Introduzione
Non sono tipo da
scrivere lunghe introduzioni ― chi ha letto le mie altre storie lo sa ―
né in genere mi soffermo a lungo su quelle altrui.
Tuttavia vi prego di avere pazienza e leggere, qui di seguito riporto
alcune note piuttosto importanti.
Innanzitutto
il disclaimer:
non posso vantare alcun diritto su Ruroni Kenshin, ahimè... Di sicuro ammiro moltissimo Nobuhiro Watsuki e gli
auguro di aver presto un’altra folgorante ispirazione nel
genere del manga storico.
Poi una
sintetica elencazione dei credits,
perché non tutto ciò che troverete in questa
fanfiction è di mia invenzione:
- a
Night-mare-chan, autrice di Kenji’s tale, appartengono i
personaggi di Inoi e Shinta; rispetto alla sua idea io li ho resi
semplicemente fratelli e non gemelli, ma i rispettivi caratteri ed
aspetti sono ispirati agli originali. Che dire, adoro quella storia e
mi sono affezionata ai personaggi. E poi sembrano fatti apposta per
imbestialire/intenerire Kenji;
- a Chaos
Valkyrie, autrice di The cutting edge e House of the flying kunai, va
l’idea di far sposare Okon dell’Aoiya con una certa
persona. Non preoccupatevi, saprete presto di chi si tratta ― non
vorrei rovinarvi troppe sorprese ;-)
Vi consiglio
di leggere tutte queste fic, sono varie ma molto belle.
Tutto il resto
è farina del mio sacco o idea “comune”,
offerta al pubblico dal divino Watsuki tramite freetalk (che siano
benedetti). Kenji e Shinya sono una di queste; se volete saperne di
più, andate su TheOro.com e troverete un forziere
straripante di informazioni. E’ in inglese, sì, ma
ne vale la pena.
A proposito di
Kenji, da
brava amante del canon ho seguito le indicazioni del creatore,
tuttavia, come ogni altra cosa fatta da mano umana, uno scritto
è un’interpretazione personale e, tenendo conto
del fatto che il ragazzo ha Kenshin per padre, ho voluto renderlo
più responsabile di quel che ho visto in altre fic.
Cosa che
peraltro mi sembra più che plausibile, come
emergerà dalla storia stessa.
Precisazione
sul computo degli anni di
vita: in Giappone, sino al primo ventennio del Novecento,
l’età veniva calcolata dal momento del
concepimento e non da quello della nascita. Questo significava che,
appena nato, il bambino aveva già un anno e si andava avanti
così (pensandoci è anche più coerente,
no? ― dopotutto si vive per nove mesi nell’utero materno ^^).
Questo
significa che anche tutti i personaggi del manga hanno un anno in meno
rispetto a quanto dichiarato, almeno secondo l’ottica
divenuta ormai comune. Su TheOro.com si aggiunge che Watsuki non ha
seguito questa antica regola solo per Kenshin, allo scopo di rendere
più accettabile la differenza d’età fra
lui e Kaoru (questo discorso però mi sembra un po’
confuso, non faceva prima a farlo nascere un anno dopo? E poi, neanche
è stato dichiarato l’anno di nascita del nostro
eroe… mah, lascio la questione a voi).
Comunque, per
riassumere, non preoccupatevi se fate due conti e trovate che
“manca un anno” e “Kenji e gli altri
dovrebbero averne tutti uno in meno”. E’ tutta
questione di computo.
Altra precisazione:
ho visto solo parte (qualche episodio) dell’anime, per cui
considerate la storia unicamente basata sul manga.
Avvertimento di servizio:
o voi che vi avventurate in questa lettura, cancellate dalla vostra
mente qualsivoglia riferimento ai film, i cosiddetti OVA, soprattutto
Reflections.
Senza offesa
a chi li apprezza, sono il tradimento più
obbrobrioso del significato di un manga mai avvenuto nella storia dei
manga. La dolce Tomoe che prima di morire ferisce (invece di perdonare)
Kenshin? Kenshin che si prostra davanti a Enishi? Che molla moglie e
figlio per andare a fare il buon samaritano perché non
può più usare l’Hiten? Kaoru che lo
lascia fare e soprattutto diventa una piagnona? Ma siamo
matti… Questi vi sembrano i personaggi che manga e anime ci
hanno fatto amare?
Se avete
risposto di sì, mi spiace, non avete capito il
messaggio che permea l’opera. Al di là
dell’azione, a tratti esagerata, credo che l’umorismo e la
tristezza di Ruroni Kenshin siano lo specchio della vita umana.
Piccola bolla
di autocompiacimento:
questa fanfic si è scritta da sola, dopo un lungo rimuginare e immaginare - l'ho sentita viva, e la amo, pur con tutti i suoi difetti.
Spero riesca a
trasmettervi qualcosa.
Infine, un
glossarietto che farà ridere i più esperti ma che
aiuterà i fan alle prime armi ^^ oltre a chiarire alcune mie
scelte linguistiche. Scusate se non ne metto uno alla fine di ogni
capitolo, sono pigra ^^;
De gozaru yo:
il tipico modo d’intercalare di Kenshin, un po’
antiquato e parecchio ricorrente nelle sue frasi, non tradotto nella
versione italiana. In inglese hanno usato “that I
am” e sue varianti, io mi sono limitata a qualche
“lo è proprio” o
“proprio”, sebbene non sia la traduzione letterale.
Ho cercato di usare un intercalare plausibile in italiano, ditemi se ci
son riuscita ^^;
Dojo:
palestra.
Futae no kiwami:
il “doppio colpo” di Sano, imparato dal bonzo Anju.
Non suona meglio in giapponese?
Gi:
indumento maschile vestito generalmente sopra gli hakama; per
intenderci, l’equivalente di una camicia.
Hakama:
tipici pantaloni giapponesi, maschili (ma Kaoru li indossa per gli
allenamenti e sono ancora oggi divisa per i praticanti del kendo)
larghi e legati con un nodo alla vita.
Haori:
indumento indossato come una casacca, generalmente lungo oltre le
ginocchia e pesante.
Hazuki:
fagioli rossi dai quali si ricava una pasta o una marmellata dolce; si
mangiano anche come normali legumi insieme al riso bianco, per
festeggiare ricorrenze speciali.
Jo-chan: il
nomignolo dato da Sano a Kaoru e tradotto in Italia come
“signorina”. Proviene dal gergo della yakuza, se
non sbaglio, e dovrebbe indicare una ragazza/donna importante del clan,
ad esempio la figlia del capo; un segno di rispetto, insomma. Sano
però lo abbrevia con “chan”, suffisso
diminutivo, e ho preferito renderlo come
“signorinella”.
Kata: una
“figura” del kendo, insieme di movimenti utilizzati
per l’allenamento.
Kenjutsu:
l’arte della spada (troverete anche
quest’espressione) in generale, senza riferimento a una
precisa scuola.
Ki: la
“aura” che circonda le persone; di solito quella
citata in Ruroken è l’aura combattiva sprigionata
dai veri samurai in battaglia.
Mochi:
dolce ricavato impastando farina di riso e acqua, modellato in varie
forme.
Nagamaki:
variante della naginata, una spada cinque-seicentesca che ricorda i
falcioni del Medioevo europeo (lunga impugnatura, lama abbastanza corta
e incurvata), la nagamaki ha un’impugnatura equivalente ma
lama dritta e lunga come quella di una katana. Secondo Wikipedia,
durante l’era Tokugawa, finita a metà
‘800, entrambe entrarono in disuso in battaglia ma furono
mantenute per difesa personale, soprattutto dalle donne della classe
militare, vere e proprie amministratrici-custodi delle loro case.
Nori: alghe
usate per condire vari piatti e avvolgere gli onigiri.
Okashira:
termine usato per indicare il capo degli Oniwabanshu di Kyoto.
Onigiri: le
famose polpette di riso… ormai, con Fruits Basket,
dovrebbero esser patrimonio culturale comune XD
Oro: la
tipica esclamazione di Kenshin, tradotta in Italia come
“eh/oh/ahi” a seconda delle occasioni.
Sakabato:
la spada a lama invertita usata da Kenshin, naturalmente. La prima,
donatagli da Shakku Arai, era la versione “numero
due” chiamata Kageuchi; viene spezzata da Sojiro e sostituita
da Shinuchi, la versione migliore.
Sessha:
altra espressione non tradotta in italiano, è un modo molto
modesto di riferirsi a se stessi e Kenshin ne fa largo uso
(finché non si lascia prendere dalle situazioni serie). In
inglese è stata resa come “this one” o
“this unworthy one”, io mi sono limitata a qualche
“il sottoscritto” ― anche se forse non rende bene
perché ha un senso affine al pluralia maiestatis.
…O no?
Takoyaki: tipici
dolcetti a forma di pesce, ripieni di marmellata di fagioli rossi e
venduti caldi.
E
ora… posso solo augurarvi buona lettura!
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