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Rientro nell’afosa casa che non mi è ancora del tutto
familiare. L’unico suono ad accogliermi è il ticchettio della pendola in
salotto, e i successivi sei rintocchi che indicano la mia proverbiale
puntualità. Un bicchierone d’acqua fresca e poi passo ad aprire tutte le
finestre. Parto alla caccia del telecomando, che come al solito si trova nei
posti più insensati: questa volta in bagno. Comincio a passare da un canale
all’altro senza trovare soluzioni che mi soddisfino appieno, finché lo zapping
non da i suoi frutti. Mentre che mi preparo a tirare fuori le pentole e a
sbirciare in frigo quel che posso trovare, le immagini scorrono sullo schermo:
i video della radiovisione si susseguono, mentre che io mi arrovello per
trovare una soluzione per la cena di stasera. E una chitarra attira la mia
attenzione: ho già sentito questo ritmo tanti anni fa, ma la mia mente si
rifiuta di estrapolarlo dai ricordi. E finalmente le parole mi tornano,
lentamente e con qualche strascico di errore, alla memoria.
Io non ti prometto
qualcosa che non ho
quello che non sono
non posso esserlo
anche se so che c'è chi dice
per quieto vivere
bisogna sempre fingere.
Era una band vecchia, che si è poi sciolta anni addietro.
Allora non mi soffermavo ad ascoltare la musica, avevo sempre qualcosa di
meglio da fare, ma oggi finalmente capisco veramente le parole. E
involontariamente non posso fare a meno di pensare a lei. Non starò ancora solo
per molto, e come un cane che aspetta il suo padrone, sarò ben lieto di accoglierla
di nuovo in queste stanze; e fra le mie braccia, fra parentesi.
Non posso giurare
che ogni giorno sarò
bello, eccezionale, allegro,
sensibile, fantastico
ci saranno dei giorni grigi
ma passeranno sai
spero che tu mi capirai.
È ormai tre mesi che condividiamo tutto insieme, e
trasferendoci qui ci siamo voluti assumere le nostre responsabilità, ma il
nostro patto silente è quello di provare a fare
un altro passo in quella che ancora oggi mi sembra strano definire relazione.
Nessuno era d’accordo con noi, e pochissime persone ci hanno appoggiato
veramente; anche i nostri genitori hanno cercato di dissuaderci dall’andare a
convivere, ma l’essere andati contro tutti, nonostante le tesi che continuavano
ad avvalorare le loro, e solo le loro opposizioni, ci ha spinti maggiormente a
continuare.
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò
Abbiamo chiarito ai nostri genitori che il nostro non era un
capriccio, bensì un desiderio più forte dei pregiudizi: giovani non vuol dire
ad ogni costo sconsiderati. Ci abbiamo pensato molto, prima di deciderci, e mai
scelta è stata più giusta. Svegliarsi e averla accanto a me non ha prezzo;
sapere che a qualsiasi ora posso stringerla e accarezzarle il viso, senza bisogno
di messaggi o fughe alle undici di sera. E sapere che i nostri amici ci
supportano, ci rende ancora più sicuri.
So che nelle fiabe
succede sempre che
su un cavallo bianco
arriva un principe
e porta la bella al castello
si sposano e sarà
amore per l'eternità.
Tre mesi vissuti irrealmente, come se fosse qualcun altro a
vivere per noi. Abbiamo superato crisi di pianto e crolli psicologici; dopo due
sole settimane ci ha sfiorato l’idea di aver fatto un errore madornale andando
a convivere a soli ventuno e venti anni. In fondo non è come vivere in case
separate: il cattivo umore, la stanchezza e la non sempre presente passione ci
avevano fatto credere di aver fatto il passo più lungo della gamba, quando
invece era solo una iniziale scoperta delle nostre vere personalità, quello che
noi stessi non credevamo di avere. Così abbiamo capito che ognuno ha i propri
spazi, e un sorriso mancato non significa crisi imminente.
Solo che la vita
non è proprio così
a volte è complicata come una
lunga corsa a ostacoli
dove non ti puoi ritirare
soltanto correre
con chi ti ama accanto a te.
Eccola, finalmente. La giornata è andata bene a entrambi, e
questo è un buon segno. Ho giusto il tempo di posare le presine, prima che mi
salti al collo, euforica ed estasiata. La bacio a lungo, assaporando ogni
sfumatura delle sue labbra. Non mi sembra ancora vero che lei abbia scelto me.
È come un regalo inatteso, che non pensavo, e non penso tuttora, di meritare.
Cosa ho fatto di così buono da poter averla tutta per me? Mia zia, quando ero
piccolo, mi diceva spesso “Ricordati di goderti appieno la felicità che ti
arriva, perché prima o poi questa svanirà, e ti rimarrà solo il gusto amaro
della perdita”. Prima di riuscire a dichiarale il mio amore, ho sempre avuto paura;
non tanto per un suo rifiuto, quanto più perché ricambiasse i miei sentimenti:
la amo troppo, e la sola idea di perdere la mia felicità mi terrorizza a tal
punto che ogni qual volta mi sfiora il pensiero, la stringo con ancora più
forza. Non dandomi la possibilità di essere felice con lei, non avrei potuto
mai soffrire per una sua perdita. Dio, che errore avrei fatto, se non mi fossi
mai dichiarato!
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò.
Mi sveglio con ancora il braccio sotto la sua testa , e la
sua mano sul mio petto. Ha un’aria beata; le labbra leggermente schiuse e le
palpebre lisce che nascondono quegli occhi che mi fanno venire brividi
totalmente diversi da quelli di freddo. Mi vien voglia di avvicinarmi
abbastanza da poter sentire il suo respiro sulla pelle, ma ho troppa paura di
svegliarla. E dopo chi la sente? Non vorrei mai rovinare la serata che abbiamo
avuto per un mio stupido impulso; e inoltre passerei da maniaco, non tanto per
lei, ma per me. Insomma, ho ben altre occasioni per rinfrescare la mia memoria
del sapore di lei, senza dovermi sentire come un pazzo sessuale che sveglia le
ragazze di soprassalto,no? Sento benissimo che il sonno se ne è andato, e anche
se sono solo le quattro della mattina mi scosto dolcemente da lei, senza
movimenti bruschi. Restare a letto non mi avrebbe aiutato, anzi, avrei cominciato
a rigirarmi fra le coperte; così accendo il portatile, che comincia a ronzare
delicatamente. La lieve luce mi illumina il viso e la stanza attorno a me. Ho
già in mente cosa scrivere, così posso aggiungerlo alla mia cartella di testi
senza comun denominatore.
Giuro ti prometto
che io mi impegnerò
io farò di tutto però
se il mondo col suo delirio
riuscirà ad entrare e far danni
ti prego dimmi che
combatterai insieme a me
Una mano sulla spalla mi fa tornare al presente. Scusa, ti
ho svegliato? le chiedo, adocchiando velocemente l’ora sul display del computer
e spostando la sedia di novanta gradi. Mi ha svegliato la tua assenza, mi
comunica, sedendosi sulle mie gambe e accucciandosi contro le mie braccia che
le offro volentieri come protezione. La stringo contro il mio petto, affondando
il viso nei suoi capelli. Non riuscivi a dormire? mi chiede, cercando di
nascondere il timore che però colgo appieno. Tranquilla dolcezza, non è colpa
tua! Cerco il suo sguardo e le sorrido dolcemente. No, è che mi sono svegliato
e non avevo più voglia di dormire, così sono venuto a buttare giù il bozzetto
di un’idea che mi è nata oggi, la informo, tranquillizzandola. Mi chiede se ho
finito, ma la invito a tornare sotto le coperte, dove la raggiungerò fra pochi
secondi. Devo solo fare un’ultima cosa: “vuoi salvare il testo?” mi chiede il
mio sistema operativo, e di seguito: “Salva con quale nome?”. Sorrido fra me,
prima di digitare tre parole: “Io ci sarò”.
Nella buona sorte e nelle avversità,
nelle gioie e nelle difficoltà
se tu ci sarai
io ci sarò.
Nota dell’autrice:
So che non sono stati citati i
nomi, ma di chi altro potrei scrivere? La canzone si chiama, ovviamente, “Io ci
sarò” ed è degli ex “883”, che forse conoscerete per il leader che è Max
Pezzali. Questa Takari la dedico a Chitta97 per
il suo sedicesimo compleanno. Tantissimi auguroni, tesoro. Mi auguro che tu
legga la fic oggi! E assieme agli auguri ti mando tanti tanti tanti baci e un
desiderio di pronta guarigione che mi viene dal profondo del cuore. Ti voglio
bene. E grazie anche a tutti quelli che leggeranno la song-fiction, e
maggiormente a chi vorrà recensirla. Ancora auguri.
Mami
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