Prigionieri innocenti

di blazethecat31
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Nel mondo, da qualche parte e in molte parti, esistono prigionieri che non vengono mai sorvegliati e le loro celle all’aperto sono costruite con semplici reti e chiuse da meccanismi apribili da entrambe le parti ma impossibili da aprire per loro, che sono troppo bassi.
La pena che scontano? Sono diventati troppo ingombranti per entrare in una casa e nessuno li vuole perché sono troppo vecchi. Impossibile lasciarli morire per strada: il carceriere non ne ha voglia o intenzione.

 

Ti svegli all’improvviso sentendo qualcosa di diverso dal brontolio del tuo stomaco e dai tuoi compagni che si lamentano: il carceriere è venuto a portarti la razione settimanale, o mensile; non si capisce mai con che cadenza viene a farti visita. Non sbatti più la testa sul piccolo tetto sopra di te quando ti alzi, ci sei troppo abituato ormai. Ti chiedi se oggi sarà magnanimo e ti farà uscire per un po’, magari ti farà persino il bagno lavandoti temporaneamente di dosso il dolore di non andare più bene per lui.
I tuoi compagni sono euforici, hanno iniziato ad abbaiare dalla gioia facendo riecheggiare il tutto nella campagna sconfinatamente monotona e vuota, con le margherite talmente vicine da avere sempre il naso con qualche briciola di polline.
Oh, pensavate ancora che stessi parlando di uomini?

Il carceriere entra nella casa vicino alle gabbie riempendo qualche ciotola con dei croccantini bagnati con acqua e altre ciotole per bere, riponendoli senza un minimo di delicatezza davanti a ogni prigioniero. Quando arriva il tuo turno vorresti avvicinarti a lui e salutarlo come fanno quelli della sua razza; l’hai visto tante volte quando eri cucciolo e andavi in giro con lui, lo vedevi abbracciare molte persone, specialmente donne ti vien da ricordare. Ti alzi sulle zampe facendo appello alle poche forse che hai buttandoti su di lui, che per tutta risposta ti spinge all’indietro con violenza e con un’espressione schifata dipinta in volto se ne va sbattendo e chiudendo il piccolo cancello. Capisci che non sei più resistente come un tempo dalle zampe anteriori doloranti che non sono riuscite ad attutire la caduta, mentre ti levi la polvere di dosso come solo voi cani sapete fare.
Mentre mangi sei impegnato a chiederti il perché di così tanta crudeltà e menefreghismo: hai un pelo così biondo, sai rispettare i comandi e la tua razza è tra le più belle e dolci. Certo, se il carceriere qualche volta ti facesse un bagno saresti anche più pulito, ma non per tutti il periodo dello scrollarsi l’acqua di dosso e delle corse in giardino dura fino alla fine.
Sai, labrador dal cuore forte e dalle zampe tremanti, che la colpa non è tua?
Aspetti per giorni o settimane che quell’essere umano sia di buon umore e venga a portarti da mangiare, aspetti di sentire un minimo rumore da parte tuoi compagni, che sembrano farsi sentire sempre in meno. Aspetti che, per chissà quale miracolo, tu possa tornare a godere dell’amore di una famiglia che ti tenga sempre in casa e che non ti faccia mancare nemmeno il collare col tuo nome sopra. E’ un’attesa che brucia più di una zecca che morde una ferita aperta e più sfiancante di dover andare a prendere un bastoncino lanciato da un gigante.
C’è il tempo di essere forti fino a quando quella cuccia bucherellata non ti chiamerà, allora chiuderai gli occhi e non ti risveglierai più. Ma proprio in quel momento non sarai più succube di nessuno, né bloccato da nessuna rete.

 

E’ così che finiscono questi prigionieri innocenti: non hanno diritto a un processo, né alla libertà vigilata, vanno tutti incontro a un destino che solo i loro padroni dovrebbero meritare.





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