6° CAPITOLO
Il gruppo di fuggitivi, guidati da Yu Fan, raggiunse il paese di Achiello.
Il paese era deserto, tra le poche case in pietra, ogni tanto si scorgeva
qualche luce dalle finestre.
Per questo Yu Fan indicava loro di passare per i viottoli più esterni,
facendo attenzione a non farsi vedere.
Riteneva difficile che in un piccolo paese come quello, cosi vicino ad una
base di Amalgam, non ci fossero anche spie di quest’ultima.
Raggiunto un palazzo che sembrava un’antica torre, con un portone chiuso da
una catenaccio, Yu Fan lo scassinò, fece entrare gli altri e richiuse il portone
adagiando la catena.
Salirono all’ultimo piano, facendosi spazio tra grosse ragnatele, polvere e
topi, e si piazzarono in una specie di soffitta con due sole finestre.
“Va bene, qui dovremmo essere al sicuro. Ma ci fermiamo solo cinque minuti.
Il tempo di riprendere fiato” disse Yu Fan.
Melissa e Sousuke annuirono, il ragazzo adagiò a terra Tessa, che continuava
a tremare, anche se meno di prima.
“Sousuke, è meglio se la scaldiamo. La corsa di prima ci ha fatto bene, altro
movimento ci farà altro bene” propose Melissa.
La donna cominciò a strofinare le braccia di Tessa per scaldarla, Sousuke
fece lo stesso con le gambe.
Tessa iniziava a riprendersi sempre più, e quando si accorse del perché si
sentiva meglio, arrossì, contribuendo cosi all’aumento della sua temperatura
corporea.
Sousuke se ne accorse e non capì, finché si rese davvero conto di cosa stava
facendo: stava massaggiando le gambe di una ragazza.
In passato non lo aveva mai fatto, neanche a degli uomini.
Quella era la prima volta che toccava le gambe di una ragazza.
E il colonnello aveva una pelle cosi liscia, sicuramente come Kaname, anche
se lui non si era mai azzardato a fare una cosa del genere con lei.
Arrossendo, Sousuke si scusò e si girò dall’altra parte.
“Ma che bambinone” commentò maliziosa Melissa.
Yu Fan sostituì Sousuke.
Quando Tessa si fu scaldata abbastanza, si alzò, e Yu Fan decise che dovevano
muoversi.
C’era troppa calma in quel paese, e la insospettiva.
Poi lo sentirono.
Un rumore molto lieve, quasi un cigolio, proprio sopra di loro.
Forse un topo che si muoveva sopra le vecchie assi in legno del tetto.
Forse.
I quattro si irrigidirono, Sousuke fece segno di tacere.
Il rumore continuò, per poi fermarsi.
I fuggitivi facevano attenzione anche a non fare troppo rumore col respiro.
Guardavano il soffitto, tesi come corde di violino.
Anche se non sapevano di cosa si trattasse, sembravano quasi dei passi.
E difficilmente un essere umano poteva mettersi a passeggiare su un tetto
alto e vecchio come quello.
Il rumore riprese e cominciò ad allontanarsi fino a sparire.
A quel punto tirarono mentalmente un sospiro di sollievo.
Fu allora che Tessa sentì una cosa vicino alla gamba, come se qualcosa fosse
salito sul suo piede e la stesse annusando.
Si sollevò la gonna e vide un topo che le stava odorando la gamba.
Colta di sorpresa e per il disgusto, gridò, anche se non troppo forte, e
scalciò per allontanare il topo.
Gli altri tre la guardarono preoccupati per quel grido.
Tessa li guardò come a dire: “Mi dispiace. Ho agito d’istinto”.
Comunque aveva gridato non eccessivamente, e il rumore non c’era più.
Quindi, se a provocarlo era una persona, forse non l’aveva sentita.
Forse.
All’improvviso una parte del tetto sembrò crollare in mezzo al gruppetto.
Tra la polvere e i calcinacci, Tessa si sentì afferrare al petto, fece appena
in tempo ad aprire la bocca per chiedere aiuto, che una forza invisibile la
trascinò con se fuori dal soffitto.
“Tessa!” gridò Melissa, che subito si appese ai bordi di quel buco per
arrampicarsi sul tetto.
Yu Fan e Sousuke fecero per seguirla, quando la porta venne sfondata, e un
gruppo di persone entrò nella soffitta circondandoli.
Tra di loro, Yu Fan riconobbe il proprietario del bar e anche le altre
persone viste quel giorno.
Sousuke si lanciò contro di loro, tentò un affondo, ma venne respinto con un
pugno incredibilmente potente, finendo addosso a Yu Fan.
La ragazza tentò di attivare il campo protettivo, ma un paio di mani
sbucarono dal pavimento e l’afferrarono tirandola giù.
“Maledizione! Ma quanti sono?!” sbottò Sousuke allontanandosi dal buco in cui
avevano trascinato Yu Fan.
Altre persone entrarono nella stanza, circondandolo.
Più o meno erano una ventina di persone, vestite da civili.
Melissa, facendo attenzione a non inciampare, correva sul tetto della torre
cercando con lo sguardo Tessa.
Poi la vide, su un tetto vicino.
Svenuta e sospesa nel vuoto.
“Ma che diavolo…” sbottò la donna.
Improvvisamente dal nulla si materializzò una figura avvolta in un saio nero.
Era lei che con un braccio teneva Tessa per il collo.
“Impossibile! Quello è un ECS! Ma può essere montato solo sui veicoli da
trasporto e gli AS!” pensò sgomenta Melissa.
D’un tratto delle mani sbucarono dal vecchio soffitto e l’afferrarono per i
piedi facendola cadere.
Melissa si girò e vide degli uomini avanzare verso di lei.
Purtroppo chi l’aveva afferrata era tremendamente forte, e non riusciva a
liberarsi.
Quando il primo uomo fu davanti a lei, allungò una mano per afferrarla,
Melissa infilzò quella mano e sangue bianco cominciò a colare dalla ferita.
“Merda! Sono androidi!”
Cameron stava osservando i tavoli su cui avrebbero dovuto nascere i due nuovi
angeli della guerra.
Il fatto che ciò non fosse ancora avvenuto lo indispettiva non poco.
E in teoria lo avrebbe indispettito anche il fatto che Hela si era lanciata
nella caccia senza nemmeno avvertirlo.
Ma quando lo avevano informato che gli avrebbero mandato Hela, lo avevano
avvertito che sarebbe potuto succedere.
Hela in realtà aveva un unico superiore in tutta Amalgam, un superiore che le
aveva ordinato di mettersi al seguito di Cameron avvertendola comunque che non
doveva pendere dalle sua labbra.
Avrebbe dovuto decidere lei, sul momento, se valeva la pena di obbedire o
avvertire Cameron.
Comunque, se fosse riuscita a riportare i prigionieri al castello, Cameron
avrebbe volentieri sorvolato sul comportamento di Hela.
Un piccolo sacrificio per la nascita di due nuove Armi Supreme.
Arrivò uno dei suoi uomini.
“Signore, Hela e gli androidi di guardia nel paese hanno catturato i
prigionieri”.
“Ottimo!”
“Ma tra i prigionieri ce ne sono due in più: Xiu-Yu Fan e il colonnello
Teletha Testarossa”.
“Che cosa?! Ma dovrebbe essere prigioniera nei sotterranei! Come ha fatto a
scappare?!”
L’uomo si strinse nelle spalle: “N..non lo sappiamo signore”.
“Uhm, stai a vedere che l’addetto alla sorveglianza video ha pensato a
guardare ovunque tranne che in quella cella?” mugugnò il generale.
Che poi si avvicinò all’uomo: “Congratulazioni per la sua promozione”.
“Pro…promozione?”
“La nomino nuovo capo della sorveglianza. Quello precedente ammazzatelo e
buttate il suo corpo in qualche inceneritore”.
“Signorsì”.
“E dite ad Hela di riportare qui i prigionieri”.
Melissa, Sousuke e Yu Fan, il cui dispositivo protettivo sulla cintura era
stato distrutto, vennero sbattuti sull’asfalto, circondati da una ventina di
droidi che li guardavano impassibili.
I tre erano malconci ma vivi.
Hela atterrò davanti a loro, sempre con Tessa, stavolta caricata sulle
spalle.
“Maledizione!Chi cazzo sei?!” esclamò con rabbia Melissa, tentando di
alzarsi, ma un droide la bloccò mettendole un piede sulla schiena.
“Hela” rispose semplicemente l’altra.
“Tsk, fai schifo quanto il tuo nome!” replicò Melissa.
“Non mi toccano le tue parole. Ora torneremo indietro. Voi due diventerete
come me. E tu” si volse verso Yu Fan “Verrai interrogata. Penso che tu abbia
molte cose interessanti da dire”.
Yu Fan non rispose, limitandosi a guardare inflessibile Hela.
I droidi li sollevarono e cominciarono a muoversi.
Inutilmente i tre si dimenavano.
“Portateli al castello” ordinò Hela.
“Se permettete, preferirei un’altra destinazione per loro”.
Prima che si potesse capire da dove veniva quella voce, un corpo gigantesco
calò dall’alto e atterrando schiacciò almeno cinque droidi, inondando di liquido
bianco il terreno.
“KITT!” esclamò Yu Fan lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso.
L’AS nero con il braccio spazzò via altri quattro droidi facendoli schiantare
contro le pareti circostanti.
Poi con una mano strappò i tre prigionieri ai droidi, togliendoli dalle loro
braccia quasi come un genitore che toglie un giocattolo a dei bambini
scostumati.
E con un calcio KITT distrusse altri quattro droidi.
Gli altri invece si ripresero dall’effetto sorpresa e riuscirono a
nascondersi.
Hela però non aveva alcune intenzione di lasciare la sua prigioniera, e
velocissima saltò sopra uno dei tetti per scappare portando con sé Tessa.
Un essere umano difficilmente avrebbe potuto seguire i movimenti di Hela.
KITT non aveva di questi problemi: sparò il suo cavo riavvolgibile intorno
alle gambe di Hela che aveva spiccato un nuovo salto.
Hela da uno scompartimento laterale della gamba sinistra tirò fuori l’elsa di
una delle sue spade, con uno scatto sbucò fuori la lama e tagliò il cavo.
Questione di pochi secondi
Ma era una cosa che KITT aveva previsto, approfittò di quei secondi per
saltare a sua volta e raggiungere Hela.
Con una mano afferrò Tessa e con l’altra tirò un pugno fenomenale ad Hela
scagliandola contro un palazzo.
KITT tornò dagli altri.
“Questa volta io ho colto di sorpresa lei” affermò KITT con una certa
fierezza.
Consegnò Tessa a Melissa che la prese in braccio.
Poi si trasformò in auto, e aprì le portiere invitandoli a salire.
Melissa e Sousuke rimasero sbalorditi: neanche il tempo di chiedere chi fosse
questo KITT e perché quell’AS somigliava cosi tanto all’Arbalest, ed eccolo
trasformarsi in automobile.
“Salite, presto!” li incalzò Yu Fan già alla guida.
Melissa con Tessa salì sul sedile posteriore, Sousuke affianco al guidatore.
Yu Fan partì premendo l’acceleratore a tavoletta, diretta verso l’uscita dal
paese.
“KITT, si può sapere dove eri finito?” domandò Yu Fan.
“Quell’essere...”
“Si chiama Hela” lo informò la ragazza.
“Quella Hela durante il combattimento al castello mi ha colto di sorpresa.
Possiede la capacità di sovraccaricare gli AS di energia. Sono precipitato nella
valle in fondo al castello. Ci è voluto un po’ perché i miei sistemi d’emergenza
smaltissero l’energia in eccesso. Quando mi sono riattivato, ho ricominciato a
salire la valle e ho visto Hela dirigersi verso il paese, cosi l’ho seguita. Non
ho potuto farmi sentire subito perché i miei sistemi si stanno riattivando
gradualmente. Quello della comunicazione radio si riattiverà tra sette minuti”
spiegò KITT.
Melissa rimase ancora più impressionata: quel KITT era un computer, e anche
se alla Mithril ne vedeva parecchi di computer parlanti, quel nuovo modello
sembrava davvero un essere umano.
Sousuke invece, più che impressionato, era perplesso: anche se la voce era
diversa, il modo di parlare di KITT, cosi umano, era molto simile a quello di
AL, l’intelligenza artificiale dell’Arbalest.
E in versione AS KITT era molto, ma molto simile all’ARX.
Voleva chiedere come mai. Quando dalle finestre dei palazzi circostanti, in
sette balzarono addosso all’auto nera.
Erano gli androidi superstiti, che cominciarono in tutti i modi a tentare di
scassinare KITT, volendo aprire il tettuccio e le portiere.
Oppure cercando di sfondare i vetri.
Impresa però impossibile anche per loro, essendo KITT corazzato.
“KITT, perché il sistema di sorveglianza non ci ha avvertito?”
“E’ un altro dei sistemi che deve ancora attivarsi”.
“Allora ci sbarazzeremo di loro alla vecchia maniera”.
Yu Fan cominciò a strisciare con le fiancate lungo i muri, facendo scintille
e schiacciando altri quattro droidi.
“Oh no, speriamo che non accada nulla ai miei parafanghi” si lamentò KITT.
“Di cosa ti lamenti? La tua vernice è anti-graffio”.
“Veramente non pensavo ai graffi. Anzi, ne ho già avuti abbastanza, visto che
Hela mi ha scheggiato un braccio. Fortuna che in modalità auto non si vede. Solo
temo che quel liquido bianco non sia lavabile”.
Yu Fan sbuffò lievemente.
Erano rimasti altri tre nemici.
Yu Fan frenò bruscamente, sbalzandoli in avanti, poi ripartì a razzo
investendoli in pieno.
Ormai erano quasi giunti all’uscita dal paese.
Improvvisamente, una pioggia di pietre si scatenò su di loro.
Sembrava che li attaccassero con una mitragliatrice di grosso calibro.
“Che diavolo succede?!” esclamò Sousuke guardando dietro.
Era Hela, che li inseguiva saltando di tetto in tetto.
Con la sua spada tagliava pezzi di tetto e di muro man mano che passava, li
scagliava in aria, saltava anche lei e li calciava a raffica trasformandoli in
proiettili.
Sousuke trovò Hela di un abilità terrificante, e sicuramente non era umana,
nessun umano poteva avere una tale velocità, agilità e coordinazione.
Un auto normale sarebbe stata subito ridotta ad un colabrodo, ma per fortuna
la corazza di KITT rendeva vano quell’attacco.
Capendo che non otteneva nulla, Hela saltò sulla strada e iniziò a
inseguirli.
Intanto l’auto nera usciva finalmente dal paese.
Però Hela continuava ad inseguirli, raggiungendo una velocità impossibile per
un essere umano.
“Per quanto sia veloce, ora che posso scatenare la potenza della mia turbina,
non può riuscire a starmi dietro. Accelera al massimo, Yu Fan” consigliò KITT.
“No, ho un idea migliore per impedire che ostacoli il nostro decollo” rispose
la ragazza rallentando lievemente e guardando costantemente nello specchietto
retrovisore.
Hela correndo al massimo si avvicinava sempre di più.
“Cosa hai intenzione di fare?” domandò KITT.
Yu Fan non rispose, diminuì ancora la velocità attendendo che Hela si
avvicinasse ancora.
Poi agì.
Premette il pulsante “OIL” su una tastiera vicina al cambio, e un sottile
strato di olio uscì dal paraurti posteriore di KITT.
Hela se ne accorse troppo tardi, e iniziò a scivolare perdendo abbastanza il
controllo.
“Ora!” esclamò Yu Fan, che schiacciò con forza il freno e inserì la
retromarcia premendo poi l’acceleratore a tavoletta.
Di botto la Pontiac si diresse contro Hela che ancora si muoveva in avanti.
I due impattarono e a causa della differenza di massa e della velocità Hela
ebbe la peggio venendo scaraventata in aria all’indietro per almeno una ventina
di metri e finendo fuori strada.
Oltre il guardrail c’era un pendio, ed Hela vi finì dentro.
Allora Yu Fan ripartì in avanti, stavolta alla velocità massima.
“KITT, l’aereo?”
“Se non ha avuto imprevisti, ci sta aspettando sopra la galleria che precede
Achiello”.
I due chilometri che li separavano dalla galleria furono percorsi in un
lampo.
Andarono sulla galleria, KITT disattivò l’ECS e l’aereo si materializzò
davanti a loro.
Salirono e subito Yu Fan ordinò a KITT di far partire il velivolo col pilota
automatico.
La partenza avvenne senza problemi.
E Melissa, Sousuke e Yu Fan tirarono finalmente un sospiro di sollievo.
Anche se sapevano che non era affatto finita, visto che il Tuatha De Danaan
era sotto il comando di un androide di Amalgam.
Infatti Melissa disse: “Dobbiamo subito avvertire la Mithril del rischio che
corre il De Danaan”.
“Infatti. Melissa, ci sono basi della Mithril in Italia?”
“Non che io sappia. Ma sicuramente lo saprà Tessa”.
Il colonnello giaceva ancora svenuto tra le braccia di Melissa.
“Allora svegliamola” ordinò Yu Fan “Poi vi porteremo lì. Questo aereo massimo
in due ore può coprire qualunque distanza in Italia”.
Tramite l’ECS, il veicolo scomparve nella notte.
Hela risalì fino alla strada.
E sebbene non fosse più in grado di provare emozioni, in quel momento sentì
il ricordo delle forti seccature.
Difficilmente il suo capo sarebbe stato contento.
Attivò il comunicatore olografico nel suo avambraccio.
E apparve la piccola immagine di una persona vestita elegantemente di nero
con lunghi capelli grigi.
“Hela, che piacevole sorpresa” esordì quella persona.
“Devo comunicarle delle cattive notizie, Mr. Silver. Yu Fan e il suo
misterioso veicolo hanno liberato Mao e Sagara, e anche Teletha Testarossa”.
“Spero che non sia rimasta ferita”.
“Assolutamente no. Ho fatto molta attenzione”.
“Questo è quello che conta veramente. Ormai l’operazione Hunting è iniziata,
e difficilmente potranno fermarla. Comunque sarà necessario prendere altre
precauzioni. Torna da Cameron, digli di abbandonare il castello e di
distruggerlo. Non dovrà restare pietra su pietra. Poi raggiungete la base H e lì
attendete nuove istruzioni”.
“Si, Mr. Silver”.
Chiuso il contatto, Hela si diresse velocemente verso il castello.
****
Il De Danaan era in navigazione al largo delle coste sudafricane.
Secondo gli orologi, i membri dell’equipaggio avrebbero dovuto essere in
buona parte a letto.
Anche Kurz.
Ma adesso lui camminava a passo svelto per i corridoi del sottomarino, perché
proprio non riusciva a dormire.
Infatti era troppo in pensiero per la sua sorellina Melissa.
Stando al rapporto di Sousuke, Melissa era stata costretta a tradire da un
lavaggio del cervello.
E questa spiegazione era stata accolta dagli alti papaveri.
Una cosa che lo faceva infuriare: perché anche se veniva fornita una
giustificazione, Melissa comunque veniva bollata come una traditrice, un
elemento inaffidabile.
Se l’avessero trovata, l’avrebbero sbattuta fuori dalla Mithril.
Però Melissa non poteva assolutamente essere una traditrice, anche se le
prove erano contro di lei, anche se sembrava esserci una spiegazione, Kurz la
rifiutava categoricamente.
Melissa Mao non era una traditrice, punto e basta!
Perso nei suoi pensieri, andò a sbattere contro una persona che arrivava da
un corridoio affianco al suo.
“Accidenti, ma chi… oh, sei tu Tessa”.
“Sergente Weber, che ci fa in giro a quest’ora?”
“Be, potrei chiederti lo stesso”.
“Mi sono ricordata di dover svolgere alcuni controlli extra in sala comando.
Sa, essere il comandante non significa avere privilegi”.
“Capisco. Io non riuscivo a dormire”.
“Sta pensando a Melissa, vero?”
Kurz non rispose, abbassando lo sguardo.
“Si faccia forza, sergente, sono sicura che risolveremo tutto” lo confortò
Tessa mettendogli una mano sulla spalla.
“Lo spero” rispose Kurz.
Tessa sorrise e se ne andò.
Kurz si rese conto che non poteva passare tutta la notte andando avanti e
indietro per il De Danaan, e decise che avrebbe provato a dormire.
Girandosi per tornare nella sua cuccetta, si accorse che il corridoio da cui
era arrivata Tessa era quello che conduceva alla santabarbara del sottomarino.
“Mah, si vede che aveva davvero parecchio lavoro extra”.
Continua…