Eccomi
qui con la mia prima fic Himmica, penso che sia la cosa più
melensa, dolce e romantica che abbia scritto in tutta la mia vita,
complici le canzoni di Seconhand Serenade, è spuntata fuori
questa storia che è fondamentalmente una longfic stritolata
(proprio come me al concerto) in una oneshot. E' dedicata a tutte le
persone fantastiche che erano con me al concerto, con una dedica
speciale, alla Mora, alla Lampo e alla Mid (e come dimenticare la
Tania che ormai eravamo diventate una sola entità per quanto
eravamo spiaccicate XD).
Enjoy
Deirdre. Mistress of Chords
-Firenze-
Deirdre sfiorava il palco con gli occhi seduta su una
bassa poltroncina piccola e scomoda posta proprio dietro all'ingresso
delle quinte. La voce di Ville stava facendo sognare per un altra
notte duemila cuori. Il suo, ormai decisamente immune alle soavi note
pensava pittusto a come gestire quell'orda di fan che si sarebberro
ammassati nel giro di mezzora fuori dalle porte del teatro.
Il dubbio amletico era, fargli firmare gli autografi o
andare subito in albergo? Entrambe le scelte avevano i loro pro e i
loro contro, ma decise di far scegliere a loro, e si chinò di
nuovo sul suo piccolissimo portatile sperando di trovare una
connessione wireless, sperava di trovare un email di David, ma sapeva
che piuttosto avrebbe trovato le centinaia di email dei fan che
giornalmente doveva filtrare. Un lavoro di merda.
Vedeva I volti di tutti quei ragazzi stretti l'uno
all'altro muoversi ad un sol ritmo, e nella sua mente riaffiorarono I
ricordi di quando lei era una fan impazzita e fanatica, una di quelle
che si metteva in fila all'alba con tanto di pranzo al sacco e libri
da leggere. Ormai era passato tantissimo tempo dall'ultima volta che
l'aveva fatto, ma teneva quel ricordo al caldo, nel suo cuore.
Erano in molte a invidiarle la sua posizione, spesso
però l'avrebbe scambiata con un posto in prima fila, in mezzo
alla calca, libera da ogni pensiero e preoccupazione. Ma non poteva
permetterselo, doveva rimanere li e controllare che tutto fosse a
posto, che la band avesse gli strumenti a posto, che la security
facesse il suo lavoro, che le aspettative non venissero deluse.
Love's the funeral of hearts, and an ode for cruelty
When angels cry blood on flowers of evil in bloom
The Funeral Of Hearts and a plea for mercy,
when Love is a gun separating me from you
Sullle ultime note di The Funeral Of Hearts Ville si
congedò dal pubblico sognante, per ritornare ad essere solo
Ville, non più l'acclamato cantante degli Him. Appena
attraversata la barriera che separava la magia del palco dalle
quinte, si scrollò di dosso il bagliore e il fascino del
frontman per ritrovare la sua normale posa, e il suo sguardo
tranquillo. Gli ci voleva sempre un pò per ritrovare la
stabilità, la percezione del mondo reale intorno a lui, ma
vederla li, seduta ad aspettarlo con un asciugamano in mano e una
bottiglietta d'acqua, perennemente attaccata al suo cellulare, gli
iniettò in corpo una dose di realtà.
Lei non era sua e mai lo sarebbe stata.
Magari per tutte le ragazze li fuori poteva essere il
sogno della vita passare anche cinque minuti con lui, toccarlo,
sapere che era reale, avrebbero dato qualsiasi cosa per stare con
lui. Ma Ville voleva l'unica persona che non l'avrebbe mai
considerato così, era un amico per lei, era lavoro. E lui la
voleva per se, violentemente e ardetemente. E lei voleva un altro.
Il live, quasi un anestetico per lui, concluse il suo
effetto e il dolore del rifiuto si riaffacciò in lui, senza
pietà.
“Ehy”
Deidre lo apostrofò passandogli un asciugamano pulito.
“E' andata
benissimo stasera, il pubblico era felicissimo” gli disse con
un sorriso.
“Si”
rispose lui mesto.
“Ogni volta è
stupendo vedere tutte quelle ragazze che darebbero qualsiasi cosa per
un pezzo di te, sono eccezionali”
“Tutte tranne te”
mormorò allontandosi per raggiungere il camerino.
“Fermo li, devo
sapere se volete fare le firme o andate direttamente in albergo”
“A me non
contarmi, chiedi agli altri se vogliono”
“Ok”
Deirdre si allontanò dal cantante, senza fare
altre domande avendo rinunciato da tempo a capire i suoi repentini
cambiamenti d'umore.
Eppure si guardò indietro, era il loro rituale,
finito un concerto, lui le sorrideva, con quel sorriso da sciogliere
la neve, come a dirle senza una parola che tutto andava bene, che
anche quella sera non aveva sentito il bisogno di bere, ma quella
volta lui non si girò, non la guardò nemmeno.
Seppe che qualcosa non andava ma rimase in silenzio. Il
telefonino squillò
Era David.
Sentì una presenza dietro di lei e sperò
che fosse Ville, sperò che il telefono smettesse di squillare,
ma la sensazione svanì.
Rispose.
-Finlandia-
Ville era seduto
comodamente su una delle sue poltrone preferite al piano più
alto della sua torre nel parco di Munkkiniemi.
Leggeva con lentezza qualche racconto di Edgar Allan Poe gustandosi
finalmente casa sua, la sua città e il suo paese dopo un tour
praticamente infinitoche si era concluso la settimana prima.
Ma non era solo a casa, Deirdre era da lui, cercando di
sistemare tutti i suoi pezzi di carta, bollette e altre cose.
Non sapeva come avrebbe fatto senza di lei.
Da quel giorno a Firenze aveva sentito cambiare
qualcosa, una corrente elettrica passava tra loro due ogni qual volta
si toccassero o si sfiorassero con gli sguardi, ma lei continuava a
rimanere con quel dannato discografico, vecchio e svedese, che di
peggio non ce n'era. Sentiva una scossa ogni volta che lei gli si
avvicinava, voleva prenderla e stringerla, dirle tutto quello che non
le aveva mai detto in un anno, ringraziarla di averlo salvato, di
essere stata il suo angelo custode nei momenti più difficili,
il suo demonio personale quando stava per cedere alla tentazione.E
quando la vide passare davanti a se con indosso una delle sue camicie
e i suoi pantaloni preferiti non resistette e la afferrò con
violenza facendola sedere sulle gambe.
“Dio,
Ville lasciami stare, c'è un casino in questa casa che non ne
vedevo da anni, ho da fare”
Lui per tutta risposta se la avvicinò ancora di
più, sentendo i battiti del cuore salire a mille.
“Ville,
ti prego”
“Shhh,
rimani un pò con me”
Deirdre non si scostò, non sapeva se aveva la
forza di farlo, David, lei stava con David, ma lui era una scusa, lui
era un paraocchi, un modo di non vedere di non rendersi conto dei
suoi veri sentimenti.Ma era dannatamente difficile. Lei non doveva
innarmorarsi di lui, le non poteva, non era un clichè, la
manager con la sua stella, era così antico, così poco
da lei, e sapeva già che se fosse andata male non ci sarebbe
stato più nessun concerto, nessuna attesa, non avrebbe più
assistito a quel magico momento quando Ville prendeva la sua chitarra
e scriveva, e suonava e di nuovo scriveva, non avrebbe più
visto quel sorriso nè quegli occhi così lucidi e
intensi, dotati del potere di trascinarti in un altro mondo, e capiva
che non poteva affrontare questa perdita. Si alzò dalla
poltrona cercando di non pensare a quando dentro una buia stanza
d'albergo avevo sentito nascere le prime note della sua canzone
preferita, così si sedette per terra e afferrò la
chitarra di Ville, cercando di tenere la mente altrove, ma appena le
sue mani toccarono le corde, quegli accordi uscirono dalle sue mani,
e sebben non sapesse suonare bene, lui capì all'istante cosa
stesse suonando, quelle note erano state scritte per lei, solo ora lo
stava capendo, nell'istante in cui, al secondo giro, Ville cominciò
a cantare con lei.
In
joy and sorrow my home's in your arms In world so hollow It's
breaking my heart In joy and sorrow my home's in your arms In
world so hollow It's breaking my heart
E lei cominciò a sentir scendere le lacrime,
caldissime e dolorose.
Ville si alzò dalla poltrona continuando a
cantare, questa volta non per un pubblico enorme, ma per la donna che
amava, colei che lo conosceva meglio di chiunque altro, e la vide
piangere, per lui, per loro due.
Le si avvicinò poggiando le sue mani contro le
sue, ancora impegnate a premere gli accordi sul duro legno della sua
chitarra.
“Guardami”
le disse.
“No,
e lo sai che non posso”
“Guardami
ti prego”
“Non
voglio distruggere tutto, non voglio vederti di nuovo distrutto”
“non
lo sarò, ho te con me adesso”
Lei continuava a non guardarlo, trattenendo le lacrime.
“Non
capisci Deirdre, tu sei mia, da anni lo sei, sei la mia signora, la
signora della mia musica, ogni parola è stata scritta per te,
ogni accordo gira intorno a ciò che sei, ogni canzone è
il tuo specchio”
Finalmente Deirdre alzò lo sguardo, e si sentì
piccola, infinita, vuota, riempita da lui, sentì tutto, fu
tutto, perchè era lui, con i suoi capelli ribelli, un vizio
terribile, una voce da angelo demoniaco, una faccia da schiaffi, ma
era comunque “lui”, il pezzo mancante della sua vita, e
finalmente dopo anni che lo voleva fare, gli prese il volto tra le
mani e lo baciò, un bacio morbido e casto, perchè ci
sarebbe stato tempo per tutti I baci del mondo, ma ora, voleva solo
sentire il sapore delle sue labbra e sapere che era sua.
HELSINKI-TAVASTIA KLUBBI
31 DICEMBRE
“Auguriiiii”
Tutta la folla intorno a lei festeggiava il cadodanno,
Deirdre era in prima fila, aspettando che il concerto di capodanno
iniziasse, dopo anni e anni era tornata li, tra la gente, a urlare e
cantare, stritolata e appiccicosa ma felice.
Sulle note di Passion Killing Floor, la band entrò,
Ville spaesato si guardò intorno aspettandosi di vederla, ma
col buio non la riconobbe subito, solo dopo qualche secondo una
figura ferma, che non stava urlando ma che fissava proprio lui, con
uno sguardo sicuro, si fece più nitida, era lei, la sua
Deirdre, per una volta emozionata e in attesa di sentirlo cantare.
“Buon
anno Tavastia” esordì sorridendo.
“Prima
di cominciare vorrei salutare qualcuno, che dopo averci visti per
anni da dietro le quinte, è di nuovo tra la folla, quindi
facciamo un po di rumore per mia moglie, Deirdre” mentre lo
diceva la indicava ridendo.
Lei non aspettandosi una cosa del genere lo fulminò
con lo sguardo, ma poi vedendolo con quel sorriso, si sciolse come la
neve, e insieme a lui cantò e poi cantò e andò
al paradiso e poi all'inferno.
Ma non lo fece mai da sola.
|