Capitolo 30 pronto
Capitolo 30
È svenuto.
Oh dannazione!
Juliet si apprestò a prendere dalla cucina un bicchiere d’acqua e
portarlo nel salotto, dove un Louis incosciente giaceva disteso sul divano.
Harry era subito accorso non appena aveva visto il suo migliore
amico oscillare in maniera preoccupante, sorreggendolo, mentre lei, impreparata
a quella reazione, era rimasta impietrita.
Si ripeteva di stare calma, di non saltare a conclusioni
mortificanti.
Pensa positivo. Pensa
positivo. Solo perché è svenuto non vuol dire che l’abbia presa male…
Vide suo fratello Kyle, braccia incrociate al petto, osservarla in
maniera sardonica.
Juliet alzò un dito ammonitore, mentre con l’altra mano teneva il
bicchiere in una morsa nervosa. << Non. Una. Parola. >>
Sapeva che suo fratello se la stava ridendo sotto i baffi. Era
palesemente divertito da quella situazione. Ignorandolo, Juliet portò il suo
autocontrollo ad un livello più o meno stabile, convincendosi che portarlo all’ospedale
non sarebbe stato necessario.
<< Come sta? >> chiese a Harry seduto sulla poltrona
adiacente al divano.
<< Si riprenderà. >> convenne il riccio con un mezzo
sorriso rassicurante. << Forse >> scherzò.
<< Ci è rimasto secco. >> sentenziò con allegria Nat sulle
ginocchia di Zayn, scolandosi un bicchiere probabilmente contenente dello
champagne. << Che c’è? >> fece allo sguardo caustico di Juls.
Phoebe tese un braccio verso quest’ultima. << Ehi e tu come
stai? >>.
Juliet sbuffò alzando le spalle. << Bé! A parte il fatto che
il padre di mia figlia stia giacendo in uno stato di coma sul divano, sto
abbastanza bene >>. Ma. Che. Cazzo.
<< Vuoi che ce ne andiamo? >>.
<< Stai scherzando? >> ribatté Kyle. << E
perdermi tutto lo spettacolo? Non se ne parla >>.
Juliet batteva freneticamente il piede sul pavimento. Se non era
mai stata una tipa paziente prima della gravidanza, adesso che i suoi ormoni le
avevano amplificato tutte le emozioni, di pazienza non c’era rimasta neanche
una goccia.
Fanculo.
Tutto ciò che voleva in quel momento era sentire la voce di Louis,
ricevere un qualche segno gli avesse suscitato la notizia dell’imminente
paternità.
Juliet si avvicinò al suo capezzale, chinandosi sulle
ginocchia e incrociando le braccia per poggiarci sopra il mento. Per un attimo restò
offuscata dal ricordo dell’intimità rovente che avevano condiviso quella sera.
Si erano dichiarati i loro sentimenti, e Juliet aveva realizzato la profondità
del suo amore per Louis. Sapeva che non avrebbe più potuto fare a meno di lui d’ora in
poi. Lasciarlo andare era stata l’impresa più dura e dolorosa che avesse mai compiuto.
Era stata un vero idiota a pensare che fosse la cosa più giusta per Louis; ma
lo sbaglio più grande era stato proprio quello di pensare che divisi sarebbero
stati meglio.
Sporse una mano verso di lui per accarezzargli i capelli morbidi e
scompigliati. Dopodiché si alzò afferrando il bicchiere d’acqua sul tavolino al
suo fianco.
Prendendo un bel respiro, si portò il bicchiere alle labbra,
ingurgitando un sorso d’acqua fredda.
Poi con un gesto secco della mano, il resto della bevanda finì
dritto dritto sul viso di Louis.
Juliet si poté ritenere soddisfatta di quella brillante trovata.
Con un sorrisino impertinente, si godette la vista di lui che riprendendosi di
soprassalto, si portò istintivamente seduto, annaspante e confuso.
<< Tommo! Ben tornato tra noi >> commentò Niall
dandogli una leggera pacca sulla schiena.
Louis si passò una mano tra i capelli bagnati, scuotendo la testa.
<< Cos’è successo? Sono… >>.
Allie tossì sulla propria mano. << Sfigato >>.
Kyle alzò le mani, di fianco alla mora, soffocando un sorriso
d’approvazione. << Svenuto. Esilarante devo ammettere, vedere il tuo culo
schiantarsi al suolo. Avresti potuto avvisarmi: avrei fatto un video. Di questi
tempi su You Tube non c’è niente di così spassoso da vedere >>.
Juliet roteò gli occhi al cielo, sorridendo in maniera compiaciuta
della gomitata che Phoebe assestò nello stomaco di suo fratello.
Intanto Louis non le aveva tolto un istante gli occhi di dosso.
Juliet si morse il labbro, farfugliando un: << Uhm…come ti senti? >>.
Lui piegò la testa di lato, gli occhi azzurri ora più vividi la
penetravano con intensità. Lei sentì il cuore fermarsi, mentre i secondi scorrevano
terribilmente lenti. Gli occhi di Louis la scandagliavano con impietosa
imperturbabilità, e a Juliet parve passato un secolo prima che potesse udire di
nuovo la sua voce.
<< Posso mostrartelo >> dichiarò, cogliendola di
sorpresa. Un mix d’emozioni sensazionali turbinarono in quel momento negli
occhi e nella voce roca di Louis, quando alzandosi si ritrovò ad un soffio dal
viso di Juliet.
<< Cosa…? >> Disorientata, Louis la prese tra le
braccia, facendola volteggiare davanti a tutti i presenti che anche loro
sorpresi non resistettero a lanciare commenti divertiti.
La baciò, mettendoci tutta la sua gioia, danzando per la stanza.
Poi si fermarono e, piano piano, lui la fece sedere.
<< Non avrei dovuto sballottarti così >> esclamò.
Juliet scoppiò a ridere, profondamente sollevata. << Oh, per
favore, se non l’abbiamo sconvolta prima… >> ghignò lascivamente,
<< non sarà di certo un balletto a farlo >>.
Gli angoli della bocca sottile di Louis si sollevarono sempre più
in alto, mostrando una fila di denti bianchi. L’abbagliò con un bellissimo
sorriso che lasciò Juliet in bilico tra un pianto e un urlo di sgravio. Era la
cosa che ogni donna avrebbe voluto, dopo aver detto al proprio compagno che era
incinta: un uomo felicissimo di diventare padre. Linda non aveva avuto la
stessa fortuna quando era rimasta incinta di Juliet e poteva solo immaginare
quanto fosse stato umiliante il rifiuto di suo padre per lei. I pensieri sul suo
passato furono interrotti dalle sue amiche, che in un attimo si tuffarono su di
lei, stritolandola in un abbraccio da togliere il fiato.
Harry lanciò un fischio, avvolgendo con il proprio braccio le spalle di
Louis. << Hai l’aria felice, fratello >>.
<< È vero, Hazza. >> affermò lui guardando la donna
che amava ridere serena. << Lo sono >>.
La mezzanotte segnò la fine di quel giorno.
Louis sorrise.
Il miglior 24 dicembre della sua vita.
<< Sul serio? >> ridacchiò Juliet la mattina del giorno
seguente al telefono con Zeke.
<< Devi credermi! Anche la mamma è rimasta senza parole
>>.
<< Visto? Te l’avevo detto che Babbo Natale avrebbe capito
quanto tu ci tenessi >>.
<< Credevo di no, quando sotto l’albero non ho trovato
nessun biglietto tra gli altri regali, sono rimasto un pò deluso. Poi la mamma è uscita a prendere il
giornale, e dentro la buca delle lettere ha trovato una busta con il mio nome
sopra! Ci pensi, Juliet? Andrò a trovare il mio papà! >> urlò entusiasta
il bambino all’altro capo dell’apparecchio.
Juliet sorrise, le gocce di pioggia battevano sul cruscotto
dell’auto. Perché a Londra doveva piovere così tanto spesso? Fortuna che
stavolta si era portata con sé l’ombrello!
La mamma sta imparando, mormorò mentalmente
divertita.
<< Sono così felice per te, Zeke! Non dimenticarti di me
mentre sarai lì. Sia chiaro che voglio sapere cosa fai, signorino >>.
Sentì Zeke ridere, e il sorriso di lei si allargò dalla
soddisfazione.
<< Ci puoi scommettere. Ora devo andare, Juliet. Voglio dare
subito la notizia a papà >> dichiarò trepidante.
<< Certo. Ci sentiamo presto, Zeke. Passa un felice giorno
di Natale >>.
<< Anche tu. Oh, Juliet! Dimenticavo… >> mormorò il
bambino un secondo prima di riattaccare.
<< Sì? >>.
<< Buon compleanno >>
disse Zeke, per poi riattaccare.
<< Papà! Papà!
>> urlò una bambina dai lunghi capelli castani, mentre scendeva
frettolosamente i gradini dello scuolabus, sballottando lo zaino sulle spalle da una parte e l'altra.
L’uomo dai capelli
scuri che se ne stava disteso sull'amaca in giardino, sviò lo sguardo dalla serie di
appunti che teneva tra le mani per puntarlo su quella figura minuta. <<
Sì, Juliet? >>.
La bambina abbozzò un
broncio nel suo visino dalla pelle color latte, che rese il padre
circospetto.
David lasciò perdere il suo lavoro, spiccando un salto per
raggiungerla e inginocchiandosi sull’erba per prendere tra
le braccia sua figlia. << Cosa c’è che non va?
>> chiese con tono
dolce.
Juliet strinse tra i
denti il piccolo labbro inferiore. << Non ho un compleanno,
papà! Perché
non c’è l’ho? Tutti i bambini a scuola ne hanno uno.
Oggi in classe la maestra ci ha chiesto di presentarci, e quando lei mi
ha chiesto quando fossi nata, io ho detto che non lo sapevo. Tutti i
miei compagni mi hanno guardato in maniera strana. È una
cosa brutta. >> commentò tristemente. Poi arricciò
il naso, producendosi
in un’espressione smarrita. << Non so neanche cosa sia di
preciso un
compleanno >>.
David si portò la
manina di Juliet alla bocca, baciandone il palmo. << Il compleanno è un evento
speciale in cui si celebra la propria vita. Si festeggia una volta l’anno per
festeggiare il giorno in cui si è venuti al mondo. >> spiegò. <<
Anche tu ne hai uno, Juliet >>.
I grandi occhi ambrati
della bambina s’illuminarono. << Davvero? >>.
<< Certo
>> annuì l'uomo.
<< Dimmelo! Per
favore voglio saperlo, papà >> ordinò Juliet, saltellando sul posto,
mostrandogli i denti in un trepidante sorriso.
La bambina osservò gli
occhi azzurri del padre sorriderle caldamente. Era un tipo bizzarro il suo papà,
ma in senso buono. A Juliet piaceva tanto quando le sorrideva in quel modo. Non
era un sorriso fatto con le labbra come facevano molti altri genitori. No, suo
padre le sorrideva con gli occhi, attraverso le sue iridi azzurre percepiva
limpidamente ogni sentimento le rivolgesse. Forse era un trucco speciale che
possedevano soltanto quelli che avevano gli occhi azzurri, ma suo fratello Kyle
non sapeva farlo. Juliet pensò che avendo gli occhi di un colore diverso,
poteva comunque imparare quel trucchetto se suo padre glielo avesse insegnato.
Magari così avrebbe
potuto dirgli quanto lei gli volesse bene senza bisogno delle parole.
<< Sta a te
decidere. Quando vuoi che sia il tuo compleanno? >> suonò la voce
profonda di David.
Il sorriso di Juliet
scemò, lasciando spazio ad un cipiglio confuso. << Ma la maestra mi ha
detto che non è così che… >>.
Lui scosse la testa.
<< Sono certo che la tua maestra abbia sicuramente ragione. Ma non ha
avuto occhio. Non ha saputo riconoscere una bambina speciale davanti a sé,
quando ti sei presentata >>.
Juliet piegò le labbra
in una smorfia poco convinta. << A me questo sembra barare. >>.
David si portò una
mano al petto, fingendosi profondamente sconvolto. << Stai dicendo che
tuo padre è un bugiardo? >>.
<< No! >>
replicò subito Juliet, ridacchiando della sua buffa espressione.
<< Ebbene ti
fidi di me? >> chiese allora David.
<< Sì. Mi fido
di te, papà >> sorrise la bambina poggiandogli le mani sulle spalle.
<< Brava
bambina. Adesso rispondi alla mia domanda. A quale data hai pensato per il tuo
compleanno? >>.
Juliet ci pensò su per
lunghi istanti, poi prese una decisione. << Voglio che sia tu a scegliere
>>.
Gli occhi di David si
socchiusero teneramente. << Se è questo che vuoi…il 25 dicembre >>
rispose volitivo.
<< Perché
proprio quella? >> chiese curiosa Juliet.
Le grandi mani di suo
padre posate sui suoi fianchi minuti l’attirarono a lui, finché non si
ritrovarono l’uno tra le braccia dell’altro.
La risposta di David
arrivò, soffice come una carezza al suo orecchio: << Perché quel giorno,
Juliet, ho ricevuto il regalo più grande che potessi sperare >>.
Juliet socchiuse la porta d’ingresso evitando di fare rumore. Era
ancora mattina presto quando lei era uscita lasciando Louis ancora dormiente
nel letto. Chiamò a gran voce il suo nome, ma nessuna risposta arrivò alle sue
orecchie. Guardò nella camera da letto, in ogni stanza dell’appartamento ma di
Tomlinson nemmeno l’ombra. Dove si era andato a cacciare?
D’istinto si portò il cellulare nel palmo della mano, notando solo
allora l’avviso di un messaggio. Era di Louis.
Vieni sul tetto.
Juliet si volse verso la finestra nella camera da letto, aprendola
e sporgendo la mano per sentire sulla pelle l’acqua che dal cielo cadeva a catinelle.
L’appartamento si trovava all’ultimo piano, e la scala metallica di servizio posta
sul balcone portava immediatamente al tetto sovrastante. La curiosità ebbe la
meglio su Juliet quando prese l’ombrello, e aprendo di più la vetrata per
portarsi fuori e dritta sulle scale in ferro battuto. Buttò fuori una nuvola di
vapore, coprendosi la testa. << Si può sapere perché mai mi hai fatto
venire qui…? >> mugugnò Juliet arrivando in alto, ma poi si arrestò sul
posto.
<< Non ci credo >> soffiò fuori con incredulità.
Sbarrò gli occhi sbattendo con forza le palpebre, ma la scena
davanti a sé non mutò. Juliet si mosse a piccoli passi, guardandosi intorno e
metabolizzando il pavimento grigio sotto i suoi piedi, gli assi perimetrali
sporchi di ruggine rallegrati da piccole lucine natalizie, ma ciò che realmente
le saltò agli occhi fu quello che c’era al centro.
Non se lo stava sognando: dozzine su dozzine di vasi contenenti
rigogliose stelle di Natale e altre specie di fiori serpeggiavano ai
lati, intorno e al centro di un
gazebo. I suoi occhi proseguirono ad ammirare la scena con adorazione e
meraviglia,
fermandosi quando arrivò di fronte alla struttura, le cui assi
erano contornate
da fili intrecciati di rami scuri. Si deliziò della fragranza
che emanava quel
posto; sembrava che un pezzo del paradiso floreale di Promesse si fosse
miracolosamente spostato sul tetto di casa sua.
<< Adoro il modo in cui i tuoi occhi s’illuminano riversando
alla persona che li guarda ogni tua singola emozione >> esordì una calda
voce dietro la nuca di Juliet.
Lei sentì il suo petto fremere dai ricordi. << Sei tu che hai
sempre saputo leggermi dentro >> mormorò.
Sentì Louis prenderle una mano invitandola a guardarlo. Juliet lo
fece, inclinando leggermente l’ombrello all’indietro per scrutarlo a meglio. Il
cappuccio della felpa gli riparava i morbidi capelli dalla pioggia, ma non impedì a
minuscole gocce di scendere sulla mandibola cesellata fresca di rasatura, e su
quelle labbra perfette. Lei s’impose di non saltare ai convenevoli e avventarsi
su di lui, vogliosa di fargli intendere alla perfezione quanto tutto quello che
fino ad ora avesse fatto per lei l’avesse toccata nel profondo.
Louis intrecciò le dita a quelle di Juliet, curvando le labbra in
un amorevole sorriso. << Aah tigrotta sei stata tu che me lo hai
permesso. Devo ancora ringraziarti per questo >> tracciò con il pollice
la curva delle sue labbra voluttuose.
Juliet ghignò. << Mi sembra che tu abbia saputo ringraziarmi
a dovere questa notte >>.
Louis rispose a quella lasciva allusione, con una presa possessiva
sui suoi fianchi. << Avrei voluto farlo ancora appena aperti gli occhi,
ma tu eri scappata >> la provocò, ben sapendo dove fosse andata, ma
Juliet rispose ugualmente: << Ero andata a fare una consegna speciale >>.
Lui annuì sapendo anche a chi; il cuore si gonfiò d’amore e
orgoglio per la sua donna. << Questo mi ha dato il tempo di organizzarti
una piccola sorpresa per il tuo compleanno >>.
<< È bellissimo. >> Lo sguardo di lei splendette di
autentico piacere. << Da dov’è spuntato fuori? Pensavo che qui sopra non
ci fosse mai stato nulla >>.
<< In effetti non ho mai utilizzato questo posto, ma in quel
periodo in cui te ne sei andata, ho cercato qualcosa con cui occupare il mio
tempo per non venire a casa di Jade e riprenderti con la forza >>
confessò con una punta di malizia. << In realtà quando ho chiesto a Harry
di darmi una mano con il progetto, dentro di me sapevo che non era per nulla
che lo stavo facendo. Volevo che quando fosse finito, tu potessi vederlo
>>.
Juliet gli cinse la nuca con le mani,
lasciando ricadere l’ombrello a terra e percependo la carezza della pioggia sul
viso. << Ricordi quella volta in macchina? Il disegno sul finestrino?
>>. Attese un suo cenno affermativo per proseguire. << Era una
bugia. Non ho la minima intenzione di esserti amica per il resto dei miei
giorni, Tomlinson. Voglio essere molto di più per te. Voglio provare a darti
tutto quello di cui hai bisogno. >> si umettò le labbra con la lingua,
portandosi la mano di lui sul suo grembo e coprendola con la sua. Il suo
sguardo ambrato era maledettamente solenne. << Prometto che cercherò ogni
giorno di dare ad entrambi quello di cui avete bisogno perché vi amo >>.
Louis non resistette all’impulso di stringersela al petto. Affondò
il viso tra i capelli di Juliet, tirando un profondo e lungo respiro. <<
Dillo ancora ti prego >>.
Le spalle di lei si sollevarono in una risatina sommessa,
ripetendoglielo ancora, sentendo vibrare attraverso la sua voce cristallina la
forza di quelle parole.
<< Juliet… >> esordì Louis, ma lei lo zittì stringendogli
in una salda presa i risvolti della giacca di jeans.
<< Ti amo così tanto Tomlinson perché…perché con il tuo
amore ho imparato ad amare anche un po’ di me stessa >> confessò
mordendosi emozionata il labbro per la veridicità di quell’ammissione.
Fu a quel punto che Louis coprì quel labbro con le sue, strappando
a Juliet un suono che lo spinse ad andare più a fondo. Gli si aggrappò,
rispondendo con tutta se stessa a quella meravigliosa invasione, levandogli il
cappuccio dalla testa e affondando le dita nei suoi capelli.
La lingua
di Louis sondò il sigillo delle labbra di Juliet, sussurrandole nel suo alito
caldo dolci parole. << Saremo io te, e il nostro bambino. Dio…devo ancora
realizzare per bene questa cosa della paternità. So che la mia reazione
probabilmente ti avrà spaventato, e non nego che spaventi tutt’ora anche me, ma
so che con te posso farcela. Posso perché voglio
farcela, per te, per noi. Affronteremo
tutto quello che verrà insieme. Non lascerò mai più che tu te ne vada, te lo
prometto. Tu mi appartieni, Juliet. Sei destinata ad essere mia. Lo sei sempre
stata >>.
<< Bambina >> mormorò Juliet ad occhi socchiusi con
gli occhi rilucenti d’amore.
Louis sospirò divertito, ben sapendo che fosse troppo presto per
esserne sicuri, ma Juliet gli aveva detto chiaro e tondo che sentiva che fosse
una femmina, perciò convenne cautamente di non contraddire la sua tigrotta
caparbia. << Bambina >>.
<< Sì >>.
<< Sì, cosa? >> domandò Louis d’un tratto confuso.
<< Sì, sono tua, completamente anima e corpo. E… >>
Juliet piegò le labbra in un sorrisetto ironico. << Credo in te e so che
mi starai vicina. Dovessi svenire decine di volte, ci sarò io a raccoglierti
>>.
Louis rise, baciandola rapito. << Siamo una squadra
>>.
<< Oh sì >> convenne Juliet rivolgendogli un largo
sorriso. << Adesso…voglio darti il mio regalo di Natale >>.
Louis assunse un’espressione confusa e curiosa allo stesso tempo.
Stava per chiederle di cosa si trattasse, ma si trattenne quando Juliet si alzò
nuovamente in punta di piedi, premendo il suo corpo flessuoso su di lui.
Lentamente si avvicinò al viso di Louis, sfiorandogli le labbra con le proprie.
<< Mi hai detto che il tuo primo bacio sotto la pioggia non è andato come
speravi… >> sussurrò maliziosa, rammentandogli quella giornata in cui lui
le aveva confessato del bacio imbarazzante avvenuto da ragazzino con sua madre.
<< Vediamo se posso rimediare >>.
Il sorriso di lui si fece impudico, il tono sommesso assunse una
nota sensualmente roca. << Ooh…sono sicuro che lo farai, tigrotta
>>.
Detto ciò Louis la sollevò da terra travolgendo le sue labbra,
ghermendo l’anima di Juliet con tutto il suo amore.
Aprile
Aveva chiamato tutta la squadra a raccolta quel pomeriggio, deciso
fermamente a fare una sorpresa a Juliet.
Passò il rullo imbevuto del colore che aveva scelto per quella che
sarebbe stata la nursery del nascituro, andando avanti e indietro con il polso
e canticchiando qualche nota di una canzone.
<< Ti sto dicendo che questo pezzo non va qui! Ma lì,
chiaro? >> urlò Harry a Zayn, nel vano tentativo di costruire la culla.
<< Liam, puoi venire ad aiutarmi un secondo? Qui dice che
per evitare che si formino delle bolle sulla carta bisogna raschiarle con
quest’affare >> profanò Niall guardando corrucciato l’utensile in
questione.
<< Che diavolo ne so io? Guarda che qui c’è scritto che
bisogna avvitare le gambe per prime e poi quello di sopra >> borbottò
Zayn fissando il libretto delle istruzioni.
Al riccio scappò un basso ringhio. << Sì, ma io bello mio,
sono l’architetto e ti dico che dobbiamo montare prima le assi perimetrali!
>> replicò ostinato.
<< Ehm Louis? >> Liam lo richiamò. << Il tuo
cane ha deciso di partecipare anche lui all’impresa dipingendo il pavimento
>>.
<< Che? >> Lui si girò, scoprendo con orrore che un
barattolo di vernice si era in gran parte rovesciato sul pavimento e che il
cane ci si stava felicemente rotolando, spargendo chiazze arancioni
dappertutto.
Cazzo. Così non andava per niente bene e non mancava molto perché
Juliet tornasse dall’ospedale.
<< Hanno suonato alla porta. >> esclamò Liam,
pulendosi le mani sui pantaloni sdruciti. << Vado io >>.
<< No! Se è Juliet dille di passare in un altro momento.
>> Gli urlò dietro Louis guardandosi intorno in preda al panico. <<
O il mese prossimo! >>.
Dal corridoio arrivarono voci femminili, e il ragazzo si sentì
sollevato nell’udire chiaramente che tra loro non c’era Juliet.
<< Ehilà lavoratori, siamo venute a vedere… >> Natasha
entrò nella stanza con il suo sorriso solare, ma questo scemò producendosi in
un lungo fischio di scherno.
Non meno carina fu la reazione di Allison quando i suoi occhi blu
misero a fuoco l’opera. Sbarrò gli occhi, esclamando a gran voce: << Santo
dio cos’è questa? una scena da film horror?! >> Fece segno a Carota di
avvicinarsi, ignorando quanto fosse sporco di pittura lo prese tra le sue braccia.
Mise una mano sul muso del cagnolino. << Tesoro copriti gli occhi, non
voglio che tu veda questo scempio >>.
Louis alzò le braccia al cielo, rimanendo in equilibrio sulla
scala. << Non è poi così male! >>.
<< No, non è male. È peggio. È spaventoso. Stai cercando di
far venire un infarto alla mia migliore amica! >> l’accusò Allie,
puntandogli l’indice contro.
Jade tracciò con un dito il colore ancora fresco sulla parete.
<< Chi è che ha scelto il giallo canarino? >>.
Gli occhi andarono tutti su Louis, il quale si grattò la nuca.
<< Ho pensato che… >>.
<< Non c’è angolo di questa stanza che non ricordi l’arredamento
di un circo >> sentenziò pragmatica Jade.
Questo buttò nell’oblio quel poco di dignità che restò dell’ego di
Louis. Decise di mettere da parte anche il suo orgoglio maschile e chiedere
aiuto alle ragazze. Voleva una bella cameretta per suo figlio, e sì, i suoi
gusti in fatto d’arredamento forse lasciavano un po’ a desiderare.
<< Okay è vero. Io. >> sospirò Louis, guardando anche
gli altri e facendo loro segno di assecondarlo. << Noi. Insomma ci
chiedevamo se foste disposte a darci una mano >>.
Le donne assunsero un’aria pretenziosa, probabilmente abituate a
prendere il controllo della situazione, non si sarebbero lasciate sfuggire la
soddisfazione di vederli supplicare.
<< Che ne dite? >> ridacchiò Natasha guardando le sue
amiche a braccia incrociate.
<< Io lo faccio esclusivamente per mia nipote. Non
permetterò che suo padre la traumatizzi in età così giovane >> commentò
Allison accarezzando Carota.
Jade controllò qualcosa sul cellulare. << Abbiamo circa
un’ora e dieci minuti prima che la lezione di Juliet finisca >>.
Louis le ringraziò sollevato, poi però metabolizzò la frase della
riccia. << Lezione? >>.
<< Corsi pre-parto. Juliet non ti ha avvisato che
cominciavano oggi? È al quinto mese di gravidanza, e il dottor Ryan tiene che i
suoi pazienti abbiano una buona preparazione >> spiegò Natasha.
Louis s’incupì, perfettamente conscio del perché Juls non glielo
avesse detto.
<< Non mi spiego perché tu non sia con lei, Louis. Si sa che
a questi corsi partecipano anche i partner. >> commentò Jade con un lampo
d’ammonimento nello sguardo grigio.
Fu Harry ad intervenire. << Oggi Juliet e Louis sono andati
a fare la spesa >>.
<< Diciamo che hanno anche fatto parecchi incontri interessanti. >>
proseguì Niall lanciando un sorriso beffardo all’amico.
<< Curioso come la maggior parte delle ex di Louis si
trovassero nello stesso supermercato proprio nello stesso giorno >> Zayn stirò le labbra
per non ridere delle facce attonite delle ragazze.
Sembrava che quegli idioti si stessero divertendo un mondo a
raccontare della sua incredibile figuraccia. Louis trucidò con lo sguardo uno
per uno.
<< State scherzando? >> chiese basita Allie.
Fu Liam a rispondere per lui. << Per niente. Quando una ragazza con cui
Louis aveva avuto una storia al college, lo ha abbracciato un po’ troppo
calorosamente e gli ha domandato se usasse ancora >> virgolettò le parole
con le dita, << quel “trucchetto” per divertire a letto le donne…
>>
<< Chi è questa spudorata? >> buttò fuori Nat.
<< Ricordi Jamie? >> fece Harry.
Una “O” d’orrore arcuò le labbra di Jade. << Jamie, quella
che faceva di cognome…? >>.
<< Quella! >> tuonò Louis, rosso di vergogna.
<< Santi numi, Juliet come ha reagito? >>.
Liam si schiarì la voce, reprimendo a stento una risata quando vide
Louis coprirsi gli occhi con una mano. << Lei ha… >> ecco la parte dolorosa, << Juliet
gli ha come dire conficcato una baguette dritto dritto nello stomaco >>.
Louis rammentò con chiarezza la forza che ci aveva messo la sua
donna nel tentativo di impalarlo. Malgrado la milza dolorante, quei
meravigliosi occhi ambrati colmi di possessività e stizza puntati addosso ad
ogni sua ex e il modo in cui lo aveva mandato al diavolo era stato
maledettamente eccitante.
<< E questo >> Jade ruotò il dito << era per
farti perdonare in qualche modo? >>.
<< Bé in un certo senso sì >> ammise Louis.
Allie sbuffò, inarcando le labbra in un ghigno malizioso. <<
Mah ti prego! Si sa che non è così che funziona. Una donna non perdona il suo
uomo, se non prima di aver avuto una piccola vendetta >>.
<< Aah le donne! Se non ci fate impazzire non siete mai
contente >> sospirò Harry.
Jade alzò un sopracciglio scuro, incrociando le braccia sotto al
seno. La fascetta d’oro intorno all’anulare sinistro sembrò luccicare del suo
sinistro potere. << Ti stai lamentando di qualcosa di preciso, caro marito? >>.
Harry usò la tattica sorridi-se-vuoi-vivere, sbattendo in maniera
affabile le ciglia a sua moglie. << Assolutamente no, tesoro >>.
Niente di meno il migliore amico di Louis aveva sposato sua moglie
nel mese di febbraio, il giorno di San Valentino.
Era stato più che onorato di fare da testimone alle loro nozze,
quando Harry glielo aveva chiesto. La scelta del giorno non lo aveva
lasciato
sorpreso: Hazza era sempre stato un inguaribile romanticone, sebbene lo
tenesse
nascosto per paura di essere considerato ridicolo agli occhi dei loro
amici, lato che però Jade aveva saputo apprezzare e ammirare
senza traccia
di derisione quando Harry un giorno le aveva confessato che piangeva
ogni volta
che guardava film come Titanic. C’erano voluti anni prima che
Jade ammettesse i
suoi reali sentimenti per Harry, che andavano ben al di là di
un’amicizia che aveva radici fin dall'infanzia, ma n’era
valsa la pena. Quei due erano fatti l’uno per l’altra e
adesso erano finalmente
sposati e felici.
<< Ad ogni modo sono certa che Vincent sarà più che lieto di
quietare la rabbia di Juliet con le sue premure >> esordì Nat con voce
candida, mentre riponeva i barattoli di vernice nella scatola.
<< Aah bé sono sicuro di sì… >> Louis annuì
distrattamente, scendendo dalla scala. Poi d’un tratto comprese ciò che la
rossa stava cercando di insinuare con le sue parole. Socchiuse gli occhi a due
fessure, stringendo i denti. << Che cosa?! E chi sarebbe questo tizio?
>>.
<< Il ginecologo di Juliet, ovviamente. >>
Louis scuoté bruscamente la testa. << Non può essere,
conosco il ginecologo di Juliet perché siamo andati in ospedale un paio di mesi
prima. Si chiama Bill ed è un uomo stempiato e raccapricciante >>.
Natasha piegò le labbra in un sorriso divertito. << Lui è il
sostituto del dottor Ryan. Quando siete andati a fare la prima ecografia,
purtroppo il dottore era in malattia e non è stato lui a fare la prima
ecografia a Juliet, ma da qualche settimana ha ripreso a lavorare >>.
<< Ma non è quel figo da paura che stava alla festa a casa
dei tuoi la vigilia di Natale, Nat? >> realizzò Allie sgranando gli occhi.
La rossa annuì, ammiccando verso Louis. << Proprio lui. Che
peccato Tommo che adesso tu non sia lì per conoscerlo. È un uomo super-capace il
dottor Ryan. Juliet non avrà problemi se ci sarà lui, fidati >>.
Un velo color cremisi calò sulla sua vista. No, che non si fidava.
Non si fidava proprio per niente di quel dottorino, e quei commenti insinuanti sul
suo conto mandarono l’autocontrollo di Louis in pappa. Doveva andare
immediatamente a conoscere quest’idiota e a staccargli le mani e la testa già
che c’era.
<< Louis, dove stai andando? >> suonò la voce di Harry,
ma l’amico non gli diede ascolto.
Jade roteò gli occhi al cielo; divertita lanciò un’occhiata
complice alle altre. << È stato facile >>.
Nat sghignazzò. << Uomini! Sempre pronti a marcare il
proprio territorio >>.
Di fronte alle facce attonite dei ragazzi, Allie si ficcò due dita
in bocca, fischiando per richiamarli: << Lo spettacolo è terminato, ragazzi. Ora tutti a lavoro
>> sorrise trionfante. << C’è una nursery da costruire >>.
<< Ma vi rendete conto?! >> Una Juliet seduta a gambe
incrociate, alzò le braccia come richiesto dall’insegnante del corso. << Ed
io dovrei anche credere che quella donna da strapazzo non si fosse accorta che
c’ero anch’io quando ha parlato in quel modo? >> borbottò, e nello stesso
momento distese le braccia, rilasciando il respiro.
La donna sul tappetino al suo fianco, la guardò spaesata. Il suo
compagno che le teneva le spalle da dietro, la guardò farfugliando un: <<
Mi scusi signorina, ma di cosa sta parlando? >>.
<< Pff! Come no >> Juliet roteò gli occhi, continuando
come se nulla fosse il suo sfogo. << Come si fa a non notare una che
sembra si sia appena inghiottita un’anguria! >>. Lanciò un’occhiata alla
sua ascoltatrice. << Un’anguria carina ovviamente! A me la sua piace
molto, sa? >> le squadrò attentamente la pancia notando che in confronto
alla propria, aveva una dimensione più ridotta. << Avete proprio messo su
un bel pallone voi due. >> si complimentò mettendo le mani sui fianchi.
<< La ringraziamo…almeno credo >> La donna sembrò
sconcertata.
<< Dov’è il suo partner? >> domandò subito dopo l’uomo.
Juliet pensò che dovesse trovare due bei nomi per i suoi nuovi
amici: Mrs e Mr Pallone le sembrarono appropriati.
Sorrise caustica alla domanda di Mr P. << Molto
probabilmente a far buon uso dei suoi trucchetti >> con Miss Jamie Pompini,
ma questo Juliet l’omise dall’informazione. Quando aveva
domandato a Louis l’identità della sfacciata, c’era
mancato un pelo che ringhiasse quando aveva sentito il cognome.
La raffica d’insulti che Juliet mandò sottovoce, fu sovrastata
dalla voce dell’insegnante che ordinava di mettersi supini e di alzare
lentamente e in modo controllato il bacino, con l’aiuto dei propri uomini. A
quanto pareva, Juls era l’unica a doverne fare a meno.
Tutti si apprestarono ad eseguire l’esercizio, mentre lei con un
sospiro fece lo stesso, andando lentamente giù con la schiena. Sollevò
leggermente il bacino, respirando e rilasciando l’aria nei polmoni nel
ritornare allo stato di partenza.
D’un tratto Juliet sentì la voce della donna in tuta da yoga a pochi
centimetri di distanza. << Vuole che l’aiuti ad alzarsi? >> esordì
con voce gentile.
Dopo che aveva preso l'autobus da sola, si ritenne perfettamente capace
di fare anche un semplice esercizio da sola. Si sollevò a
tentoni, reprimendo una smorfia di fatica. << No la
ringra…woo! >> Juliet sgranò gli occhi, presa di
soprassalto. Sentì
la voce di Mrs P, domandarle se stesse bene, ma era troppo occupata a
cercare
di capire cosa fosse successo in quell’attimo di tempo.
Con riluttanza accettò la mano della sua insegnante per sollevarsi
all’inpiedi. << Credo che andrò a prendermi qualcosa da bere. Grazie
mille per la lezione di oggi. Alla prossima >> le strinse la mano
riconoscente. Guardò poi la coppietta. << Statemi bene ragazzi. >>
Li salutò, avviandosi verso uno dei corridoi.
Poggiò la mano sulla sua pancia scoperta: l’abbigliamento del
corso prevedeva un top elasticizzato che però contenesse il seno che nella
gravidanza diventava più florido, e un paio di comodi pantaloncini terminanti
al polpaccio. Aveva letto su uno di quei suoi libri sulla maternità che fosse
opportuno abituarsi ai cambiamenti del proprio corpo e di non vergognarsene, ma
andare in giro vestita in quel modo la faceva sentire vulnerabile in un luogo
di cui lei aveva ancora timore. Dopo aver comprato una bottiglia d’acqua al
bar, con la coda dell’occhio notò di essersi fermata proprio di fronte lo
studio del suo ginecologo. Si chiese se fosse possibile essere ricevuta. In
fondo la seconda ecografia era stata fissata tra una settimana, quindi non c’era
ragione di disturbarlo adesso. Ma…
Juliet chiuse una mano a pugno, pronta a colpire la porta per
bussare, ma la ritirò esitando un paio di volte.
<< Mi stavi cercando, Juliet? >>.
Lei sussultò lievemente, colta alla sprovvista. Alzò gli occhi
verso il dottor Ryan, trovandovi un certo conforto. Indossava un semplice
camice bianco sotto una polo nera, e uno di quei stetoscopi da dottore. La
scelta dei colori metteva in risalto quello della pelle abbronzata e dei
capelli d’ebano, le cui punte sfioravano il colletto in modo delizioso.
<< Posso disturbarti solo per un secondo, Vincent? >>.
<< Puoi disturbarmi per tutto il tempo che vuoi. Entra
>>.
Juliet entrò nella stanza, mettendosi seduta sul lettino dove le indicò il medico. Dopo
alcuni tentativi un po’ goffi riuscì a trovare una comoda sistemazione, rimanendo a
gambe penzoloni.
<< Com’è andata la tua prima lezione? >> le domandò Vincent.
La sua voce era così profonda e carezzevole con tutte le sue
pazienti? Juliet faticava a credere che fosse ancora single. Era a tutti gli
effetti il prototipo di una delle prime fantasie erotiche femminili: il maschio
dal sex-appeal incredibile con lo stetoscopio al collo. Solo perché era
follemente innamorata e incinta, non vuol dire che era diventata anche cieca.
<< Molto bene. >> assicurò lei. << Però...uhm…ho
avvertito come una specie di tonfo sordo dentro ad un certo punto. Sembrava mi
avessero appena dato un pugno e mi sono sentita strana. >> si morse il
labbro. << Ho qualcosa che non va? >>.
Vincent sorrise avvicinandosi a lei con i palmi ben aperti. Juliet
non s’irrigidì né provò alcun fastidio, quando le toccò il ventre rigonfio. Non
negò il piacere che provò del suo ruvido ed esperto tocco, ma non avvertì
nessuna scossa elettrica o salto di un battito. Nulla che andasse oltre l’aspetto
fisico, se non intimo a livello strettamente professionale. Un piccolo sorriso
le increspò le labbra: se un uomo bello come il peccato come Vincent non
innescava neanche una scarica di quella che provava ogni qualvolta che Louis la
sfiorava, Juliet sapeva adesso cosa volesse dire avere occhi solo per la
persona amata.
<< Solo dolori intestinali dovuti al fatto che il feto
comincia a muoversi. Hai sentito un calcetto dal tuo bambino >> spiegò
sorridente Vincent.
Juliet restò piacevolmente sorpresa. << La mia bambina si è
mossa? >>.
Lui annuì. << Propongo di fare un più chiaro accertamento
anticipando la tua seconda ecografia >>.
<< Oh >> Juls annuì. << Va bene >>.
<< Stenditi e rilassati >>.
Una volta cosparsa una parte del ventre con il gel, Vincent
posizionò la sonda sulla sua pelle, spostandola in diversi punti. Pochi minuti dopo, gli ultrasuoni
emessi dallo strumento tradussero le informazioni analizzate dal computer in
immagini video. Juliet non osava guardare sullo schermo. Teneva lo sguardo
puntato su Vincent come un raggio laser. << Come sta? >> chiese con
una punta d’ansia nella voce.
Il dottore sembrava assorto nei suoi pensieri, mentre analizzava
l’immagine. Le sopracciglia scurissime si aggrottarono, e questo non la
tranquillizzò per niente. Perché diavolo ci metteva tanto a risponderle? Stava
per aprire bocca e rifargli la domanda, quando Vincent si voltò verso di lei,
facendole trattenere il fiato in gola.
<< Tutto nella norma. Le manine sono perfettamente formate,
la testa sta assumendo una forma regolare e il cervelletto si sta sviluppando.
È possibile scoprire anche il sesso adesso >> Vincent fece per girare lo
schermo verso di lei, ma Juliet lo bloccò alzando una mano. << No ti
prego! Voglio che sia una sorpresa. Ho deciso con il mio compagno che qualsiasi
cosa ci attenderà la scopriremo solo all’ultimo. Desidero solo sapere se va
tutto bene >>.
<< Ti assicuro che state
bene. Ora voglio farti una domanda. Hai sofferto di mal di testa improvvisi o
mancanza di fiato in questo periodo? >>.
Juliet ci pensò su, mentre Vincent le passava un panno umido per
pulirsi. << In alcune occasioni sì, ma che io mi ricordi nulla di grave
>>.
Il medico la fece sedere, controllandole il polso e la pressione.
<< Fa un bel respiro. Aumento del peso? >>.
Juliet eseguì l’ordine prima di rispondere: << Sto seguendo la dieta che mi ha
prescritto il suo collega, quando sono venuta per la prima ecografia >>.
<< Posso farti una domanda delicata? >>.
Juliet annuì, e Vincent le chiese: << Quando tua madre era
incinta di te, soffriva d’ipertensione arteriosa? >>.
Bella domanda. << Non saprei, poiché con la mia madre
biologica non abbiamo mai avuto un rapporto di confidenza >> ammise
facendo spallucce.
<< Aah non sapevo che…ti chiedo scusa per l’invadenza
>>.
<< Nah ma figurati. >> Juliet sorrise in un gesto di
nonchalance. << Perché ho l’impressione che mi stia sfuggendo qualcosa?
>> chiese invece.
<< In gravidanze particolari come queste, bisogna aumentare
il numero dei controlli e tenere frequentemente degli esami urinali. Ti
aspetterà un duro lavoro negli ultimi mesi. >> Vincent indugiò sulle
parole da usare. << Voglio che tu sia a riposo e ti astenga da qualsiasi
compito casalingo. Convengo indispensabile anche anticipare il tuo congedo
lavorativo >>.
Juliet represse il suo istinto di ribattere su quel punto. In
fondo se la decisione fosse dipesa da Jade, l’avrebbe spedita a casa già al
secondo mese. << Okay…e questo perché potrei mettere a rischio la salute
della bambina. Lo capisco e farò tutto ciò che mi dirà di fare senza contestare
>>.
Gli occhi scuri come la pece del suo medico la scrutarono con
fermezza. << Di entrambi. >>
puntualizzò. << Sono molto soddisfatto della tua collaborazione dal
momento che Natasha mi aveva avvertito del tuo carattere restio
all’asservimento >> le strizzò l’occhio.
Juliet gonfiò le guance, emettendo un leggero sbuffo. << Ci
sto lavorando >>.
Vincent rise divertito, aiutandola poi a scendere dal lettino.
<< Guarda che posso farcela anche da sola. Non sono un’invalida
>> commentò Juliet, seppur senza dare segni di protesta quando la sollevò
adagio.
<< Ecco fatto >> Vincent le scollò le mani dai fianchi
per poggiargliele sulle braccia. << Ci vediamo tra un mese d’accordo?
>>.
Juliet dovette piegare all’indietro la testa per riuscire a vederlo
appieno. Rabbrividì percependo le mani di lui fare su e giù sulla sua pelle.
<< Benissimo >> annuì riconoscente.
<< Io entro eccome signora! C’è la mia fidanzata e mio
figlio lì dentro! >> urlò una voce dall’altra parte del muro.
Le sopracciglia di Juliet si sollevarono nel vedere Louis entrare alla
maniera di un uragano nella stanza. Corrugò la fronte sconcertata
nell’esaminare i vestiti che aveva indosso. Avrebbe potuto fare concorrenza ad
un dalmata per gli spruzzi di vernice gialla che spiccavano sulla maglietta e
sui pantaloni in cotone neri.
Vincent non batté ciglio, ma lasciò la presa su Juliet, abbozzando
un mezzo sorriso. << Piacere di conoscerla. Lei deve essere il fidanzato
di Juliet >>.
<< E il padre di suo figlio. >> Un ruggito quasi
animale gli esplose nel petto al pensiero che quello stronzo gli avesse toccato
la donna. Louis fremette dal mollargli un pugno. Dannazione perché non poteva
essere stempiato come quell’altro? O una donna?
Juliet alzò un dito. << Punto primo, Tomlinson: figlia. Quando lo imparerai?
>> ne alzò un altro. << Punto secondo: cosa ci fai qui e per giunta
conciato in quel modo? >>.
<< Credo sia meglio lasciarvi parlare tranquilli. >>
mormorò Vincent rivolta a lei, e abbassando di poco il tono per farsi più
vicino. << Alla prossima, Juliet >>.
<< Ti ringrazio per avermi ricevuta, Vincent >> Lei
gli fece un gran sorriso e Louis digrignò i denti. Tzé, lo chiamava anche per
nome!
Vincent rispose con un occhiolino affettuoso, mentre a lui lanciò
un educato e gentile gesto di saluto col capo. << Aspetto anche lei
>>.
<< Può stare sicuro che non mancherò >> rispose Louis
piccato.
Dopo aver chiuso la porta, posò lo sguardo su Juliet. La bocca gli
si prosciugò in un istante. Come a provocarlo, teneva le braccia sulle linee
dei fianchi morbidi, quella specie di fascia che indossava tratteneva a stento
i suoi deliziosi seni floridi. Fece scivolare lo sguardo sulla liscia
protuberanza della pancia, indugiando su quelle curve peccaminose e giù fino
alle lunghe gambe seducenti. Juliet piegò la testa, mettendo in mostra la
sensuale linea del collo. << I miei occhi sono qui sopra, Tomlinson.
>> lo rimbeccò.
In un attimo le fu davanti. << Quel tizio ti stava un po’
troppo addosso per i miei gusti >>.
<< Quel tizio come lo chiami tu è il mio ginecologo e il suo
contatto è puramente giustificato >> replicò tirando in alto il mento.
<< La stessa cosa non può dirsi della tua amichetta del supermercato
>>.
<< Ha detto e fatto tutto quanto da sola! >>.
Juliet non ce l’aveva mai avuta con Louis, sapeva che non ne
aveva
colpa e non poteva fingere di non conoscere il suo passato. Non era
responsabile del fatto che quella ragazza facesse di cognome Pompini.
Forse più
tardi gli avrebbe anche chiesto scusa dell’episodio per la
baguette. Ma rimaneva comunque abbastanza cocciuta da non dargliela
vinta tanto
facilmente. Ancora con il muso, cambiò argomento: <<
Perché sei sporco di
pittura? >>.
Un velo di rossore comparve sugli zigomi di Louis. << Non ho
avuto il tempo di cambiarmi. Ero troppo impegnato a pensare ad un modo per
rompere il culo al carismatico dottorino. Quel tizio non la smetteva di tenerti
gli occhi addosso, Juliet >> ringhiò.
Juliet schioccò la lingua, alzando gli occhi al cielo. <<
Forse perché è il suo lavoro? >> lo beffò.
<< Come gli piace il suo lavoro! >>.
Lei sbuffò scocciata. << Andiamo! Immagino che conquista sarei poi in
questo momento. Tomlinson per favore, ho i piedi gonfi come due hot dog troppo
cotti, le smagliature, sono grassa, brutta e strana… >>.
<< Basta! >> Louis serrò i pugni sui fianchi per
sconfiggere l’impulso di mostrarle proprio in quella stanza, quale effetto gli
suscitasse. La maternità l’aveva resa ancora più sexy. Era così carina nel suo
sdegno, con le guance un po’ arrossate dalla stizza. Allungò una mano verso i
suoi capelli legati in una lunga coda di cavallo che tirò leggermente
all’indietro. << Non dire mai più una cosa del genere. Non sei né grassa
né brutta. Non c’è niente di più bello di una donna che porta in grembo il
figlio del suo compagno. >> Con le labbra le accarezzò la mandibola.
Un mezzo sorriso le spuntò dal suo volto d’apparente
impassibilità. << Che dolce che è il tuo papà quando fa il geloso, vero?
>> lo punzecchiò puntellandosi il pancione con le dita. << Ero
venuta da Vincent per accertarmi che andasse tutto bene. >> il tono si
raddolcì. << Quando ero a lezione, la bambina si è mossa >>. Louis
restò a bocca aperta, entusiasta le prese il ventre tra le mani. << È una
notizia fantastica, Juliet! >> I suoi occhi si scurirono di dispiacere.
<< Mi dispiace da morire di essermelo perso. Perdonami se non c’ero
>>.
<< Ooh non fa niente. >> Juliet si morse il labbro,
sorridendogli vivacemente. << Scalcerà ancora e quando succederà non
mancherò di dirtelo >>.
Louis si piegò per darle un dolce bacio sulla fronte. << Più
tardi mi dirai com’è andata il resto della visita. Adesso devi venire con me
>>.
<< Dove? >>.
<< Ti dirò strada facendo. >> ammiccò prendendola per
mano.
<< Uhm…Louis? >> Juliet si morse il labbro in
imbarazzo.
<< Cosa c’è piccola? >>.
<< Prima di andare io devo…devo fare pipì >>.
Agosto
<< Ti sbagli mia cara! Mia nipote porterà il MIO come
secondo nome >> affermò tronfia Joannah.
Una mano poggiata a pugno sul fianco, l’altra a mo’ di protesta
con il dito alzato, Bethany contestò pacatamente: << Non essere sciocca!
Io sono la nonna materna. Porterà il mio di nome! >>.
Sedute placidamente sul divano, Allison e Juliet assistevano
basite all’accesa discussione delle due donne.
Allie piegò la testa per mormorare qualcosa all’orecchio di
Juliet: << Da quant’è che vanno avanti così? >>.
Juliet bevve un sorso del suo thé freddo. << Da circa tre
quarti d’ora >>.
<< Ora capisco perché al telefono mi avevi detto che si
trattava di un’emergenza >> ridacchiò la mora.
<< Invidio Louis che se l’è potuta svignare con la scusa del
lavoro >> mugolò Juls a bassa voce. << Sembra uno di quei talk show
in cui le vecchiette si prendono ad insulti a vicenda >>.
<< Oh tu credi che si tireranno anche i capelli? >>
commentò Allie divertita.
Juliet sbatté le palpebre, sospirando. << Per dio spero
proprio di no. Piuttosto com’è andata la tua luna di miele? >> chiese.
Gli occhi blu intenso di Allie brillarono di gioia. <<
Meravigliosamente bene. Bora Bora è un luogo stupendo, e Niall è quasi morto
quando gli ho detto che avevo affittato una tuta da sub per nuotare in mezzo
agli squali >>.
<< Ti odio. E odio ancora di più la foto che mi hai inviato
dove avevi quel cappellino di paglia e in mano il Margarita >>.
Allie rise, dandole un buffetto sulla mano. << Non è vero.
Mi hai adorato follemente quando di ritorno dal viaggio ti ho portato quel
babydoll di seta e pizzo >>.
<< Ti ho parzialmente
perdonato, è vero. Il tuo regalo l’ha
apprezzato specialmente Louis. >> convenne Juliet con voce flautata. Nei
mesi di gravidanza, Juliet aveva scoperto quanto poteva amplificarsi il piacere
del sesso anche in presenza del grosso pancione. Aveva letto su un qualche
opuscolo che tutto diventava ancora più intenso e carnale, ed era pienamente
vero: rammentò l’emozione devastante che l’aveva avvolta quando qualche giorno
prima aveva fatto l’amore con Louis nel gazebo. E poi c’era anche il fatto che
il rapporto contribuisse ad invogliare il parto. Vincent aveva detto
che con molta probabilità nelle sue condizioni, Juliet avrebbe potuto partorire
anche prima della data prevista. Juliet aveva avvertito una certa ambiguità
nelle sue parole in alcuni momenti delle sue visite, ma non ci aveva badato più
di tanto: quello che realmente le interessava era sapere che la bambina fosse
in buona salute, solo quello.
Allison alzò le braccia, scuotendo bruscamente la testa. <<
Ti prego non voglio sapere! La tua faccia dice tutto e troppo >>.
Juls gongolò posando la tazza sul tavolino di fronte a lei.
<< A proposito, tra qualche settimana arriverà il grande
evento >> esultò la mora accarezzandole il pancione, e Juls la fece fare.
<< Come sta reagendo il tuo papà, tesoro? >>.
Fu lei a rispondere. << Ah benissimo! Mr Sono-una-roccia
>> gonfiò la voce con teatralità, << è svenuto due volte quando
parlavano di punti e di placenta >>.
La mora fece per parlare, ma si bloccò al discutere perentorio di
Joannah e Bethany. << Signore >> le richiamò con voce gentile.
<< Perché non vi sedete insieme a noi e…? >>.
Gli occhi azzurri delle due donne si voltarono supplichevoli verso
Juliet.
Ah povera me.
<< Juliet, dì a questa donna quale secondo nome porterà la
bambina, per favore. Così se ne farà una ragione! >> disse Beth con finta
indulgenza. Joannah esplose in un borbottio d’indignazione.
Juliet si portò due dita alle tempie, massaggiandole con movimenti
circolari. << Io sono la madre. Sono io che decido e la mia decisione è
che la bambina non porterà il nome di nessuno delle due. Adesso sedetevi e smettetela di
discutere >> scandì le parole con tono placido.
Le due donne misero il broncio, e lei sperò che finalmente
tacessero.
All’improvviso una strana fitta le fece contrarre i muscoli del
corpo, provocandole un lieve spasmo. Juliet aveva imparato a riconoscere i
calcetti della piccola quando accadevano, e questo non aveva nulla a che fare
con i suoi movimenti. Allie parlava con sua madre e Joannah, piegandosi in
avanti per prendere la bottiglia d’acqua e un bicchiere. L’aprì per versare
l’acqua, quando a Juliet sfuggì un gemito di sconcerto nel percepire un liquido
scivolarle tra le cosce.
<< Allie! >> gridò senza fiato, agguantandole il
braccio in una morsa. << L’a…ac-acqua >>.
La mora guardò la bottiglia nelle sue mani, poi la pozza sul
pavimento che Juliet le indicò con dito tremante. << Non l’ho nemmeno
versata! Per una volta che non combino pasticci mi sgridi senza… >> La
realtà della cosa la spiazzò. Fissò l’amica dritto negli occhi. <<
Oh…dannazione! Juliet ti si sono rotte le acque! >> urlò alzandosi e
cominciando a saltellare su e giù dalla sorpresa.
Con occhi sbarrati, Bethany e Joannah esclamarono all’unisono:
<< Ora?! >>.
Juliet si alzò all’inpiedi, barcollante.
Respira. Conta. Respira. Socchiuse gli occhi contando mentalmente
come le avevano insegnato al corso pre-parto. << Bene signore. >>
buttò fuori l’aria. << Direi che la piccoletta è stanca di aspettare
>>.
<< Scusa, scusa, scusa. Chiedo scusa a entrambe, non volevo!
>> ripeteva Allie terribilmente mortificata, aiutando Juliet ad entrare
nell’ospedale insieme a Bethany che si aggiunse alla filippica. Joannah era corsa via ad informare Louis, e
poi il resto della brigata.
<< Che vuoi che sia, tesoro. Non l’avete mica fatto apposta
a dimenticarmi a casa. Poteva succedere a chiunque >> sdrammatizzò Juls
con un gesto di mano. Non appena avevano preso le borse e tutto l’occorrente,
Allison e sua madre erano uscite di casa come una furia urlando a destra e
manca frasi come “Sbrighiamoci! Presto, presto” e “Juliet sta per partorire”.
Insomma c’era voluto un po’ prima che le due si rendessero conto che la
sottoscritta non era in macchina con loro, ma fortunatamente erano tornate
indietro a riprenderla. Bethany chiamò un medico, ordinando che a sua figlia
venisse prestato soccorso e che chiamassero il dottor Ryan. Alcune infermiere
si scambiarono comandi per preparare la sala parto all’ultimo piano. Ultimo
piano?! Juliet deglutì rumorosamente. L’ospedale era fornito di quattro piani,
e loro si trovavano al piano terra. Si prospettava proprio una bella impresa.
<< Aah! >> gemette ad un’altra contrazione. A fatica
si riportò dritta con la schiena, incontrando lo sguardo di un medico dal volto
conosciuto. Dov’è che le sembrava di averlo già visto? Tra le mani reggeva una
sedia a rotelle e teneva gli occhi su di lei, e Juliet si ritrovò a ribattere ancor prima che proferisse
parola. << Non se ne parla! Per la trent’ottesima volta: io non sono
un’invalida! >> borbottò reprimendo una smorfia a causa della schiena
dolente.
Il medico dai capelli bianchi non le prestò ascolto. <<
Signora, le chiedo di non fare la difficile e di sedersi. Sta per entrare in
travaglio e non deve affaticarsi più di quanto non dovrà già fare >>.
<< Juliet, tesoro. Fa come ti dice il medico >> la
pregò Bethany.
Il dottore le andò vicino, poggiandole una mano sulla schiena.
<< Segua il consiglio di sua madre... >> la spronò a piegarsi per
mettersi sulla carrozzina, contro le sue proteste. Quando Juliet percepì
chiaramente la mano del vecchio scivolarle sul sedere, scattò all’indietro,
colma di riprovazione. << Wo! Che fa tocca?! >>. Saettò con lo
sguardo sui particolari del volto sfigurato dalle rughe, finché non rammentò un
ricordo sfocato di quel tipo. Era quel medico che lei e Louis avevano visto
quel giorno che erano venuti in ospedale per festeggiare il compleanno di Zeke.
<< Signora io non… >>balbettò rosso in viso Capelli
bianchi.
Juliet alzò un dito, gli occhi fiammeggianti e minacciosi.
<< Mi ascolti bene adesso. Non sono venuta fin qui in macchina, per farmi
palpare il sedere da un vecchio dottore pervertito e farmi mettere su una sedia
a rotelle. Sono perfettamente in grado di camminare. La mia bambina si merita
una mamma che arrivi in sala parto con le sue gambe. >> Si mise ad
ansimare, colta da quella che sembrava essere una terribile contrazione, ma la
sua voce rimase caustica e ferma: << Perciò voglio che si tolga dai
piedi, perché è arrivato il momento che io, la mia anguria e queste due donne
dietro di me, prendano quella fottuta ascensore. Con permesso. >> Detto
questo lo spintonò, ignorando ogni sguardo di sconcerto o disprezzo, e proseguendo
a testa alta e fiera verso la prossima tappa.
Agli occhi dei passanti nascose ogni traccia d’intima
preoccupazione. Quando entrò nell’ascensore strinse gli occhi, alternando
singulti a spasmi di dolore.
Per favore Louis…fa
presto.
Non posso farcela.
Furono le parole che Louis pronunciò nel momento in cui mise
piede nell’ospedale. Non aveva idea di come avesse fatto, ma quando sua madre
era piombata in negozio, annunciandogli che Juliet stava per dare alla luce
loro figlio, le sue gambe erano inconsapevolmente saettate dentro l’auto. Ci
volle un’infinità di tempo e di pazienza prima che la signora al banco informazioni gli dicesse dove
trovare Juliet. Ora che lo sapeva doveva solo muovere il culo e andare da lei.
<< Louis! Alleluhia. >> Allison irruppe davanti ai suoi
occhi non appena le porte dell’ascensore si aprirono. << Niall mi ha
chiamato poco fa. Stanno arrivando tutti >>.
<< Lei sta…? >> chiese a fatica.
<< Non ancora. Ma ha chiesto di te. >> Allie lo fissò
truce.
Louis si passò entrambe le mani tra i capelli con così tanta
pressione da dividerli a ciocche. << Non credo di farcela >>.
La mora strinse gli occhi a due fessure. << Non fare il
fifone. Cosa vuoi che sia un parto! >> sdrammatizzò con un gesto di
nonchalance. << Qualche grido sovrumano, un pò di sangue… >> gli
voltò le spalle per premere il pulsante dell’ascensore. << Dicevo…
>> fece ma quando si girò rimase confusa nel non vederlo. << Louis?
Dove diamine sei andato a finire? >> D’istinto guardò ai suoi piedi e non
fu sorpresa di ciò che scoprì. Alzando le braccia al cielo, mormorò una preghiera
per la sua migliore amica.
Allison si portò due dita all’attaccatura del naso. << Louis
Tomlinson sei un caso disperato. >> commentò rimproverante, mentre si recava all'ufficio informazioni. Si
sporse oltre il bancone, afferrando il microfono e beccandosi un’occhiata
minacciosa dalla signora . << Uno, due, tre prova. Mi sentite? >> Picchiettò
sulla cuffietta prima di annunciare con un elaborato schiarimento della gola: <<
Attenzione piccolo problema al reparto ostetricia. Ripulire la corsia sette!
Grazie della collaborazione >>.
<< Grazie >> mormorò Louis ad Allison tempo dopo
essersi ripreso. << Di nulla. È stato divertente guardare quando quei
tipi con i camici volevano metterti sulla barella. Ma ho pensato che se avessi
lasciato che ti ricoverassero, Juliet non ne sarebbe stata molto contenta. Ti senti
meglio? >>.
<< No per niente. Mi sento uno schifoso codardo. >>
ammise.
Camminava su e giù in corridoio fuori dall’infermeria, cercando di
non pensare che la sua bellissima e coraggiosa Juliet stava patendo le pene dell’inferno
dietro quella porta. Allie gli aveva detto che le contrazioni si erano
intensificate e fatte più frequenti d’ora in ora. Ogni volta che la sentiva
gemere per l’assalto di una nuova contrazione, Louis era certo di svenire. Con
quale coraggio poteva presentarsi al capezzale di Juliet bianco come un
cadavere e incapace di reggersi in piedi? Sapere che la donna che amava stava
soffrendo, gli faceva venir voglia di prendere a pugni qualcosa. O meglio, se
stesso. Si passò per l’ennesima volta una mano tra i capelli, inalando quel
poco d’aria che riuscì a catturare. Un’infermiera uscì dalla stanza,
permettendo a Louis di scorgere di sfuggita l’immagine di Juliet sul lettino.
Ad un lato del letto c’era Bethany che le bagnava la fronte con un panno umido
e dandole cubetti di ghiaccio visto che il travaglio sembrava protrarsi
all’infinito. La madre di Juliet alzò gli occhi, incrociando il suo sguardo.
Mormorò qualcosa all’orecchio di Juliet, poi uscì dalla stanza. << Ci
siamo. >> mormorò Bethany quando fu fuori, con una morbida luce negli occhi azzurri.
<< La bambina sta per nascere, Louis >>.
Lui entrò con passo goffo, il cuore in gola. Andò al fianco di
Juliet, piegandosi per imprimerle un bacio adorante sul palmo sudato della
mano. << Tigrotta >> sussurrò con lingua impastata, e un senso di
gioia e d’angoscia che gli risaliva in gola.
<< Sei qui. Sapevo che ce l'avresti fatta… >> annaspò lei con voce orgogliosa.
Poi il suo viso si contrasse in una smorfia tesa e la sua mano diventò una
morsa. Juliet lanciò un urlo agghiacciante, e Louis si sentì cedere le
ginocchia, ma non lasciò andare la presa. Vincent le ordinò di spingere, e
Juliet digrignò i denti per lo sforzo.
<< Lo sai quanto sei incredibile? Sarai una madre fantastica
per nostro figlio, Juliet >>. Un altro rantolo di dolore le uscì dalle
labbra secche, sommergendo Louis. Pregò dio che andasse tutto bene.
Il medico ordinò alle infermiere di avvicinarsi. << Okay
Juliet. Lo vedo, un’ultima spinta >>.
Juliet alzò la schiena mentre spingeva. Un altro grido le spaccò
la gola, e poi il più bel suono del mondo, il pianto di un neonato, riempì la
stanza.
<< Congratulazioni Juliet, è un bellissimo maschietto. >> esordì la voce di
Vincent.
Juliet cadde all’indietro, i capelli le coprirono il viso, gli
occhi erano velati da lacrime di felicità e guardavano verso loro figlio.
<< Ooh guardarlo Louis, è perfetto! >> la voce si ruppe a metà
scuotendo la testa. << Per favore, non voglio che pensi che la sua mamma
non lo voglia bene solo perché credeva fosse una femmina >>.
Louis le sorrise amorevolmente, scostandole i capelli dal viso.
<< Non lo penserà tesoro, stai tranquilla. >> le baciò una tempia.
<< Possiamo vederlo? >> mormorò poi verso Vincent.
<< Non ancora. Tra pochi secondi, anche vostra figlia vorrà venire alla luce >>.
Figlia. Tra pochi
secondi, anche vostra figlia vorrà venire alla luce…
I suoi occhi increduli non lasciarono un istante il viso di
Vincent. << S-sono due… >> sussurrò più a se stessa che ad alta
voce. Gemelli.
Juliet rimase con il fiato corto, mettendo insieme i pezzi dei ricordi
di quegli ultimi mesi. Realizzò allora il senso delle parole del
suo medico, ogni qualvolta le raccomandava esercizi e test da eseguire:
era stato per prepararla
a questo. Ad un parto gemellare.
<< Ma nella prima ecografia, il suo collega non ce ne aveva
messo al corrente! >> contestò Louis, la mascella tesa. << E
nemmeno lei >>.
Juliet rammentò tutte quelle volte in cui si era rifiutata di
ascoltare il suo ginecologo sul sesso del bambino. Ma Vincent
l’aveva a sua
inconsapevolezza controllata assiduamente e preparata nonostante la sua
decisione. Louis era stato d'accordo con lei sul non venire a
conoscenza del sesso del bambino, ma adesso vedeva in lui una traccia
di rimorso e lei ne comprese il motivo. Una sera, molto tempo prima che
Juliet rimanesse incinta, Louis le aveva raccontato di una perdita che
aveva subito nella sua famiglia: Sua nonna era rimasta incinta di due
gemelle, ma purtroppo, solamente Joannah, ovvero sua madre, era
riuscita a sopravvivere alla nascita. La seconda figlia era nata morta
a causa di un incidente che aveva avuto la madre durante il parto.
<< È stata una mia scelta, Louis. Vincent non ne ha nessuna
colpa >> mormorò stringendogli la mano.
<< C’è la possibilità che l’ecografo non abbia captato il
secondo feto, quando avete fatto la prima ecografia. Può succedere se… >>
Vincent fu costretto ad interrompere la frase, mentre un’infermiera lo
informava a proposito di un qualche problema.
<< Ne sei sicura? >>. La donna rispose mestamente di
sì. << Va bene. Riduci la somministrazione di ossitocina >>.
Juliet ebbe un cattivo presentimento. << Che succede?! Mio
figlio… >>.
<< Lui sta bene, Juliet. Ma è la bambina. Dovremmo ricorrere
ad un taglio cesareo. Fortunatamente è in posizione podalica, quindi non sarà
difficile farla uscire, ma c’è il rischio che eseguendo il parto naturalmente
tu possa subire un’emorragia. >>
Louis aumentò la presa sulla sua mano, e a Juliet si strinse il
cuore per come gli s’inclinò pericolosamente la voce. <<
Mi sta dicendo che Juliet potrebbe…? >>.
<< No. >> La voce di lei suonò più forte di
quanto
entrambi potessero credere. Scuoté forte la testa. << No,
Louis, guardami. >> gli prese il viso tra le mani, obbligandolo
ad incontrare il suo sguardo. << A me non
succederà niente >> mormorò.
<< In questi casi bisogna provvedere anche alla salute della
partoriente, ma la scelta sta a Juliet >> Vincent suonò conciso, anche se
lei riconobbe chiaramente una traccia di preoccupazione nel tono di voce.
<< È mio dovere dirti a che rischi potreste correre tu e la bambina
>>.
<< Posso farcela. >> Nonostante un spasmo la scosse di
sorpresa, Juliet annuì. Incontrò gli occhi di Louis, e gli sorrise: <<
Fidati di me. >> mormorò.
<< Mi fido di te, ma non voglio perderti. >> Non lo
aveva mai visto così spaventato, ma Juliet gli baciò la mano come aveva fatto
lui poco prima. << Non succederà, Tomlinson >>.
Juliet informò Vincent della sua decisione, e lui ordinò ai suoi colleghi di prepararsi.
All’improvviso un’altra forte contrazione la
investì, facendole
sbarrare gli occhi. Quando le fu detto di spingere, Juliet lo fece.
<< Non mi arrenderò, Louis. Non adesso >>
sibilò con il volto imperlato di sudore.
Lui abbassò la testa di fianco al suo viso e le sussurrò intime
parole d’incoraggiamento. Un elogio per ciò che gli stava dando quel giorno e
un giuramento di devozione per il futuro.
Juliet chiuse gli occhi, stringendogli la mano. Gridò per il
dolore atroce che le scosse il corpo, ma continuò a spingere.
Non permetterò che ti
accada niente, bambina mia. Tra poco saremo insieme te lo prometto, ma ora devi combattere insieme a me... mormorò a sua figlia. Non lascerò te e il tuo fratellino senza una madre. Lacrime calde
le scivolarono sugli zigomi, dopo quella che le sembrò un’infinità, una
piccola macchiolina rosa comparve davanti ai suoi occhi vacui, per poi venire presa in braccio da un’infermiera.
Juliet sospirò d'immenso sollievo, poi sentì la voce roca di Louis sussurrarle
all’orecchio: << Ce l’hai fatta, amore mio >>.
Lei voltò la testa, scoprì che Louis stava piangendo. Commossa di vedere l’uomo
che tanto amava, piangere, si sporse per baciarlo sulle labbra. <<
Insieme >> sussurrò sorridendogli tra le lacrime.
Lei, lui, e i loro due piccoli
guerrieri.
Note
dell’autrice
Buon
pomeriggio splendori. Innanzitutto voglio augurare a tutte voi un buon
inizio d'anno scolastico; alle mie lettrici più grandi
augurò un buon inizio all'università :D Probabilmente voi
sapete quanto significhi per me sapere che voi ci siete sempre
nonostante adesso pubblichi ogni mese, ma mi sento in dovere di
giustificarmi ugualmente: il capitolo come avrete potuto notare
è piuttosto lungo ( spero non dispiaccia ) e ci ho messo del
tempo in più a causa della febbre che mi ha colpito all'inizio
di settembre. Ebbene sì, sono la sfiga in persona! .-. Il tempo
di riprendermi ed è passata una settimana in più rispetto
al solito! Perciò ecco volevo dirvelo ugualmente, non per avere
compassione da parte vostra, ma perché sono consapevole che a
voi devo tutto, ogni grammo di quello che ho raccolto finora è
tutto merito vostro e non lo prendo alla leggera.
Volevo farvi anche un piccolo avviso, anzi due: questo non è
propriamente l'ultimo capitolo, poiché la prossima volta ci
sarà l'epilogo eh eh e non temete dopo potrete finalmente urlare
di gioia per esservi liberate di me ^^ Altro avviso: nei prossimi
giorni posterò un altro momento riguardante la serie The dress of seduction: Happy Ever After
con il
matrimonio di Jade ed Harry di cui vi ho parzialmente parlato
già in questo capitolo. In conclusione alla "saga" non
mancherà di certo quello di Allison e Niall :D Parlando del
capitolo, ho pensato molte volte a come avrei voluto strutturarlo, e
alla fine ho deciso di raccogliere un paio di ricordi ai mesi
precedenti al parto. Ho cercato di renderlo anche "comico" se
così posso dire, per non annoiarvi in certi punti, poiché
è lungo e non volevo che lo trovaste molto pesante quindi
perché non smorzare tutto con qualche risata? Eee rullo di
tamburi, chi ci è rimasto secco a scoprirlo oltre a Louis? xD
Sono gemelli! Segreto che mi sono tenuta nella tomba da quando ho
cominciato a scrivere la storia. Già in partenza sognavo che
Juliet rimanesse incinta, ma non di uno, bensì di due
perché diciamo che ho la predilezione per i gemellini maschio e
femmina *-* Ho osato descrivere il parto, ovvio in maniera limitata
perché sinceramente sono un'inetta nei campi della medicina e
non ho un figlio e chiedere a qualcuno sarebbe stato imbarazzante lol
quindi ho *sussurra* letto molti forum, anzi a decine, per farmi
un'idea di come funzionasse una gravidanza! Se ho sbagliato qualcosa,
vi prego di perdonare la mia magra figuraccia u.u'
Detto questo, posso aprire il mio angolo smielato dei ringraziamenti?
:3 Non temete non sarà lungo quanto quello che ho in serbo nel
finale♥ Di volta in volta vedo crescere il numero dei
visitatori. Noto con piacere che si aggiungono nuovi lettori e spero si
stiano godendo la lettura di questa storia. Sono conscia del fatto di
non potermi ritenere una scrittrice, ovvio che questo è un
termine che non si addice a me, ragazzina di 17 anni ahahah dal momento
che so che qualche volta abbia potuto peccare in alcuni punti, e potevo
fare di meglio nello spiegare certi particolari e situazioni. Sono
un'autocritica, lo sapete, ma non vi nego mai quanto mi lusinghino le
vostre considerazioni, e quanto apprezzi sapere ciò che ne
pensate. Lo ripeto: Grazie. Grazie per aver aperto la pagina per
scoprire un mio aggiornamento, grazie per esservene interessate, per
avervi regalato una vostra parola in merito, grazie a tutte, ad ognuna
di voi ragazze♥ Ora se non volete farmi piangere più di
quanto non abbia fatto ieri nel vedere This is us *w* vi mando un
grosso bacio, ringraziandovi ancora per essere arrivate fin qui con me.
Al prossimo ed ultimissimo capitolo, vostra Ella♥
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