Tempesta

di Tamar10
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TEMPESTA


Un tuono turbò la quiete di quella silenziosa serata d'estate. C'era un'atmosfera magica, carica d'attesa per l'arrivo imminente del temporale. Nonostante i grandi palazzi nei quali si riusciva a scorgere la luce di qualche stanza accogliente, tutt'intorno il silenzio era quasi totale.
Una di quelle notti in cui gli uomini tacciono per ascoltare il battito dei cuori e i rumori dei pensieri.
Loki odiava quel genere di cose. Il silenzio, le strade vuote, i temporali senza pioggia. Lui era il dio del caos, non amava stare con le mani in mano e tanto meno aspettare pazientemente.
Un altro lampo, simile ad un ramo, illuminò i suoi occhi verdi. Si costrinse ad accennare un mezzo sorriso.
-Sei in ritardo.- disse, mentre il fragore di un tuono rimbombava possentemente nel cielo notturno.
Una figura, che sembrava essere comparsa col tuono stesso, gli si avvicinò bruscamente.
Nonostante fosse ancora un ragazzo Thor era già alto come un uomo. Sembrava stanco, o scocciato forse.
-Padre ti stava cercando.-
Loki si finse indifferente, mentre sempre più frequentemente i lampi gettavano ombre scure sul suo volto.
-Non mi stavo certo nascondendo.-
Thor lo fissò corrucciato. Non poteva intuire i tormenti del fratello, la malinconia, le sue paure. Quell'angoscia che arriva inaspettata e ti costringe a scappare, a scavare dentro di te per affrontare i tuoi dubbi, a restare solo.
Per questo Loki si era rifugiato sotto quella nuvole nere, come una coperta, in quell'afosa estate midgardiana.
Un tuono ruggì parecchio vicino.
-Non dovresti riuscire a controllarli?- schernì Loki, -Thor, il Potente Dio del Tuono.- disse dando eccessiva enfasi ad ogni parola.
-Cosa dovrei dire a Padre?- rispose Thor impassibile. -Che fai i capricci?-
Loki sentì montare dentro di sé una gran voglia di piangere, o di pigliare a pugni il fratello, o di fare entrambe le cose.
Possibile che nessuno lo capisse? Perché? Cos'aveva lui di sbagliato? Gli asgardiani non avevano debolezze, non avevano paure?
Perchè non riusciva a fare come suo padre e suo fratello che urlavano qualche “Wrarghhh!” a caso e tornavano a mangiare e dormire come niente fosse?
Loki non disse niente, ma forse, mentre un lampo guizzava nel cielo, Thor glielo lesse in faccia e capì. O più probabilmente capì di non capire. Che non ci sarebbe mai riuscito.
-Ricorda che ti vogliamo bene.- sussurrò solamente prima di andarsene.
Un rombo coprì la risposta di Loki, che forse non c'è mai stata.
Perché neanche un “ti voglio bene” poteva riparare il buco che aveva nell'anima. Era stato riempito da paure, malignità, bugie, confusione e adesso era pieno fino all'orlo. Stava per scoppiare.
Loki restò fermo. Un ragazzo solo in mezzo ad una città, sotto un temporale senza pioggia.
Ricuciva la sua anima, mentre la tempesta infuriava dentro e fuori di lui.
I fulmini si schiantavano contro la terra come pugni e i tuoni erano urla di dolore.
Finalmente venne anche la pioggia, uno scroscio improvviso e gioioso.
Lavava via lo smog e l'afa. Loki alzò il volto al cielo mentre la pioggia si mischiava con le sue lacrime e un po' sembrò lavare via anche il suo dolore.
Non si sentiva bene, ma stava un po' meglio.
Quel tanto che basta per mettere un cerotto ed andare avanti, consapevoli che nonostante tutto certe ferite non guariranno mai.





Autrice:
Chi ha sempre desiderato leggere uno sclero adolescenziale di Loki alzi la mano! *nessuno alza la mano*
Vabbe io l'ho scritto comunque. Indovinate un po'? In una notte in cui c'era il temporale ed ero parecchio sclerata.
Quindi è normale che sia venuto uno schifo, spero solo di non aver fatto errori grossolani (non ho avuto il tempo di rileggere)
La storia è abbastanza triste ed angosciosa, cerca di esprimere i problemi che abbiamo tutti. Quando ti capita una giornata no e vorresti semplicemente sparire dal mondo.
Grazie ad Edi per il suo fantastico urlo alla Odino e a chi si fermerà ad apprezzare questa storia.
WRAAAAAAGH a tutti <3

 




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