<< Ho due notizie: una
buona e una cattiva. Quale vuoi
per prima? >>
<< La
buona.
>>
<< Sono incinta di due
mesi. >>
La donna lo fissava,mentre alcune
lacrime gli scappavano
dalle guancie,accarezzandosi di continuo il ventre, coperto della
leggera
maglietta di cotone rosa. A poco a poco, il mondo gli cadde addosso
inesorabilmente.
<< C – c
– che c – osa? >> balbettò
fissandola.
La bionda lo prese per il polso e lo portò nel suo studio,
chiudendo la porta
subito dopo. Si levò la maglietta,rimanendo in reggiseno
rosa. Ed ecco che
l’uomo notò tutto. La pancia, leggermente
lievitata sull’utero, faceva capire
che ospitava un piccolo feto di poche settimane mentre,i seni,erano
gonfi di
latte per il nascituro. Si avvicinò a lei e le
accarezzò il
ventre,delicatamente,quasi con paura di far male al loro piccolo (o piccola) ospite.
Quello che avevano fatto due mesi fa
non era amore,no,era
solo sesso. Entrambi volevano riprovare i piaceri del sesso e
quindi,avevano
deciso di avere una nottata insieme. Solo sesso. Nessuna emozione. Ma
in quella
piccola unione,qualcosa doveva di sicuro essere andato storto
… un preservativo
rotto … qualche difetto
della pillola?
<< MALEDETTO TE E IL
GIORNO IN CUI TI HO FATTO ENTRARE
NEL MIO LETTO! >> strillò Angie,iniziando
inesorabilmente a piangere. Gli
occhi azzurri di lei sembravano dipinti con l’acquarello,le
lacrime salate
continuavano a scenderle dal volto. Si avvicinò a
lei,abbracciandola e
facendola sfogare sul suo petto. Angie continuò a
piangere,rendendo la
maglietta dell’uomo inesorabilmente bagnata fradicia.
German le accarezzò pian
piano i capelli,stringendola a se.
Il suo piccolo angelo era incinta. Aspettava un bambino. Sarebbe
diventato
padre. E non poteva di certo non sentirsi l’uomo
più felice ed entusiasta della
terra. Le baciò la fronte e la fece staccare da
se,asciugandole le lacrime e
rassicurandola.
<< Shhhhh calma
… risolveremo questa cosa insieme,
promesso. Domani andremo subito a fare un
ecografia,d’accordo? >>
<< Si … ma
prima ti voglio dire la brutta notizia.
>>
<< Va bene.
>>
<< Ho deciso di non
tenere il bambino. >>
Violetta e Leon camminavano mano
nella mano per le strade
del centro,lei con un gelato al cioccolato,lui con una granita
all’anice color
puffo. La mora ripensava ai momenti passati la sera precedente,quando
era
avvenuta la sua prima volta. La loro
prima volta.
<<
Baciami.
Baciami tutta la notte. >>
<< Comandi,Castillo.
>>
Leon non era da meno. Anche lui
continuava a pensare a tutte
le coccole che si erano scambiati,i baci infuocati e i gemiti della sua
principessa sotto di se. Come era stato bello. Di certo non avrebbero
più
potuto rifarlo,non almeno molto spesso. Tra tre giorni lo studio
sarebbe
ricominciato,le lezioni e le gare tra gli studenti e sarebbero arrivati
nuovi
ragazzi con cui fare conoscenza. Almeno li avevano passato bene quei
tre mesi:
tra gite in canoa sul lago,falò notturni con tutti gli altri
ragazzi,bagni di
mezzanotte nell’acqua cristallina del lago Vargas e cantando
canzoni intorno al
fuoco. Era stata l’estate migliore della sua vita,anche
perché l’aveva passata
con la donna che amava. E poi era giunta la notte dell’ultima
sera di
vacanza,ieri.
<<
Le – ah – on
>>
<<
Dimmi?
>>
<<
Non farmi
male,ti prego … >>
<<
Tranquilla.
Sarò un principe … >>
Quel modo dolce e insicuro con cui
glielo aveva detto,aveva
superato di brutto tutte le aspettative della prima volta che aveva
sempre
sognato con la sua Violetta. La fece sedere su una delle panchine del
parco,seguendola di rimando. Osservarono per un po’ le
anatrelle nello
stagno,una simpatica bambina dai capelli rossi che chiamava la mamma e
un paio
di cagnolini che si ricorrevano. Nessuno dei due osava fiatare,troppo
presi a
finire le rispettive merende.
Tutto procedeva tranquillo e
pacato,quando,all’improvviso,qualcosa,anzi
qualcuno,venne verso di loro. Si
trattava di un ragazzo,alto,bello,muscoloso,con i capelli mori e dagli
occhi
verdi come gli smeraldi più puri.
Si sedette accanto a Violetta,che
alzò la testa dal suo
telefono,guardandolo negli occhi. “BRUTTO SEGNO CAZZO LEON
AGISCI!” la vocina
lo rimproverò ad agire il più in fretta
possibile,visto che quel ragazzo stava
già cortesemente aprendo una conversazione con Violetta.
<< Io sono Mirko. Tu
sei … ? >>
<< Fidanzata. CON ME!
>> rispose per lei Leon,fulminando
con gli occhi lo sconosciuto di nome Mirko.
<< Scusalo Mirko,lui
è un tipo molto geloso. Leon!
Smettila! >> lo rimproverò la ragazza,dandogli
un buffetto sulla spalla.
Quello sbuffò e si
sedette sulla
panchina,non perdendo neanche una mossa di quel bell’imbusto.
<< Sai,era
così anche la mia ultima fidanzata. Poi
l’ho mollata. Tipi gelosi come lui non fanno bene a ragazze
splendide come te.
Dico,bene,Leon? >>
<< Si dici benissimo.
Ora,se vuoi scusarci,lasciaci in
pace. >> rispose l’altro visibilmente
stizzito,beccandosi un'altra sberla
dalla ragazza.
<< LEON!
>> lo rimproverò lei,guadagnandosi uno
sguardo da cucciolo dal ragazzo e una risata sommessa dal bel Mirko,che
non
esito a sedersi di più vicino a Violetta,facendo finire Leon
per terra. “Ancora
cinque secondi e lo faccio finire nel laghetto delle anatre
…”pensò geloso,adocchiando
prima il laghetto poi il ragazzo. Ad occhio e croce pesava di sicuro
sui 50 e
qualcosa chili,contando ovviamente la massa muscolare di un
diciassettenne. Sarebbe
stato uno scherzo per lui,sollevarlo e gettarlo tra gli uccelli semi
acquatici.
<< Comunque sei davvero
una ragazza carina. Questo è
il mio numero,nel caso volessi chiamarmi. Ci conto,bellezza!!!
>>
<< NO QUESTO
E’ TROPPO! COMINCIA A CORRERE! >>
urlò Leon,stringendo i pugni e preparandosi a fare un bel
bagnetto al loro
cortese ospite. L’altro,come una reazione a catena,si
alzò dalla
panchina,lasciò n bigliettino a Violetta e corse il
più velocemente possibile
fuori dal parco. Leon si girò verso la fidanzata e
osservando per qualche paia
di secondo il biglietto che aveva tra le mani. Senza pensarci due
volte,lo
prese e lo buttò in pasto a quelle simpatiche anatroccole.
Prese la borsa di
Violetta e gliela mise in mano,alzandola di peso dalla panchina e
prendendo la
sua mano,incamminandosi con lei verso l’uscita.
<< Ma dai! Era un
ragazzo carino! >>
<< Tanto lo avresti
bruciato comunque! >>
<< Lo credi tu.
>>
<< Si certo.
Dai,muoviti che torniamo a casa. >>
<< Si papà!
>>
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