Ecco, tutto quello che ci rimane di te è solo il dolce ricordo
di un ragazzo che credeva negli altri, nel futuro. Combattevi sempre, senza
arrenderti per una sciocchezza. Ognuno di noi ha contribuito alla formazione di
questa famiglia: i Weasley.
Sono entrati nella famiglia altre persone, ma nessuna ha mai
potuto, nè voluto, prendere il tuo posto, Fred.
Sei rimasto dentro di noi, attaccato al cuore.
E mai te ne andrai.
Mi svegliai con la testa che mi scoppiava. Mi portai una mano
sul viso e scoprii, costernata, che avevo di nuovo pianto nel sonno.
Da quando tutto era normale e tranquillo, Tu-Sai-Chi sconfitto,
e quella quiete attanagliava l'anima, mi svegliavo sempre piangendo.
Scesi dal letto e mi trascinai lungo le scale. Guardai in
direzione della camera di George e vidi mamma che passava davanti alla porta,
faceva scivolare una mano sulla porta poi, accortasi di me, sorrideva e se ne
andava frettolosamente.
Era come se non ci volesse far vedere il suo dolore, che noi
sapevamo essere enorme.
Mi toccai il grembo con una mano.
Che effetto fa avere un bambino, partorirlo, e vederlo
crescere?
Che effetto fa vederselo portare via?
Mamma, non hai potuto fermarlo, questo lo so bene, così come non
hai potuto fermare anche me. Ma come ti sei messa contro Lestrange e l'hai
uccisa, così avresti fatto per Fred, vero? Saresti morta per lui.
Questo lo capisco, anche io l'avrei fatto.
Mi avviai per la cucina e mi sedetti vicino a Percy.
- Ciao- biascicai con la voce ancora impastata.
Mio fratello mi guardò preoccupata. Mi asciugò le
guance.
Non dicemmo nulla. Presi il latte e mi riempii la ciotola, per
poi immergervi dei gustosissimi biscotti al burro.
Ne gustai la fragilità.
Quel biscotto mi fece pensare. Se la nostra vita non fosse tanto
fragile, ora Fred starebbe ancora qua. I miei occhi si velarono di lacrime, ma
le ricacciai indentro, guardando il soffitto e sorridendo.
Abbassato lo sguardo, notai George di fronte a me. Aveva il viso
basso e scarno. Per tutto il tempo non tocco nulla.
- Prendi qualcosa, caro. Devi mangiare- gli disse mamma con
gentilezza, accarezzandogli i capelli.
Aprì la bocca e provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì.
Ingoiai il latte e sentii lo stesso la gola secca e
arida.
Ron entr dalla porta, seguito, mano nella mano, da
Hermione.
- Buongiorno- disse Hermione, e la sua voce sembrò risuonare
dappertutto, in quella stanza affollata dove si potevano sentire solo il rumore
delle posate e delle mascelle che, svogliatamente, lavoravano.
Mamma si avvicinò e abbracciò i due ragazzi.
- Venite, venite...- si affrettò a portarli vicino a due sedie
vuote e riempì le tazze davanti a loro.
Ron mangiò velocemente rispetto a noi, ma più lentamente del
solito.
Si vedeva chiaramente che la ragazza stava in difficoltà.
Incrociò il mio sguardo e sorrise.
Papà chiese qualcosa a Percy, che mi sfuggì.
- No, non hanno ancora deciso. Tra poco vedo che si dice-
rispose lui.
Sospirai e mi alzai da tavola, nello stesso momento di
George.
Lo guardai sorridendo. Lui ricambiò lo sguardo e sorrise
impercettibilmente. Lasciò la stanza.
Lo seguii un po' correndo.
- George- lo chiamai, ma non ci fu bisogno di seguirlo. Era lì,
nel salotto, che aveva lo sguardo perso nel vuoto. Fu come risvegliato dalla mia
voce.
- Che c'è, Ginny?- chiese guardandomi.
- Sorridi- chiesi. Era l'unica cosa che volevo da giorni.
Anche se ormai tutti avevamo quasi preso le nostre quotidiane
abitudini, George era l'unico che non l'aveva fatto. E non era riuscito proprio
a sorridere.
- No- rispose lui.
- Perchè?- subito chiesi, avvicinandomi a lui.
Non rispose. Girò il viso.
Sbuffai davvero annoiata. Non sopportavo vedere lui in quello
stato. E non ce l'avrei fatta a vederlo così in quello stato per tutta
l'estate.
Sarei tornata a scuola per settembre, e mi presupposi di farlo
tornare a sorridere.
Il mio sguardo ricadde sulla ferita all'orecchio.
Sentii ancora la rabbia montare in me. Avrei tanto voluto
sfogarmi su qualche Mangiamorte. Percepii la magia scorrere nelle mie vene, e
dei quadri tremarono.
George si allontanò e uscì nel giardino.
Ron e Hermione si avvicinarono a me.
- Sei pronta, Ginny?- chiese la ragazza.
- Hermione- rispose, girandomi verso di lei. - Voglio far
tornare a ridere George!- esclamai, sicura.
Lei sorrise dolce, come se avesse a che fare con una bambina
piccola.
- Ginny, avrà i suoi buoni motivi per non sorridere. Col tempo
gli passerà.-
Misi il broncio, poco convinta.
Salii in camera e mi vestii velocemente, poi scesi dalle scale e
uscii.
Nel giardino ancora c'era George, che muoveva senza vigore la
bacchetta e faceva andare su e giù uno gnomo, come faceva Fred.
Tremai. Era enorme quella loro somiglianza. E ora ne avevamo
solo uno, triste e abbattuto, che non fa altro che muoversi come faceva
l'altro.
Non lo rivedrò mai più.
Mi venne da piangere. Schiusi le labbra, tristemente, e respirai
forte.
Le lacrime di nuovo cominciarono a scorrere in viso.
Con la vista appannata, vidi le lacrime sul viso di
George.
Mi voltai da un'altra parte e mi strinsi a Ron,
abbracciandolo.
Mi sentii strattonare e entrare in un luogo nero e
soffocante.
Poi mi ritrovai altrove, completamente.
Stavamo nel nuovo Incanto Fidelius di Grimmauld Place 12. Entrai
di corsa nella casa di Harry. Il Silente dell'incantesimo di Malocchio era stato
tolto.
Il ritratto della sinora Black era rimasto intatto, come se non
fossi affatto passata.
Harry era lì, con le braccia aperte che mi aspettava.
Sapevo che quelle grandi braccia aspettavano me. Vi affondai il
viso e piansi.