L'INIZIO
Salve gente! Prima di
tutto volevo ringraziare chi ha letto il precedente capitolo e in più
volevo anche scusarmi per l'attesa, ma sono tornata da Lisbona solo
da qualche giorno. Ringrazio in particolare Shira per aver messo tra
i preferiti la mia storia e monicar92 e scImMIA per aver lasciato un
commento. Buona lettura!
Il
sole splendeva alto in un cielo così limpido da sembrare quasi
trasparente.
I
caldi raggi solari l'avvolgevano come se avessero voluto darle, con
il loro calore, quel conforto che in quel momento sentiva tanto d'
aver bisogno.
Non
aveva idea di dove si potesse trovare C17 ma l'unico luogo che le
era venuto in mente era quello in cui lo aveva visto l'ultima volta.
Con
decisione aumentò la velocità e così decise di
ritornare sull'isoletta in cui suo fratello era stato assorbito da
quel mostro di Cell, già Cell, pensare per una frazione di
secondo a quel terrificante essere di cui alla fine era diventata
parte, le aveva fatto sentire un brivido su per la schiena.
Era
viva, viva per miracolo e questo lo doveva solo a lui, a quel tenero
nanetto pelato. Il solo pensarlo fece diventare triste il suo volto,
l'aveva trattato male e non se lo meritava, pensò, poi scosse
la testa e il suo viso tornò serio.
Lei
non gli doveva niente, lui aveva fatto tutto da solo.
Scese
di una decina di metri e senza rallentare rimase a fissare,
pensierosa, la sua immagine riflessa sull'oceano.
Mentre
volava, lasciando che la brezza marina le sfiorasse il volto,
continuava a pensare alla sua vita prima che tutta quest'assurda
storia avesse inizio.
In
una strada resa buia dalla notte una serie di rombi e di fasci di
luce facevano eccezione a quell'oscurità e a quel silenzio.
Un
gruppo di moto sfrecciava a tutta velocità sull'asfalto.
Erano
ragazzi di strada, un gruppetto di teppisti che dopo aver compiuto la
loro ultima balordia, stava facendo ritorno al proprio rifugio.
In
testa al gruppo, un giovane dai corti capelli castani e gli occhi
verdi, con la sua imponente moto, spadroneggiava sulla strada
sentendosela quasi sua, in fondo perchè non doveva? Erano anni
che con la sua banda aveva il controllo di quella zona della città.
Dietro
di lui, con le candide braccia che gli stringevano l'addome
muscoloso, stava seduta una ragazza con i lunghi capelli color
dell'oro scompigliati dal vento. Era la sua ragazza, la più
bella di tutte quelle insignificanti ragazzine che volevano unirsi a
loro.
Più
indietro, su una moto di cilindrata più piccola rispetto alle
altre, ma che riusciva lo stesso a fare la sua figura, c'era un
giovane ragazzo dai lunghi capelli neri raccolti in un codino. I suoi
occhi cristallini erano fissi sulla sorella. Non gli andava che lei
stesse con quel tipo, tra le tante cose, era famoso per il modo in
cui trattava le ragazze e al giovane non andava che la sua gemella
facesse parte di quella lunga lista di cuori spezzati e umiliati. In
quanto capo della banda, però, la decisione su chi ammettere
nel gruppo era sua e sapeva bene che lui aveva accettato la loro
richiesta solo perchè quel delinquete era attratto da lei.
Ma
non avevano scelta, dopo tutto quello che stava accadendo sarebbe
stata una follia rimanere da soli.
Da
un pò di tempo si raccontava di strani rapimenti e uccisioni.
Tutta la popolazione della Città del Sud stava vivendo da mesi
nel terrore. Giravano voci su esseri spaventosi che con la loro
crudeltà seminavano terrore e morte. Creature infernali prive
di ogni umanità.
Presero
per una strada secondaria e dopo qualche minuto giunsero a quello che
da qualche tempo potevano definire casa. A guardarlo bene non era
altro che un enorme capannone situato ai confini della città.
Dopo aver spento i motori i giovani scesero dai loro mezzi.
Erano
ragazzi come loro, tra i 14 e i 20 anni, ogniuno con una storia
diversa da raccontare, ma tutti con uno scopo in comune: vendicarsi,
vendicarsi di quel mondo e di quella società in cui molti
credevano e da cui loro erano stati emarginati.
“Eheheh,
abbiamo raccolto un bel bottino, vero capo?” disse tra le
risate un ragazzo magrolino e pieno di orecchini.
“Ahahah
già, hai sentito come urlavano? “vi prego non fateci del
male”ahahah, patetico!” aggiunse un altro ricoperto di
tatuaggi mentre sventolava trionfante dei sacchi pieni di banconote
ed era accompagnato dalle acclamazioni dei compagni.
“Bene
ragazzi, questa sera siete stati molto bravi, complimenti!”
alle parole del giovane dagli occhi verdi seguirono urla e applausi.
“Adesso
divertiamoci!!” gridò, ma non ebbe il tempo di dire o
fare altro che un'esplosione richiamò l'attenzione dei
giovani.
“Che
cosa è stato?” domandò tremante una ragazza coi
capelli neri.
“Non
saranno mica loro?” chiese un'altra terrorizzata. Nessuno
rispose, in compenso la paura apparve negli occhi di tutti. Non
ebbero il tempo di reagire che un'altra esplosione, questa volta più
vicina, li scaraventò a terra, poi 3 gigantesche figure
apparvero dinnanzi a loro.
Anche
se avevano forme umane bastava guardarli in viso per capire che in
quei corpi non vi era nessun cuore che batteva. Contemporaneamente i
due mostri alzarono le mani su cui erano già apparse delle
abbaglianti sfere di energia, ma una voce interruppe le loro
intenzioni.
“Fermi!”
un vecchio con dei grandi baffi e una lunga chioma bianca era apparso
da dietro i due esseri. “Non fategli del male, mi servono vivi”
poi riferendosi al gruppo di giovani continuò:
“Non
abbiate paura, nessuno vi farà del male, almeno finchè
non lo vorrò io. Sono qui per farvi una proposta...”
Già,
tutto aveva avuto inizio da quella sera, da quando il dottor Gelo li
aveva convinti ad unirsi a lui nella sua lotta contro l'umanità.
Ciò che li aveva spinti ad accettare era stata l'opportunità
di potersi finalmente vendicare, ma forse aveva contribuito il timore
di venire eliminati da quei mostri, perchè loro in fondo non
erano cattivi, erano stati solo sfortunati.
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