I
pezzi di Galateo ricopiati in questa fanfiction appartengono a
Sabrina Carollo e al suo Galateo per tutte le occasioni.
Kurt e Blaine appartengono alla Fox, perché se mi
appartenessero non starebbero certo qui a decidere come si
apparecchia una tavola. *ifyouknowwhatImean*
Kurt
Hummel e Blaine Anderson in
Come
il Galateo talvolta può rendere un fidanzato
“normale”
in qualcosa di fin troppo sexy
“Kurt,
amore mio, unica mia studiosissima ragione di presenza in questo
dannatissimo mondo, potresti mettere giù quel libro, per
favore, e venire a darmi un bacio?”
“Tralasciando
il fatto che fingerò di non aver sentito quello stomachevole
epiteto, Blaine, stiamo per dare una cena! Dovrò pur sapere
come apparecchiare decentemente, non credi?”
Non
che Blaine Anderson odiasse il Galateo, anzi.
È
solo che pensava che l'affezione indecente che il suo ragazzo
aveva per quel (maledetto) libro fosse esagerata.
Il
suo sguardo si perse, mentre guardava un Kurt più esagitato
del solito svolazzare tra piatti e tovaglioli, tenendo fra il pollice
e l'indice il libro in questione, un tascabile da sette dollari e
venticinque centesimi comprato qualche settimana prima da una
bancarella adorabile. Era bellissimo, non c'era alcun dubbio su
questo. E quei jeans gli fasciavano perfettamente il-
“...
dico bene?”
Blaine
si rese conto di aver perso qualche secondo di troppo a fantasticare
sul sedere del suo ragazzo (suonava così inquietante
a dirla così), facendo così in modo di perdersi le
parole che lui gli stava rivolgendo.
Gli
lanciò uno sguardo eloquente, al quale Kurt rispose con un
sorriso sbarazzino ed un occhiolino (oh mio Dio, un
occhiolino!).
“Blaine,
amore, tu ti cambierai
per stasera, dico bene?” ripeté, alludendo al pullover
rosso che aveva sopra la camicia bianca, al papillon blu scuro e ai
jeans dello stesso colore del papillon.
Blaine
lo guardò, incapace di decifrare l'espressione che aveva il
castano dinanzi a lui.
Un
ibrido fra il vatti a cambiare, ché sei osceno
e il se vuoi ti aiuto io a levarti quei vestiti.
Decise
per rivolgergli uno sguardo interrogativo.
“Perché
dovrei farlo? Insomma, è solo una cena con i vecchi compagni
del Glee” tentò di ribattere.
Pessima
mossa.
“Solo
una cena, Blaine? Dobbiamo
mostrare la casa nuova a tutti, non è solo una
cena!”
Più
Kurt andava avanti, più Blaine si innamorava di lui.
L'amore
che provavano l'uno per l'altro si sarebbe potuto definire quasi
indecente, visto il
miele che grondava dai loro occhi ogni volta che si guardavano.
Sebastian,
una volta arresosi dai suoi tentativi di conquistare Blaine, li aveva
definiti due metà di una stessa dolce, melensa,
diabeticissima e caramellata mela.
Blaine
era ancora convinto che quello potesse essere il miglior complimento
al quale potevano adempire, almeno da parte di un cinico come
Sebastian, che tutto quello che sapeva dell'amore era lo spelling
della parola.
Kurt
stava a braccia incrociate, meravigliosamente avvolto da una camicia
bianca ed un gilet verde scuro con i bordi neri, fissando Blaine con
apprensione, mentre aspettava la risposta alla sua domanda.
C'era
una sola risposta che avrebbe reso Kurt ancora più felice di
quanto già non fosse, e Blaine la conosceva benissimo.
“Me
li scegli tu, i vestiti?”
Gli
occhi azzurri di Kurt si illuminarono ancora di più, come se
la luce che gli colpiva il viso entrando dalla porta-finestra del
salotto non fosse abbastanza; mentre il suo sorriso si allargava
ancora di più.
“Solo
se mi dai una mano con il Galateo” patteggiò.
Blaine
alzò gli occhi e gli sorrise, annuendo.
“Che
sia una cosa rapida, però.”
ɷʊɷ
Fase
uno: i posti
“Spiegami
di nuovo per quale motivo dovremmo mettere i segnaposto. Non possono
scegliere loro dove mettersi?”
Kurt
gli lanciò uno sguardo adorabile.
“Credi
che Finn o Puck abbiano mai letto il Galateo? Si metterebbero
sicuramente nei posti sbagliati.”
“Proprio
perché non l'avranno sicuramente letto, posso sapere perché
dobbiamo comportarci come se fossero il Capo dello Stato e un Rettore
universitario? Sono solo Finn e Puck.”
Blaine
stava iniziando a sentire il peso delle palpebre.
“Rachel
conosce il Galateo a memoria, così come Quinn. Santana sarà
contenta di essere invitata ad una cena di classe e Mercedes anche”
rispose a macchinetta Kurt, dirigendosi verso il cestino dei
segnaposto per prendere quello con scritto il nome di Rachel.
Blaine
lo fermò prendendolo per il gomito sinistro, avvicinandolo a
sé e dandogli un bacio soffice sulle labbra.
“E
sia.”
Prese
il libro dalle mani di Kurt ed iniziò a leggere la parte
dedita alla disposizione dei commensali attorno al tavolo.
La
disposizione delle persone attorno al tavolo, se la serata non è
particolarmente informale, è generalmente avviata ai due capi
del tavolo, a cui siedono i padroni di casa. Alla destra di entrambi,
l'invitato – uomo per lei, donna per lui – più
anziano o d'onore. Anche la sinistra, naturalmente, è un posto
speciale, e di lì via via gli altri commensali andranno
sistemati alternati tra uomini e donne in modo da armonizzare la
conversazione, avendo cura di separare i coniugi ma non i fidanzati.
“Kurt?
Potremmo avere un problema” disse Blaine, con voce traballante.
“Cioè?”
La
testa di Kurt fece capolino dalla cucina.
“Come
decidiamo chi è l'ospite d'onore? E non ci sono abbastanza
donne, visto che io e te siamo due lui! E poi come facciamo a
separare i coniugi e tenere vicini i fidanzati? E se capitassero
vicini, che so, Rachel e Puck, che sono stati insieme? Oppure
Santana, Sam e Quinn, che sono stati un triangolo? E Sam, che è
stato con Brittany, Santana, Quinn e Mercedes, vicino a chi lo
mettiamo, visto che deve stare tra due donne? E separare i coniugi
non sarebbe un insulto a Britt e Santana, che vorrebbero sposarsi ma
non possono? E-”
Kurt,
che nel frattempo si era avvicinato a Blaine, gli tappò la
bocca con un bacio. Blaine aveva il fiatone e si stava agitando,
complice il fatto che voleva che quella cena, che Kurt aveva
pianificato per giorni, fosse perfetta.
Quando
le labbra di Kurt si appoggiarono sulle sue, però, tutto
sembrò calmarsi. Mentre Kurt portava le braccia attorno ai
fianchi del fidanzato, appena sopra il suo fondoschiena, Blaine
lasciò cadere il libro a terra e portò le braccia
attorno alle spalle di Kurt, stringendolo ed avvicinandolo ancora di
più. Il bacio, intanto, non era più casto, ma era
degenerato in un groviglio di labbra e denti. Blaine sospirò
mentre Kurt gli mordeva dolcemente il labbro inferiore, succhiandolo
all'interno della propria bocca.
Si
abbracciarono ancora più forte, praticamente spalmandosi l'uno
sull'altro, mentre continuavano a baciarsi per quelle che sembravano
ore, ma che in realtà erano solo minuti.
Blaine
si sentiva così al sicuro, fra le braccia di Kurt.
“Kurt...”
tentò di sussurrare, ma non ottenne risposta.
“Kurt...”
tentò di nuovo, ma l'altro continuava a baciarlo, stringendosi
sempre di più a lui.
“Kurt...”
“Mi
piace quando sussurri il mio nome...” gemette quasi il ragazzo,
con una sfumatura languida nella voce.
Blaine
avrebbe voluto continuare a baciarlo in eterno, sussurrando il suo
nome in mille modi diversi e mordendogli le labbra infinite volte, ma
il tempo stringeva, visto che tre ore dopo sarebbero arrivati i loro
amici, e loro non avevano nemmeno apparecchiato.
“Amore.
I posti” riuscì a dire, staccandosi da Kurt, che nel
frattempo esibì un faccino adorabile all'ennesima potenza,
mentre malediceva quel Galateo.
Dopo
un quarto d'ora di inutili tentativi di disporre i loro amici
decentemente attorno ad un tavolo, decisero che ognuno avrebbe scelto
il proprio posto, senza che loro ne dovessero assegnare per forza uno
a ciascuno, e che, dal momento che gli unici coniugi erano Finn e
Rachel, anche loro si sarebbero potuti mettere vicini.
ɷʊɷ
Fase
due: apparecchiare la tavola
Si
comincia dalla tovaglia, sempre impeccabilmente pulita e stirata, il
cui colore condizionerà il resto dell'apparecchiatura. Vanno
coordinati infatti i piatti, gli eventuali sottopiatti e
possibilmente il centrotavola. Attenzione: coordinato non significa
mimetizzato. Il tovagliolo va posato accanto al piatto a destra, le
forchette a sinistra, coltello e cucchiaio ancora a destra, la lama
del coltello verso il piatto, e sopra al piatto, perpendicolarmente,
le posate da frutta e dolce. I bicchieri vanno in alto leggermente a
destra. Vini, e magari anche acqua, sempre in brocca. Il centrotavola
dovrebbe sempre esserci, meglio se di fiori freschi, mai troppo alto
in modo da non impedire la conversazione tra i commensali. Il pane in
un piattino in alto a sinistra del piatto o in un cestino unico, a
seconda dello stile della serata.
“Credo
che mi sia venuto il mal di testa” sussurrò Blaine, non
appena finì di leggere il paragrafo del libro dedicato alla
miglior modalità di disposizione di piatti, bicchieri e
posate.
Kurt
gli si avvicinò da dietro, abbracciandogli i fianchi.
“Suvvia,
Blaine. Non è troppo complesso, basta seguire lentamente gli
ordini alla lettera.”
Il
castano si avvicinò allo sportello in basso della libreria in
salotto dove aveva riposto il servizio buono, ma un attimo prima di
iniziare a tirare fuori piatti piani, piatti fondi e bicchieri si
ricordò che non aveva ancora preso la tovaglia.
“Di
che colore la tovaglia, amore?” domandò a Blaine.
Il
ricciolo sapeva che quella non era altro che una domanda retorica,
una specie di test perché Kurt si assicurasse che lui ancora
ricordava il colore esatto delle rifiniture del servizio buono, in
modo da abbinarci la tovaglia.
“Verde
acqua” rispose, quindi, sicuro.
“Acqua
marina” lo corresse Kurt, ma poi gli sorrise.
Perlomeno
si era impegnato.
Tirata
fuori la tovaglia (acqua marina), fu un attimo spiegarla ed
appoggiarla sul tavolo già in precedenza aperto in salotto.
Una volta messa, fu la volta di piatti e bicchieri, e per prenderli
Kurt si dovette piegare in avanti, esibendo davanti al fidanzato un
sedere perfettamente sferico fasciato a meraviglia da quei pantaloni
che Blaine non sapeva se definire indecenti o illegali.
Il
ragazzo deglutì.
“Devi
proprio piegarti in quel modo?” domandò, mentre Kurt era
ancora con la testa quasi dentro lo sportello.
“No”
sorrise maliziosamente questi, mentre si rialzava con i piatti
necessari impilati.
Apparecchiare
fu una vera e propria impresa, visto che i due non facevano altro che
provocarsi continuamente.
“Blaine,
i tovaglioli!”
“Cosa?”
chiese il moro.
“Stanno
a sinistra” ribatté Kurt.
“E
quindi?”
“Vanno
a destra, Blaine!”
“Chiedo
scusa, sua maestà signore e padrone di ogni forma anche più
insulsa di buona maniera riportata su quel tascabile maledetto”
sbuffò Blaine, girando attorno al tavolo spostando i
tovaglioli, avendo cura di strusciarsi per bene su Kurt mentre gli
passava davanti, facendogli così dimenticare l'epiteto semi
offensivo che il ragazzo gli aveva dato.
“Blaine?”
lo chiamò ancora Kurt, una volta che l'altro finì di
mettere al loro posto tutti i tovaglioli bianchi a rifiniture acqua
marina.
“Che
c'è? Non dirmi che andavano a sinistra perché-”
“Potresti
apparecchiare senza farmi venire una voglia quasi incontrollabile di
prenderti e sbatterti al muro?”
Blaine
rise divertito, avvicinandosi ancheggiando al fidanzato.
“E
tu smetti di metterti questi pantaloni. Fanno venire a me
voglia di sbatterti sulla prima superficie disponibile, orizzontale,
verticale o diagonale che sia” finì, infilando due dita
nel passante dei jeans appena sopra il sedere.
“Quali
pantaloni?” scherzò Kurt, chinandosi di nuovo per
prendere i bicchieri dallo sportello.
Si
guadagnò uno schiaffetto sulla natica sinistra da parte di
Blaine, all'arrivo del quale non emise lamenti, bensì
ridacchiò e basta.
Posti
anche i bicchieri (Blaine, sapevi che esistevano un sacco di tipi
di bicchieri? aveva detto Kurt, e da lì era partita una
lunga lista che comprendeva nomi che Blaine nemmeno sapeva
esistessero, come ad esempio Flȗte,
Daisy, Napoleon e Tumbler, il cui nome
assomigliava pericolosamente a quello del social network), erano
rimasti da mettere posate e centrotavola.
Le
prime vennero posizionate abbastanza velocemente, ma per trovare un
centrotavola quantomeno decente Kurt ci mise quello che a
Blaine sembrarono secoli.
Una
volta trovato anche il centrotavola giusto per quell'occasione, Kurt
e Blaine si fermarono un attimo, immobili nelle loro pose affaticate
a guardare il loro lavoro.
“Sono
distrutto” mormorò Blaine, accasciandosi sul divano un
istante dopo.
Kurt
si sedette accanto a lui, appoggiandogli le gambe sulle sue, tirando
un sospiro e guardando il ragazzo, mentre gli occhi gli brillavano.
“Sei
bellissimo” sfuggì a Blaine.
Gli
si fece un po' più vicino, strusciandogli il naso contro il
collo. Kurt gli lasciò un bacio tra i capelli, socchiudendo
gli occhi e godendosi il profumo di uomo e di Blaine che il
suo ragazzo emanava.
“Sai
che non è finita, vero?” domandò Kurt, e Blaine
gemette di sconforto.
“Non
possiamo andare di là a riposarci un pochino sul letto? Per
favore? Kurt? Amore? Ti prego?” mugolò il riccio,
sfoderando i migliori occhioni da cucciolo che avesse in repertorio.
Kurt
fu lì lì per cedere (e per andare a regalarsi una
meravigliosa ora e mezza di sesso tanto spinto da togliere il fiato –
suvvia, avevano appena venticinque anni, se non si sperimenta a
quell'età quando lo si deve fare?), ma un secondo dopo che
Blaine l'aveva afferrato per la cravatta e trascinato in un bacio
quasi violento gli tornò alla mente il fatto che avessero una
tavola da preparare, un consistente numero di buone maniere da
imparare e, soprattutto, una cena intera da pianificare e cucinare.
“No.”
Blaine
diede uno strattone alla cravatta e gli piantò addosso uno
sguardo decisamente sexy.
“Sì”
ribatté il riccio.
“Blaine,
abbiamo ancora da studiare” sibilò Kurt, facendosi
violenza fisica per non saltare addosso a Blaine e spogliarlo
istantaneamente.
“Dio,
è Sabato, Kurt. Le lezioni le abbiamo dal Lunedì al
Venerdì” mugolò Blaine, tentando di convincere il
fidanzato a rotolarsi per un po' di tempo sotto le lenzuola.
“Blaine,
la cena dev'essere perfetta e sai benissimo quanto Rachel ci tenga.”
Blaine
sbuffò e lasciò andare la cravatta del ragazzo.
Come
aveva fatto a lasciare che Rachel Berry influenzasse la sua vita
sessuale anche una volta finito il liceo?
“Promettimi
che stasera faremo i fuochi d'artificio, una volta che tutta quella
marmaglia si sarà defilata” proferì Blaine,
cercando almeno di strappare al ragazzo una notte in cui nessuno dei
due avrebbe dormito nemmeno un po'.
Kurt
gli si avvicinò sensualmente.
“Ti
prometto che entro domattina non riusciremo a dire una sola parola,
perché la voce l'avremo persa tutta” gli sussurrò
sulle labbra.
Blaine
si alzò velocemente.
“Su,
forza! Soldato Anderson al suo servizio, Tenente Hummel! Abbiamo una
cena da imbastire!”
“Idiota”
Kurt sorrise e arrossì, poi gli diede un bacio sul naso e si
alzò.
ɷʊɷ
Fase
tre: il cibo – modalità et di gestione et di
presentazione
“Kurt,
amore mio, posso sapere quanto possiamo fidarci di un paragrafo che
si intitola Trappola Cibo?”
Kurt
rimase un momento fermo sul posto: effettivamente c'era da essere
molto sarcastici sui titoli che l'autrice del manualetto aveva scelto
per alcuni paragrafi (come per esempio Aggeggi Elettronici
in un paragrafo sugli elettrodomestici).
“Purtroppo
temo che dovremo attenerci a quelle regole, Blaine.”
L'altro
sospirò e si sedette al tavolo della cucina, di fronte a Kurt.
“Dunque
– iniziò – abbiamo almeno un'idea di cosa stiamo
per fare?” domandò.
“Io
butto giù un menu e tu controlli che le pietanze che scelgo
non siano impossibili o complesse da gestire o presentare. Che dici?”
Blaine
gli sorrise e gli mandò un bacio.
“Vai.”
Kurt
rimase per più minuti in silenzio, pensando ad un antipasto
adatto alla situazione. La paura di pensare ad un antipasto
anti-Galateo lo spaventava quasi più del non servirne affatto.
“Crostini
al caviale da mangiare in piedi?” provò.
“Caviale:
si mangia con le posate senza spalmarlo sui crostini imburrati che lo
accompagnano” citò
Blaine direttamente dal libro.
Kurt
sbuffò e tornò a lambiccarsi il cervello.
“Crostini
spalmati di burro con salmone?” tentò di nuovo.
“Burro:
si serve solo a pranzo, su un piattino con coltellino apposta,
sistemati a sinistra in alto del piatto. Non si spalma, ma se ne
appoggia un pezzetto sul pane e
anche Salmone affumicato: con la forchetta, senza adagiarlo
sul pane imburrato” fece
di nuovo Blaine, con gli occhi fissati sulla pagina incriminata.
“Allora
pinzimonio con gli stuzzicadenti?”
“Pinzimonio:
con le dita, possibilmente senza immergerle nel condimento.”
“Non
è possibile!” sbottò Kurt, “alla prossima
confutazione chiuderò quel libro nel pianoforte e vedrò
di sfogare questa mia temporanea frustrazione su di te e sul
pianoforte stesso!”
“Allora
chiedimi se possiamo servire il pȃté”
ghignò il moro, sentendosi già risuonare nelle orecchie
i lunghi e rumorosi gemiti di Kurt.
Il
castano gli tirò uno schiaffetto sulla spalla, sorridendogli.
“Quel
manuale maledetto ha da ridire qualcosa su un antipasto di formaggi?”
domandò scetticamente.
Blaine
sfogliò qualche pagina, passando anche al paragrafo Come
Presentare.
“I
formaggi vanno sempre serviti senza incarto, in buon assortimento.
Ho trovato solo questo.” disse ad un Kurt piuttosto
rinfrancato.
“C'è
anche scritto che gli antipasti vengono portati su grandi
piatti, fatta eccezione delle insalate, che possono essere servite in
ciotole singole.”
A
quel punto Kurt si illuminò.
“Idea
geniale! Insalatine miste singole!”
Si
avvicinò a Blaine e gli schioccò un bacio rumoroso
sulla guancia.
“Sei
sempre il migliore” gli sussurrò teneramente, ottenendo
in risposta un bacio sul naso.
Kurt
appuntò su un foglio le due idee di antipasti (formaggi ed
insalatine miste), poi passò alla pianificazioni del primo e
del secondo.
Pianificazioni
che furono piuttosto sofferte, dal momento che Kurt aveva idee
particolarmente grette,
a definizione del Galateo. Blaine, dal canto suo, non poteva fare
altro che citare continuamente tratti del libro che andavano contro
le idee (geniali) del suo ragazzo. La situazione procedeva diventando
sempre più sofferta, fino a che non fu stilato un menu decente
che accontentasse le richieste di entrambi i ragazzi e non violasse i
precetti di quel tascabile maledetto.
ɷʊɷ
“Possiamo
andarci a vestire, adesso?” domandò Blaine, una volta
terminato di cucinare ciò che avevano deciso di servire a
tavola e che non pretendesse l'esser cotto un attimo prima di venir
mangiato.
Pessima
domanda da porgere, dal momento che erano le sette meno un quarto e
che gli invitati non sarebbero arrivati prima delle nove.
“Tu
ti vestirai dieci minuti prima dell'arrivo di Rachel, Finn e tutti
gli altri, perché se ti sporchi anche solo un angolino
nascosto dell'outfit che ti sceglierò puoi star certo che
sceglierò una terribile punizione, e che quella punizione
potrebbe variare da un giorno a cinque settimane di astinenza dal
contatto fisico. Solo bacetti sulla punta del naso e carezzine sulla
mano.”
Blaine
gemette, in preda allo sconforto. Sarebbe dovuto rimanere
attentissimo a non macchiarsi per tutta la durata della cena.
“Naturalmente,
se lo sporcarsi implica una punizione, il non
sporcarsi implica un premio” gli sussurrò Kurt sulle
labbra, arcuando le sopracciglia e facendogli un occhiolino (il
secondo in poche ore, rimarcò
mentalmente Blaine).
Questa
volta, però, il moro non la buttò sul ridere, anzi si
avvicinò al fidanzato, stampandogli un bacio dallo schiocco
rumoroso sulle labbra.
“Ora
che facciamo?” chiese.
“Ora
toccano le buone maniere, poi abbiamo finito.”
Blaine
si guardò intorno furtivamente.
“Credi
che ci metteremo due ore, per queste buone maniere?”
Kurt
scosse la testa.
“Penso
che fra dieci minuti sia tutto finito. Perché questa domanda?”
Blaine
gli lanciò un sorrisino malizioso.
“Potremmo
impiegare un po' di tempo a bruciare le calorie
che ingurgiteremo con questa cena” mormorò, con
l'intenzione di tentare l'altro.
Kurt
sentì immediatamente la bocca secca.
“Potremmo”
rispose.
Afferrò
il Galateo, deciso ad estinguere nel minor tempo possibile l'ultima
cosa che dovevano fare.
ɷʊɷ
Fase
quattro: le buone maniere a tavola
“Esiste
poi un modo piuttosto preciso di usare le stoviglie a tavola. Le
posate non vanno impugnate come armi e
seriamente, Kurt? Come armi?
Chi mai impugnerebbe le posate come armi?”
Blaine
era stranito già dalla prima frase di quel paragrafo (e
come dargli torto? si era detto
Kurt). Man mano che andavano avanti nella lettura, si rendevano conto
di quanto il Galateo fosse pieno di idiozie.
“Da'
qua” disse Kurt, tendendo una mano verso Blaine e aspettando
che il fidanzato gli porgesse il libriccino. Lesse qualche riga, non
trovando nulla di utile (se la saliera è aperta, non si
deve mai prendere il sale con la punta del coltello, diceva il
Galateo, ma chi diavolo prenderebbe mai il sale con la punta del
coltello?), fino a che non fecero la loro comparsa le norme d'uso
delle posate.
“Il
cucchiaio non si introduce in bocca, ma si accosta lateralmente alle
labbra per sorseggiare silenziosamente il brodo. Blaine, siediti
e prendi un cucchiaio.”
Il
ragazzo gli lanciò uno sguardo interrogativo. A cosa diavolo
serviva prendere un cucchiaio? Kurt stava forse insinuando che lui
non fosse capace di usarne uno?
“Blaine,
per la miseria, prendi un cucchaio” ordinò secco il
castano, e Blaine ubbidì senza pensarci.
“Sai
usare un cucchiaio come si deve o dovrò essere costretto a
darti dei calci sugli stinchi da sotto il tavolo, mentre tu farai dei
rumori imbarazzanti?”
Blaine
arrossì, abbassando gli occhi.
Vendetta,
il moro cercava vendetta. D'un tratto un'idea gli balenò in
testa. Kurt Hummel osava mettere in discussione il suo modo di usare
un cucchiaio? Gli avrebbe mostrato cosa sapeva fare, e in questo caso
cosa sapeva fare
corrispondeva più o meno a i pantaloni ti
diventeranno così stretti che avrai solo dodici secondi netti
per toglierteli, prima che qualcosa lì sotto diventi blu.
Kurt
riprese a leggere.
“Se
si tratta di minestra con crostini o verdure abbastanza asciutta, si
inserisce dalla punta, a piccoli bocconi.
Credi di essere capace di non infilarti tutto il cucchiaio in bocca,
Blaine?” chiese, senza lasciar intendere se si trattasse di un
insulto nemmeno troppo velato o uno scherzo assai poco divertente.
“Come,
così?” domandò Blaine in risposta, girando il
cucchiaio con la concavità verso il basso e infilandoselo
tutto in bocca, lanciando uno sguardo osceno
al ragazzo davanti a lui.
Dio.
Stava
davvero lanciando allusioni sessuali al suo fidanzato con un
cucchiaio? Blaine ignorò la vocina nella sua testa che gli
suggeriva di piantarla di fare idiozie.
Eppure
quest'idiozia stava funzionando. Più Blaine continuava a
leccare il cucchiaio, più Kurt spostava il peso da un piede
all'altro con un visetto imbarazzato. Faceva troppo caldo, in quella
stanza. Perché aveva acceso i termosifoni in pieno Maggio? Ma,
soprattutto, quando li
aveva accesi?
“Blainey,
quello è esattamente quello che non
devi fare” tentò di sussurrare, ma il moro non sembrava
intenzionato a smettere quel teatrino osceno che aveva montato
davanti a lui in pochi secondi.
Ti
stai facendo eccitare dal tuo ragazzo con un cucchiaio in mano.
Quando esattamente hai iniziato ad avere problemi mentali, Hummel?
Blaine
chiuse gli occhi.
“Blaine”
cercò di riprenderlo Kurt, ma senza speranza di riuscita.
D'altronde, cosa avrebbe potuto dirgli? Smettila di farmi venire
voglia di sbatterti da qualche parte gliel'aveva già
detto, e le altre opzioni erano davvero troppo volgari.
Intanto,
Blaine socchiuse gli occhi, guardando verso l'alto con un'espressione
inequivocabile.
“Blaine
Anderson, se non smetti di giocherellare con quel cucchiaio, giuro
che te lo faccio ingoiare!”
Blaine
spalancò gli occhi e gli regalò uno sguardo allusivo.
Porca
puttana, Hummel. Ma tu pensi, prima di parlare?
L'orologio
a pendola batté sette colpi, ricordando ad entrambi che il
tempo stava comunque passando. Se volevano avere la possibilità
di combinare qualcosa,
dovevano sbrigarsi.
“Passiamo
oltre” sospirò Kurt, chiudendo gli occhi e cercando di
levarsi dalla testa l'idea del suo fidanzato sulle ginocchia
impegnato a succhiare qualcosa che non fosse un cucchiaio.
“Il
tovagliolo si appoggia sulle ginocchia. Niente trasmigrazioni al
collo, neanche in caso di condimenti pericolosi. Anche se alcune
volte le aragoste sono accompagnate da un (orribile) bavaglino per
non sporcarsi, simili regressioni vanno evitate”
lesse il castano, mentre Blaine continuava la sua missione del ti
farò diventare blu al sud dell'equatore.
“Beh,
mi sembra ottima, come cosa. Se siamo seduti vicini e la serata si fa
noiosa, posso sempre far sgattaiolare la mano sotto il tov-”
“Le
mani non devono mai scomparire dalla vista”
quasi strillò Kurt, con una voce più alta di un buon
numero di semitoni.
“Oh,
andiamo, Kurt. Te la ricordi quella volta al Glee, mentre Santana e
Brittany cantavano e nessuno si curava di noi? Quella volta non ti
sei lament-”
“No
ho la minima intenzione di mangiare o vederti mangiare dopo aver
toccato... ciò che non deve essere nominato.”
“Il
tuo piccolo Lord Voldemort non è d'accordo con quello che
dici” lo provocò Blaine, accennando alla vistosa
erezione di Kurt che si notava molto facilmente, specialmente
attraverso quei pantalo-seconda pelle. Sì. Quei pantaloni
erano più una seconda pelle che altro.
“Oddio,
Blaine! Credo che questa sia la peggiore che tu abbia mai detto”
scoppiò a ridere Kurt e quanto è bella la tua
risata.
Perché
era questo il bello del rapporto fra Kurt e Blaine. Potevano
provocarsi in tutti i modi, ma il loro amore era qualcosa di puro.
Bianco. Intonso.
Con
gran disappunto di Sebastian, che anni prima aveva provato ad
infilarsi nelle mutande di Blaine, che gli aveva tirato un due di
picche secolare.
Ma
d'altronde cosa poteva pretendere Sebastian Smythe, la cui frase meno
volgare per rimorchiare era ce l'ho più grosso del
tuo attuale ragazzo?
“Abbiamo
finito con queste buone maniere dei miei stivali?” chiese
Blaine, dopo qualche secondo di risate.
Kurt
fece scorrere velocemente gli occhi sul testo, cercando qualcosa che
valesse la pena di essere letta.
“La
scarpetta non si fa. Alla faccia di qualunque pubblicità,
vietatissima è. Se proprio ve la potete concedere, in
situazioni di estrema familiarità e di allegria casareccia,
peccate fino in fondo e usate le mani,
questa tipa qui si è accorta di quanto siano equivocabili le
sue frasi?” si domandò ad alta voce Kurt, mentre Blaine
rideva di nuovo.
“Anche
perché se bisogna peccare fino in fondo, tanto vale usare
altre parti del corpo” sghignazzò il moro.
“Dio,
Blaine!” ridacchiò Kurt. Ricominciò a leggere.
“Di
più rozzo, c'è solo la pretesa eleganza di infilzare il
pane con la forchetta”
l'ultima parola della frase fu interrotta da una risata a bocca
aperta di Blaine, che si stava divertendo molto di più di
quanto si aspettasse.
Dopo
diversi secondi, in cui le risa sguaiate del moro non accennavano a
diminuire di intensità, Kurt decise di porre fine a quello
spettacolo degenere avvicinandosi a Blaine e mordendogli un orecchio,
tramutando così le sghignazzate in gemiti.
“Kurt...”
In
risposta, il castano morse più forte, per poi tirare fuori la
lingua e leccare languidamente il bordo del padiglione.
“Amore,
ho immaginato la scena” tentò di dire Blaine. Voleva
rendere partecipe il fidanzato di quanto fosse terribilmente
divertente l'immagine di Puck con una forchetta con infilzato un
povero crostino imbevuto di chissà quale condimento; ma
desistette dopo pochi attimi.
Kurt
smise di torturare l'orecchio di Blaine e avvicinò le proprie
labbra a quelle dell'altro.
“Non
so quanto possa interessarti, ma con il Galateo abbiamo finito”
gli sussurrò sulle labbra, appoggiandogli i palmi sul petto.
Petto per il quale Kurt aveva un'ossessione bella e buona, a dirla
tutta.
Blaine
strabuzzò gli occhi.
“Quindi
possiamo occuparci di altro?” chiese speranzoso.
Ti
farò urlare così tanto che stasera non sarai nemmeno in
grado di fare conversazione.
“Blaine!”
Il
moro arrossì. Aveva pensato ad alta voce, a quanto pareva. Il
silenzio arrivò, imbarazzante come sempre.
“Oh,
vorrà dire che Rachel potrà dare sfogo alla sua
noiosissima parlantina” ammiccò Kurt, facendogli un
altro occhiolino (il terzo, Dio, il terzo!).
Blaine
si avvicinò a lui per baciarlo. Gli prese il labbro inferiore
fra i denti e morse con una forza non indifferente, godendosi il
gemito rumoroso che ebbe in risposta.
Kurt
gli portò le mani dietro la nuca e spinse la lingua nella
bocca dell'altro, respirando affannosamente.
Sarebbero
state due ore produttive.
Tenera,
la mia professoressa di Lettere, che dà da leggere il Galateo
adducendo
come
spiegazione “così almeno imparate a comportarvi da
persone civili e quando
sarete
grandi non avrete bisogno di essere ripresi.”
La
puccia prof non sa – e non saprà mai – che dal suo
Galateo è uscita tutta questa roba ♥
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