Figli.
Chocola
li guardava
volteggiare al centro della sala. I capelli color oro di lei si
replicavano nel ragazzo che aveva dinnanzi. Gli occhi di lui, di un
verde così intenso da
mozzare il fiato, venivano riflessi negli smeraldi ugualmente carichi
di lei. Perfino i loro lineamenti, le espressioni e i movimenti
combaciavano. Era come vedere una ragazza ballare con la mano giunta a
quella di uno specchio. O un ragazzo condurre un riflesso di un lago.
Alla strega sembrava così strano vederli così pacifici, così … cresciuti. Come dimenticare
tutte quelle litigate? L'educazione e la superbia della ragazza
in netto contrasto con il coraggio e la solarità del ragazzo.
Chocola si concesse un sorriso malinconico portando alla mente la loro
nascita, lui che teneva il piede di lei fra le labbra, quasi a volerla
mordere e lei che gli picchiettava la testa. Saranno sempre gli stessi.
- Vanilla
strinse la pallida manina. Spostò la mano libera
dal grembo per accarezzare i lineamenti delicati del visino, continuò
passandola sui lunghi capelli chiari e raggiungendo il debole cuore, in
battito precario.
- Non era
sicura che avrebbe potuto rivedere quegli occhi indaco e quel
sorriso bianco a cui ogni bimbo si scioglieva. Non aveva ereditato
nulla da Houx, la sua bambina, e quando gli spiriti erano più allegri,
si scherzava su
questo. Vanilla sospirò, ricordando quei momenti.
- La sua
bimba era nata malata. Fu la magia a salvarla, così come
ora la manteneva in vita. Quella si poteva veramente chiamare vita?
Giaceva da quel letto da così tanto tempo… La Regina non avrebbe mai
rinunciato alla speranza, infondo era l'unica cosa che le rimaneva.
Appoggiò la testa
vicino a quella della piccola, un sorriso triste sul volto provato. La mia piccola luna…
Alchimie
tamburellava le dita nervosamente. Era da un po’ che si sentiva
inutile, perfino nel suo
negozio. Quel “po’” poteva anche essere indicato come il giorno in cui
il giovane aiutante aveva iniziato la sua carriera all’interno della
bottega
magica.
Alchimie lo stava osservando, per valutare il suo lavoro, che comunque
sapeva essere perfetto. Osservava la sua fronte troppo sporgente
aggrottata nel leggere un conto. Osservava i suoi piccoli occhietti
scuri scorrere sicuri tra una riga e l’altra. Osservava il suo naso –
in realtà più simile a un becco – storcersi quando trovava qualcosa che
stimolava il suo disappunto. Osservava, anche, le sue labbra sottili
contorcersi come vermi nel consultare il listino dei prezzi. La
bellezza, quel ragazzo, l'aveva
abbandonato proprio come avevano fatto i genitori. Ma al mago non
importava. La sua lingua e la sua mente valevano ben più di un bel
faccino. Raccoglierlo dalla strada per farlo lavorare, era una delle
poche idee per cui non provava rimorso. Caro, povero ragazzo.
- Quella ragazzina è dura come i
suoi lupi. Rifletté Sylviette guardando la sua nuova principessa
esercitarsi con la spada.
- Continuava a
ruzzolare per terra per poi essere violentemente battuta con
l’asta di legno dal suo maestro.
- Ma, dove una
normale bambina si sarebbe arresa in lacrime, lei si
rialzava fiera, preparandosi di nuovo all’attacco e facendo la stessa
fine di prima. Dovrò chiamare a
raccolta le guaritrici. Sylviette aveva il suo sorriso sul volto,
ma questo non era falso e mellifluo com'era solito fare.
- Lei non è una strega, né
un’umana, è orgogliosa e coraggiosa come un animale. Ricordava
bene il giorno in cui l’avevano trovata, un piccolo batuffolo dai
capelli bianchissimi e occhi altrettanto scuri. Era immersa nelle
pellicce di un branco di terrificanti bestie grigie, grosse quanto
cavalli. Era cresciuta fra dei mostri, in una landa di gelo e di morte.
- Sylviette era
orgoglioso della sua scelta. La mia
fiera principessa.
Una specie di presentazione per una long che forse non scriverò mai,
chissà. Non scrivo da tipo mezzo anno, immagino le oscenità contenute
in questa fic.
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