Catherine Carey.

di CathCarey
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Dopo l’incontro con mio zio, i servitori mi accompagnano negli appartamenti nei quali avrei alloggiato almeno per ora. Quando entro  seguita  da servitori che armeggiano esperti con i miei  bagagli, mi guardo attorno incuriosita. Non rimango delusa. La stanza è grande i soffitti, molto alti, sono  sorretti da grosse travi di legno scuro. Gli arredamenti sono  sobri ed essenziali, ed è molto decorata e fine, come piace a me. Fa molto freddo, poiché il modesto camino sul lato della camera opposto al letto, è  spento. Dopo pochi secondi, ho  gia notato tutto quello che c’è  da notare. Guardo i servitori con la coda dell'occhio. Penso a mia madre , mi manca molto. Siamo sempre state molto unite anche se durante la mia infanzia non c'è mai stata. Siamo sempre state molto diverse fisicamente. I suoi capelli sono  biondi, lisci come l’olio, e assai fini; le sfiorano  appena le scapole. I miei sono  molto più lunghi e ricci ; arrivano quasi oltre al bacino  e sono di un lucente castano scuro.  I suoi occhi sono grigi, di ghiaccio. I miei sono  molto scuri, quasi neri, esaltati dalle mie lunghe ciglia dello stesso colore. Le sue labbra sottili sono  rosee e la sua pelle bianca come il latte. La mia bocca è leggermente più carnosa , colorata di un rosso naturale e la mia carnagione è molto più scura. Nessuno  vedendoci insieme, pensa che siamo madre e figlia , ma di carattere siamo sempre state uguali molto timide e chiuse.
Quando qualcuno mi  saluta, arrossisco , abbasso la testa e sorrido  timidamente.  Sono mite e remissiva e non oso  mai esporre le mie idee, e il mio parere dal mio punto, poiché ritengo  scortese e irriverente contrariare il giudizio della mia  famiglia.  Una cameriera fa  cadere il mio  baule  sul freddo pavimento di legno. L'assordante rumore interrompe i miei pensieri. Mi rendo  conto che fra pochi minuti sarei  stata  presentata ufficialmente alla regina mia zia. Mi volto  e fisso , per qualche secondo, la mia immagine riflessa nel semplice specchio appoggiato alla parete, dietro la porta. Devo essere perfetta.
Nella mia stanza fa irruzione mio zio George, fratello di mia madre e della regina, venne a trovarmi a Hever durante il periodo natalizio per qualche giorno.
Lo guardo attraverso lo specchio, mi volto e gli sorrido dolcemente baciandolo delicatamente sulle due guance.
" Zio George" dico con voce entusiasta. " Sono felice di vedervi"
Lui mi prende le mani e mi fa fare una giravolta su me stessa " Anche io sono felice di vederti , cara Catherine, come stai? Il viaggio è andato bene?"
" Molto bene, grazie zio George, e sono veramente molto lieta di essere qui."
Lui mi accarezza la guancia delicatamente.
" Spero che tu abbia gradito i tuoi appartamenti"
" Li ho molto graditi, quando sarò presentata alla regina?"
Lui mi guarda alzando un sopracciglio " Sono qui a posta per scortarti mia cara."
" Molto bene" sorrido. Mi guardo allo specchio.
Gli prendo un braccio delicatamente mentre mi scorta dalla regina, durante il tragitto mi parla della corte, della regina, di quello che devo fare e del re.
Sospiro un po' preoccupata. Ho paura di non piacere alla regina.
" Voi credete che le piacerò?"
" Ma certo, certo come potresti non piacergli?"
Sorrido timidamente e arrossisco.
" Sei proprio come tua madre" dice con un velo di malinconia.
" Vi manca?"
" Molto"
Cammino impettita ma, al tempo stesso, rilassata, nei piccoli e tetri corridoi che percorrono  l' interno del castello. Fuori piove  e, ogni tanto, la gelida luce di un lampo illumina, per brevi attimi, le buie stanze del palazzo reale; seguiti dal rintronante frastuono dei tuoni. La corte sarebbe rientrata prima del previsto, secondo il mio intuito dato il tempo.
Siamo arrivati , ci fermiamo davanti alle guardie, pronti per essere annunciati. Sospiro e mi sistemo.
Guardo mio zio come per dirgli " Sono pronta."




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