La porta si chiude con uno scatto
sonoro e ti lasci cadere sul divano, sospirando.
Adie starà fuori tutto il pomeriggio a
fare shopping con un'amica. È la prima volta che esce di casa, dopo
il parto.
Già, il parto.
Sono passati sette giorni e ancora
rabbrividisci al ricordo di tutto quel sangue.
Porca miseria. Perchè hai deciso di
entrare in sala parto?
Alla fine ti sei comunque perso la
nascita di tuo figlio Joey, visto che sei svenuto e sei crollato sul
pavimento come una pera.
Nessuno ha badato a te, erano tutti
occupati ad assistere tua moglie, e sei rimasto disteso a terra privo
di conoscenza per una decina di minuti, intralciando il passaggio dei
medici.
Qualcuno ti ha anche urtato più volte.
Ahi.
Uhm, in effetti non è stata una grande
idea. Ma del resto quand'è stata l'ultima volta che hai avuto una
buona idea? Uhm... Ah! Lo sai! Ieri mattina! Sei andato a fare la
spesa e al ritorno ti sei anche ricordato di mettere il latte in
frigo.
Ecco, la tua ultima buona idea.
Scuoti la testa e sospiri.
Questo pomeriggio ti tocca fare il
baby-sitter... ehm, no, ti tocca fare il genitore, visto che
il bambino è tuo.
Joey dorme beato nella culla di fianco
al divano.
Lo osservi con timore. Perchè dovresti
avere paura di un neonato? Non lo sai neanche tu, ma non sei per
niente tranquillo.
Passi i primi dieci minuti a fissarlo,
poi decidi di fare qualcosa perchè ti stai annoiando a morte.
Accendi la televisione a volume
bassissimo.
Ah, cazzo, troppo basso! Non senti
niente.
Alzi leggermente e sbirci Joey, che non
muove un muscolo.
Tiri un sospiro di sollievo e ti metti
a guardare un documentario sulle tigri.
Che merda.
Cinque minuti dopo ti rendi conto che
non ti interessa proprio.
Ripassi mentalmente tutte le attività
che ti piace fare per trovarne una adatta alla situazione.
Ah! Ce l'hai! Suonare la chitarra!
No Billie, non va decisamente bene con
un neonato che ti dorme accanto!
Massì, andrà benissimo, terrai il
volume così basso che non se ne accorgerà nemmeno.
Colleghi Blue all'amplificatore e inizi
a strimpellarla.
Ci prendi gusto e alzi leggermente il
volume.... ah! Troppo.
Joey apre gli occhi e inizia a
strillare.
“Cazzo!” dici tra te e te.
E ora cosa fai? Non sai nemmeno come
prenderlo in braccio, di solito ti aiuta Adrienne, ma lei ora non
c'è...
“Billie, chiamami se ci sono
problemi, d'accordo?”. Ti ritornano in mente le sue parole.
E già, eccome se ci sono problemi.
Joey strilla come un'aquila e non sai
nemmeno come fare a sollevarlo.
Provi per un attimo a improvvisare una
ninna-nanna con la chitarra elettrica, ma senza risultato.
Il pianto aumenta.
Perchè non gli piace la tua musica?
Insomma, è tuo figlio, per la miseria! Dovrebbe mostrarti almeno un
po' di gratitudine per averlo messo al mondo.
Sì, ma in questo momento ti sta
distruggendo i timpani, quindi afferri il cellulare in preda al
panico.
“Adie!”.
“Billie, che c'è?”.
“Joey... lui... io... non so come
prenderlo, Adie! Come cazzo lo sollevo? Piange!”.
Adrienne ride. “Prendilo da sotto le
spalle e sollevalo dolcemente... attento alla testa”.
“Adie... ti prego torna a casa!”.
“Torno a casa perchè non sai come
sollevare tuo figlio? Imparerai a fare il padre, Billie!”.
Riattacca.
Oh, no.
Joey strilla e si contorce di fronte a
te e non sai se provare pietà, orrore, tenerezza o paura.
Lo sollevi delicatamente mentre
sgambetta tra le tue braccia.
“E sta' fermo, cazzo!”.
Metti prontamente una mano dietro alla
testa prima che vada all'indietro.
Uhm, ce l'hai fatta.
Un punto per te, Billie Joe!
Lo avvicini al petto e cominci a
cullarlo.
Oh, sembra andare meglio.
Improvvisamente ti ricordi che esiste
quella comunissima cosa chiamata ciuccio che serve per
soffocare senza ritegno le urla dei neonati.
Ciuccio! Perchè non ci hai pensato
prima?
Afferri l'oggetto dalla culla e senza
troppi complimenti lo ficchi in bocca a Joey che lo accetta di buon
grado e inizia a succhiare all'istante.
Grazie al cielo.
Non fai in tempo a rilassarti che già
lo ha sputato e ha ripreso a strillare.
“Che cazzo c'è, adesso?” ti
chiedi, in preda al panico.
Fai la prima cosa che ti viene in
mente. Afferri il telefono e chiami Mike. Non ha esperienze con i
bambini, ma almeno potrà supportarti moralmente. Non puoi chiamare
di nuovo tua moglie, ti farebbe a pezzettini e ti cuocerebbe nel
forno a 180°, per due ore e mezza. E tu non vuoi. Decisamente no.
“Mike! Oh Mike, ti prego devi venire
qui ora” lo supplichi e in meno di un quarto d'ora il tuo migliore
amico è alla porta.
“Grazie a Dio! Sei qui!” gridi,
“Tieni qua” continui, piantandogli in braccio un Joey disperato
che non sei ancora riuscito a calmare.
“Oh! È arrivato lo zio Miiiiiike! Ci
pensa lui a salvarti da quell'incapace di papà” ridacchia,
afferrandolo. In tutta risposta il bambino sgambetta più velocemente
e strilla più forte.
“Woah, é agitato il signorino, eh?”
aggiunge Mike, rivolto al bebè.
“Mike non so che cazzo fare!”.
“Uhm...” sospira, pensieroso.
Ma come fa ad essere così calmo? Forse
perchè non è figlio suo.
Il suo volto si illumina all'improvviso
come se avesse avuto la più intelligente delle idee; “Diamogli da
mangiare!” dice.
“Tu... dici?” chiedi titubante.
“Ma certo! Io avrei fame se fossi in
lui...”.
“D'accordo... che preparo?”.
“Toast con salame! Billie che cazzo
vuoi preparare? È un neonato! Ma dico, dove sei stato in questi
sette giorni? Dio solo sa cosa ti dice la testa!”.
Ah è vero, latte. A dire il vero Adie
ti ha anche spiegato come fare a prepararlo... ma eri ubriaco e non
ci hai capito un cazzo. O forse non hai ascoltato per niente.
“Ah sì” dici, “E' quella polvere
lì...”. Indichi un contenitore raffigurante un bebè, appoggiato
di fianco al lavandino.
Polvere. Uhm. Per un secondo pensi che
potresti provare a farti di quella roba, ma ricacci indietro
quell'idea malsana all'istante. Grazie a Dio Mike non sa leggerti nel
pensiero.
“Bene, preparalo!” dice Mike
invitandoti a darti una mossa, visto che Joey è in braccio a lui e
non ha ancora smesso di strillare.
“Eh, non mettermi fretta, porca
puttana!” ribatti, indignato. È già difficile accendere un
fornello, figuriamoci preparare del latte in polvere per bambini...
sotto pressione.
Inizi a leggere sulla confezione e
scopri che non è poi così complicato. Acqua calda, polvere,
scaldare il biberon.
Venti minuti dopo, sì, venti perchè
hai sbagliato due volte e hai dovuto buttare tutto, avviti la
tettarella sul biberon e lo passi a Mike.
Sei sfiancato. Come fa lui a sopportare
le urla di tuo figlio?
“Ehi Billie, questo qui diventerà
sicuramente una leggenda del rock” commenta dopo una serie di
strilli disumani.
Alzi gli occhi al cielo e gli passi il
biberon.
“D'accordo” dice Mike e fa per
infilarglielo in bocca, ma poi si ferma.
“Che c'è ora?” chiedi.
“E se... e se fosse troppo caldo?”.
Oh, cazzo, ha ragione! Perchè non ci
hai pensato?
“Be'” dici, “Io non lo assaggio”.
Fosse la polvere asciutta potresti
anche pensarci, ma tutta annacquata in questo modo... non se ne parla
proprio!
“Provalo sulla pelle” suggerisce.
Uhm, buona idea.
“AAAAAH!” urli non appena una
goccia di latte viene a contatto con il palmo della tua mano.
Mike scoppia a ridere, “Scotta un
po'?” chiede.
“Coglione!”.
“Coglione io? Chi era quello che
voleva infilarlo direttamente in bocca a Joey? Ti immagini la sua
gola a quest'ora? Gli avresti rovinato la sua futura carriera da
rockstar. O forse gli sarebbe venuta la voce tipo quella del tizio
degli AC/DC, hai presente?”.
Sogghigni.
“Sì, forse hai ragione... lasciamolo
raffreddare” commenti.
Cinque minuti dopo Joey se ne sta buono
buono e beve dal biberon tra le braccia di Mike.
Grazie al cielo ha smesso di piangere,
non ne potevi più.
“Finito!” dice Mike quando il
biberon è ormai vuoto, e te lo passa.
Lo lanci nel lavandino, incurante.
“Bè, ora che si fa?” chiedi.
“Ora potremmo.... ah! I neonati
devono fare il ruttino” risponde Mike.
Oddio, ma come fa lui ad essere così
informato? Magari fa il mammo ai figli di qualcun altro, nel tempo
libero. Glielo chiederai, prima o poi.
“Mike, io...” farfugli.
“Ah no, questo lo fai tu!” dice, e
ti rifila tra le braccia il fagottino caldo che è tuo figlio.
Lo appoggi alla tua spalla.
“Forza, che aspetti?”.
Lo guardi con aria interrogativa, “Che
devo fare?”.
“Battergli dolcemente la schiena,
coglione”.
Oh! “Mike, senti... non è che magari
lo vuoi adottare? È gratis e puoi portartelo a casa anche subito, se
ti va...” proponi.
Mike ridacchia.
Cominci a battergli delicatamente una
mano sulla schiena, fino a che qualcosa di bianco, bagnato e viscido
ti macchia la manica della maglietta...
“AH! Oddio, Mike! Prendilo tu, ti
prego! Porca puttana! Cazzo! Oh no, che schifo, cazzo!”.
Allontani tuo figli da te di qualche
centimetro e guardi la tua fantastica maglietta nera dei Ramones per
valutare i danni.
Merda, ti ha vomitato sulla spalla.
Mike afferra Joey dolcemente, ti guarda
e ride.
Lo inchiodi con sguardo omicida.
“Succede” afferma come per
giustificarsi.
“TU! TU SAPEVI CHE SAREBBE SUCCESSO!
PER QUESTO L'HAI FATTO FARE A ME!” gridi, mentre Mike fa di tutto
per cercare di rimanere serio.
“Vai a cambiarti, BJ” dice, con un
sorrisetto malizioso, “Bado io al marmocchio”.
“Sai che faccio al marmocchio, ora?
Lo chiudo nella custodia rigida della chitarra e ce lo lascio finchè
non torna sua madre!” sbraiti. Sei fuori di te.
Corri di sopra, cerchi una maglietta
pulita e te la cambi, gettando quella sporca nel lavandino.
“Toc toc” dice Mike, comparendo
alla porta del bagno con Joey tra le braccia.
“Che cazzo c'è, ora?”.
“Tuo figlio ha bisogno di un rapido
cambio di pannolino”.
Oh no. Basta, non ne puoi più. Anche i
pannolini no.
“Senti, Mike, perchè non lo fai tu?
Sono stanco, sono notti che non dormo perchè lui” e indichi tuo
figlio con il dito, “Continua a piangere, sono stufo marcio... e in
più mi ha appena vomitato sulla mia maglietta preferita!”.
Mike si stringe nelle spalle. “Che ti
aspettavi? Pensavi che tuo figlio neonato rimanesse ad ascoltare la
tua musica per ore e poi si complimentasse con te?” scuote la
testa, “E poi no, te lo cambi tu”.
Ti passa Joey e tu lo prendi come se
fosse qualcosa di terribilmente pericoloso. Come se fosse una bomba
pronta ad esploderti in braccio, ecco.
Oh cazzo.
Respira.
Lo adagi sul fasciatoio e ripassi
mentalmente le operazioni che devi fare.
Aspetta, ma... tu non sai quello che
devi fare. Non hai mai cambiato un pannolino in vita tua. Insomma,
non è una cosa da maschi!
“Mike, io non credo di esserne
capace” sussurri, sperando che a lui venga una brillante idea,
visto che sembra così esperto.
Lui si stringe nelle spalle, “Nemmeno
io. Cazzo, mi dispiace, non so nulla di come...”.
Oh no.
“Merda!” sbotti, prima che la
lampadina si illumini a te.
'Il manuale del bravo genitore'
sul comodino di Adrienne è la soluzione ai tuoi problemi.
“Mike! Aspetta qua con lui!” dici,
e corri in camera a prendere il libro.
È come un'enorme enciclopedia per
genitori impediti.
Torni in bagno sfogliandolo alla
ricerca di risposte.
Oh! Sezione “Come cambiare un
pannolino”! Esiste! E ci sono pure le immagini! Ti senti
potente.
Inizi a spogliare Joey come indicato
nel libro, sotto lo sguardo ammirato di Mike, che si ritrae
leggermente non appena slacci il pannolino.
“Oddio” dici e non sai se correre a
vomitare o metterti a ridere.
“Mike.Dammi.Una.Salviettina.”
sussurri in preda al panico.
Mike ti guarda con orrore e poi allunga
il braccio nella tua direzione, stringendo una salviettina umida.
Senza guardare troppo perchè ti fa
eccessivamente schifo, fai il meglio che puoi con la salviettina,
poi, sempre secondo quanto dice il libro, immergi Joey nell'acqua del
lavandino e inizi a lavarlo.
Dio, quanto ti fa schifo.
Oaky che è tuo figlio, però... è pur
sempre merda, ecco.
Dopo quintali di sapone, schiuma, acqua
e uno sforzo disumano, distendi tuo figlio, finalmente pulito, sul
fasciatoio.
“D'accordo, ora..” dici, sfogliando
il libro.
Mike intanto continua a fare le facce a
Joey, che sembra divertito.
Sbuffi. Perchè non ti aiuta invece di
fare il cretino?!
“Okay, devo infilarti questo coso”
dici, prendendo un pannolino nuovo dal pacchetto.
Lo apri e lo distendi, e solo in quel
momento ti rendi conto che non capisci quale sia il davanti e quale
il dietro.
Dall'immagine del libro sembrano
identici. E anche nella realtà non scherzano. Perchè diavolo non
hai guardato come era messo il pannolino che gli hai levato prima?
Sei proprio ritardato. Se non avessi
lasciato la scuola saresti ancora nella stessa classe, dopo averla
ripetuta una cinquantina di volte.
Sbuffi.
“Mike! Come cazzo si fa con questi?”
dici, sventolandogli sotto il naso il pannolino appena aperto.
“Oh... uhm... il davanti va davanti
mentre il dietro va dietro, elementare, Billie” risponde con
disinvoltura.
“Ah ah” ridacchi sarcastico, “Il
davanti e il dietro sono identici” concludi, osservando con
disgusto i terribili disegnini stampati sul tessuto.
“Allora non importa. Mettiglielo a
caso. Tanto che cazzo te ne frega?!”.
Mike ha ragione. Che cazzo te ne frega?
È lui che lo deve indossare, mica tu!
Adagi Joey sul pannolino aperto,
cospargi con del borotalco, MOLTO borotalco, e poi chiudi, con gli
adesivi colorati che tanto ti fanno venire il voltastomaco.
Rivesti tuo figlio infilandogli la
tutina a righe e lo sollevi, contemplando soddisfatto la tua opera.
“Complimenti, BJ” dice Mike,
facendoti l'occhiolino.
Sorridi.
“Porca puttana! Sono le sei! Devo
andare a casa!” aggiunge poi, guardando l'orologio.
“Le sei? Davvero?”. Il pomeriggio è
volato.
Accompagni Mike alla porta.
“Grazie mille, cazzone” lo
ringrazi. Senza di lui... tu saresti stato nella merda. E ci saresti
dentro fino al collo anche adesso.
Da solo non ti saresti nemmeno
ricordato che tuo figlio deve mangiare, ogni tanto.
“Figurati! Chiama quando vuoi! Joey è
un tenerone!” dice, rivolgendogli un sorrisetto, “Sai che ti
somiglia?”.
“Lo so, anch'io sono un tenerone!”
ironizzi.
“Non in quel senso”.
“Ciao Mike, credo di amarti”
ridacchi mentre si allontana.
Chiudi la porta e rimani solo con Joey
tra le braccia.
Finalmente è tranquillo.
Ti siedi sul divano, sei stanchissimo.
Fai appena in tempo a chiudere gli
occhi che la porta si apre.
“Come stanno i miei uomini?” chiede
Adrienne, entrando in casa e stringendo tra le mani una decina di
sacchetti di varie dimensioni.
Sorridi, sfinito.
“Benissimo. È andata alla grande”.
“Davvero?” sembra sorpresa.
“Certo! Che ti aspettavi? Sono un
professionista con i bambini!”.
Angolo autore
Uhm, davvero, BJ? Io non direi!
Dunque, sono tornata con la mia solita
ondata di demenzialità(?)!! Contenti?
Vi dico solo che ridevo come una
cretina mentre scrivevo questa OS perchè mi focalizzavo l'immagine
di Billie incapace di badare ad un neonato. Avete capito come sono
messa male? Lol.
Se vi va di lasciare una recensione per
farmi sapere cosa ne pensate (e anche per consigliarmi di andare da
un bravo specialista) mi fa solo piacere! :)
A presto!
BrutalLove xx
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