Dedico
questa storia a Linda, perchè si merita tutto l'amore del
mondo,
e
soprattutto che nessuno la lasci mai andare.
Colonna sonora QUI
2002
«
Ah, che bello, finalmente in poltrona! Senti che freschino, si sta come
i ragni! »
«
Come i ragni? »
«
Sì, è un detto che ho sentito in Italia, non
è buffo? Si dice quando si sta bene, come i ragni che nel
loro buchino stanno tranquilli e sicuri, al fresco della loro tana.
»
«
Ah. Ma prima o poi dovranno uscire, no? Non possono mica stare
lì per sempre! »
«
Beh... sì, certo, però nel buco stanno meglio,
non ti pare? Se escono magari li ammazzano... invece così
sono al sicuro. E stanno bene. »
***
2013
«
Io torno stasera, Margaret » dichiarò con tono
piatto Cassidy, mentre raccoglieva le chiavi della macchina dal cestino
vicino alla porta.
«
Va bene. A dopo » rispose con altrettanta freddezza Meg,
anche se la sua voce era decisamente meno ferma di quella della madre.
Senza neanche
informare la figlia sull'orario del suo rientro o salutarla con un
cenno della mano, Cassie uscì, chiudendosi la porta alle
spalle con un tonfo sonoro.
Margaret
sospirò, chinando di nuovo la testa sul libro, nascondendo
il volto con i capelli. Accanto a lei, una testa a cespuglio la
osservava sottecchi, cercando di intuire i suoi pensieri.
Meg
alzò gli occhi dalla pagina, e incrociando quelli verdi del
ragazzo, lo fissò interrogativa, cogliendolo di sorpresa e
facendolo arrossire lievemente sulle guance.
«
Scusa » mormorò come colto in flagrante abbassando
la testa, mentre i ricci scuri gli ricadevano sulla fronte. Meg sorrise
senza smettere di osservarlo, e per l'ennesima volta da quando si erano
conosciuti si ritrovò a pensare che non aveva mai visto
capelli così belli in tutta la sua vita.
Scosse la
testa, ridacchiando tra sé di quel pensiero stupido, e
tornò a concentrarsi sulle nozioni di storia che stava
disperatamente tentando di immagazzinare.
Eppure, per quanto tentasse in tutti i modi di prestare attenzione alle
parole che leggeva, sentiva ancora gli occhi di Harry addosso.
E infatti,
quando sollevò nuovamente la testa, lui era lì
che la guardava, ben attento a non farsi notare, fingendo di studiare.
«
Che ne dici di una pausa? » propose la ragazza, sistemandosi
una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Harry annuì timido,
scostandosi appena dal tavolo e appoggiandosi contro lo schienale della
sedia.
«
Ti va un thè? » domandò cordiale Meg,
alzandosi.
Harry
acconsentì con un cenno del capo, mentre l'amica spariva in
direzione della cucina.
Il riccio si
guardò attorno, osservando curioso la casa. I mobili in
legno creavano un'atmosfera piuttosto tranquilla, e su ogni mensola
prendevano posto mille soprammobili diversi. Accanto al televisore,
poi, se ne stava in bella mostra uno stereo, al quale erano accostati
numerosi CD.
Harry si
avvicinò, scorrendo con il dito i nomi degli artisti, e ne
scelse uno.
Lo
inserì nell'apparecchio e premette il tasto play.
Le note si
librarono nell'aria con delicatezza, e sul volto del ragazzo si fece
largo un sorriso.
« E
questa? » all'improvviso una voce femminile ruppe l'incanto,
facendolo voltare.
« Era lì, io... spero non ti dispiaccia
» tentò di giustificarsi, infilando appena le mani
in tasca come faceva sempre quando era a disagio.
«
No, no, affatto. È solo che... non l'avevo mai sentita
» mormorò appoggiando il vassoio con il
thè sul tavolo e avvicinandosi a lui.
Harry la
osservò attentamente; aveva sempre pensato che Margaret
fosse carina, ma in quel momento, mentre il sole calava illuminando il
salotto con un raggio obliquo, Meg era molto più che carina.
Era bellissima.
«
Ti va di ballare? » mormorò Harry porgendole la
mano.
Margaret lo
fissò qualche istante, mentre la sua mano si allungava
istintivamente verso quella di lui, fino a sfiorarne le dita.
Harry la
attirò lentamente verso di sé, posando l'altra
mano sul suo fianco e avvicinandola al suo petto. Meggie sorrise;
nessun ragazzo prima di allora l'aveva trattata così
dolcemente, come se avesse paura di farle male stringendola troppo.
Appoggiò la testa sulla sua spalla, allacciandogli le
braccia dietro al collo e inspirando profondamente.
Profumava di
buono, e la vicinanza con il suo corpo e il calore che emanava fecero
aumentare il suo battito cardiaco.
Harry
appoggiò la guancia contro i capelli della ragazza, mentre
la musica continuava ad andare lenta e il suo cuore iniziava ad
accelerare.
Now
you were standing there right in front of me
I
hold on it’s getting harder to breathe
All
of a sudden these lights are blinding me
I
never noticed how bright they would be
Il sole
calava sempre di più, e riflettendo sul pavimento illuminava
i capelli di Margaret, donando loro un riflesso rossiccio.
Harry non
riusciva a spiegarsi perché il suo cuore stesse facendo le
capriole; non gli era mai successo con nessuna ragazza, anche se era
stato anche più vicino di così a molte di loro.
Eppure, Meg gli donava una sensazione completamente diversa.
I saw in the corner
there is a photograph
No doubt in
my mind it’s a picture of you
It lies there
alone on its bed of broken glass
Guardò
oltre la sua testa, in un angolo, e notò una fotografia.
Anche se era
lontana, riusciva a riconoscere i lunghi capelli della ragazza e il suo
sorriso.
Il vetro era incrinato, e si vedeva che era stato rimesso lì
senza che nessuno si preoccupasse di ripararlo.
«
Cos'è successo alla tua fotografia? »
domandò senza riuscire a tener a freno la lingua. Meggie si
scostò appena dal petto del ragazzo, tenendo gli occhi fissi
a terra.
« Mia madre l'ha fatta cadere » rispose, ma Harry
le leggeva negli occhi che mentiva.
«
L'ha fatta cadere o l'ha buttata in terra? »
domandò in un sussurro.
Per un
istante sperò che la ragazza non l'avesse sentito, ma quando
lei si irrigidì tra le sue braccia, si maledisse per essere
stato così invadente.
«
Scusa, non volevo » si affrettò a scusarsi,
stringendo i denti mentre si dava mentalmente dell'idiota.
Margaret
scosse la testa, senza alzare mai lo sguardo su di lui.
«
No, non importa » rispose in fretta, «
sì, l'ha buttata in terra » ammise, sorridendo
mesta.
« Litighiamo spesso ultimamente »
mormorò con voce sottile, e per un attimo Harry
desiderò farla tacere stringendola in un abbraccio
soffocante. Sapeva che Meg non aveva un buon rapporto con sua madre, ma
non credeva fossero arrivate a tanto.
Quando
l'aveva conosciuta, Margaret non aveva molti amici.
A dire il
vero, esclusa la sua migliore amica Abigail, Harry era l'unico che si
interessasse davvero a lei. Certo, tutti facevano la coda per copiare i
compiti di Spagnolo, ma a parte quello si poteva dire che nessuno le
rivolgesse la parola, a scuola.
A casa, poi,
la situazione non era molto diversa. Sua madre ce l'aveva con lei da un
anno a quella parte perché non sopportava l'idea che volesse
andarsene di casa, appena finito il liceo, e usava qualunque scusa per
farla sentire egoista e ingrata. Meggie non era affatto ingrata, e lo
sapeva bene, ma il fatto che neppure sua madre la appoggiasse la faceva
sentire tremendamente sola. Suo padre, d'altra parte, era sempre fuori
per lavoro, e quando tornava a casa era così stanco che non
avevano mai molto tempo per parlare. Se non altro, però,
almeno lui non la faceva sentire indesiderata. Il fratello di Meg,
Christopher, invece, era anche peggio di sua madre. Utilizzando quella
particolare ironia – e cattiveria - che solo i ragazzini
hanno, si inventava ogni giorno un modo nuovo per offendere la sorella,
senza preoccuparsi affatto della sua reazione.
“ Tanto non puoi farmi
nulla! “ ribadiva ogni volta, e aveva ragione.
Non poteva, o
sua madre l'avrebbe rimproverata un'altra volta.
Era per
quello che Margaret desiderava così tanto andarsene da
Holmes Chapel.
Quella città era troppo piccola e ottusa per lei, le stava
stretta.
Tolta Abby,
non c'era nessuno che la capisse o che almeno provasse a farlo.
Harry la
conosceva da relativamente poco – qualche mese soltanto -, ma
aveva già capito più cose su di lei di quante non
ne avessero capite gli altri in molti anni. Da quando aveva scoperto
che le piaceva cantare – e che era davvero brava a farlo
– l'aveva più volte incoraggiata a coltivare la
sua passione, senza arrendersi né ascoltare le critiche
altrui.
Se adesso Meg
voleva andarsene, si diceva il ragazzo, forse era anche un po' merito
suo.
Lui l'aveva spinta a credere in se stessa, ad avere progetti
più ambiziosi che andassero oltre le mura di quella
città, a sentirsi libera.
Perché
era così che lei si sentiva, ogni volta che Harry le era
vicino.
Libera. In un certo
senso, si poteva dire che l'avesse salvata.
O meglio; che
l'avesse aiutata a salvarsi.
« Sai, mi mancherai quando te ne sarai andata » le
mormorò all'orecchio il riccio, facendole venire brividi
lungo tutto il corpo. Meg sentì le guance imporporarsi, ma
nascose il viso nell'incavo della spalla di lui.
Inspirò
il suo profumo, leggero e delicato come una brezza mattutina, e chiuse
gli occhi.
« Anche tu »
Parlò
così piano che per un attimo pensò che Harry non
l'avesse sentita, ma poi la mano del ragazzo si mosse lungo
la sua schiena, e improvvisamente si trovò faccia a faccia
con lui, che la fissava intensamente negli occhi.
Se glielo
avessero detto, non avrebbe mai creduto che un solo sguardo potesse
farla sentire così nuda, eppure in quel momento si sentiva
come una piuma in balia del vento, preda delle correnti d'aria.
Harry
sbattè le ciglia, lasciando che i suoi occhi castani
riflettessero nel verde delle proprie iridi, e gli angoli delle sue
labbra si incurvarono di qualche millimetro, in un sorriso quasi triste.
I’ll
keep my eyes wide open
Don’t
let me go
‘Cause
I’m tired of feeling alone
La musica
continuava ad andare ed Harry scrutava il volto di Margaret. Sentiva
gli occhi pungergli e il cuore correre all'impazzata, mentre faceva
saltare gli occhi da una parte all'altra del viso della ragazza,
soffermandosi qualche secondo in più sulle labbra,
così rosee e piene che sembrava quasi uno spreco non
baciarle.
A scuola, al
contrario di Meg, lui era sempre stato circondato da persone desiderose
di entrare nella sua cerchia, di farsi vedere in giro con lui.
Aveva un
codazzo infinito di ragazze che gli sbavavano dietro, esattamente come
ci si aspetterebbe da un giocatore di basket, eppure a lui non era mai
interessata nessuna di loro, così come non gli era mai
importato di tutte le persone che si fingevano sue amiche solo per
poter attirare gli sguardi ed avere popolarità.
Si era sempre
sentito come un pesce fuor d'acqua; circondato da persone che fingevano
di interessarsi a lui, in vita sua era riuscito a provare la sensazione
peggiore di tutte: sentirsi solo persino in una stanza affollata.
Poi, un
giorno aveva incontrato Meg. Lei era così diversa dalle
persone che vedeva di solito; timida, silenziosa e davvero davvero
carina.
Aveva quella
bellezza semplice che molti ignoravano, ma che in Harry aveva suscitato
fin da subito una grande attrazione.
L'aveva
osservata a lezione, così impegnata a prendere appunti
cercando di tenere a bada le ciocche di capelli che le ricadevano sul
viso, e aveva subito sentito l'irrefrenabile desiderio di parlarle,
vedere come avrebbe reagito e cosa gli avrebbe detto.
Le prima
volta che le aveva rivolto la parola era arrossita fino alla punta dei
capelli e Harry l'aveva trovata davvero adorabile.
Con il
passare del tempo, poi, aveva scoperto in lei un'amica sincera e una
persona magnifica, della quale si era pian piano invaghito sempre di
più.
Sospettava
che anche per Margaret fosse lo stesso, ma non poteva averne la
certezza.
Lei arrossiva, balbettava e lo guardava di sottecchi, ma nulla di
più. E in quel momento, mentre la teneva stretta tra le
braccia muovendosi a tempo di musica assieme a lei, sentiva dentro di
sé che se lei se ne fosse andata, lui sarebbe tornato ad
essere solo.
Avrebbe
voluto chiederle di rimanere, ma sapeva che non sarebbe stato giusto.
Dopotutto, era stato lui a convincerla che lasciando quella
città avrebbe potuto avere grandi possibilità;
era stato lui a farle credere in se stessa, a supportarla, e se adesso
le avesse chiesto di rimanere, sarebbe stato non solo ipocrita, ma
anche egoista.
I promised one day
I’d bring you back a star
I caught one
and it burned a hole in my hand oh
Seems like
these days I watch you from afar
Just trying
to make you understand
I’ll
keep my eyes wide open yeah
Harry sapeva,
che era giusto così. La guardava negli occhi e sentiva un
buco nel suo cuore allargarsi, ma non poteva parlare.
Non poteva dirle “ non lasciarmi”, non poteva dirle
“ ti amo “.
Non poteva
costringerla a stare con lui, e non poteva rischiare di farla rimanere
lì, per poi farla sentire in trappola, esattamente come si
era sentito lui fino al giorno in cui si erano conosciuti.
«
Sai, prima di conoscere te stavo come i ragni »
La voce di
Margaret lo distolse dai suoi pensieri, cogliendolo di sorpresa.
Aggrottò
le sopracciglia, senza capire il senso di quella frase.
«
Ovvero? »
Lei sorrise,
perfettamente consapevole del fatto che ciò che aveva detto
era piuttosto bizzarro. « È un detto. Quando ero
piccola mio nonno lo diceva sempre. “ Si sta come i
ragni” »
« E
cosa vorrebbe dire? »
«
Me lo chiedevo anche io, all'epoca. Mio nonno diceva che era un modo
per dire che si sta bene. »
Harry
continuava a non capire. « E cosa centra con i ragni?
»
«
Perché i ragni di solito stanno negli angoli freschi, e
specie d'estate, se dici che si sta come i ragni vuol dire che si sta
bene » spiegò Meg, mantenendo le mani allacciate
dietro al collo del ragazzo.
«
È un po' assurda come affermazione, in effetti. Non credo
che i ragni stiano così bene, dopotutto. Sempre costretti a
stare nel loro buco, al buio... staranno anche bene lì
dentro, ma non possono uscire. Non possono essere liberi. Sono
lì, soli soletti... »
Mentre
parlava, la sua voce si affievolì, come se stesse pensando.
E in effetti
era vero; Meg stava pensando.
Pensava che
lei si era sempre sentita esattamente come i ragni del detto di suo
nonno; sola, spaventata da ciò a cui poteva andare incontro
uscendo dal suo buco sicuro, dove stava così bene ma allo
stesso tempo così male.
«
Anche noi eravamo un po' come i ragni, allora »
osservò Harry come se le avesse letto nel pensiero. Lei
abbassò la testa, sempre più pensierosa.
« Già »
Eravamo. Era
merito del caso se si erano trovati, o del destino?
In ogni caso era grazie a quello se adesso Meg aveva trovato la forza
per tentare di uscire dal buco.
Mentre
pensava, sentì la fronte del ragazzo appoggiarsi alla sua, e
il suo respiro più vicino.
Il cuore le
batteva di nuovo all'impazzata, minacciando di uscire dal petto, e
l'unica cosa a cui riusciva a pensare era la vicinanza di Harry e delle
sue labbra.
« Vorrei che tu non dovessi lasciarmi »
mormorò lui con una voce che sembrava sul punto di spezzarsi. « Vorrei
chiederti di non lasciarmi andare » continuò,
chiudendo gli occhi e cercando di trattenere le lacrime.
Margaret
alzò la testa, scostando la fronte dalla sua, e lo
guardò intensamente negli occhi, esattamente come aveva
fatto lui fino a pochi istanti prima.
« Non c'è bisogno che tu lo chieda »
sussurrò, mentre le loro mani si stringevano tra loro, come
se cercassero di essere un salvagente l'uno per l'altro.
Passò
qualche secondo, e a Meg sembrò un'eternità.
Il silenzio avrebbe potuto distruggerla, se Harry non avesse detto
nulla.
Sul volto del
ragazzo si allargò uno splendido sorriso, il più
bello che Meg avesse mai visto. Due fossette lo incorniciavano, e i
suoi occhi verdi sembravano brillare come smeraldi.
I ricci scuri ricadevano leggeri sulla fronte, e più lo
guardava, più le sembrava un angelo.
E lo era; era
il suo
angelo.
Quello che l'aveva salvata, che le era stato vicino fin dall'inizio
senza neanche conoscerla.
L'unico che
l'aveva fatta sentire meno sola.
Harry
lasciò la mano di Meg, spostandola delicatamente alla base
del suo volto, per sollevarle il mento mentre cercava di abbassare lo
sguardo.
La musica
stava finendo, mentre l'ultimo ritornello si ripeteva di nuovo,
più lentamente, e i cuori dei due ragazzi battevano
all'unisono, veloci e liberi come entrambi si sentivano in quel
momento, insieme.
Harry
inclinò la testa, attirando le labbra di Meg verso le sue ed
espirando contro la sua pelle. Lei si alzò in punta di
piedi, cercando di colmare la differenza di altezza, mentre le dita del
ragazzo si intrecciavano ai suoi capelli, alla base della nuca, e con
l'altra mano le stringeva i fianchi, tenendola stretta a sé.
Nella testa
di Margaret mille pensieri si accavallavano, nessuno con un senso
compiuto, i quali venivano poi immediatamente spazzati via dal profumo
di Harry che le penetrava nelle narici, facendole girare la testa.
Non seppe
dire per quanto tempo rimasero così, fermi in mezzo alla
stanza con la musica che faceva loro da sottofondo, mentre le loro
lingue si accarezzavano dolcemente, cercandosi come le loro anime
avevano fatto inconsapevolmente per tanto tempo, ma quando i loro volti
si allontanarono, Meg sentì una morsa allo stomaco, come un
buco che si stava riaprendo subito dopo essere stato riempito.
Di nuovo, il
contatto fra i loro occhi esprimeva più di mille parole.
«
Non lasciarmi andare neanche tu » ripeté a sua
volta lei, mentre i suoi occhi si inumidivano, talmente colmo di
felicità e tristezza era il suo cuore in quel momento.
Harry non
avrebbe mai pensato di sentirle pronunciare quelle parole; era convinto
di essere lui quello terrorizzato all'idea di separarsi dall'unica
ragazza di cui si era mai innamorato, ma a quanto pare si sbagliava.
Quegli occhi,
così profondi e sinceri, lo osservavano come se lo stessero
pregando, e lui avrebbe solo voluto stringerla di nuovo a sé
e giurarle che non l'avrebbe mai lasciata andare, per nessuna ragione
al mondo, ma le parole non gli uscivano.
«
Mai » fu tutto ciò che riuscì a dire,
con voce spezzata dall'emozione.
La vista di Meg si appannò, mentre anche gli occhi di Harry
si facevano lucidi e rossi, come se fosse sul punto di piangere.
«
Ti amo » sussurrò lui, così piano che
per un istante Margaret credette di esserselo immaginato. Eppure, aveva
seguito le sue labbra piene mentre si muovevano, e poteva giurare di
averlo davvero sentito pronunciare quelle due parole.
E poi, anche
se fosse stata solamente la sua immaginazione, si diceva, le andava
benissimo così. Nessun sogno sarebbe potuto essere migliore
di quello.
« Ti amo » ripetè, un secondo prima che
Harry facesse scontrare nuovamente e con più veemenza le
labbra di Meg con le sue, calde e morbide.
Don’t
let me
'Cause
I'm tired of feeling alone
Don’t
let me go
‘Cause
I’m tired of sleeping alone...
No, non si
sarebbero lasciati andare. Nessuno dei due avrebbe lasciato l'altro,
perché entrambi si erano trovati in mezzo alla folla, in
silenzio, stretti a loro stessi in un angolo, e si erano salvati a
vicenda.
E anche se un
giorno, molto presto, Margaret se ne sarebbe andata, sarebbe stato
uguale. Loro lo sapevano bene; le distanze non le fanno i chilometri,
ma i cuori.
E i loro, ormai, erano legati.
Non sarebbero
stati soli mai più.
Mai
più.
Note autore_
Solo poche parole
stavolta, giuro.
Questa OS
è nata come un regalo, ed è questo che
rimarrà.
Un regalo ad una
persona speciale che mi sostiene e mi sopporta, e senza il cui aiuto
non saprei davvero come fare, certe volte.
Lei è la
bellissima ragazza che vedete nel fotomontaggio qui sopra, e
sinceramente, non per fare preferenze, ma devo dire che io li trovo
incredibilmente carini, insieme, lei e Harry.
Ti auguro tutta la
felicità del mondo, e spero che questa storia ti sia
piaciuta Lilly.
Ti voglio bene.
Un bacio, El.
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