Primo Capitolo.
A New York faceva davvero caldo per essere Settembre. Violet prese il mazzo di rose bianche dal suo fioraio di fiducia sulla ventisettesima e poi si diresse a passo svelto verso il cimitero. Non se lo sapeva spiegare nemmeno lei come fosse riuscita quella mattina ad andare alla cerimonia commemorativa che facevano a Ground Zero, non ci era mai andata in dodici anni da quel maledetto attentato. Violet scosse la testa, doveva andare a prendere suo figlio Edward dopo essere andata al cimitero, ultimamente passava molto tempo da Thomas. Varcò il cancello del cimitero e come sempre si diresse a destra, fece pochi passi e poi si fermò davanti alla tomba di marmo.
Harry Edward Styles. 01/02/1982 – 11/09/2001.
Vittima dell’attentano alle Torri Gemelle.
A Violet faceva sempre male leggere quella frase, e pensare che solo poche ore prima aveva fatto quel discorso davanti a tutti. Era stata felice che suo figlio Ed non avesse insistito per partecipare, a Violet non piaceva che lui fosse così presente a certi eventi. Si inginocchiò sull’erba verde e posizionò le rose sulla tomba, poi sorrise alla foto di Harry: il sorriso sghembo, le fossette appena accennate, gli occhi verdi scintillanti, la sua maglietta dell’Hard Rock di Londra che gli ricordava tanto casa e il suo cappellino di lana. Violet sorrise, quando avevano visto la foto l’avevano guardata male. Di solito al cimitero ci andavano foto eleganti, ma lei voleva quella, pensava che lo rappresentasse a pieno, che rappresentasse la sua innocenza quando non stava in quell’ufficio elegante e con la cravatta.
“Mi manchi.” – disse semplicemente guardando la foto –
Il silenzio del cimitero la avvolse, facendola sorridere. Ma a chi stava parlando? Lui non l’avrebbe mai sentita, come in quei dodici anni.
“Anche tu.” – sentì dire all’improvviso –
Alzò lo sguardo preoccupata ma davanti a sé c’erano solo altre tombe e un silenzio assoluto. Aggrottò le sopracciglia preoccupata e tornò ad osservare la foto di Harry sorridendo appena.
“Violet guardami.” – disse la stessa voce –
La ragazza si alzò di scatto, guardandosi intono impaurita. Perché sentiva quella voce ma non c’era nessuno.
“Sono qui.” – disse –
Violet si voltò verso destra, da dove proveniva la voce e quando vide Harry davanti a sé, credette di svenire. La fissava in ogni parte del corpo e sorrideva tranquillo mostrando le sue fossette. Violet distolse lo sguardo e poi scoppiò a ridere. Stava delirando completamente, adesso vedeva pure Harry, dopo dodici anni. Alzò di nuovo lo sguardo ed Harry non si era mosso nemmeno di un millimetro e continuava a guardarla.
“Sei bellissima.” – disse –
Violet arrossì e poi si alzò afferrando la borsa.
“Lasciami in pace.” – disse –
“Violet sono io..” – mormorò Harry facendo qualche passo in avanti –
“Non avvicinarti. – disse la mora – tu non sei Harry, Harry è morto dodici anni fa, davanti ai miei occhi e se hai voglia di divertirti non è davvero giornata, quindi fammi il piacere di sparire.”
“Violet ascoltami..” – disse prendendola per il braccio –
Violet strattonò il braccio per farsi lasciare, lo fissò con disprezzo e poi si allontanò ancora spaventata. Uscì velocemente dal cancello e percorse il marciapiede per raggiungere la casa dell’amico di suo figlio. Per un attimo ripensò al tizio al cimitero, era identico ad Harry, magari un po’ invecchiato, ma identico e questo la spaventava davvero. Afferrò il cellulare componendo il numero di Noah, la sua migliore amica.
“Ehi Violet!” – disse Noah euforica –
“Noah. – sorrise – non sai cosa mi è successo al cimitero.”
“Cosa?” – domandò l’amica preoccupata –
“Un ragazzo diceva di essere Harry” – la mora rise divertita –
“Ah..” – disse Noah. –
Violet rimase un po’ perplessa dalla risposta dell’amica, ma Noah sapeva. Noah sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, prima o poi sapeva che Harry, o meglio la sua anima sarebbe riapparsa, lei si era informata da alcune delle migliori psicologhe della città e le avevano spiegato che le anime tornavano quando era il momento di lasciarle andare per sempre.
“Non pensi sia una cosa assurda?” - domandò Violet –
“Già.. – disse la bionda reggendole il gioco – molto strana, bè fai attenzione tesoro.”
Violet rise.
“Va bene mamma. – disse sarcasticamente – vado a recuperare Edward – disse seria – ultimamente è fisso dal suo amico Thomas, non so cosa ci trovi, io non sopporto né i genitori, né tanto meno il figlio.”
“Sono ricchi?” – domandò Noah ridendo –
“Parecchio.” – rispose Violet –
“Ecco spiegato perché tuo figlio l’adora. – disse Noah col tono ovvio – e comunque io vado a portare al parco mia figlia e vedi di venire a trovarmi ogni tanto.”
“Vengo il prima possibile. – disse Violet – salutami Zayn.”
Noah confermò e poi attaccò il telefono e Violet si rese conto di essere arrivata a casa di Thomas. Suonò il campanello e poco dopo vide Ed spuntare sulla porta col sorriso.
“Ciao tesoro.” – disse Violet baciandole la testa –
“Ciao mamma. – rispose Ed – com’è andata stamani alla cerimonia?”
“Tutto nella norma. – sorrise la donna – senti che ne dici se invece di tornare a casa ce ne andiamo a mangiare una pizza?” – domandò –
“Vedi mamma? Io ti voglio troppo bene.” – sorrise Edward prendendola a braccetto.
Violet sorrise: era incredibile quanto Ed fosse simile ad Harry, in ogni cosa.
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