciò aveva un ché di troppo poetico, ma era la pura verità.
Poteva essere primavera, poteva essere inverno. Potevano esserci 30° o potevano esserci temperature sotto zero. Poteva essere un venerdì di fine Maggio o un lunedì di Giugno.
Tutto questi per loro non erano altro che particolari irrilevanti, mentre molti li avrebbero considerati fondamentali.
Non importava che giorno fosse o che ora, quei sei ragazzi si sarebbero sempre ritrovati nel seminterrato di quel vecchio palazzo dai mattoni a vista. Si sarebbero sempre ritrovati a suonare in quella band che loro stessi avevano creato.
Non erano famosi, ma nemmeno avrebbero voluto esserlo.
Preferivano rimanere nell'anonimato, quasi fossero una band di nicchia solo per un ristretto gruppo di persone che davvero li apprezzavano.
Si accontentavano di quel legame che si era creato tra di loro, in quegli anni. Un legame più forte di quello familiare perchè andava contro a tutti quegli ideali con cui non erano mai voluti crescere.
La gente li poteva considerare come più voleva o apostrofarli con qualunque aggettivo.
Ma loro sarebbero sempre rimasti Sunggyu, Dongwoo, Woohyun, Hoya, Sungyeol e Myungsoo.
E insieme si sarebbe sempre ritrovati a suonare in quel posto.
Quelli erano attimi di concentrata felicità, ma non sempre l'attenzione di uno dei sei era totalmente concentrata solo sul suo basso.
-Yah! Myungsoo!! Smettila di guardare nel vuoto e concentrati! E' già la seconda volta che sbagli accordo!
La voce del più grande tra i sei rimbombò tra le pareti di quella stanza, arrivando fino alle orecchie dell'interpellato che scosse la testa, come se in quel momento fosse stato in un qualche stato di trance.
-Uhm, come? - mugugnò, dimostrando a tutti che si, la sua concentrazione era altrove.
Hoya e Woohyun, uno impegnato a ruotare le bacchette della batteria e l'altro a giocherellare con il cavo del microfono, scambiarono un occhiata con il leader di quel gruppo, esprimendo poi a parole i propri pensieri.
-E' inutile che lo richiami, hyung.
-Già, .. quando pensa a lui, è impossibile averlo tra noi.
Il secondo più anziano della band non riuscii a trattenere una risata. Una di quelle sue famose risate che riuscivano a coinvolgere anche la più piatta e calma delle persone.
Myungsoo, sentendosi preso in considerazione, tornò a concentrarsi sul presente.
-Io non sto pensando proprio a nessuno! - si lamentò.
Non che non volesse nascondere a chi i suoi pensieri erano rivolti, ma odiava quando qualcuno lo prendeva in giro in quel modo. Non voleva che pensassero che per lui la band era solo un hobby. Per lui tutto ciò era importante, solo che c'era una certa persona che non poteva ignorare.
-Aish, Myung non prenderci in giro! Sappiamo benissimo che non vedi l'ora di pranzare per poterlo vedere! - il più alto tra i sei lo prese in giro scherzosamente, come sempre faceva.
Erano migliori amici da ancora prima di scoprire una passione in comune per la musica. E i migliori amici devono scherzare tra di loro.
Myungsoo sbuffò, non potendo trovare una scusa, ma vendicandosi con l'amico, cercando di colpirlo con una bottiglietta di plastica vuota che Sungyeol però abilmente evitò.
-Yah yah!! Cerchiamo di continuare le prove finché Myungsoo riesce a tenere la concentrazione su di noi! - li richiamò Sunggyu, rimettendosi davanti a uno dei due microfoni, affianco a Woohyun.
Il resto della band obbedì ai suoi ordini, tornando ai loro strumenti.
Di lì a poco, la melodia -prima interrotta- ricominciò e nuove note riempirono il vuoto di quella stanza.
Il silenzio venne sostituito dai suoni della batteria, dei bassi e delle chitarre. L'aria venne sostituita dalle voci di Woohyun e Sunggyu che cantavano in pieno accordo.
Senza nuovi intoppi, quel brano si concluse con un assolo di batteria.
-Era buono, ma nel secondo ritornello c'è ancora da migliorare ... - commentò il leader, spostandosi qualche ciocca di capelli.
-Se Myungsoo stesse concentrato .. - commentò, saccente, Sungyeol, che venne nuovamente fulminato dal amico.
-No no, ... Myung ora sta andando bene. Spero riesca a mantenere la concentrazione almeno fino alla fine delle prove ...
Sunggyu non riuscì a concludere la sua osservazione, che si sentirono un paio di passi provenire dal primo piano.
Gli occhi dei sei si spostarono sulla scala che conduceva in quel seminterrato, tutti curiosi, allo stesso modo, di sapere chi fosse.
Chiudevano sempre la porta principale a chiave quando erano impegnati a provare, per evitare l'intrusione di alcune loro fan scalmanate o dell'arrivo di un qualche sbirro che si lamentasse per la loro confusione in piena mattinata.
Però c'era un modo per entrare.
Una porta secondaria sul retro del palazzo. Era ben nascosta e, a parte loro sei, nessuno era a conoscenza di quest'altro passaggio.
Ma forse non era proprio preciso questo.
Infatti, c'era una settima persona che era a conoscenza di quella seconda entrata.
Una persona dai corti capelli tendenti al castano, due dolci occhi e un animo che aveva fatto pazzamente innamorare di lui un giovane ragazzo.
Ragazzo che ora stava sgranando gli occhi, vedendolo entrare timidamente in quella stanza, e che aveva buttato il basso da una parte per precipitarsi da lui.
-Ok, ... prove finite per oggi. - l'annuncio di Sunggyu portò a uno stiracchiamento da parte di tutti membri della band che, man mano, cominciarono a mettere a posto i propri strumenti.
Sapevano perfettamente che non sarebbero mai più riusciti a catturare l'attenzione di Myungsoo con l'arrivo del suo veterano fidanzato.
Quest'ultimo si morse un labbro, prima di aprire bocca - M-Ma non c'era bisogno .. potevate benissimo continuare le prove. Io me ne sarei rimasto in un angolo ad ascoltarvi ...
Dongwoo gli scompigliò i capelli passandogli davanti per prendere delle lattine di bibite - Non ti preoccupare. - lo rassicurò, poi osservando con quanta forza Myungsoo lo stringesse in un abbraccio - E poi lui non si sarebbe più concentrato.
Il più piccolo dei sette gli sorrise, prima che Dongwoo portasse agli altri 4 ragazzi delle bibite fresche da bere.
-Che ci fai qui, Sungjongie? - gli chiese poi Myungsoo, affondando il volto nell'incavo del suo collo - Eravamo rimasti d'accordo che ti sarei venuto a prendere in università come al solito ...
Il giovane portò le mani lungo i fianchi del suo ragazzo, ricambiando poi la stretta dell'abbraccio.
-Mi hanno tolto l'ultima lezione, quindi sono uscito prima. - gli spiegò - Pensavo di fare una cosa carina venendo qui ... ma a quanto pare vi ho solo interrotti ...
Myungsoo alzò la testa verso di lui - Ma che dici? - gli chiese, accarezzandogli il volto con una mano - Non hai interrotto proprio nulla. E sono felicissimo che tu sia venuto. - lo rassicurò, prima di avvicinarsi di più al viso di Sungjong, da cui era scomparso qualsiasi segno di preoccupazione - Mi mancavi.
Il più piccolo ebbe appena il tempo di sorridere, prima che le sue labbra fossero catturate da quelle di Myungsoo in un delicato quanto dolce bacio.
-YAH! - gli gridarono dietro gli altri 5 ragazzi, costringendoli a staccarsi.
-Lo abbiamo capito che siete fidanzanti eh. 
-Non c'è bisogno di sbaciucchiarvi sempre.
-Andate al vostro appuntamento romantico!
Hoya, Woohyun e Sungyeol espressero nuovamente i loro pensieri, mentre i più grandi della band si limitavano a sistemare i loro strumenti.
-N-Non è un appuntamento romantico! - si trovò a precisare Sungjong - E' solo un pranzo.
-Ah si? - intervenne Sungyeol -Allora io mi aggiungo a voi! Avevo proprio un certo languorino...
Myungsoo gli lanciò un'occhiata, per nulla in accordo per essersi autoinvitato, ma Sungjong al suo fianco stava sorridendo.
-Uhm. Va bene, hyung 〜
Il suo ragazzo stava per aprire bocca, ma le parole di Sunggyu lo precedettero.
-Ah, Sungjong! Grazie per aver sostituito Hoya all'esibizione di settimana scorsa.
L'interpellato concentrò la sua attenzione sul suo hyung - Di nulla, è stato un piacere.
-Ci hai davvero salvati. - si intrufolò Dongwoo nella conversazione - Senza il tuo aiuto avremmo dovuto annullare tutto ...
Woohyun fece una smorfia verso Hoya - Se magari la smettesse di ballare, non si prendebbe una storta al braccio così spesso!
Howon gli colpì una spalla con una delle sue bacchette.
Lo sapevano tutti che non sarebbe mai riuscito a vivere senza la danza.
Sungyeol arrivò al fianco di Myungsoo e Sungjong. Poggiò le braccia sulle loro spalle prima di parlare - Su, coraggio! Andiamo che ho fame 〜
Il più piccolo fra i tre gli sorrise sinceramente, prima che tutti insieme si avviassero verso l'uscita del palazzo, con un Myung per nulla soddisfatto.
-Ah, Sungjong! - Sunggyu richiamò l'attenzione del ragazzo, che subito si voltò verso di lui - La mia proposta è sempre valida, non te ne dimenticare.
Qualcosa nel viso del giovane mutò in un emozione per nulla gradevole o felice, ma nessuno se ne accorse perché fu spazzata via da un suo ennesimo sorriso.
Ma ad un ragazzo non era di certo sfuggito quel cambiamento improvviso sul suo viso.
Lo conosceva fin troppo bene per lasciarmi sfuggire anche il più minimo cambiamento sul suo volto. Riusciva sempre a cogliere le sue emozioni e quasi era in grado di capire a ciò che stava pensando.
Myungsoo cercò di chiedere spiegazioni a Sungjong con uno scambio di sguardi, ma quest'ultimo si limitò a tenere tirati gli angoli delle sue labbra, prima che Sungyeol li trascinasse fuori con lui.
 
   
 
Sotto quei raggi di sole che a quell'ora battevano più forti del resto della giornata, tre ragazzi camminavano per quelle strade che si stavano lentamente animando.
Persone che si godevano quelle ore di libertà della pausa pranzo all'aria aperta. Bar e locali vari che si riempivano di pance affamate, pronte per essere soddisfatte con del buon cibo. Rumori di stoviglie che sbattevano nelle case di quel quartiere e odori di pietanze che si stavano cuocendo.
Quello era una situazione ormai comune.
Quando arriva l'ora di pranzo, ecco che cominciano a venire alle narici i primi segnali di un pasto in arrivo.
Non c'era nessuna regola che ci obbliga a pranzare proprio a quella determinata ora, ma ormai è una questione d'abitudine.
Com'era anche abitudine che due giovani ragazzi, da sempre innamorati l'uno dell'altro, si incontrassero a quella determinata ora per trascorrere del tempo insieme, conclusi i propri impegni della mattinata.
Peccato che quel giorno in particolare, forse un venerdì o forse un lunedì, c'era una terza presenza che li disturbasse.
Avremmo potuto definirlo come un elemento di disturbo, ma entrambi i fidanzatini non si attentavano ad apostrofarlo in quel modo. L'uno perché era affezionato a lui, l'altro perchè era troppo ben educato per lasciarsi sfuggire una simile osservazione.
Eppure, mancava quella calda e accogliente sensazione di confortante felicità che i due vivevano quando stavano al fianco l'uno dell'altro.
Proprio perché le loro mani non riuscivano a sfiorarsi, divisi da quel terzo ragazzo che continuava a rimanersene in mezzo a loro.
-Vi do per caso fastidio? - si ritrovò a chiedere Sungyeol, osservando le espressioni mogie che avevano assunto gli altri due giovani.
-Ma no no, guarda ... nessun fastidio. Perché pensi questo? - lo informò, chiaramente ironico, Myungsoo.
Il migliore amico riuscì ad afferrare l'ironia ma, non gradendola, preferì ignorarla.
-Uhm, .. - mugugnò - Così, chiedevo. Pensavo di disturbarvi, tutto qui.
-No, hyung ... - lo rassicurò questa volta Sungjong - Nessun disturbo ..
Myungsoo cercò lo sguardo del più piccolo da dietro l'alta statura di Sungyeol. Quando i loro occhi si incontrarono, non poterono che scambiarsi uno sguardo di chiaro sconforto.
Il più grande tra i due sorrise e Sungjong si ritrovò a fare lo stesso.
Ritornarono a camminare e quel contatto fatto di sguardi continuò ancora per un po'.
Si conoscevano da così tanto tempo che bastavano anche solo quelle occhiate per comunicare. 
Chi ha mai detto che anche gli uomini non possano comunicare con il linguaggio non verbale? Dopotutto, l'uomo è un animale e quest'ultimo non comunica con l'uso della parola.
Sungjong e Myungsoo si conoscevano da tanto, o forse si erano sempre conosciuti.
Erano certi di essere legati da un loro proprio filo rosso quindi, in pratica, erano sempre stati uniti, fin dalla nascita. O magari ancora prima.
Erano sempre stati l'uno dell'altro. Non importava ciò che fosse successo. Non importava se in passato avessero conosciuto altre persone.
Sungjong era di Myungsoo e Myungsoo era di Sungjong.
Non c'era nulla di complicato. Era solo una cosa da accettare. Quasi come un dogma. 
Non c'era bisogno di farsi delle domande, di chiedersi dei perché, si doveva solo accettare ciò che il fato aveva destinato per loro.
Un legame indissolubile, più forte di qualsiasi altra cosa.
-La smettete? 
La voce di Sungyeol arrivò nuovamente alle orecchie dei due innamorati, impegnati fino a poco prima in una comunicazione fatta di sguardi.
-Uh? 
-Voi due. Saranno 10 minuti che vi fissate! Vi ricordo che siamo in mezzo ad una strada.
-E allora? - chiese Myungsoo - Che c'é di male a fissarci? Ci stiamo solamente guardando.
Sungyeol sbuffò, sollevando i sopraccigli.
-Oh ma dai! - ribatté il maggiore tra i tre, per nulla in accordo - Ma se sembra che, da un momento all'altro, vi vogliate saltare addoss--
Sungjong gli tirò una gomitata nella pancia, bloccando la sua frase prima che una persona, che avrebbe fatto meglio a non sentire tutta quella conversazione, si avvicinasse a loro.
-Oh, salva Padre. - lo salutò Sungyeol, massaggiandosi la parte colpita dall'altro ragazzo.
Un vecchietto, dalla tunica nera e un viso rugato che esprimeva una dolcezza infinita, sorrise ai tre ragazzi.
Si concentrò poi su Sungjong e Myungsoo - E' un piacere vedervi anche fuori dalla chiesa. - affermò sinceramente, spostando poi lo guardò su Sungyeol - E tu invece, caro il mio Lee Sungyeol .. - cominciò a dirgli - Perchè non vieni più a messa, come fanno invece loro due, al posto di bucarti le orecchie?! - lo rimproverò, tirandogli una manata sul coppetto.
Tra la gomitata e la manata, quello non era chiaramente il suo giorno fortunato.
-M-Ma Padre ...
-Niente ma! - lo bloccò di nuovo il prete - Quanti buchi hai intenzione di farti ancora in questo povero orecchio! Perchè devi danneggiare il tuo corpo gratuitamente?! - altra manata.
Sungjong e Myungsoo non riuscirono a trattenere una risata davanti a quello spettacolo quasi paradossale.
Per un attimo, provarono l'impulso di andarsene, arrancando la prima scusa che trovassero per riuscire a trascorrere del tempo da soli.
Ma ecco che la concentrazione di quel vecchietto tornò su di loro.
-Voi due si che siete due bravi ragazzi, non degli scalmanati alti 3 metri come questo qui.
Sungyeol sospirò - E' colpa mia se sono alto? Alcuni la considererebbero una fortuna.
Il prete lo ignorò tranquillamente, dimostrando uno spirito risoluto e fermo.
-Ora devo andare. - annunciò - E' pur sempre l'ora di pranzo anche per me. - concluse con una risata che trascinò anche i due fidanzati.
Il vecchietto dal vestito scuro fece per tornarsene per la sua strada, ma prima che se ne andasse rivolse nuove parole a Myungsoo e Sungjong.
-Ah, vi aspetto anche alla messa di settimana prossima.
Myungsoo annuì - Certo, ci saremo. - gli rispose, facendo poi un breve e veloce inchino.
Di lì a qualche mese, lui e Sungjong avevano preso l'abitudine di andare più spesso a messa. Non sapevano dire con precisione cosa li avesse spinti a fare ciò, ma ormai quella era diventata una cosa ordinaria. 
Quando l'anziano signore se ne fu andato, Sungyeol riaprì bocca.
-E' così siete diventati i cocchi del Padre, eh? - chiese ironico.
Gli altri due gli fecero una smorfia, proseguendo per la loro strada. L'alto ragazzo aumentò il passo per non rimanersene indietro.
-Ma pensate che sarebbe così gentile con voi anche se scoprisse cosa siete?
-Non ti seguo. - ammise Myungsoo, anche se una parte di lui aveva già afferrato il concetto, e lo stesso aveva fatto Sungjong.
-Non credo sarebbe felice di sapere che siete gay e fidanzati da non so nemmeno io quando.
I due ragazzi smisero di camminare, quasi nello stesso istante, e per poco Sungyeol non si schiantò addosso ad entrambi.
Sungjong mugugnò qualcosa prima di parlare, quasi stesse riflettendo ad alta voce.
-Uhm, perché non dovrebbe esserne felice? Non abbiamo fatto nulla di male dopotutto, no? E lui ci vuole bene. Non cambierebbe opinione su di noi, ... ne sono certo... S-Si, ne sono sicuro.
Il giovane strinse i pugni lunghi i fianchi e, senza aggiungere altro, ricominciò a camminare, lasciando gli altri due ragazzi da soli.
Myungsoo sbuffò, scocciato e arrabbiato, ma non con il fidanzato, bensì con il suo alto, altissimo, migliore amico.
Si alzò appena sulle punte per poter afferrargli il colletto della maglia con entrambe le mani.
-Era necessario dire questo? - gli ringhiò dietro.
Sungyeol sbatté le ciglia, sorpreso dalla reazione dell'amico, che il più delle volte si limitava a starsene calmo e composto.
-Era solo una semplice osservazione.
Myungsoo strinse la presa sul suo colletto, facendolo piegare alla sua altezza, in modo che i loro occhi potessero essere sullo stesso livello.
-Abbiamo già abbastanza problemi con i nostri genitori.
Lasciò andare la stretta, permettendo all'amico di rimettersi in posizione eretta, prima di correre per raggiungere il fidanzato, che ormai lo sorpassava di qualche metro.
Non avrebbe voluto litigare con Sungyeol, dopotutto non aveva fatto nulla di male. Era una persona simpatica e solare, che sempre era riuscito a confortarlo e a farlo sorridere quando tutto andava male. 
In quel momento con lui era stato duro, ma le parole gli erano uscite di bocca, in modo automatico ed incontrollato. 
Myungsoo sperava che avrebbe capito le ragioni del suo comportamento ma, in cuor suo, sapeva che Sungyeol lo aveva già perdonato. Mai ce l'avrebbe avuta con il suo migliore amico.
Sungjong camminava lento, ma il suo passo non era per nulla tranquillo.
Myungsoo arrivò dietro di lui e circondò i suoi fianchi con le braccia, depositando poi un bacio nell'incavo del suo collo.
-Su, andiamo a mangiare. Ho proprio voglio di ramen.
 
 
Seduti su una panchina di legno, dalle assi rovinate dagli agenti meteorologici, Sungjong e Myungsoo stavano per consumare il loro cibo.
Dopo aver comprato due confezioni di ramen istantaneo e delle lattine di fresche bevande in un negozio non molto lontano da quel parco, si erano ritrovati a sistemarsi in quel posto.
Posto non scelto a caso.
Da quando avevano cominciato a pranzare insieme, quello era diventato il loro posto personale.
Una panchina, in un parco lontano dal centro, che nessuno usava perchè troppo consumata e mal ridotta.
Solo quei due giovani riuscivano a cogliere la bellezza di quell'oggetto che ormai aveva parecchi anni. Solo loro riuscivano ad apprezzare davvero quel parco, in cui bisogna fare qualche passo in più per arrivarci. Solo loro amavano quella sensazione di improvvisa quiete.
Avevano sempre consumato quel pranzo lì da quando avevano iniziato a trascorrere quel pasto insieme.
In altre parole, da sempre.
Né Sungjong o Myungsoo riuscivano a ricordarsi da quando quella routine fosse cominciata. Sapevano solo che era iniziata e non avevano alcuna intenzione di farla finire.
Ogni giorno della settimana si ritrovavano lì. Anche durante le domeniche, nelle quali entrambi i ragazzi avrebbero potuto starsene beatamente nel caldo delle proprie case, a non fare nulla. Solo godendosi quel tempo di riposo.
Ma in realtà le loro case avevano ben poco di caldo.
E questa non era una questione di temperature, ma di sensazioni.
Myungsoo viveva da solo, in un piccolo appartamento in periferia, mentre Sungjong abitava in un lussuoso palazzo del centro, insieme ai propri genitori.
Due mondi completamente diversi, chiaramente agli antipodi. Eppure, entrambe le abitazioni avevano una cosa in comune.
Entrambe le case erano fredde. Ed erano fredde per la mancanza di qualcosa o, meglio, qualcuno.
Sia Myungsoo che Sungjong aveva ormai raggiunto la maggiore età e, fin da quando si erano messi insieme, il loro sogno era stato di andare a vivere insieme.
Forse era qualcosa di infantile, ma per loro era importante.
Per due persone che si amano è importante condividere gli spazi, gli stili di vita, lo scorrere del tempo.
Peccato che la sorte aveva deciso per loro.
Quattro anni prima erano stati beccati insieme dai genitori di Sungjong.
Le famiglie dei due erano sempre stati amici e Sungjong e Myungsoo erano praticamente cresciuti insieme, avendo anche solo un anno di differenza.
Avevano trascorso l'infanzia insieme, erano cresciuti insieme, ma non come due fratelli.
Perché loro due fratelli ce li avevano già.
Il loro legame si era subito presentato come qualcosa di più profondo ed enigmatico. Più carico di sfumature ed emozioni.
Solo che le loro famiglie non si erano accorte di nulla.
Si, li avevano sempre visti particolarmente vicini, ma avevano subito pensato ad un'amicizia particolarmente profonda.
Solo quando avevano beccato le loro labbra appiccicate e i loro corpi stretti insieme, una lampadina di allarme si era accesa nelle loro menti.
Sia Sungjong che Myungsoo provenivano da famiglie benestanti, e dopo quello spiacevole evento ad entrambi era stato dato un ultimatum.
Si sarebbero dovuti separare o avrebbero dovuto lasciare da parte tutti i loro pregi che le proprie famiglie gli avevano sempre offerto.
Come previsto, nessuno dei due giovani innamorati fu contento di questo ricatto, e non accettarono di doversi lasciare sotto ordine dei loro genitori.
Così, Myungsoo fu costretto a cercarsi un appartamento dove vivere indipendentemente, mentre a Sungjong fu risparmiato questa punizione, ancora troppo giovane per poter vivere da solo.
Ma in compenso, gli fu dato un ordine, forse ben peggiore di questo.
Rinunciare alla sua passione per la musica, che sempre aveva condiviso con Myungsoo, e cominciare l'università in modo da diventare il futuro erede dell'importante compagnia del padre.
Sungjong non fu d'accordo con ciò, ma sapeva di non avere voce in capitolo, nonostante si stesse parlando della sua vita.
Le famiglie avevano fatto di tutto per tenere i due giovani separati ma, nonostante entrambe si trovassero in disaccordo sulla relazione dei figli maggiori, i genitori di Sungjong e di Myungsoo smisero di avere quei buoni rapporti che sempre avevano avuto.
Entrambi incolpavano i figli degli altri.
La famiglia di Sungjong incolpava Myungsoo per aver mandato sulla cattiva strada il proprio figlio, e di rimando facevano lo stesso i genitori del più grande, dando tutta la colpa a Sungjong.
Ma ad entrambi i ragazzi non importò un emerito nulla di tutto quello. E nemmeno avevano rispettato particolarmente le restrizioni che dai genitori gli erano state imposte.
Se no non si sarebbero ritrovati in quel parco in quel venerdì di fine Maggio o lunedì d'inizio Giugno.
Sungjong e Myungsoo avevano abbandonato rispettivamente tracolla e chitarra ai lati della panchina e si erano accomodati con il loro cibo in mano.
In silenzio, prepararono e mescolarono il loro ramen istantaneo.
-Attento. - lo avvertì con un sorriso Myungsoo - E' bollente, poi ti scotti!
Sungjong mise il broncio, aspettando di mangiare il ramen come gli era stato ordinato ma, quando la sua pancia brontolò rumorosamente reclamando cibo, si ritrovò a prendere le bacchette e a cominciare a consumare il suo pasto.
Eppure, come gli era stato detto, alla prima boccata ecco che si bruciò.
-Ahii! - strillò, tirando fuori la lingua bruciata dalla calda zuppa di quel pranzo istantaneo - Scotta!! - si lamentò, strizzando gli occhi.
Myungsoo sbatte gli occhi, osservando quella scena che trovò davvero troppo adorabile.
Non resistete all'impulso di scoppiare in una fragorosa risata, al punto da piegarsi in due, mosso da quelle scosse di felicità.
-Non ridere!! - riuscì a sbiascicare Sungjong, continuando a tenere la lingua fuori e sventolandogli davanti una mano - Brucia!!
Il ragazzo, seduto al suo fianco, cercò di placare quelle risate, asciugandosi poi un paio di lacrime serene dagli occhi.
-Tieni. - gli disse Myungsoo, passandogli una lattina ancora chiusa e fredda.
-Uh? - fece Sungjong, con la lingua all'aria, afferrando quella bibita.
-Mettila sulla lingua, è fresca. - gli intimò, mentre apriva la sua di lattina e ne beveva il contenuto.
L'altro giovane storse il naso, indeciso se seguire o meno il consiglio che gli era stato dato. Ma tentare non nuoceva.
Appoggiò la sua lingua bruciacchiata dalla calda zuppa del ramen, che ancora non era riuscito a gustare.
In fondo Myungsoo aveva avuto davvero ragione: quel freddo dava un po' di conforto.
Sungjong tenne appoggiata la lingua su quella lattina, chiudendo poi gli occhi, in attesa che la lingua sbollisse del tutto.
-Su, te la tengo io. - gli propose Myungsoo.
Sungjong non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che la sua mano era già stata sostituita da quella dell'altro ragazzo, mentre con l'altra continuava a sorseggiare lentamente la sua bibita fredda.
Il giovane acconsentì a quella gentilezza e tornò a chiudere gli occhi, senza ritrarre la lingua.
Per un po' il silenzio calò tra i due. Solo i rumori di quel parco poco frequentato riempivano quell'assenza di parole.
Qualche cane che abbaiava in lontananza, qualche clacson che suonava, qualche bambino che correva.
Rumori di quel quartiere di periferia, insomma.
Sungjong continuava a tenere la lingua su quella superficie di latta, quando ad un certo punto quella sensazione di fresca sparì.
Aprì gli occhi, non trovando più la bibita come conforto per la sua bruciatura.
Si voltò verso Myungsoo, senza ritrarre la lingua ma continuando a tenerla fuori, per chiedere spiegazioni, ... ma non ne ebbe il tempo.
Una superficie umidiccia ed estremamente fresca si poggiò sulla sua lingua, donandogli di nuovo quel conforto che per pochi attimi era mancato.
Ma questa volta non si era trattato di una lattina, bensì tutt'altro.
Il viso di Myungsoo era a pochi millimetri di distanza, mentre i loro occhi si guardavano e la lingua, che il più grande aveva rinfrescato con la bevanda, era appoggiata delicatamente su quella dell'altro.
Sungjong sgranò gli occhi per quel contatto improvviso e del tutto inaspettato, ma senza comunque trovare la forza o la voglia di spostarsi, facendo allontanare in un qualche modo i loro visi.
Myungsoo gli sorrise, facendo arrossire di rimando Sungjong, che dovette concentrare lo sguardo su qualcos'altro.
Il maggiore tenne ancora per un po' la lingua appoggiata su quella del fidanzato, fino a quando il calore di Sungjong non riuscì ad annullare la sua freschezza.
A quel punto, fece spostare la sua lingua sul resto della bocca, contornando le sue labbra di tracce umidicce.
Sungjong socchiuse gli occhi, senza respingerlo in nessun modo ma facendo invece avvicinare ancora di più i loro visi.
Le loro labbra entrarono in contatto in quell'incontro di cellule ed affetto, chiamato più comunemente bacio.
Uno di quei baci che ti fanno dimenticare tutto per quanto sono estremamente dolci e delicati. Quei baci per cui Myungsoo e Sungjong andavano matti.
Era una sorte di droga, ma loro la consideravano anche qualcosa di meglio.
Era uno scambio di pensieri, sensazioni ed emozioni.
Le particelle dei loro caldi respiri entravano in contatto, si mischiavano, diventano un'unica cosa.
Tutto ciò riusciva a trasportarli in un universo parallelo, ma onirico e migliore.
Un universo dove respirare non era fondamentale ma era solo un consiglio. 
Perché quando si baciavano, Myungsoo diventava l'aria di Sungjong e Sungjong quella di Myungsoo.
Erano la linfa vitale, l'elemento che li faceva vivere, respirare.
Erano la vita l'uno dell'altro.
Poetico e struggente da dire? No, pura verità.
Myungsoo non sarebbe mai potuto vivere senza la presenza di Sungjong, e lo stesso lui.
Era impossibile, lontanamente concepibile che potessero vivere separati, l'uno lontano dall'animo dell'altro.
Questo poteva chiamarsi vero amore?
Forse, o forse il legame che i due avevano era qualcosa di ancora più profondo, che andava oltre i limiti imposti e i principi di gravità che la scienza ci forniva.
Myungsoo e Sungjong erano l'universo l'uno dell'altro.
Come due stelle gemelle, due pianeti vicini.
Erano come due pezzi di un puzzle che, una volta incastrati, mai si sarebbero staccati.
Per questo quel bacio non si sarebbe mai concluso. Non si sarebbe mai fermato se fosse stato per loro due.
Ma c'erano condizione esterne che proibivano ai due di fare ciò che volevano.
Un cane abbaiò davanti a loro, facendoli sobbalzare e staccare immediatamente.
La padrona del cane fece anche lei uno scatto, per essere stata beccata a fissarli, e se ne andò via. Non prima di aver riservato ad entrambi uno sguardo disgustato.
Se prima Sungjong era stato accaldato per il trasporto del bacio, ora le sue guance bollivano dall'imbarazzo più assoluto.
-Y-Yah! - esclamò poi - Finiamo di mangiare velocemente e andiamocene da qui!
Myungsoo gli sorrise, afferrando il concetto e cominciando a consumare il suo pranzo ormai raffreddato.
 
 
Finito il ramen e raccolto tracolla e chitarra, Sungjong e Myungsoo avevano ricominciato a camminare, questa volta solo loro due.
Solitamente, trascorrevano quelle ore della pausa pranzo in quel parco o se pioveva si rifugiavano nel bar lì vicino.
Quel giorno, invece, erano già stati sotto fin troppi occhi indiscreti e volevano evitare di venire ulteriormente disturbati o interrotti in un qualche modo.
Indecisi su dove andare, si lasciavano trasportare da quel flusso di persone che riempivano le strade, mentre i loro piedi erano occupati a trascinarli in una destinazione a loro ancora sconosciuta.
Sungjong stava in testa e i suoi passi erano più avanti di quelli di Myungsoo, che faticava a stargli dietro.
Quando però riusciva a raggiungerlo, non aspettava nemmeno un secondo prima di abbracciarlo, toccarlo o baciarlo.
Sungjong ogni volta sobbalzava e si spostava imbarazzato, sussurrandogli un "Siamo in mezzo ad una strada".
E Myungsoo non poteva non trovarlo dannatamente adorabile o non provare l'impulso di sfiorarlo ulteriormente, provocando sempre la stessa reazione nell'altro giovane.
Con la chitarra sulla spalla, camminava poco più di un metro dietro di lui, e ad ogni albero, fermata dell'autobus o quant'altro che li potesse perlomeno coprire, non esitava a baciare la spalla o il collo di Sungjong.
-La vuoi smettere?! - gli intimò a denti serrati, quando per la ventesima volta gli sfiorò il fondoschiena con una mano.
Non che quelle attenzioni non gli facessero piacere, anzi, ma odiava di essere oggetto di attenzioni indesiderate da parte di sconosciuti.
Myungsoo scosse la testa, ma Sungjong, che gli dava le spalle, non riuscì a notare quel gesto.
Convinto che avesse obbedito al suo ordine, il più giovane ricominciò a camminare tranquillo.
Ed invece, ecco che un paio di mani lo strascinarono chissà dove.
Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di dove fosse stato portato, che qualcosa gli si aggrappò addosso in una stretta ferrea e impossibile da sciogliere.
-Sei proprio impossibile, Kim Myungsoo.
L'interpellato gli sorrise, continuando a tenere la testa appoggiata sulla sua spalla e le braccia strette intorno al suo petto, ora che finalmente, in quel vicolo desolato, poteva stringersi a lui senza che nessuno avesse da ridire.
-Vorrei rimanere per sempre così. - disse Myungsoo, con la faccia seppellita nel collo di Sungjong, che ora aveva preso a massaggiargli la schiena.
-Così come?
-Così. Stretto a te. Ad annusare il tuo profumo e ascoltare il battito regolare del tuo cuore ... senza che nessuno ci disturbi. Senza che nessuno ci impedisca di stare insieme.
Le mani di Sungjong smisero di accarezzarli la schiena e riportò le braccia lungo i suoi fianchi.
Myungsoo alzò lo sguardo verso di lui, sorpreso dal suo gesto.
-Che c'é?
Sungjong scosse la testa, senza però fissarlo dritto negli occhi.
Il ragazzo gli afferrò il viso con entrambe le guance.
-Che succede? E' tutto il giorno che sei strano ...
Come prima, anche questa volta Sungjong non rispose, limitandosi a guardare il cemento sotto i loro piedi.
-Guardami. - gli intimò Myungsoo - Guardami! - gli ordinò di nuovo, questa volta con più fermezza.
E finalmente i suoi occhi incontrarono quelli umidi di Sungjong.
-Ehi ... - gli sussurrò dolcemente, prendendo tra le sue mani una lacrima che stava per scivolare lungo la guancia del giovane.
-Ci ha visti. - si ritrovò ad ammettere Sungjong, tra un singhiozzo represso e un altro.
Era stata una semplice frase, un periodo corto e pure incompleto.
Ma Myugsoo aveva già capito tutto.
-Quando?
Sungjong tirò su col naso, fissandolo sempre negli occhi scuri.
-I-Ieri ... quando mi hai riaccompagnato a casa, mio padre era appena tornato ... io pensavo rimanesse a lavoro fino a tardi ...
-Shh. - gli sussurrò Myungsoo, stringendolo in un abbraccio, più forte e confortevole di quello di prima, sempre se fosse possibile, cercando di scacciare tutta la tristezza dall'animo di Sungjong.
-Ha detto che se ci ribecca ... mi manda a studiare all'estero. A-All'estero! Te ne rendi conto?! Proprio ora che Sunngyu hyung mi aveva proposto di entrare nella vostra band ... ufficialmente, capisci? E' quello che ho sempre voluto ed invece! Ed invece non posso far altro che stare sotto il volere di mio padre! E' assurdo, a-assurdo!
Per tutto il tempo, le braccia non aveva mai diminuito o lasciato la stretta intorno al corpo di Sungjong.
In silenzio, aveva ascoltato tutto. 
I suoi pensieri, i suoi problemi, le sue lamentele.
Come sempre faceva e sempre avrebbe fatto.
-Non importa, Jongie. - gli disse poi, semplicemente - Non succederà mai. Non ti lascerò andare via da me, te lo prometto.
Bastavano un paio di parole per confortare l'animo di una persona? Un paio di speranze erano sufficienti per rassicurarla e scacciare via tutte le sue preoccupazioni?
Magari no, magari si.
Ma Sungjong aveva preso quelle parole come oro colato.
Quelle affermazioni, quelle promesse gli si erano incisive indelebilmente nella sua mente, e un improvviso senso di conforto lo aveva pervaso.
Se fosse sicuro che Myungsoo avrebbe fatto tutto ciò?
Si, ne era certo. Mai avrebbe dubitato delle parole di quel ragazzo. 
In quella situazione fatta di continue incertezze e punti domanda, ciò che usciva dalla bocca di Myungsoo erano sicurezze.
E Sungjong voleva credere a tutto ciò.
-Vorrei rimanere per sempre così.
Il giovane riuscì a ridere - Lo hai già detto. - osservò, passandosi una mano sulla faccia, mentre Myungsoo rimaneva accoccolato addosso a lui.
-Voglio ripeterlo. Voglio davvero poter stare così all'infinito.
-Lo sai che non è possibile.
-E perché no? - esclamò sorpreso Myungsoo - Ti ho appena detto che non ti lascerò mai andare.
Sungjong sospirò - Ma prima o poi dovrai staccarti da me. Dovrai lasciare passare il tempo.
-E se io volessi bloccarlo?
Il più piccolo sbatté le palpebre - Uh?
-E se io volessi bloccare il tempo? Memorizzare questo istante e ripeterlo all'infinito? Non sarebbe perfetto? In questo modo ti avrei sempre al mio fianco e non mi dovrei mai staccare da te.
Sungjong buttò fuori un nuovo soffio d'aria calda.
-Sei proprio una cozza.
Myungsoo alzò lo sguardo verso di lui - Una cozza?
Il ragazzo annuì - Ah-ah, mi stai sempre appiccicato, proprio come una cozza.
L'altro giovane si ritrovò a riflettere - Una cozza dici? Uhm ... non so se ti converrebbe.
-Come? 
Myungsoo gli sorrise, prima di strofinare il suo naso contro la guancia di Sungjong.
-Non ti conviene. Perché se io sono una cozza, ... voglio che tu sia il mio scoglio.
Il più piccolo fece sbattere le ciglia tra di loro.
-S-Scoglio? Sei per caso impazzito, Kim Myungsoo?
Il ragazzo scosse la testa, riappoggiando poi la testa sulla sua spalla.
-No, non credo ... Voglio solo che tu sia il mio scoglio. Voglio che tu mi tenga attaccato a te quando sono in difficoltà, quando sono solo, sempre. Voglio poterti stare attaccato, potendoti considerare mio, e di nessun altro. Voglio poterti abbracciare, baciare e poi abbracciare di nuovo. In un ciclo, senza fine e senza inizio. Voglio poterti stare attaccato in questo modo per sempre, all'infinito.
Sungjong gli sorrise, facendo scorrere una mano tra i suoi capelli - Ti ricordo che non hai poteri ultraterreni e, fino a prova contraria, non puoi far andare avanti il tempo all'infinito.
Myungsoo mugugnò qualcosa.
-Se non posso controllare il tempo, permettimi di starti appiccicato così ancora per un po'. Giusto un pochino. In modo da poter memorizzare le sensazioni e le percezioni di questo momento. Per riuscire ad imparare il ritmo del tuo cuore e poter riempire le narici del tuo odore. In modo da poter rendere questo momento un ricordo. Me lo permetti, Lee Sungjong?
Il ragazzo annuì, stampandogli un paio di baci sulla nuca.
Myungsoo lo strinse a sé, ancora più forte, sempre di più.
-Jongie, sai qual'é il lato bello dei ricordi?
Sungjong scosse la testa - No, quale?
-I ricordi sono senza tempo. 
-Già, .. è vero.
-E sai qual'é la cosa ancora più bella?
Sungjong scosse nuovamente la testa.
-Noi siamo dei ricordi. Quindi il nostro amore è eterno.
 
 
 

Note dell'autrice
 
E ben arrivati anche in questo angoletto. Se siete giunti fin qui, significa che avete letto l'intera one shot, and so ... spero l'abbiate apprezzata. So che non è nulla di che, forse sicuramente è molto nonsense, ma ci tenevo a scriverla. La stesura è avvenuta tutta in due soli giorni, ma l'idea c'era da tempo. However, vi rigrazio dal profondo del mio cuore-cuore (?) per esservi immersi in questa semplicissima one shot. Per quanto riguarda la band, gli strumenti suonati da tutti sono presi dalla parodia degli Infinite di "Shut up flower boy band", mentre la questione della messa era per rimprendere un loro vero fact. Basta, nulla d'aggiungere. All'inizio l'avevo pensata come una ff molto più corta e schiocca, ma poi si è messa la questione dei genitori... che nemmeno io so perchè è saltata fuori (?). Mah, spero non vi abbia fatto schifo e che abbiate voglia di lasciarmi delle recensioni. Vi amo, ok? E se siete fan del "Panda" (oddio, voglio dei fan da chiamare Panda o PandaShipper (?) ; ^ ; ), non vi preoccupate, presto tornerò ad aggiornare.
 
SehunnieBiasShipper (?) ora parlo con te. Questa one shot sarebbe dedicata a te (hofattolarima(Y)/?), ma lo so che non è nulla di speciale, quindi chiedo venia ; n ; Per quanto ti sarango ti meritavi una ff mille volte meglio. ; ; (Fighting per tu sai cosa (?) e che la forza del SunFlower sia con te /? ♥ ). Noi due rimaniamo la OTP migliore (?), seconde solo alla Myungjong, certo. ♥
 
Ora evaporo (?) Alla prossima;
 
Tantissimi chu ♥
Maggie
 
Ps. Grazie a mia sorella per avermi fatto da beta-reader. ♥ Se ci sono degli errori è colpa sua. e w e




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