Penso che potresti salvarmi la vita

di Severa Piton
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i think you could save my life
Penso che potresti salvarmi la vita

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Ti sentivi inadatto su quel treno, in quel vagone, seduto vicino a quel ragazzo che parlava con così tanta fierezza della Casa di suo padre. Casa che, sicuramente, sarebbe stata presto anche la sua.
Tu, invece, eri l'erede di un'intera stirpe di Serpeverde, un ragazzo che di scelte ne aveva sempre avute poche. Tu eri il falco in gabbia, mentre il ragazzo accanto a te si vantava aprendo le sue splendide ali.
Non rise quando gli dicesti a che Casa credevi saresti appartenuto. Ci scherzò sopra, fece una battuta. Non ti guardò con il tipico disprezzo con cui i Grifondoro osservano i Serpeverde.
Tu sorridesti con marezza e lui continuò a parlarti come se nulla fosse.
Era la prima persona che, in tutta la tua breve vita, non ti stava giudicando in base alla Casa in cui avresti potuto finire. Non come i tuoi genitori o i parenti: loro avevano sempre immaginato che non avresti portato la sciarpa verde-argento, alla fine, e per questo ti disprezzavano.
Osservasti James e pensasti che avrebbe potuto essere tuo amico. Avrebbe potuto aprirti la gabbia. Avrebbe potuto salvarti la vita.
Ma fermasti subito questi pensieri. Meglio non farsi troppe speranze: la delusione è troppo amara, pensasti.

***

Ti sono sempre piaciuti i colori caldi della sala comune di Grifondoro, soprattutto mentre fuori nevicava, come in quel bianco Novembre del tuo secondo anno.
Ti piaceva bere il tè caldo davanti al camino con i tuoi amici, perderti nelle risate, mettere da parte i compiti per scherzare con loro.
- E allora Sirius gli ha detto... - James stava raccontando a Remus e Peter una delle imprese del giorno.
Aveva le lacrime agli occhi dal troppo ridere, e alla fine della narrazione anche gli altri due non poterono trattenersi.
James ti batteva delle pacche sulla spalla.
Per quanto lui adorasse essere al centro dell'attenzione, non aprì bocca mentre gli altri ti facevano domande: ti lasciò essere il re del momento.
Rideva rumorosamente a ogni frase divertente e annuiva con vigore quando raccontavi di un'azione che lui apprezzava.
Non eri mai stato al centro dell'attenzione. O, quando lo eri, la gente intorno a te non rideva, né tantomeno scherzava.
James aveva cominciato ad aprire quella gabbia piano piano; ti stava salvando.
Magari, sperasti, ti avrebbe anche insegnato a volare come faceva lui.
Sperasti.
Per la prima volta, a dodici anni, sperasti. Ed era una sensazione bellissima.
Sì... ti stava salvando.

***

Non disse una parola e spalancò la porta quando, a sedici anni, ti presentasti a casa sua dopo essere scappato dai tuoi genitori.
Piangevi e lui ti mise davanti un bicchiere di succo davanti.
Si sedette accanto a te, in quella stretta cucina, e rimase in silenzio per un po', dandoti il tempo di finire le lacrime.
- Sapevo - cominciò - che prima o poi avresti avuto il coraggio di andartene. Ho sempre creduto in te -.
Perché alla fine era proprio quello: coraggio.
Il coraggio di affrontare la paura enorme che avevi di tuo padre, il coraggio di sentire tua madre pronunciare quelle terribili parole che sapevi avrebbe detto, il coraggio di passare accanto a tuo fratello mentre lui cercava di evitare il tuo sguardo. Il coraggio di uscire e chiudere quella dannata porta dietro di te.
James non aveva detto scappare, aveva detto andartene.
Scappare, realizzasti, era quello che avevi fatto per anni: eri corso lontano dalla speranza, dal cielo, dalle parole che avresti voluto dire, dalla libertà.
Ma James aveva trovato la chiave.
L'aveva girata con forza nella serratura di quella gabbia e, alla fine, l'aveva aperta; aveva spalancato quel piccolo cancello, sperando che il falco che c'era all'interno non fosse così abituato alla prigionia da non accorgersi di essere libero.
Ma tu te n'eri accorto. E James aveva sempre creduto in te.
Ormai era chiaro come l'acqua: il ragazzo magro con i capelli sempre scompigliati e le ginocchia nodose che ti stava davanti ti aveva salvato. Salvato da te stesso e dalla tua famiglia.
James Potter ti aveva salvato la vita.

***

E ora sei seduto su questo freddo pavimento di pietra.
Ti viene quasi da ridere: quattro anni di volo ininterrotto e adesso sei in gabbia di nuovo.
Ma a cosa ti serve volare adesso? A cosa ti serve?
James era riuscito a salvarti, tu invece cosa hai fatto?
Sai scappato ancora.
Ancora una volta hai avuto paura delle parole di tua madre: - Nessuno può fidarsi di te -.
E hai creduto che avesse ragione.
Bravo Sirius, davvero.
Lo credi ancora, adesso che la tua paura ha ucciso il tuo migliore amico?
Ed è inutile che ti rannicchi e urli e ti tienga la testa tra le mani: è colpa tua! Solo tua.
Tu non sei riuscito a salvare la sua vita, dopo che lui ti aveva insegnato a spiegare le ali.
Ma alla fine è così che deve andare, no? Chi nasce in gabbia, muore in gabbia.
Non puoi davvero salvare un condannato.
o forse sono solo i Dissennatori che ti fanno pensare queste cose.
Stupido Sirius Black, stupido!
Stai impazzendo lentamente e te ne rendi pure conto, perché sono le risate dei tuoi genitori quelle che senti nella testa.
Hai lasciato che vincessero loro.
Eppure lui aveva sempre creduto in te.
Che falco è uno che si chiude in gabbia da solo?





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