Millenovecentosessantatre.

di Libra Prongs
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Millenovecentosessantatre. 


Ha gli occhi piccoli. Due ferite scure, pozze di petrolio, e sopracciglia folte, cadenti  ― se sorridesse, se solo ridesse…
Argini impenetrabili.
La prima volta che lo vedo è incazzato. Forse è semplicemente solo.
Quando gli tendo la mano avverto diffidenza, esitazione nella sua stretta frettolosa. Ruvida.
«Ennis» borbotta, e non sono neppure certo di aver capito.
«Un cognome non te l’hanno dato?»
«Del Mar».
«Piacere, Ennis Del Mar».
Forse è semplicemente solo.


Brokeback Mountain è il paradiso.
O l’inferno vestito degli abiti migliori, dipende dalle angolazioni. L’odore delle pecore mi da la nausea ed è paradossale per un mandriano, ma bisogna pur sopravvivere in queste estati di Wyoming e sigarette da due soldi. Mi mancano i rodei ― aggrapparsi a qualcosa, credere, cadere. Penso a mio padre che andava forte, ai suoi tempi, e adesso si spacca la schiena; penso all’artrosi di mia madre e so che non voglio finire come loro, con la speranza che un’altra vita ― in un altro mondo, in chissà che eterno ― possa essere migliore di questa e allora sì, tiriamo avanti, elemosiniamo un lavoro estivo da quello stronzo di Aguirre, raggranelliamo qualche dollaro. Merda.
Il paradiso.
Ma sono vivo adesso, adesso a Brokeback Mountain.
L’inferno, il purgatorio.


Ennis Del Mar è un angelo che non ride.
Mi scruta, mastica monosillabi e scuote le spalle trincerandosi in silenzi che mi torcono le budella.
Parlami, avanti. Guardami.
Mi limito a soffiare respirare baciare quest’armonica metallica e malconcia, mentre i fagioli in scatola sfrigolano sul fuoco e il cipiglio di Ennis non accenna a distendersi sotto il cappello a tesa larga.
Smetteremo di studiarci, prima o poi.


Parlo. Troppo, perché non sono mai stato in grado di rientrare nelle mezze misure. E canto, storpiandola, una canzone della chiesa pentecostale frequentata da mia madre. Ennis ride di me ― con me. Ennis ride. Questi fagioli in scatola non sono poi così male.


«Anche i tuoi sono gente di campagna?»
«Lo erano».
«Come mai? Se ne sono andati in città?»
No, mi svela che se ne sono andati e basta, morti in un incidente, e che è stato tirato su dai fratelli maggiori.
Era semplicemente solo.


Il whisky scalda e scivola giù che è un piacere, i carboni morenti del fuoco scolpiscono il viso di Ennis.
«Che c’è?»
«No, niente, è che hai parlato molto di più oggi che in due settimane».
«Ho parlato di più oggi che in un anno intero».
E ho voglia di ridere.


Respirare non è mai stato così difficile.
«È una cosa che nasce e finisce qui» chiarisce, e Brokeback Mountain si stende sotto di noi, immutata. Come fa a non urlare? Come fa a non implodere e sanguinare e―
È solo il mio cuore.
Qualunque cosa sia, va bene.
Siamo solo noi due.




Amami, vorrei dirti.
Scopami, ti chiedo col corpo. Ho paura di guardarti.
Le pozze di petrolio sotto gli argini impenetrabili, forse… occhi.
Gli occhi tuoi. L’inferno, il paradiso, il mare.
Ennis Del Mar.
Comincia e finisce qui, ripeto. Comincio e finisco qui, nelle tue braccia.


 

"Se tu volessi potrebbe essere così, esattamente così, per sempre". 
-Jack Twist a Ennis Del Mar.  

 

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Nda: omaggio tutt'altro che degno a un film che non riuscirò a levarmi dalla testa per un po', suppongo. 
Come diamine è possibile che non l'abbia visto prima? *si perde nelle sue elucubrazioni*
Vado ad affogare nei feels, non senza ricordarvi che i dialoghi sono ovviamente tratti dal film. Io non ho fatto altro che ricamarci su. 
Alla prossima, 
Libra 





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