Aprì l'acqua, fece partire la musica dal suo i-pod - non le
importava neanche quale - ed entrò in doccia, scivolando
piano sulla parete, lasciandosi cadere sul piano, scoppiando in un
pianto disperato che sperava non allarmasse la madre in casa, al piano
di sotto.
Non riusciva a togliersi dalla testa quelle immagini, quelle morti e
più pensava al loro sangue, più se ne immaginava
addosso o nell'acqua che la riempiva di gocce rosse.
Era sola, si sentiva sola. Jackson l'aveva lasciata dopo un'estate a
promettersi che tutto sarebbe andato bene se non fossero stati assieme,
a proteggersi reciprocamente, a prendersi cura l'uno dell'altra;
Allison aveva passato le vacanze da qualche parte in America con il
padre e chi le rimaneva se non se stessa?
Eppure lei era qualcosa, sapeva di essere qualcosa, solo non riusciva a
vederlo adesso; forse non l'avrebbe mai visto finché non
avesse dato ascolto a chi più credeva in lei, come Stiles;
se non avesse dato retta a chi era più invischiato di lui in
qualcosa di più grande di loro, come Scott. E con quel
pensiero in testa riuscì a scacciare gli incubi dalla mente,
a fermare le lacrime e a finire la doccia, uscendone come se nulla
fosse mai accaduto su quel quadrato che l'aveva vista crollare.
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