Nobody's home.

di queerzay
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Prologo


Alice, diciotto anni, un'esistenza insignificante e tanti, troppi sogni.
Sogni, segni.
Se ci fate caso in queste due parole cambia soltanto una stupidissima vocale.
Una lettera e cambia tutto.
Sogni impossibili e segni invisibili.
Segni invisibili, impressi sotto la pelle e non sopra, come va di moda adesso.
Lei non si taglia, lei non è anoressica, lei non è depressa.
E' soltanto triste.
E persa.
Persa nella sua testa.
Non c'è un posto per lei.
Non per i suoi pensieri, i suoi sogni e i suoi segni.


Louis, ventuno anni, un'esistenza insignificante e tante, troppe delusioni.
Delusioni, illusioni.
Incredibile come queste due parole siano così simili, così collegate.
Due lettere e cambia tutto, soltanto sue.
Delusioni amare e illusioni incantevoli.
Incantevole, come una vita non vissuta, le tazze di thè la domenica pomeriggio e i libri.
Come lui, come lo definiscono le altre persone.
Un ragazzo incantevole.
Ma sotto quel ragazzo incantevole, sotto le battute acute, le osservazioni ciniche, la voce acida, c'è altro.
C'è tristezza, solitudine, rimorso.
Louis è un numero primo.
Non è divisibile, se non per se stesso e per uno.
Non ha ancora trovato il suo uno.




                                                                                                                                                      -



Hey.
Non chiedetemi da cosa mi sia saltata fuori questa roba qua sopra.
Non credo nemmeno si possa chiamare prologo.
La verità è che ho bisogno di scriverlo, poco importa se nessuno lo leggerà.
Ne ho bisogno io.
Il titolo è ispirato alla canzone di avril lavigne, che sto ascoltando ora, all'1:26.
Fatto sta che mi ha spronato a scrivere questo.
E lo pubblico, ha.
Scusate, so che è uno schifo, ma pace.
Ciao :3


 











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