Manhole
Manhole
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Il polso gli doleva terribilmente,
stretto in un morsa ferrea.
-Mi vuoi mollare il braccio?- sbottò
Ikkaku, tra il divertito e lo scocciato.
Yumichika rimase muto, il volto
contratto in una smorfia sprezzante.
-Hei! Hai due possibilità: o lo lasci
subito, ti fermi, ti calmi e ti spieghi; oppure ti trancio quella manina
rachitica che ti ritrovi e ti spacco il tuo maledettissimo nasino alla
francese!-
Ayasegawa gli lanciò uno sguardo
tagliente, continuando ad ignorarlo.
Percorsero tutto il vialetto, Yumichika
camminava a passo sostenuto, digrignando i denti, e trascinava di peso il
compagno che, inutilmente, tentava di puntare i piedi al suolo, per arrestare
quel rapimento furibondo.
Ikkaku sforzò la vista mentre
procedevano spediti sulla strada buia, i lampioni dalla luce fioca che non
illuminavano sufficientemente l’ambiente e sospirò.
Gli piaceva quel mondo, nuovo e
sconosciuto, una scoperta costante, così diverso da quello che ricordava, così
reale.
Per quanto fosse solo un periodo di
transizione, trascorso tra allenamenti e compagnie assurde, Shinigami
psicolabili ed umani allupati con serie crisi ormonali, era stato tra i più
eccitanti ed esilaranti fra le sue missioni.
Eccitanti, pensò, il doppio senso ci stava
tutto.
-Sei un dannatissimo idiota!- esplose
Yumichika, liberandolo finalmente dalla stretta sbriciolante, senza smettere di
avanzare, troppo fuori di sé per ricordarsi di essere grazioso come al solito
–Tu e quella stupidissima gallina petulante!-
Da quando erano ospiti della famiglia
Asano, composta da uno smidollato e un’isterica, Yumichika aveva sviluppato un
odio istantaneo verso la giovane Mizuho. La sorella di Keigo si era subito
infatuata dello Shinigami pelato, attirando l’ira di Ayasegawa.
-Sei geloso, non è così?- lo schernì
Ikkaku con un ghigno divertito.
Yumichika arrossì
furiosamente.
-E di cosa dovrei essere geloso? Del tuo
patetico flirt con quell’orrido insetto?- concluse sdegnato
Ikkaku tacque, senza parole, era
incredibile quanto quel piccolo narcisista riuscisse a farlo
infuriare.
-Che succede, stupido Shinigami
finocchio? Non riesci più a contenere la tua frustrazione?-
Se possibile Yumichika divenne ancora
più rosso.
-Non è frustrazione, depravato! E’ il
disgusto che provo nei tuoi confronti!- gli urlò con tutto il fiato che aveva in
gola.
Ikkaku non ebbe il tempo di ribattere,
dove prima si ergeva la sua figura infuriata dell’altro ora c’era il
vuoto.
Dove diavolo
si è andato a cacciare, quell’idiota…?
Sentì qualcosa afferrargli la caviglia
ed un grido soffocato proveniente dal basso.
Sbatté violentemente contro una sostanza
viscida, mentre un odore pungente gli invadeva le narici, nauseabondo, tentò di
alzarsi, ma ricadde pesantemente a terra tra quel liquido melmoso e
maleodorante. Al suo fianco Yumichika annaspava, alla ricerca di aria
respirabile e un appiglio al quale aggrapparsi per levarsi in piedi.
Ayasegawa, assorbito completamente dal
litigio, non si era accorto del tombino spalancato davanti a sé e, messo il
piede in fallo, era precipitato all’interno trascinando il compagno.
Madarame si tirò su traballante, sostenendosi alla parete ruvida delle
fognature.
Si può essere
più sfigati di così?
-Che schifo, che schifo, che schifo…-
gemette Yumichika, in tono lamentoso.
Come non
detto.
-Oh, sta zitto! E’ solo colpa
tua!-
-I miei bellissimi vestiti, i miei
profumatissimi capelli…- continuò quello, sull’orlo di una crisi
nervosa.
-Muoviti idiota, dobbiamo trovare il
modo di uscire di qui.- disse Ikkaku, offrendogli la sua mano per
alzarsi.
Yumichika vi si arpionò titubante,
indeciso se tenere ancora il broncio o aspettare che quella sgradita
disavventura fosse terminata.
Cominciarono ad esplorare il condotto,
guardandosi intorno inquieti
Procedevano da una decina di minuti,
quando Ikkaku si arrestò di botto, esasperato dal continuo piagnisteo dell’altro
Shinigami.
-Beh, perché ti sei fermato?-
-Ti è proprio impossibile chiudere
quella dannatissima bocca per qualche secondo?-
-Non so se ti rendi conto della
situazione in cui stiamo!? Che schifo!-
-Sì: dato che mi ci hai trascinato
tu!-
Uno scalpiccio affrettato interruppe la discussione e grossi ratti
spelacchiati gli tagliarono la strada; le zampe storte e i grugni bavosi, gli
occhietti gialli spalancati nell’oscurità e le corte code avvizzite gli
conferivano un aspetto grottesco, mostruoso.
Un grido disgustato rimbombò sul
soffitto basso delle fogne mentre Yumichika saltava tra le braccia di Ikkaku,
terrorizzato.
Rimase a lungo immobile nell’abbraccio,
nauseato da quelle creature spettrali, finché non si allontanarono fino a
scomparire nel buio.
Molto peggio
di un Arrancar…
Con un sospiro di sollievo si voltò
verso Ikkaku, incrociando i suoi piccoli occhi verdi.
Madarame gli rivolse uno sguardo
penetrante, indecifrabile, prima di avventarsi sulle sue labbra ferocemente.
Ayasegawa sbatté più volte le palpebre, allibito, ricordandosi solo in seguito
di respirare e magari, già che c’era, di reagire.
Fu un bacio violento, appassionato, le
sue mani vagavano sulle schiena del compagno, aggrappandosi poi saldamente alle
sue spalle larghe, Ikkaku affondò le dita tra i serici capelli dell’altro, che
mugolò di piacere.
Dopo il primo bacio ne seguirono molti
altri, frammentati da risate e borbottii confusi.
Si staccarono dopo molto tempo,
respirando leggeri a labbra socchiuse.
Yumichika sorrise, con una vena di
leggero sadismo.
-Se quella gallinaccia spennata prova a metterti di nuovo le zampe
addosso le tiro il collo!-
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