Someone to cry about

di Nimue_
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p0j Note: piccola storia che si ambienta alla fine di Città di Ossa, dopo che Magnus ha curato Alec dal veleno di Abbadon. Ci sono spoiler sull'identità di Fratello Zaccaria, perché ho provato a immaginare la sua reazione davanti alla somiglianza tra Alec e voi-sapete-chi.

Someone to cry about

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C'erano solo loro due nell'Infermeria dell'Istituto, in silenzio davanti al capezzale di Alec. Lei e Fratello Zaccaria - uno dei Silenti - erano gli unici rimasti alla luce tremula di qualche candela, ma Isabelle lo preferiva.
Era troppo sconvolta per potersi confidare con qualcuno, però, allo stesso tempo, la solitudine la spaventava: senza nessuno accanto, gli incubi l'avrebbero tormentata perfino da sveglia, ricordandole che fino a qualche ora prima la vita di Alec era rimasta appesa ad un filo.
Si lasciò scivolare sul pavimento gelido con le ginocchia rannicchiate contro il corpo, poi alzò lo sguardo sul Cacciatore incappucciato.
Fratello Zaccaria, al contrario di tutti gli altri passati per quella stanza, non aveva mai proferito parola. Era rimasto immobile dietro il suo muro di riflessioni, senza fare alcun rumore, limitandosi ad assistere suo fratello da vicino. Conosceva il valore del silenzio, sapeva quanto fosse prezioso; non lo avrebbe sprecato per frasi fatte, inutili e scontate, che di certo non l'avrebbero confortata.
Isabelle strinse una mano attorno al rubino che le pendeva sul petto, sollevata dalla sua familiarità e dalla sua fredda superficie a contatto con il palmo sudato. Lanciò un'occhiata nervosa all'orologio dall'altra parte dell'Infermeria, trattenendo il fiato: Magnus Bane, la cui magia aleggiava attorno a suo fratello, aveva tracciato un cerchio energetico che tratteneva Alec in una sorta di stato comatoso, ma aveva promesso che l'incantesimo sarebbe svanito da solo dopo un paio di ore.
L'orologio scoccò le nove e Isabelle si alzò in piedi, trattenendo il fiato.
Svegliati, Alec, ti prego. Svegliati.
Perfino Fratello Zaccaria sembrava sulle spine, con le dita affusolate artigliate sul divisorio del letto. Iniziò a recitare un'antica cantilena a bassa voce, ma Isabelle era troppo nervosa per riuscire a capire di cosa si trattasse.
Improvvisamente gli occhi del cacciatore si spalancarono sul suo viso. Il contrasto che la sua pelle diafana creava con quel blu era tale da far sembrare Alec una creatura irreale. Shadowhunter, pensò, per metà angelo e per metà umano. La metà divina di suo fratello, in quel momento, predominava.
Il ragazzo rivolse un'occhiata confusa al Fratello Silente, cercando disperatamente di metterlo a fuoco. Prima che potesse farlo, però, accadde qualcosa.
In futuro Isabelle lo avrebbe raccontato decine di volte, seduta al tavolino del Taki's con una tazza di caffè in mano, ma nessuno le avrebbe creduto.
Fratello Zaccaria barcollò all'indietro fin quasi a cadere, una mano a stringersi la spalla e gli occhi neri atterriti. Era la prima volta che Isabelle riusciva a vederli.
Will?
Il suono della sua voce penetrò nella mente di Isabelle per errore, e fu tanto acuto, triste e improvviso, da ricordarle quello di una corda di violino che si tendeva fino a spezzarsi.
William?
Alec riabbassò le palpebre, troppo esausto per tenerle aperte, e Isabelle intervenne. Sgattaiolò al fianco di Fratello Zaccaria, stordita, tendendogli una mano per aiutarlo, ma lui sembrò non vederla nemmeno. Continuava a tenersi forte il braccio, quasi vi fosse una runa sanguinante impressa nella sua carne eternamente giovane e sfigurata.
- Il nome di mio fratello è Alexander, - gli disse sottovoce, schiudendo appena le labbra.
Fratello Zaccaria sgusciò fuori  dall'Infermeria senza guardarsi indietro, sbattendo la porta con gesti che mancavano della classica calma etera dei Silenti. Poco dopo, Isabelle sentì il suono di una carrozza che si allontanava verso la Città di Ossa.
Fu la voce impastata di Alec, passato qualche minuto, a rompere il silenzio.

- Izzy, che cosa è successo?
Lei gli sorrise debolmente, con il labbro che tremava per la consapevolezza di aver assistito a qualcosa di straordinariamente inconsueto, nella sua malinconia.
- Tra le altre cose, intendi?
Si avvicinò per intrecciare le dita alle sue, con i lunghi capelli neri che le accarezzavano le spalle, quasi a fondersi con i marchi angelici che vi erano disegnati sopra.
- Credo che tu abbia fatto piangere un fratello Silente, Alec.
- Cosa?
Il respiro del Cacciatore era regolare e quieto, ma la sua voce affaticata tradiva una certa sorpresa.
- I fratelli Silenti non hanno occhi per le lacrime, loro non piangono, - si giustificò. 
Si può piangere in tanti modi, fratello.
- Fratello Zaccaria può farlo. Lui può piangere.
- Come ci è riuscito?
Ripensò a come lei stessa aveva passato le ore precedenti, nel terrore che Alec potesse lasciarla per sempre: il viso nascosto tra le mani, i singhiozzi che scuotevano il suo corpo magro, le lacrime che sembravano acido quando le scioglievano il mascara.
In un certo senso, lei e Fratello Zaccaria non erano poi così diversi.
- Suppongo che abbia qualcuno per cui farlo, - concluse.
Lo baciò sulla fronte. 
- Qualcuno per cui piangere.


Angolo autrice: ebbene sì, Fratello Zaccaria è il mio adorato Jem. L'accostamento di questo personaggi è strano, ma Isabelle è così forte, ma allo stesso tempo fragile, che in un certo senso mi ricorda James. Sono diversi, ma farebbero di tutto per proteggere le persone che amano. Inoltre sappiamo che Alec somiglia moltissimo a Will. Il fatto che un fratello Silente possa piangere è pressoché impossibile, ma Cassie ci ha fatto capire che Jem è speciale. Non penso ci siano note esplicative, quindi mi limito a chiedervi cosa ne pensate del film di Città di Ossa, vi è piaciuto?
Spero che la storia vi sia piaciuta (in tal caso sarebbe carino farmelo sapere! Cioè, fatemi sapere anche se fa schifo!), vi mando un bacio!









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