Capitolo primo
Dedicata a Laura.
- Cuore, cuore
mio agitato da dolori senza rimedio,
risollevati, difenditi da chi ti
vuol male, opponi il petto con forza,
affrontando senza paura le
insidie dei nemici: e se vinci,
non ti esaltare davanti a tutti; e se
sei vinto, non ti chiudere in casa,
a piangere. Rallegrati per le
gioie e soffri per le sventure,
ma senza eccessi: e impara a
conoscere
quale ritmo governa gli uomini.
Come due uccelli, volammo insieme quella notte…chi
l’avrebbe mai detto, lui che appare così distaccato, freddo, strafottente verso
tutto ciò che lo circonda, si è rivelato fragile e insicuro. Perché? Perché mai
si comporta così? Ma ciò non m’importa, l’importante è che stia con me, tutto
per me…
Mi avvicinai con la scopa a lui, mi guardò negli occhi e con un
piccolo sorrisino mi fa cenno di scendere, incliniamo le scope e ci trovammo in
un posto bellissimo, la luce della luna rischiarava quel posto ancora selvaggio,
gli animali erano in letargo, in quella notte buia e calda, le stelle del
firmamento brillavano chiare nella calotta stellare, la fauna ci circondava
interamente, gli alberi sembrarono concederci un po’ di spazio in quel
meraviglioso paradiso terrestre addormentato. Il mare giungeva a noi con uno
scroscio dopo l’altro, si avventava sulle rocce alquanto alte e scoscese
cercando di raggiungerci.
Lo guardai, il vento scompigliava piano piano,
soffio dopo soffio, i suoi capelli biondi come il grano rischiarato dalle prime
luci del mattino, coprivano ogni volta parte dei suoi occhi azzurri come il
mare, chiari, quasi argentei, dicono che abbia preso tutto da suo padre, come
dar torto alle voci, anche il padre a suo tempo è stato così bello, guardai il
vento muovere la maglietta, portarla indietro accentuando i suoi muscoli, così
marcati.
Si girò a guardarmi, si avvicinò pian piano e mi prese le mani, le
congiunse e, guardandomi negli occhi, disse:
- Leslie, vedi…io da un po’ di
tempo sto riflettendo sui miei sentimenti verso di te…so che i nostri non vanno
d’accordo e….credo che disapproverebbe mio padre questo gesto che sto per
compiere ma…non credo che riuscirò ancora di più a reprimere i miei sentimenti,
e…vedi..beh, ecco….volevo chi-chiederti se…se…ti andrebbe se ci mettessimo
insieme…- tirò un sospiro e non distolse il suo sguardo magnetico dai miei
occhi, non posso fare a meno di arrossire violentemente.
Quel ragazzo, così
sprucido con gli altri e oltremodo gentile solo con me, mi ha avvolto con le sue
tenaglie nella ragnatela del suo cuore e dei suoi sentimenti, rendendoli anche
miei.
Tutto ciò che grandemente avevo desiderato durante quest’anno si stava
avverando, Ian Malfoy mi stava chiedendo di mettermi con lui…Quando l’ho
sentito, il mio cuore fece un grande balzo e sprofondò nelle viscere del mio
interno, si rimise a posto, si strizzò e alla fine si chiuse, ma nonostante ciò,
non potevo essere altro che felice, un sorriso spuntò sul mio volto e lui,
ripresosi dalla paura di un possibile no, aspettò cortesemente una risposta.
Passarono attimi che mi parvero minuti, ore, eppure ero così felice che non
riuscivo a proferir alcuna parola. Lasciati guidare dal cuore, mi ripetevo, il
mio cuore mi spingeva a dir di si, urlare un assenso, gettargli le braccia al
collo e baciarlo…ma, c’è sempre un “ma”, e quel ma erano i miei genitori, i miei
amici, la mia ragione…mi spingeva a non accettare quel lauto e tanto atteso
passo del ragazzo che, alla fine, era diventato il mio ideale di
ragazzo.
Infine presi una decisione, mandai al diavolo tutto ciò che sarebbe
potuto accadere per questa mia decisione, decisi di lasciar perdere tutto ciò
che riguardava e che comportava la mia ragione, decisi di andare là dove mi
portava il cuore, lentamente socchiusi la mia bocca e sussurrai un “si”.
La
luce si schiarì nei suoi occhi, li spalancò e mi guardò stupito, perché? Se
tanto speravi in un si e il mio sorriso ti aveva dato una risposta già certa,
perché? Mi ami a tal punto da non credere a niente che alle mie parole? Non te
lo chiedo, mi voglio fidare, ma guai a te se mi farai soffrire.
La notte
stava lasciando gradualmente il posto all’alba, ad un sole primaverile che
timidamente iniziava a riscaldarci.
Rimanemmo per molto tempo a fissarci,
increduli di tutto ciò che stava accadendo. Perché proprio a noi? Una Grifondoro
ed un Serpeverde costretti ad amarsi di notte e a schernirsi di giorno, perché
proprio a me questa maledizione? Ma in fondo, mi basta guardare nei suoi occhi,
sentire la sua voce, toccare il suo respiro per trovare il mio destino e la
forza di andare avanti, di continuare.
Sapendo che nessuno ci avrebbe capito,
che nessuno avrebbe mai approvato il nostro gesto, con la forza dell’amore e
della contraddizione, abbiamo cercato di andare avanti così e, se il ruolo di
amanti segreti ci andava stretto, avremmo gridato al mondo intero il nostro
amore.
- Sarà meglio se iniziassimo ad incamminarci- dissi rompendo il
silenzio di quelle ore in cui la natura si stava risvegliando.
- Sì, ho perso
il senso del tempo e dello spazio, capivo solo te…- confessò lui arrossendo
leggermente, evidentemente quella sua confessione lo ebbe lasciato alquanto
sorpreso…sorpreso, sì, da se stesso.
Gli sorrisi per metterlo a suo agio e lo
baciai a fior di labbra, mi avviai verso la mia scopa. Mi seguì.
A cosa
stai pensando in questo momento? Come vorrei saperlo…
- Ian…- esordii
-
Sì, dimmi…- rispose staccando una mano dalla sua scopa e porgendomela. La
strinsi e continuai.
- Mi prometti che qualunque cosa succeda…qualunque cosa
accada, mi rimarrai sempre vicino?-
- Certo, ma non credo ci siano più
problemi, ormai il Signore Oscuro è stato debellato, è stato sconfitto
dall’amico dei tuoi genitori-
- Già…- abbassai lo sguardo mentre ciocche di
capelli, mosse dal vento che mi tagliava la faccia volando, mi sfioravano le
ciglia e cercavano di entrare nei miei occhi ma non trovandone una strada,- già-
ripetei – Harry Potter, lo chiamavano “il bambino sopravvissuto”, penso che in
qualche modo sia una discriminazione…-
- Discriminazione?- mi chiese curioso
Ian
- Sì, se non fosse stato lui ma un suo amico, chissà come si dovrebbe
essere sentito, troppe volte messo da parte, la ragazze preferiscono il tuo
amico perché è più famoso…non credo sia giusto!-
- mmm…-disse lui pensandoci
un po’- hai ragone, ma l’importante è che ce n’è stato uno, che siamo qui per
poterlo raccontare, per poter narrare ai nostri discepoli le imprese di Harry
Potter, l’unico raggio di sole in una notte buia, tempestosa ed inesorabile,
colui che ci ha riportato un sole che può ancora riscaldarci, dobbiamo
essergliene grati!- concluse cercando i miei occhi smeraldini e trovandoli quasi
subito dopo.
Senza accorgercene arrivammo ad Hogwarts, il nostro tempo di
amanti, anche se solo da una notte, si conclude qui, inizia la dura finzione che
dobbiamo portare fino a stasera e a tutte le sere che seguiranno, ma…fino a
quando? Fino a quando il nostro cuore riuscirà a sostenere, a sorreggere tutte
le cattiverie che ci diremo di mattina e di notte cancelleremo col sapore dei
nostri baci.
- Qui si dividono le nostre strade- mi dice avvicinandomi a sé,
lo abbraccio a mia volta e gli chiedo:
- Dove ci incontreremo stasera?-
-
Dove vuoi tu- mi disse stringendomi sempre di più. Sentivo che tremava, aveva
paura che, essendo per lui fragile, mi avrebbe fatto troppo male, ma già si
sentiva agonizzato dal pensiero di tutto ciò che ci saremmo detti in questa
giornata.
- Alla torre di astronomia, stanotte non ci sono lezioni-
Come
amanti notturni ci demmo quell’appuntamento sigillando tutto con un bacio
leggero, ci sfiorammo le labbra, in attesa di un’atmosfera migliore per il
nostro primo bacio come coppia.
Aspettami amore mio, pensai allontanando la
mia mano dalla sua e dirigendomi verso il dormitorio al settimo piano mentre lui
scendeva giù nei sotterranei, stanotte ti rivedrò, bello come nessuno ti abbia
mai visto…
Passo dopo passo mi avvicinai alla torre di Grifondoro, la
Signora Grassa stava ancora dormendo, russava quando mi avvicinai e dissi, dopo
essermi schiarita la voce:
- Risus abundat in ore stultorem-
Si mosse
appena, strinse gli occhi ma continuò a dormire.
- Signora?- la chiamai-
Signora Grassa? Si svegli! Devo entrare!!-
Pigramente aprì i suoi occhietti a
fessura e disse con voce assonnata ed annoiata:
- Parola d’ordine?-
-
Uff…sono sei anni che sto qua e ancora non mi lascia entrare senza parola…-
-
Parola d’ordine?- ripeté interrompendomi.
- Risus abundat in ore stultorem-
ripetei per la seconda volta quella sera.
Si fece da parte e mi lasciò
entrare.
La sala in cui apparvi dopo aver attraversato il buco nel ritratto
era deserta, guardai l’orologio sul mio polso. 05:28….tra poco sarebbe scesa
Eleonora, una mia amica di origini italiane con le braccia piene di libri,
pronta per ripetere per il giorno dopo.
Salii le scale ed entrai in camera,
le tende vicino ad ogni baldacchino erano tutte tirate, mi avvicinai al mio
letto e mi misi il pigiama, mi stesi nel letto e mi
addormentai…
- SVEGLIA!-
Un urlo mi fece sobbalzare, mi
lamentai leggermente, mi girai dall’altro lato e ripresi sonno.
Qualcuno
spalancò le tende e mi scosse violentemente
- Si, si…sono sveglia!- sbottai e
poi feci un lungo sbadiglio, mi stropicciai gli occhi assonnati e con la voce
impastata di sonno chiesi l’ora.
La mia amica, già vestita con una divisa
perfettamente pulita e ordinata, i capelli raccolti in una coda alta con la
cresta, leggermente truccata e con le mani congiunte ai fianchi mi
guardava.
- Sono quasi le 8:00, se non ti sbrighi non farai colazione,
dormigliona!- mi schernì. Balzai dal letto e cercai una divisa pulita nel mio
baule, lanciai senza successo quella di ieri nel cesto dei panni e la mia amica,
con un colpo di bacchetta, la fece entrare. Mi vestii in quattro e quattro otto,
la camicia fuori dalla gonna e il golfino tutto storto, mi abbassai cercando le
scarpe sotto il letto, le presi e ma le infilai sui calzini bianchi alti quasi
fin sotto il ginocchio, mi lavai velocemente e mi spazzolai i capelli. Con un
colpo di bacchetta misi a posto il pigiama e il letto e mi catapultai fuori
dalla stanza. La mia amica, non abituata a correre, mi seguiva arrancando,
sfrecciai oltre il buco del ritratto e scesi le scale quasi volando.
-
Lesile!- la sentii chiamare- aspettami! Un attimo! Ehi!-
Fermai la mia corsa
e l’aspettai.
- Scusami- mi affrettai a dire quando mi raggiunse con il
respiro affannato, mi fulminò con lo sguardo e poi mi chiese:
- Perché hai
fatto così tardi? Di solito non hai bisogno di farti svegliare…-
-
Semplicemente per il fatto che ieri ho fatto tardi-
- Si vede, senza un po’
di copri-occhiaia sembri uno zombie!-
- Da-davvero?- chiesi specchiandomi in
una statua tirata a lucido, e ammettendo che aveva ragione Eleonora, accettai
ringraziando il trucco che mi prestava e velocemente, con movimenti veloci e
decisi, me lo misi, in pochissimo tempo non sembravo più uno zombie. Mi
aggiustai una ciocca ribelle della mia frangetta rossa e mi aggiustai il
maglione, appuntai lo stemma dei Grifondoro ad esso ed entrai nella sala
grande...