E
bianca neve scender senza venti
“...aria
serena quand'apar l'albore
e
bianca neve scender senza venti”
Guido
Cavalcanti
La
neve cadeva, senza rumore.
I
fiocchi bianchi e gonfi turbinavano contro il cielo nero, scivolando
nello sciame di luci della città, piume gelide che nelle
sciabolate
dei fari scintillavano come cristallo. Era la vigilia di Natale, le
strade erano fiumi di mormorii, cappotti, risate; ragnatele di
decorazioni si intrecciavano alle facciate dei locali e delle case.
In un piccolo diner discosto dal marciapiede, gli arredi di cuoio
rosso rischiarati dai neon azzurrati, due giovani sedevano in
silenzio, le mani intrecciate. La ragazza aveva tratti pallidi e
delicati come porcellana, dita affusolate, e una cascata di onde
d'oro intorno al viso; sotto il riverbero del viale, ombre leggere
disegnavano intorno al suo viso un'aura eterea. Ma il dettaglio
più
notevole del suo aspetto erano gli occhi: grandi, frangiati da folte
ciglia chiare, di una sfumatura di celeste tanto profonda da sfiorare
l'indaco. Ogni volta che muoveva la testa, il suo sguardo palpitava
di riflessi violetti. Il ragazzo non si sarebbe mai stancato di
osservarli.
-Ogni
anno diventa più difficile- sussurrò,
stringendole un poco la mano.
Indossava
abiti comuni, un maglione rosso e un paio di jeans neri, i capelli
una fiammata scarlatta che si sollevava sul volto magro, affilato.
C'era in lui una certa scarna eleganza, una severità
infranta dalla
bocca, rossa, morbida e sensuale come un bocciolo di rosa sulla neve.
La
giovane immaginò quella bocca sulla propria, su quell'incavo
della
spalla che sembrava nato per lei, sul suo corpo, e trattenne a stento
un grido di frustrazione. Si morse un labbro, costringendosi a
rispondere. -Anche per me. Ma altrimenti non sarebbe una condanna,
no?-
-Vorrei
solo restare con te, Hahaiah. Restare con te, per fare le cose
più
stupide: guardare le vetrine, osservare la gente che passa, camminare
lungo il fiume...come tutti gli altri.-
I
suoi occhi blu erano polle d'acqua salmastra, troppo saggi e ombrosi
per il suo volto.-Ti prego, non roviniamo tutto, adesso. Non
pensiamoci. Adesso c'è solo questo momento, solo questo
conta.
Stringimi la mano, e guardiamo la neve.-
Rimasero
un poco in silenzio; ma era un silenzio confortante, fitto di
riflessi e di memorie. Lo sguardo giallo come zolfo del ragazzo
divenne caldo.
-Ti
ricordi l'ultima volta che l'abbiamo guardata così, a Mosca?
Il
freddo entrava nelle ossa, e c'era il bosco, le ombre che ricamavano
il ventre bianco della terra. Io ti tenevo stretta, avvolta nelle
pellicce, sulla slitta. Tu indossavi un abito di seta d'argento che
brillava nel buio, come una stella.-
-Sì,
me lo ricordo bene. Come mi ricordo tutti gli altri anni..- Il suo
tono si fece scuro; come sempre, la sua voce tradiva ogni sentimento,
ogni sussulto, come corde di un'arpa. -Vorrei solo che ci fosse una
soluzione. Vorrei solo potermi svegliare ogni giorno accanto a te...-
-...comprare
una casa...-
-...avere
dei bambini...-
-...chiacchierare
di tutto facendo colazione...-.
I
contorni di quel sogno scintillarono nell'aria, prima di svanire
morendo come fiocchi nel buio. Con un sorriso antico, senza rancore e
senza speranza, scivolarono in piedi tenendosi per mano, e si
avviarono nella sera fragrante di zucchero e voci.
Il
ragazzo sollevò il mento. -Sai, stavo pensando che in fondo
assomigliamo ai fiori d'inverno: ciò che c'è tra
di noi sboccia
solo una volta all'anno, quando il gelo morde il mondo e gli uomini
si stringono l'uno all'altro, e si spegne di nuovo dopo una notte. Ed
è così fragile; e tuttavia torna, ogni volta.-
-C'è
qualcosa di così triste, in questo...di così
prezioso.-
-Credi
che ci stancheremo mai? Credi che il tempo ci vincerà?-
Lo
sguardo della ragazza pungeva come argento.-Non finché le
mani mi
tremeranno così quando ti vedo. Non finché
scruterò il cielo ogni
giorno, in attesa di questa sera.-
-Nonostante
la guerra? Nonostante quello che ci ripetono da secoli?-
-Questa
guerra è un gioco insensato, un gioco crudele come tutti
quelli
stupidi. Ne noi né voi ricordiamo più
perché è cominciato; né
noi né voi dovremmo continuare a soffrire per motivi che non
capiamo. Non bisognerebbe mai soffrire per ciò che non si
comprende,
o non si ama.-
-Sei
disposta a soffrire per me?-
-Non
ti comprendo, ma ti amo. Ma ora non parliamo di questo. Guarda la
neve, guarda come cade leggera, senza pensiero, senza dolore.-
-Come
tanti ci credono: belli e irraggiungibili e vuoti come cristallo. Che
delusione, se sapessero che anche noi ci agitiamo, ridiamo, viviamo.
E ci innamoriamo. Ma hai ragione, questa notte è troppo
bella per
passarla a lamentarsi di ciò che è, o di
ciò che non è.-
Camminarono
un poco in silenzio, cercandosi senza saperlo: una mano, i capelli,
il collo. Lei affondò le dita nelle tasche del cappotto.
-C'è
qualcosa di confortante, nella bellezza del mondo; di fronte alle
sfumature di un tramonto, o alle danze lente dei fiocchi, non
esistono più vere differenze, e le anime si toccano, oltre i
bordi
frastagliati dei corpi; e non importa più la luce o l'ombra,
il
futuro o il passato, ma solo la meraviglia di fronte al potere
splendido e terribile della natura.-
-E
si è così simili, agli occhi distanti di quel
potere. È così che
ci siamo innamorati. Ricordi, ricordi quel giorno?-
-Ricordo
tutto. Ricordo il sole che calava sulle mura bianche della
città, le
tenebre alte che piovevano sulle vie polverose; ricordo il lampo dei
tuoi gioielli d'oro, che avvampavano come fuoco; ricordo il tuo
sguardo, i tuoi occhi che erano così vivi e trionfanti e
indifesi, e
il desiderio che ho provato di poterli proteggere per sempre.-
Il
ragazzo sospirò. -Era ancora tutto così nuovo,
così giovane,
allora. Forse è per questo che mi piace tanto la neve. Dopo
tutte le
fiamme e le scintille e la luce feroce che vedo durante l'anno,
è
bello osservare qualcosa che monda e accarezza, e sotto il cui tocco
il mondo può rinascere.-
-Credi
che anche noi potremo rinascere?- domandò la ragazza, mentre
svoltavano in un vicolo. - Che possiamo sperare, un giorno, che
qualcosa cambi?-.
-Noi
non siamo creature della speranza, Bianca. Abbiamo rinunciato alla
morte, ma questo significa anche rinunciare al cambiamento, alla
metamorfosi. Non possiamo cambiare ciò che siamo, non
possiamo
alterare il nostro sentiero. Le nostre anime sono troppo assolute,
troppo lontane dai cuori frammischiati di terra degli uomini, per
poter mutare forma come i loro. Siamo fatti d'oro e di diamante,
Hahaiah, non di creta. Se non questa notte.-
-Allora
stringimi, Semjaz. Stringimi, finché saremo di carne, e
potremo
dimenticare quello che siamo.-
-Oh,
tutte le cose che vorrei dirti- le accarezzò piano i capelli
-tutte
le memorie che vorrei raccontarti, tutti i pensieri che non ti ho mai
rivelato...-
-Non
importa, amore mio. Importa solo questo momento. Non c'è
nulla,
nulla di più bello e giusto e luminoso. Come può
un abbraccio come
questo non essere parte della melodia, dell'armonia che trama il
mondo? Come può non essere una gioia per chi ci ha creati?
Oh,
perché è successo? Perché vi siete
ribellati?-
-Non
lo so più, Hahaiah. So solo che eravamo giovani,
terribilmente
giovani, e invidiavamo gli uomini e le loro vite e le loro risate.
Sì, credo sia stato per questo che abbiamo iniziato a
combattere.
Per poter anche noi scegliere e amare e sbagliare; per poter
apprendere e stupirci. Oh, tu non hai idea di quanto sia affascinante
l'ombra: quanto sia meraviglioso dover scavare per scoprire i tesori,
quanto risplenda la luce accanto al buio. Prima, quel bagliore mi
aveva nauseato, quella soddisfazione immutabile mi annebbiava; ma
dopo, oh, dopo, quanto l'abbiamo desiderata, quanto l'abbiamo
cercata. Abbiamo perso la luce solo per ritrovarne il sapore,
Hahaiah.-
-Mi
dispiace. Mi dispiace tanto di non essere arrivata fino in fondo,
Semjaz. Ma non credevo che non ci sarebbe stato perdono. Non credevo
che questo patto si sarebbe disteso su tutto il nastro del tempo.-
rabbrividì contro il suo petto. -E poi, poi non potevo
lasciare i
miei protetti. Non avrei potuto sopportare di non poter più
aiutarli, di non poterli più proteggere mentre vivono, anche
a costo
di non vivere a mia volta. Solo stare tra le tue braccia mi fa
sentire così accettata e così appagata come
vegliare su di loro.
Io,io sentivo di essere nata per questo. Ma sento di essere nata
anche per stare accanto a te. E questo dubbio mi spezza il cuore.-
-E
così ora abbiamo solo una notte, ogni anno, da trascorrere
insieme.-
-Mi
dispiace così tanto.-
Il
ragazzo chiuse gli occhi, come in un perdono, come in una preghiera.
-Non importa, Hahaiah. Non c'è tempo per scusarsi, non
c'è tempo
per i rimproveri e i rimorsi. C'è solo la neve, e ci sei tu,
e
questo mi basta.-
La
ragazza sollevò il volto, e la sua luce lo colmò
e gli bruciò il
cuore.
Si
fermarono; l'aria era fredda e candida, già dolce d'alba.
Piano, un
bagliore d'argento cominciò a tralucere dalle loro mani, dai
loro
visi, come scintille racchiuse nella carne. Con un sussulto, le loro
dita si lasciarono.
Dietro
di lei, l'argento si librò come ragnatele lucenti, e sulle
sue
spalle si distesero i riflessi di piume bianche, alte sopra la
schiena. Veli evanescenti la avvolsero come corolle di fiori, una
nebbia d'oro le incorniciò il volto. -Credi che un giorno
potremo
stare davvero insieme, Semjaz? Credi che il nostro amore sia
abbastanza forte?-
Un
fuoco nero avviluppò il ragazzo, aggrovigliandosi, e si
rapprese in
un paio di frastagliate ali di cuoio scuro; corna ricurve gli
crebbero sulla fronte.-Non lo so; ma, anche se non apparteniamo alla
speranza, io continuo a vederlo: noi che compriamo una casa...-
-...abbiamo
dei bambini...-
-....chiacchieriamo
di tutto mentre facciamo colazione...-
L'angelo
e il demone si osservarono, e nei loro occhi visse tutta la gioia e
tutto il dolore di millenni di notti, di millenni di baci. Poi i loro
mondi li richiamarono, e anche quell'anno ognuno vide svanire
l'altro.
La
neve continuò a cadere, senza rumore.
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