Pensieri finali

di Marikachan
(/viewuser.php?uid=534882)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Il suo sguardo, per quanto segnato da Capitol City, mi ricorda che sono viva. Che ho lottato per esserlo. Ho vinto. Ho sconfitto, non i tributi, ma gli hunger games. Peeta mi accarezza i capelli arruffati, impregnati di umido e di cenere. Nei suoi occhi non vedo più li stessi di una volta. È come se guardassi negli occhi dei lupi ibridi. Come se gli strateghi mi tenessero ancora sotto controllo. No, non è lui l'ibrido. Sono io. Sono i miei occhi a far parte di quei mostri creati da Capitol City. I giochi mi hanno segnata per sempre e la prova è sul mio corpo. Le cicatrici mi dicono continuamente che sono stata una pedina e che tutto quello che avevo mi è stato portato via. Ricordandomi che non era mio, ma loro. Adesso ci sono i bambini, e Peeta. Ma posso veramente considerarli miei? Questa non è la mia vita. La mia vita è con Gale nei boschi. Con Prim che aiuta mia mamma in cucina e mio padre che torna a casa la sera dalla miniera, mentre fischietta una delle sue canzoni. E Peeta che mi porta il pane caldo dopo una lunga giornata fredda. Adesso i miei sogni sono tormentati soltanto dai volti dei morti. Non sono incubi, solo immagini di persone che non fanno più parte di me. Prim, mio padre, Cinna, Finnick, Boogs, Rue, Katniss Everdeen. Quella prima dell'edizione della memoria e dei primi hunger games. E prima dei giochi mortali nelle vie di Capitol City. Ora sono in un altra arena. Un'arena che mi costringe a lottare contro me stessa. La vecchia Catnip vuole uscire e grida, e strilla ma il fuoco dentro di me la brucia viva. Non muore ma soffre continuamente senza poter avere una via di fuga, finché non scomparirà del tutto diventando cenere nel vento come nel distretto 12. I giochi ci vogliono ricordare che siamo assassini. Uccidiamo per natura. Per tenerci in vita. Per la nostra sopravvivenza.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2152871