(Sweet) Haunted Home
(Sweet) Haunted Home
Eccomi qui, al capezzale del mio vecchio letto in ottone.
Sono arrivata al capolinea della mia bizzarra esistenza.
Sono sola, in questa vecchia casa; Nessuno dei miei parenti è qui per
assistere all'imminente dipartita di questa eccentrica vecchietta.
A dir la verità, non sono davvero sola,
ma andiamo con ordine.
La mia vita è sempre stata legata a questa abitazione.
La nostra famiglia vi abita da diverse generazioni. Proprio come me, i
miei parenti hanno, anche loro, trascorso le loro esistenze qua dentro.
Vi sono nati, vi sono vissuti e, almeno quelli più vecchi di me, alla
fine vi sono morti.
Anche se forse, in quest'ultimo caso, non è del tutto esatto.
Sono consapevole della dimora dove vivo: qualsiasi persona può
facilmente documentarsi su di essa.
Le leggende sinistre, i fatti di sangue che caratterizzano la sua
storia sono ben note.
Queste
da sole sono state già sufficienti a gettare su di essa la sinistra
fama di casa maledetta. tale da far desistere chiunque dall'abitarvi.
Tranne la mia famiglia.
Ma c'è dell'altro, la cosa più importante: il fatto che il termine
"casa maledetta" sia tutt'altro che una semplice diceria.
Insomma, credeteci o meno, questa casa è stregata, sì, proprio come
quelle dei film del terrore, o nei Luna Park dove le coppiette vanno
per farsi spaventare.
Presenze inquietanti, oggetti che si muovono da soli, lamenti,
scalpiccii, tonfi, fino ad arrivare a sangue che cola da pareti e
rubinetti, spettri che si aggirano in pena per le stanze abbandonate,
porte che cigolano sinistramente e poi sbattono con violenza, e tutto
ciò che potreste immaginarvi di trovare in un film del genere: tutto
questo in casa mia c'è.
Hanno dibattuto a decine su questa casa. Hanno scavato. in mezzo ai
libri, nel suo passato, e anche in mezzo al terriccio, nelle sue
fondamenta.
Sono venuti fantasmologi - chissà se si chiamano così - studiosi di
parapsicologia e paranormale, esorcisti, anche preti.
La cosa buona è che i piazzisti o i Testimoni di Geova raramente si
fermavano - almeno quello.
La gente quando passa davanti a casa mia si fa il segno della croce.
Cosa buffa, dal momento che gente del genere si fa il segno della croce
davanti a Dio
come davanti al Diavolo.
La gente si spaventa e mormora di figure misteriose che si intravedono
davanti alla finestra - ma potevo benissimo essere io, almeno quando
ero ancora in forze.
Uno ad uno, esasperati, i miei parenti più prossimi hanno cominciato ad
andarsene. O con la morte (ma in genere fuori da questa casa), o con le
valigie.
Li guardavo stupiti: mi confessavano di non poterne più di quelle
presenze che turbavano le loro esistenze.
Io forse, essendoci cresciuta, ormai non ci facevo caso più di tanto.
Anche perché, a dispetto di tutti i misteri che si raccontavano di
quella casa, nessuno ha mai rischiato davvero la vita durante la mia
esistenza.
Forse mia nuora, quando cadde dalla tromba principale delle scale: se
la cavò con due mesi di gesso, e continua ancora a dire che qualche
uomo invisibile l'aveva spinta. Tralasciando il fatto che la
sconsiderata era senza
occhiali, e lei non vede a più due metri, senza.
Se ne sono andati tutti: hanno cercato di portare via anche me, per
rinchiudermi in una più normale (per loro, non per me) casa di riposo
per vecchi.
Ho rifiutato, più e più volte, sono stata sempre irremovibile: è la
casa dove sono cresciuta con i miei, perché dovevo andarmene?
Mi hanno
dato dell'eccentrica, della pazza, e alla fine hanno rinunciato e
lasciato al mio destino, profetizzando che me ne sarei pentita e che
alla fine sarei stata vittima di questa casa.
Ma come dicevo prima, loro in fondo non avevano torto: questa casa è
davvero stregata.
E confesso che le prime notti da sola in questa casa, quando anche il
mio amato figlio se ne andò, furono un vero incubo.
Presi coscienza di essere stata abbandonata dai vivi, per rimanere nel
regno dei morti.
Eppure, affrontando esperienze che forse avrebbero reso pazze le
persone normali, trovai che questa casa non è poi così male.
Semplicemente perché questa è casa mia, e ci abitano ancora i miei parenti più cari.
Come quella notte che sentii una musica di pianoforte provenire
dall'attico. Armata di una lampada e di tanto terrore andai sopra a
controllare.
Come potete intuire, erano i tasti del pianoforte che si muovevano,
premuti da dita invisibili. Ma c'era un qualcosa in quella melodia che
mi fece attenuare la paura, coprendola con un denso strato di nostalgia.
La zia Elizabeth, morta di tisi in giovane età.
Era una provetta
pianista, e mia madre mi raccontava spesso di come lei amasse
intrattenersi al piano per allietare il mio sonno di neonata.
Liz, la sorella di mia madre, che scomparve troppo presto per potermela
ricordare.
Fu forse la prima volta che facemmo di
nuovo conoscenza.
O ancora il vecchio Bisnonno Mark, con i suoi lontani cugini Joseph,
Mary Lou e Agatha. Tutti sepolti nel cimitero di famiglia (sì, ne
abbiamo uno).
Eppure la tomba non li fermava. Forse colpiti da qualche maledizione
legata a questa magione, ogni notte di luna piena i loro cadaveri
uscivano dalle loro
tombe e vagavano gemendo per il giardino.
Penso che chiunque scapperebbe o, come va di moda al giorno d'oggi, li
centrerebbe in pieno cranio con un fucile da caccia.
Ma io sono sempre stata contro la violenza e soprattutto, l'incontro
con lo spettro di Zia Liz aveva cambiato completamente il mio punto di
vista.
Un giorno capitò che gli zombie (li chiamano così, vero?) entrassero in
casa. Mi ero
preparata una tisana notturna per via della mia insonnia. Loro
entrarono, barcollando e gemendo. Nel vederli lanciai ovviamente un
urlo di spavento. Loro, nel guardarmi, parvero confusi, e si guardarono
attorno.
Videro il tavolino con la teiera, e stranamente, forse memori delle
loro abitudini di quand'erano in vita, si sedettero educatamente su due
poltroncine e un divanetto, in attesa.
Incuriosita da questo comportamento, provai a prendere alcune tazzine
dalla credenza, e a posarle sul tavolino.
Ci
credereste? Ci sono voluti diversi tentativi, educare degli zombie è un
po' come educare dei bambini, ma adesso i miei amati antenati non morti
sono un appuntamento fisso per il te di mezzanotte di ogni notte di
Luna piena.
Ho provveduto anche a far disotterrare le bare per trasferirle nello
scantinato, con la scusa di adibirlo a cripta.
La vera scusa era che ero stufa di avere sempre le poltroncine sporche
di terriccio!
Ma vi chiederete, a parte il prendermi come una visionaria: come se la
può cavare una vecchietta tutta sola in una casa? Stregata, poi!
Tutto merito del mio poltergeist di fiducia.
Lui non è visibile, ma è
capace di battere con la macchina per scrivere, un po' come fa Liz con
il pianoforte. Si è presentato scrivendo una lettera di presentazione.
Archibald Smith, defunto maggiordomo del Duca di Birmingham, mio
trisavolo.
Legato a questa casa, si occupa delle faccende domestiche. I famosi
oggetti che si spostano da soli sono opera sua, durante le sue mansioni
domestiche notturne.
E ne avrei ancora da presentarvi!
Solo che sento avvicinarsi il freddo alito della morte, non mi resta
più molto tempo.
Ma non sono triste, né mi sento sola.
Anche se materialmente non c'è nessuno accanto a me, sento le presenze
di tutti i miei antenati.
Tutte le presenze di questa casa, non persone vive che ti piangono per
poi aspettare la tua dipartita, e presentarsi dal notaio come Iene per
spolpare l'eredità.
Nessuno di loro è qui per dirmi addio: anzi, per dirla in modo
classico, "la morte è solo l'inizio".
A morire è solo questo corpo rattrappito, questo bozzolo di ossa e
muscoli flaccidi.
Presto rinascerò come una agile farfalla dalle ali eteree, e mi unirò
alla vera e unica famiglia che mi abbia voluto bene.
Per questo non sono triste, non mi sento sola.
Ed a voi lettori dedico questo mio ultimo pensiero, dal momento che
siete stati così gentili a partecipare all'ultima gioia di questa
eccentrica vecchietta.
Sento le palpebre farsi pesanti, il respiro sempre più lento e faticoso.
Ma questo ovviamente non è un addio.
Se verrete mai in questa casa, ed avvertirete qualcosa a cui la vostra
razionalità non è abituata, non spaventatevi, per favore.
Se riuscirete a superare la diffidenza, la paura, il terrore per lo
sconosciuto, sarò ben felice, insieme ai miei familiari dell'altra parte, di fare la vostra
conoscenza e di stringere con voi una duratura amicizia.
Affettuosamente Vostra
Amy Jhonstone
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