Preda contro Predatore

di King_Peter
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Preda contro Predatore
[524 parole]

La sabbia fine di Iolco, le sue acque cristalline, la sua dolce spuma leggera non riusciranno a distogliermi dal mio pensiero, filo disperso nell’ombra predatrice, intriso di follia macabra.

Non riusciranno ad alleviare la mia rabbia, desiderio incostante di vendetta, ora più forte che mai, su questa isola dell’Egeo.
Non riusciranno a saziare la mia sete, perenne, perpetua.
No, non ce la faranno.
Ora siamo qui, dinanzi a Pelia, uomo maledetto dagli dei, dalla vita, dalla mia ira. Quegli occhi color della terra, quasi scoloriti dopo tutto questo tempo, quei riccioli biondi, sfumati al bianco, immortale, onnipotente, quella labbra ingannevoli, che pronunciarono parole funeste, alimentano la mia rabbia, come il vento alimenta il suo fuoco: sospiro di vita per una scintilla fatale.
Voglio vedere le mie mani macchiate del suo sangue, colmare le mie orecchie dei suoi lamenti, strazianti, la mia voce dei suoi gemiti di dolore, nettare divino per la belva che giace in me, nascondendosi dietro la mia bellezza.
Forse sono pazza, una folle omicida nemica della vita. Forse, o forse no.
Non ho mai sentito il mio petto così caldo, riempito dal sentimento che non avevo mai provato. Sono rimasta sola per troppo tempo, ho sempre vissuto ai margini, ma adesso sento il mio cuore diviso a metà: tra l’amore e la rabbia, tra la preda e il predatore, tra la vita e la morte, cruenta.
Sento il bisogno di amarlo, di preservarlo, di vendicarlo: Giasone, mio respiro, mio alito di vita. Unico, solo, indispensabile.
La mia mente ordisce l’inganno, tesse la tela fatale della vendetta che non deve essere dolce, non deve condurlo semplicemente alle fredde braccia, insensibili nei confronti della vita, di Thanatos.
Oh, no!
Voglio vederlo soffrire come lui ha fatto con l’Argonauta, voglio che, sulla sua pelle, si aprano le ferite più profonde che lui abbia mai visto, voglio la mia vendetta, nuda, cruda, violenta.
Individuo la mia vittima, ingenua. La mia mente fredda, calcolatrice mi conduce alle figure dai capelli ramati, dagli occhi del cielo, dalle figlie di Pelia.
Preda contro predatore, quale morte più dolorosa se non quella per mano del proprio sangue? Quale pena più straziante se non quella di essere fatti a pezzi dalle mani che hai tanto amato, le mani a cui hai dato vita, in parte?
Sorrido, freddamente, come sorride Artemide Cacciatrice prima di uccidere la sua fiera, come fece Atena quando il cavallo entrò nella città di Troia.
Le avvicino. Dico loro che posseggo un filtro capace di far tornare la bellezza, perduta nel corso del tempo, bellezza sfiorita, bellezza spenta.
Le mie parole, la mia lingua ammaliatrice, incarnano il veleno, nascosto abilmente, i miei occhi traboccano di nero piacere.
Sento la rabbia bollire nelle mie vene, poco sotto la pelle ambrata. La sento attraversare i miei occhi, scolpire quel sorriso, maligno, sul mio volto, così abile nel mentire.
Dico loro cosa devono fare, seguendo passo per passo, il processo per far ringiovanire il vecchio Pelia, beffato dal tempo, caricato del peso degli anni.
Sorridono, adesso, ingannate, ingenue.
 
{…}
 
Sono qui, adesso, ad osservare il compimento della mia macabra tela di vendetta. I miei occhi saettano, deliziati.
La rabbia, ignobile, indomabile, insaziabile belva oscura, ora è mutata in piacere, intriso delle sue urla: animale sacrificato al mio altare, freddo.
Si, adesso è in pezzi, nel calderone di bronzo. Bolle assieme a quell’acqua di mare, scambiata per un filtro.
Preda contro predatore: la caccia è conclusa.

Storia partecipante al contest "I 7 vizi capitali" indetto su Efp da Katherinexx.




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