A FIOR DI PELLE
Shikamaru
si scoprì all’
improvviso invidioso di
Naruto.
Perché poi?
Lui era mille volte
superiore a quello scapestrato e
indisciplinato ragazzetto
Lui era più
affascinate
Lui era più
intelligente
Lui era più
tutto ed allora perché non riusciva a reprimere
l’astio nei suoi riguardi?
Erano sempre stati amici,
fin dai tempi delle elementari e
non lo aveva mai visto come un rivale, ma cosa era cambiato per mutare
in
questo modo i suoi sentimenti?
Già come sempre tutto
era accaduto a causa di una seccatura. Una ragazza di ben tre anni
più grandi
che sembrava interessata al suo amico, ma perché si
preoccupava tanto?
Lui era fidanzato con la
ragazza più bella e seducente della
scuola Ino Yamanaka … più che fidanzato, la
frequentava quando non sapeva che
fare e si annoiava. Però quella si era divertita a spargere
quella dannata voce
che formassero una coppia fissa. E visto che questo faceva salire
notevolmente
i suoi punteggi agli occhi dei compagni non aveva mai smentito o
replicato.
Però i suoi
occhi neri, per natura indagatori, si
soffermavano spesso sul corpo più sodo e tornito del
Capitano della squadra di
Kendo: Temari Sabaku. In particolare quando restando sulla soglia della
classe
si appoggiava allo stipite della porta, con quel fare mascolino per
richiamare
l’attenzione di Naruto.
Però quel
giorno era entrata indossando la divisa
scolastica, invece che la solita pesante armatura e dannazione quanto la trovava
eccitante! Distolse lo
sguardo arrossendo, non doveva accorgersi dello scombussolamento che
gli
procurava.
“Non fare tardi
anche oggi agli allenamenti.” Disse con la
voce di chi è abituato da tempo a comandare.
Il moro si trovava
esattamente nel banco davanti a quello di
Naruto.
Temari, allungò
distrattamente una mano e tirò Shikamaru per
la coda, costringendolo a rovesciare la testa scura: “Vedi di
fare meno il
lavativo e di presentarti oggi.” Lo sgridò.
“Arpia
sfruttatrice! Lascia andare i miei capelli.”
Borbottò
anche se da quella posizione poteva vedere benissimo spuntare dalla
scollatura
della divisa il reggiseno in pizzo nero.
“Se non la
smetti di saltare gli allenamenti ti faccio
cacciare!” lo minacciò lasciando la presa.
“Fantastico
così non dovrei sopportarti, Seccatura!” aggiunse nascondendo a
fatica il sorriso.
Sentì
all’improvviso il braccio di Temari stringere il suo
collo in una morsa, la sua gota premeva forte contro il morbido seno
sinistro.
“Come ti
permetti bambinello di rispondere in modo tanto
irriverente al tuo capitano?!” ringhiò lei
convinta di aver messo alle strette
il ragazzo.
Per la prima volta, lui si
liberò con un gesto brusco,
rischiando di fare male in maniera seria al braccio
dell’amica, rosso, con una
strana espressione sul viso.
“Sarebbe ora che
imparassi a comportarti come una donna.
Altrimenti nessuno vorrà mai mettersi con te.”
Disse gelido.
Temari non sembrava
sorpresa da quelle parole. Lo guardò
torva, non era certo il primo a dirle certe cose e non
sarebbe stato nemmeno l’ultimo. Certo le
facevano più male, perché Shikamaru era uno dei
pochi elementi della squadra di
Kendo che riusciva a metterla in difficoltà e per questo
meritava più rispetto.
“Non sei il mio
Sempai e quindi vedi di darti meno arie.” Replicò
prima di uscire.
“Si
può sapere perché l’hai trattata in
quel modo?!”
bisbigliò Naruto dopo che l’insegnate fu entrato
in aula.
“Non sono affari
tuoi.” Replicò zittendolo con un gesto della
mano.
Era impossibile per Gaara,
non notare gli sguardi che i
ragazzi da qualche tempo lanciavano alla sorella quando
indossava la divisa di ordinanza della
scuola e ne era infastidito. Certo, sua sorella era carina, ma nulla di
speciale
e poi quei modi da
scaricatore di porto non
poteva certo piegarsi ad un uomo che fosse più debole di lei.
“Ti spiacerebbe
camminare più piano?” le disse notando che
la gonna si alzava in maniera preoccupante quando il suo passo
cadenzato da
soldato si alternava.
“Adesso che ho
fatto?” chiese voltandosi a guardarlo.
“Sei capace di
camminare come una ragazza? Ti ricordo che
appartieni ad una delle più antiche famiglie della
città.” Rispose il rosso.
“Non ti ci
mettere anche tu!” replicò incrociando il braccia
e mettendo in evidenza un livido.
“Quando
è successo?” chiese il fratello stupito.
Temari si
guardò la contusione lasciatale da Nara durante la
piccola baruffa in classe.
“E’
solo un graffio.” Fece le spallucce, riprendendo a
camminare.
“Tu non gli hai
spaccato la faccia?” continuò Gaara
sorpreso.
Di solito sua sorella non
passava con tanta facilità sopra
un torto subito, ma chissà perché quando il
soggetto in questione era quel Nara
le cose sembravano diverse. Immerso nei suoi pensieri non si accorse
che Temari
si era bloccata e finì con sbattere il naso contro la sua
schiena. Borbottò
qualcosa, però lei non rispondeva, si sporse oltre la sua
spalla per vedere
meglio.
Vi era una fila di
armadietti di ferro, appoggiati ad uno di
essi stava quella bambola di Yamanka, mentre Shikamaru era proteso
davanti lei
e le bisbigliava qualcosa all’orecchio provocando la sua
ilarità. Senza sapere come
il ragazzo poteva sentire lo sguardo gelido di quella donna contro la
sua
schiena. Sollevò la testa dal collo di Ino, cercando con gli
occhi ed in
maniera del tutto inconscia, le gemme acquamarina di Temari.
Continuò a
seguirla con lo sguardo anche quando passando
accanto ai due come niente fosse la sentì sussurrare tra i
denti qualche
parolaccia.
Forse era gelosa? No, come
ogni altra ragazza della scuola
era invidiosa del successo della Yamanaka con il genere maschile, ma
poteva
davvero esserne il tipo?
Quella sera gli
allenamenti erano stati faticosi più del
solito, tutti si erano accorti che il loro capitano era di pessimo
umore e
quando accadeva erano guai per tutti.
“Tu non vai a
casa?” le chiese distratto, mentre usciva con
il borsone dallo spogliatoio.
“No devo
completare ancora qualche esercizio.” Rispose senza
voltarsi.
“Fare la doccia
da sola non ti spaventa?” domandò il moro.
“Di che cosa
dovrei avere paura? So difendermi benissimo.” Aggiunse
menando un fendente deciso con la spada di bambù.
Udì, solo un
tonfo alle sue spalle e troppo tardi si accorse
che Shikamaru era dietro di lei, le aveva bloccato le braccia in alto
sopra le
loro teste.
“Visto? Sei una
ragazza e questo non puoi cambiarlo.” Sussurrò
lui al suo orecchio.
Inutili furono i tentativi
di Temari per girarsi e riempire
di pugni il ragazzo per la sua insolenza, sembrava divertirsi ad averla
messa
in quella situazione quanto mai imbarazzante per lei.
“Lasciami ti ho
detto.” Il tono era molto più pacato rispetto
a prima, i capelli biondi le ricadevano sul viso nascondendo al ragazzo
il
volto della Sabaku.
“Voglio solo
farti capire che non serve a nulla sottoporre
il tuo corpo a tanto stress fisico.” Aggiunse con un tono di
voce caldo e
provocante.
La schiena di Temari fu
percorsa da un brivido caldo, mentre
lui, con estrema lentezza accompagnò le braccia della
ragazza lungo i fianchi
intrecciando le dita con quelle della sua mano. Poi con un tocco
delicato della
mano libera la fece voltare verso di sé. Aveva gli occhi
leggermente rossi, ma
comunque bellissimi. I loro visi erano vicini … troppo. Lei
si alzò appena
sulle punte per baciarlo. A Shikamaru occorse qualche secondo prima di
rendersi
conto di ciò che stava accadendo, ma poi si
rilassò. Le labbra di Temari erano
morbide e calde. Senza
staccarsi la fece
voltare stringendo
a sé quel corpo
solido ed allo stesso tempo sensuale.
“No!”
gridò Temari allontanandolo bruscamente, tremava
dannazione a lui.
“Adesso che
c’è?” chiese seccato evidentemente dal
suo
improvviso negarsi.
“Io non
posso… scusami.” Disse correndo via.
Solo quando fu abbastanza
distante, la bionda si fermò a
prendere fiato. Come era potuta cadere in una simile trappola? Come una
ingenua
ragazzina? Cercò di calmare i battiti del suo cuore, ma
davvero aveva perso la
testa per quel bambinello insolente?
“Andiamo Temari
non era nemmeno un bacio degno di questo
nome!” si
disse come per cacciare dalla
mente e dal suo corpo quella sensazione. Mentiva, mentiva
spudoratamente a sé stessa
per non ammettere di essersi persa nell’abisso di quei
profondi occhi d’ematite.
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