Ciao a tutti ^__^
eccomi di ritorno con un nuovo esilarante capitolo! O_o
mi fa piacere che quello precedente vi sia piaciuto…
questo sarà meno “poetico” e forse un po’ più strutturale… nel senso che sarà
più propenso a darvi delle dritte sulla storia. Spero che vi piacerà, e ne
approfitto per ringraziare coloro che hanno lasciato un commento:
Shark Attack:
Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti ^__^ sinceramente non mi avevano
mai detto che descrivevo bene (almeno, sempre sotto il punto di vista dei sentimenti)
e mi ha fatto piacere questa tua nuova considerazione. Ho aggiornato prima che ho potuto, anche se se devo essere sincera questo capitolo era
pronto già da unpo’. Vabè, ci
sentiamo e grazie ancora per il commento!
vimar: Hihi… molto carina la tua chiacchierata con Kisshu… a me piace come personaggio, anche se amo sempre di
più il mio Ryou XD. Comunque, per quanto riguarda il
fatto dei dialoghi… è una cosa un po’ forte ma ha sempre
fatto parte del mio stile (anche in Let’s stay here, anche se forse è stato meno evidente). Non ritengo un
errore il cambio di narrazione, tuttavia dato che più di una persona me lo ha fatto
presente ho inserito queste parti tra le virgolette. Spero che così sia più “leggibile”
^__^. P.S Il nuovo cap di Let’s stay here è quasi pronto… solo
che è molto importante ed è da riguardare beeeeene!!
Mitsutsuki_chan: Carissima, mi fa davvero
piacere che tu abbia commentato la mia fanfiction ^__^. Il rapporto tra Ichigo
e Kisshu è un po’ diverso da come siamo abituati perché
come emergerà (ed è emerso un pochino :p), si conoscono
da anni, e per quanto lui faccia il maniaco con lei, Ichigo
è sempre pronta a mandarlo a quel paese… XD. Per dialoghi e narrazione ti ringrazio
per il consiglio… il mio era semplicemente un “cambio improvviso” di narratore,
è uno stile che non adopero moltissimo, ma che tuttavia mi piace parecchio. Ma dato
che provoca qualche problema nella lettura… l’ho eliminato, inserendo (come consigliato)
le virgolette. Spero commenterai anche questo cap, bacioni!
Miranda chan: Ringrazio anche te per
il commento ed il consiglio… spero che la storia ti appassioni man mano che va avanti,
e che continuerai a commentare!
2-The progect
Bianco. Era il bianco l’unico colore che si potesse notare in quella spoglia camera. Era grande, fredda.
Un laboratorio abituato ad
accogliere persone colte e ricche di conoscenze. Di chi conosce
la vita solo attraverso numeri e formule chimiche. Alzò gli occhi scuri dal
tavolo rigorosamente bianco, stringendo forte un pugno.
-Non pensavo che ci avrebbero tirato un colpo del genere.-
sussurrò, tornando ad osservare il proprio interlocutore. Si chiese se avesse
scherzato dicendo quelle parole. Ma non era possibile, certamente non era da
lui. -Keiichiro-san... sei
davvero sicuro?- domandò, mentre notava il movimento di consenso del compagno.
-Sì, qualche ora fa. La notizia ha fatto il giro dell’intera
comunità scientifica.- spiegò semplicemente l’altro, abbassando lo sguardo. Sapeva
che gli avrebbe fatto male osservare dritto negli occhi la persona che più
ammirava al mondo mentre piangeva. E così fu: Kaze Shirogane versò fitte
lacrime di dolore. Lacrime dure e sofferenti per via di un amico e compagno
morto per difendere la propria gente.
-Non ci posso credere...- sussurrò poi, asciugandosi le
lacrime. Ben presto sarebbero arrivati tutti gli scienziati per il classico
incontro che si teneva ogni anno, e lui doveva presentare il proprio progetto
in maniera ottima. Se ci fosse riuscito allora avrebbe potuto salvare l’intera
umanità. Ma come avrebbe fatto a mantenere la mente lucida dopo una notizia
simile? Dopo che un amico lo aveva lasciato? -Aveva anche una figlia... come si
chiamava? Ah sì... Ichigo.
Una dolce signorina.- proferì, mentre il proprio compagno si alzava in piedi.
-Questo è un problema.- Keiichiro
spinse la sedia in avanti, facendole toccare il freddo tavolo.
-Cosa intendi?- Kaze alzò lo
sguardo, osservando dritto dritto
negli occhi il proprio interlocutore.
-Tutte le forze di polizia stanno cercando Ichigo Momomiya... ma si sono perse le sue tracce esattamente da dopo
l’incendio.-
-Quindi lei è...- nuove lacrime solcarono il volto di Kaze facendolo letteralmente crollare dal dolore.
-Tuttavia il corpo non è stato trovato. Seppur carbonizzati
i resti di Shintaro Momomiya
e della moglie sono stati trovati ma... di Ichigo nessuna traccia.- spiegò, abbassando lo sguardo.
-Quindi può darsi che sia viva...- riflettè l’altro, trovando un barlume di possibilità in
fondo a quella triste storia.
-Non è detto... tutti sperano che sia scappata perché
confusa... ma nessuno dei suoi amici l’ha più vista.-
-Speriamo in bene... ti prego Keiichiro-san,
fa in modo che venga cercata in ogni angolo della
città. Può anche darsi che i non-umani l’abbiano rapita.-
Keichiiro sospirò, voltandosi.
-Speriamo solo che stia bene. Vado a terminare di preparare
il progetto insieme a suo figlio. Arriveremo a breve.- uscì con calma dalla
stanza, lanciando un ultimo sguardo di dispiacere al proprio interlocutore.
Kaze Shirogane
abbandonò il capo sul freddo tavolo, lasciando che quel gelido contatto lo
inondasse tutto.
-Shintaro... amico mio.- sussurrò,
in preda alla disperazione. Erano amici sin dall’infanzia, ed ora? Ora era
morto perché sapeva troppo. -Sarei dovuto essere io al
tuo posto!- alzò il capo, togliendosi i piccoli occhiali da vista. Asciugò
quelle ultime lacrime, intimandosi di dover essere forte perché anche il suo
amico avrebbe voluto così. -Combatterò per tutti noi... puoi starne certo.-
promise tra le lacrime, lanciando un ultimo sguardo alla porta. Si alzò poi in
piedi, convincendosi del fatto che era arrivata l’ora di lottare e far capire
ai loro nemici chi comandava.
-Vi ringrazio tutti per la vostra partecipazione.- un uomo
non molto alto e dagli occhi scuri stava in piedi davanti ad un grosso schermo
spento. Di fronte a lui una serie di uomini dall’aria colta ed attenta, pronti
a carpire qualunque parola pronunciata da uno degli uomini più brillanti della
scienza mondiale. -Come sapete sono ormai dieci anni che si tiene questo
incontro della comunità scientifica, e come ogni anno si spera che questo sia
l’ultimo.- l’uomo ricordò con dispiacere l’inizio della sanguinosa guerra
contro i non-umani. E proprio per colpa di quella guerra era nato un tale
incontro. -Sapete anche che attraverso questo incontro, la nostra comunità
spera di trovare una possibile soluzione al problema della guerra. In questi
dieci anni sono stati proposti vari progetti: da armi straordinarie, sino
all’assurda proposta di abbandonare il pianeta Terra.- alcuni sorrisetti inondarono la stanza, nell’ormai lontano ricordo
di quello scienziato che proponeva a tutti di scappare. Ma nessuno avrebbe mai
voluto abbandonare il pianeta azzurro. Quella casa straordinaria. Quel paradiso
che piano piano, si stava trasformando in un inferno.
-Quest’anno abbiamo voluto raccogliere vari progetti.
Li ho valutati, e sono rimasto molto colpito da uno di essi.
Si tratta del progetto “Tokyo mew mew” di Kaze
e Ryou Shirogane.- un
vociare incontrollato inondò la sala, mentre una figura dai capelli scuri ed un
paio di occhiali sul naso si avvicinava al capo della comunità scientifica.
-Fate un sincero applauso a questo uomo: che mi ha saputo far conoscere un
progetto straordinario, senza precedenti. Gli passo
ora la parola, in modo tale da poterci
esporre le sue idee.- lo scienziato si scansò dalla propria postazione, cedendo
il microfono all’uomo dai capelli mori. Egli guardò l’intero “pubblico” prima
con un lieve imbarazzo, ma dopo pochi attimi aveva già acquistato un po’ di
coraggio. Kaze aveva sempre avuto paura della gente
in generale, era più forte di lui. Amava chiamare tutto questo “sindrome del
genio incompreso” qualcosa che lo tormentava da una vita.
-Vi ringrazio per l’attenzione, cercherò di essere chiaro e
veloce.- proferì, accendendo lo schermo alle sue spalle. La schermata tuttavia
rimase bianca, mentre lo scienziato si dirigeva nuovamente verso il microfono.
L’intera comunità scientifica lo osservava, chiedendosi di cosa si trattasse questo straordinario progetto. -E’
inutile tuttavia che vi parli del mio progetto se non chiamassi al mio fianco
colui che ne è stato l’ideatore ed un fedelissimo aiuto. Posso definire mio
figlio Ryou un perfetto collaboratore, mente geniale
che con me per quattro anni ha portato avanti ricerche su ricerche.- un
applauso inondò la sala non appena un ragazzo alto e biondo salì sul piccolo
palco costruito apposta per l’occasione. Gli occhi azzurri, la pelle bianca
come il latte. Un fisico scolpito, che lo faceva apparire più un modello che
uno scienziato. Socchiuse gli occhi, mentre con aria tranquilla faceva un cenno
nei confronti del pubblico estasiato. Tutti parlavano del fenomeno Shirogane: colui che a soli diciotto anni aveva ottenuto
ben due lauree, quello che da sempre era stato in grado di stupire le menti più
geniali del mondo. In molti lo definivano il “fenomeno” perché nessuno più di
lui era mai riuscito a risolvere problemi e calcoli incredibili. Per lui lo
studio non era mai stato un problema: terminate le scuole dell’obbligo a soli
dieci anni, aveva dedicato l’intera adolescenza agli studi in laboratorio
insieme al padre ed al loro fedele collaboratore Keiichiro
Akasaka. Ma questo suo essere forse troppo geniale,
lo aveva sempre distaccato dal resto del mondo. Negli ultimi anni erano stati
in pochi a vederlo in giro, e forse la ragione era proprio quel progetto
straordinario del quale ben presto si sarebbe sentito parlare.
-Salve a tutti.- proferì semplicemente, con voce spenta e
bassa. Lanciò poi un lieve sguardo al padre, che soddisfatto tornò al
microfono.
-Prima di spiegarvi il mio progetto desidero farvi una
domanda: chi di voi sa dirmi almeno tre caratteristiche che ci differenziano
dai non-umani?- fece Kaze, osservando la folla. Tutti
gli scienziati si osservarono a vicenda, chiedendosi probabilmente, dove
volesse andare a parare Shirogane.
-E’ un incontro scientifico o un
quiz televisivo?- chiese un membro della folla, osservando con
aria di sfida entrambi gli scienziati.
-No, è un modo per farvi comprendere meglio il mio
progetto.- ridacchiò, ignorando la provocazione del collega. -Sì, mi dica lei.-
proferì poi, indicando una persona che aveva alzato la mano.
-Hanno le orecchie a punta.- asserì, alzando la voce per
farsi sentire. Kaze sorrise, chiudendo gli occhi.
-Ok... qualcos’altro?- chiese,
notando che qualcun altro aveva alzato la mano.
-Possono volare.- affermò quello, con aria soddisfatta.
-Bene, ci siamo.- a quel punto sulla parte sinistra dello
schermo comparve l’immagine di un uccellino, che provocò non poche perplessità
negli spettatori. Kaze tuttavia l’ignorò, passando al
candidato successivo.
-Creano palle d’energia.- disse uno degli scienziati.
-Ok.- Kaze
annuì ancora, mentre nell’angolo destro dello schermo compariva l’immagine di
un grosso pesce. Altre chiacchiere, altre parole.
-Poi?-
-Sono molto più agili.- continuò un altro, mentre lo
scienziato notava che tutti mano a mano, si stavano
incuriosendo sempre di più. Questa volta a comparire sullo schermo fu l’immagine
di un gatto tutto nero.
-Altre due per favore!- chiese Kaze
Shirogane, accogliendo l’avvento di nuove mani
alzate.
-Sono in grado di spostarsi da una parte all’altra con
estrema velocità.- Una nuova immagine: questa volta di una scimmietta
dall’aria simpatica.
-L’ultima...- sussurrò, indicando
poi un nuovo collega.
-Hanno i sensi più sviluppati: vista, udito ed olfatto.-
affermò quello, risedendosi al proprio posto. E come ultima immagine, sullo
schermo comparve un lupo grigio, elegante e bellissimo. Kaze
sorrise, godendosi le facce stupite dei propri colleghi.
-Vi sarete sicuramente domandati perché ho fatto in modo di
mettere queste immagini... bè, spero che questo
discorso vi abbia fatto riflettere.- Shirogane si
voltò verso lo schermo, indicandolo con l’indice. -Questo uccellino, per
l’esattezza un lorichetto blu, vola. Come tutti gli
uccelli del resto. Questa neofocena, è in grado di spostare enormi quantità
d’acqua, da paragonare quindi a grosse quantità d’energia. La scimmia leonina
e’ estremamente veloce. Il lupo grigio ha sempre i sensi attenti, così attenti
da poter agguantare qualunque tipo di preda. Ed in fine... il gatto selvatico Hiriomote è uno degli animali sicuramente più abili e furbi
della Terra.- si voltò verso il pubblico, sperando che avesse capito qualcosa.
-E allora? Ok, questi animali
hanno le stesse caratteristiche dei non-umani... cosa c’è ne viene an oi?- domandò uno scettico,
osservando con aria di sfida lo scienziato.
-Semplice.- finalmente Ryou parlò.
Tutti si zittirono a quella semplice parola, sussurrata con freddezza ed
incredibile calma. Il ragazzo si spostò al microfono, agguantandolo con estrema
sicurezza. -Io e mio padre abbiamo studiato per quattro anni, tentando di
trovare un modo per donare queste straordinarie caratteristiche agli esseri
umani. E ci siamo riusciti. Attraverso il DNA di questi cinque animali,
riusciremo ad ottenere cinque esseri umani in grado di volare, di spostare
grandi quantità d’energia, di spostarsi velocemente da un luogo all’altro,
estrema abilità, e sensi molto più sviluppati.-
terminò, prendendo da una valigetta là vicino una scatolina contenente cinque
siringhe.
-Se voi ci darete l’approvazione, io e mio figlio otterremo,
ignettando questi cinque DNA, delle guerriere vere e
proprie. Guerriere speciali, in grado di combattere per la libertà del genere
umano.- Kaze osservò con incredibile malinconia la
folla, speranzoso di ottenere un sì come risposta.
-Siamo tutti stanchi di questa guerra, e l’unica cosa di cui abbiamo bisogno
sono delle eroine.-
-Eroine? Ma perché proprio delle donne? Qui si parla di
mettere in discussione la vita di cinque innocenti!- controbattè
uno dei colleghi, a dir poco infuriato.
-Meglio rischiare cinque vite, o l’intero genere umano?- un
vociare continuo inondò la grande sala, mentre ogni componente di quella folta
folla rifletteva su quelle parole. Passarono alcune ore da quella spiegazione,
ore in cui si decise il verdetto definitivo.
-Dopo un’attenta analisi, dichiaro aperto il progetto “Tokyo
mew mew” realizzato da Kaze e Ryou Shirogane!-
Aveva freddo. Un gelo strano però. Di quelli che non ti
fanno dormire, o che ti fanno sentire ancora più solo. “Non voglio aprire gli
occhi...” pensava, mentre con
estrema calma, emetteva piccoli respiri. “Non voglio sapere dove mi trovo...
non voglio abbandonare questa piccola nicchia...” riflettè ancora, abbassando il
volto. Era rannicchiata su quel grande letto. Si era fatta tutta piccola, con
le mani che stringevano forte forte
il cuscino, ed i capelli rossi che capricciosi, si poggiavano leggeri sul viso.
“Non voglio svegliarmi!” un ultimo urlo disperato della sua mente, mentre un
leggero movimento la destava. Chi c’era accanto a lei? Aprì improvvisamente gli
occhi, notando che accanto a sé, c’era un ragazzo. Le gote s’arrossarono non
appena si rese conto che il ragazzo in questione era privo di maglietta, e che
senza alcun ritegno la guardava da chissà quanto tempo.
-Ma...- si disse, riordinando le idee. Cosa ci faceva
sdraiata su un letto accanto a Kisshu Hikisatashi? La bocca si spalancò, mentre ogni tipo di
ricordo si faceva vedere ancora più confuso di prima. -Che... che ci faccio
qua? Perché sono...- Kisshu
alzò il capo dal cuscino, avvicinando il volto bianco a quello sconvolto di
lei.
-E’ stato bellissimo...- sussurrò,
sorridendole. Le labbra le baciarono la fronte aggrottata, mentre la bocca si
spalancava ancora di più dallo stupore. -Questo letto è stato testimone di una
gran nottata!- sorrise, risdragliandosi sul morbido
materasso. Ichigo saltò a sedere, portando una mano
al petto, chiedendosi se fosse vestita. Si guardò: la giacca rossa, la gonna
nera... erano gli stessi vestiti della sera prima! Sospirò visibilmente,
voltandosi verso di lui.
-Non dire sciocchezze!- esclamò, fulminandolo con lo
sguardo. Quello tentò di continuare quel gioco assurdo, reggendo lo sguardo
inferocito di lei.
-Che dici? Non pensavo che fossi una tale furia sotto le
coperte!-
-Basta!- si alzò dal letto, lanciando le coperte sul
materasso. Si guardò poi intorno, riconoscendo quella casa come quella di Kisshu. Poi come un flash back improvviso ecco tutto al
proprio posto: la casa in fiamme, Kisshu che la
fermava da una morte certa, i propri genitori…
-Tu non vuoi credermi... ma...- le
lacrime inondarono il viso, mentre imbarazzata, si voltava dalla parte opposta.
-Kisshu-chan...
dimmi che è stato solo un incubo!- pianse, mentre le mani nascondevano il volto
inondato di gocce di sofferenza. Gli occhi rimasero serrati, nella speranza che
le lacrime rimanessero inchiodate negli occhi. Ma non ci riuscì. -Non può
essere!- pochi istanti dopo ecco braccia forti che la stringevano in quel fitto
pianto, con un calore che mai la rossina pensava di
poter ricevere da quel ragazzo.
-Non pensavo che l’idea di venire a letto con me ti potesse
far disperare fino a tal punto!- tentò di sdrammatizzare, dandole un lieve
bacio sulla nuca.
-Stupido...- gli sussurrò, sorridendo appena tra le lacrime.
L’avrebbe consolata. L’avrebbe tenuta al proprio fianco. Le avrebbe detto che la
vita va vissuta fino in fondo... anche se si è soli. E
lei forse, lo avrebbe ascoltato. Forse sarebbe stata in grado di tornare a
vivere, seppur da sola.