Untitled 1
Nelle puntate
precedenti
Un devastante cataclisma noto ai
sopravvissuti come il Lampo
ha colpito in data 20 marzo 2010 Hoenn, facendo precipitare la regione in una
situazione di stampo post-apocalittico: i pochi superstiti vivono asserragliati
nelle loro abitazioni, tentando di salvarsi come possibile. Due di loro, Wally
Feed e Roxie Jezel, raggiungono quasi sei mesi dopo Albanova incontrando Brendan
Sanders, rinomato campione e unico abitante del villaggio. Veniamo dunque a
sapere che i due si sono incrociati qualche settimana prima, appena dopo un rogo
alla Palestra della ragazza appiccato da ignoti che le hanno imposto di recarsi
a Ciclanova, luogo sconosciuto forse imparentato con Ciclamipoli. Il neonato
gruppo decide di partire per Solarosa, sperando di usare il PC del Centro
Pokémon locale per capirci qualcosa di più.
Personaggi
Brendan Sanders: sedicenne, cinico
campione e miglior allenatore di Hoenn prima del Lampo, vive isolato ad Albanova
dopo la morte di suo padre. Possessore di un Benelli che è anche l'unica arma in
dotazione al gruppo, è la guardia del corpo personale di Roxie e Wally pur non
essendo interessato a seguirli a Ciclamipoli.
Walter “Wally” Baldwin Feed:
diciassettenne, rivale e amico di Brendan ai tempi del loro viaggio da
allenatori, non ha raggiunto i suoi stessi risultati e si è appartato a
Petalipoli, dove è rimasto anche dopo il Lampo. Esaurite le scorte si è quindi
imbarcato in un viaggio disperato incrociando la sua vecchia amica Roxie e
salvandole la vita. È il medico del gruppo, o quantomeno l'unica cosa ci vada
vagamente vicino.
Roxanne “Roxie” Jezel: ventiduenne,
Capopalestra di Ferrugipoli, è stata sfrattata forzatamente da ignoti che le
hanno ordinato di andare a Ciclanova, di cui lei non sa niente.
Uomini sconosciuti: hanno appiccato
fuoco alla Palestra di Ferrugipoli rischiando di uccidere Roxie e le hanno detto
di recarsi a Ciclanova, qualunque cosa sia. La loro vera natura è avvolta nel
mistero.
Capitolo III
ENTER INDEX
CODE_
* * *
La
cantina di casa Sanders era poco più di un angusto monolocale quadrato stretto
tra quattro ruvide pareti silicee e denso di granelli di pulviscolo che
fluttuavano nell'aria rendendola irrespirabile. Accatastate su un lato, sepolte
sotto uno spesso strato di polvere stantia, alcune dozzine di bottiglie d'acqua
attendevano diligentemente di essere usate; il rimanente spazio era occupato ora
da vecchi oggetti per l'allenamento alfieri di un passato lontano, ora da luridi
abiti appartenuti forse ai parenti di Brendan, ora da quei pochi viveri a lunga
conversazione raccattati nel corso dei lunghi mesi di residenza forzata, ora da
enigmatiche cassapanche scheggiate e alquanto ingombranti dal contenuto ignoto.
Il padrone di casa stava appunto frugando scrupolosamente in una di queste,
affiancato da una candela dalla fiamma rossiccia, nella speranza di rinvenire
qualcosa di utile per i kit di sopravvivenza che andava componendo.
« Ah,
eccole » Brendan sfilò una scatola in plastica scolorita dal tempo che portava
impressa sopra una vistosa croce greca sbiadita « Quali ti servono? ».
Wally, impegnato nello scrutinio di un cassone poco lontano, gli si avvicinò per
curiosare nel contenitore « Antipiretici, analgesici, antibiotici... Un po' di
tutto, in linea di massima ».
Il
ragazzo gli passò la custodia sbuffando « Tieni, dottore, non ci ho
capito un'acca. Serve altro? ».
« Ah,
crema al cortisone... Questa ci sarebbe stata utile qualche settimana fa ».
« Mi
stai ascoltando? ».
« Una
bussola, fiammiferi, coperte... O sacchi a pelo, magari. Fai conto che io ho già
il mio di zaino, non pensare a me ».
Brendan estrasse un ammasso di trapunte dall'aria molto soffice e le mise da
parte « Ho anche un orsacchiotto, se vuoi, si chiama Pigiamino. Però dovrai
trattarlo bene ».
« Te
lo lascio. Ah, e se per caso trovi qualcosa per cucire passamelo ».
Quello gli rivolse un'espressione al tempo stesso divertita e sorniona « Ti
piace cucire? ».
« È
per le ferite, genio. Nel tuo pronto soccorso manca » replicò Wally. Un brivido
di ribrezzo percorse la schiena di Roxie al solo pensiero. Brendan si limitò a
un sorriso di non meglio precisata natura per poi riprendere a rovistare tra i
suoi ricordi.
Era
diverso tempo che non scendeva in cantina. L'ultima volta era stato con suo
padre, prima del Lampo, nell'ultima ripulita in vista della buona stagione che
avevano fatto insieme. Il signor Sanders era ossessionato dalla pulizia,
riteneva fosse ciò che distingueva l'uomo dalle bestie. Brendan, lui non aveva
mai amato doversi occupare delle faccende di casa. Ma ogni primavera, anche
l'ultima poco prima del Lampo, era solito ritornare alla sua città natale,
Albanova, per aiutarlo.
Era
ottobre, certo. Ma di frequente si trovava a pensare che l'anno venturo non ci
sarebbe stata nessuna rimpatriata tra padre e figlio per mettere ordine. La
villetta in cui era cresciuto sarebbe rimasta nel lerciume in cui versava per
chissà quanto ancora.
«
Quanto vi manca? » domandò a un tratto, senza sapere se avesse veramente deciso
lui di parlare.
«
Dovrebbe esserci tutto » replicò Wally « Ti ho preso anche delle pastiglie di
ioduro di potassio, spero non ti dispiaccia. Non ci serviranno, ma dubito che
qua te ne faresti un granché comunque ».
«
Basta che ti muovi » borbottò sbrigativo Brendan afferrando il suo zaino e il
Benelli « Intanto io vado fuori a controllare che la zona sia sicura ». Detto
ciò si alzò in piedi e si diresse a passi rapidi e nervosi verso le scale che
scricchiolarono sotto il suo peso, seguito dagli sguardi sbigottiti di Wally e
Roxie.
Un
pungente alito di vento serpeggiava tra le palizzate, facendosi strada tra le
pagliuzze che circondavano il perimetro dell'abitazione e lambendo prima le
logore scarpe da ginnastica e poi il pallido volto e i pochi capelli esposti di
Brendan. La pioggia aveva cessato di accanirsi su Albanova e le nuvole si erano
fatte da parte per lasciar spazio a un limpido cielo invernale appena illuminato
dal sole che si apprestava a sorgere a est, disegnando i profili in controluce
degli alberi spogli sull'orizzonte. Sarebbe sembrata l'alba di un giorno felice,
in altri tempi.
Invece Brendan doveva fare i conti con la realtà. Controllò rapidamente che gli
otto colpi del Benelli fossero carichi e tastò la tasca destra dei suoi foschi
pantaloni per sentire sotto i suoi polpastrelli e il tessuto la rassicurante
sagoma di un sacchetto ricolmo di cartucce. Poi andò a indagare a sinistra,
incontrando questa volta un profilo morbido e quasi piatto, una custodia in
pelle che celava un piccolo coltello a scatto di dieci centimetri che aveva
ricevuto diverso tempo addietro. Il pensiero corse nuovamente a suo padre, ma
Brendan si sforzò di ignorarlo.
«
Allora, la zona è sicura? » domandò Wally una volta uscito dalla casa insieme a
Roxie.
Quell'altro si avvicinò alla porta, le cui assi di legno rinforzanti erano ormai
inchiodate solo per metà, e la richiuse rigirando per quante più mandate poteva
una chiave in acciaio malridotta « Non ho sentito rumori. Sarà meglio muoversi,
però ».
I tre
iniziarono dunque a incamminarsi, badando a provocare minor rumore possibile per
evitare di attirare l'attenzione di possibili predatori. Con loro sorpresa,
tuttavia, nessun pokémon tentò di assalirli fino al confine di Albanova.
« Che
silenzio » commentò guardingo Brendan « Dove sono tutti? ».
« In
che mese siamo? » domandò Roxie.
«
Cosa dovrei saperne? Novembre? ».
«
Impossibile » ribatté Wally « Piogge come quelle di stamane a novembre non ci
sono. Direi più ottobre. Fine settembre, al massimo ».
«
Quindi sono più o meno le sette e mezza ».
« E
con ciò? ».
«
Siamo nel tempo di nessuno » spiegò la giovane « I pokémon notturni sono troppo
stanchi per cacciare e quelli diurni non si sono ancora svegliati. Dovremmo
essere fuori pericolo ».
« Se
volevi l'orario bastava chiedere, il mio orologio ha un'autonomia maggiore di
quei pochi mesi passati dal Lampo. E comunque non mi fido » Brendan portò
simbolicamente il fucile all'altezza degli avambracci, proprio come se stesse
puntando un bersaglio « Ci attaccheranno, prima o poi ».
Il
viaggio attraverso lo stretto e per certi versi opprimente Percorso 101, tra
alberi spogli ed erba frammista a rametti secchi, fu invece inaspettatamente
tranquillo, e il gruppo giunse indenne a Solarosa. Wally e Roxie vi erano
transitati da poco e quella visione non trasmetteva loro alcunché; Brendan,
invece, avvertì un pugno allo stomaco di violenza inaudita a osservare lo
scenario desolato che gli si parava davanti. Fino ad allora era vissuto
nell'ingenua illusione che al di fuori della sua Albanova tutto fosse rimasto
identico a come lo ricordava nella sua infanzia. Solarosa era il villaggio in
cui aveva incontrato May mentre conduceva i suoi studi per il professor Birch,
in cui aveva dovuto fare i conti con quello stravagante scienziato ostinato ad
analizzare le sue stesse impronte.
Per
questo dover constatare che il meraviglioso verde che da sempre era saltato ai
suoi occhi nel momento in cui metteva piede a Solarosa si era tramutato in nulla
più di un sottile strato di aghi trasportati dal vento fu particolarmente
doloroso.
E lo
assalì quel pensiero che tanto aveva rifiutato nei mesi anteriori, quel
s'aperçevoir crudo e terribile: Hoenn, la sua Hoenn, aveva cessato di
esistere con il Lampo.
Il
gruppo frattanto proseguì per i solitari viottoli del villaggio fino a
raggiungere un edificio articolato in due volumi a forma di parallelepipedo
collegati tra loro mediante un lungo corpo sospeso su pilastri in calcestruzzo
armato. Le sue pareti erano conste di ampie vetrate che garantivano il massimo
soleggiamento, nonché un poetico rigore bicromatico tra il bianco dell'intonaco
e il grigio del ferro che incorniciava i vuoti degli infissi. Qua e là
calcinacci si erano staccati dalla massa principale per precipitare a terra a
causa dell'umidità in cui versava Hoenn, scoprendo le venature incatramate
retrostanti. Concludeva la mastodontica opera una un'imponente lettera P di un
rosso fiammante ormai stinto dal maltempo che campeggiava sopra l'ingresso, un
paio di porte automatiche cristalline sfondate chissà quanto tempo prima.
«
Eccoci al Centro Pokémon » proclamò Wally.
Brendan scrutò l'uscio completamente distrutto e aperto a intrusi, posando poi
lo sguardo sul fango ricoperto di profonde e all'apparenza fresche impronte che
senz'altro non erano umane « Avevi detto che era intatto ».
«
Compatibilmente con i mesi di completo abbandono. Rispetto a certe case qua
attorno mi sembra messo bene ».
« Già
» replicò l'altro distratto da ciò che quelle orme potevano significare.
Controllò nuovamente le munizioni del suo fucile e poi si rivolse ai suoi
compagni di viaggio « Su, muoviamoci. Trovare qua dentro il PC non sarà facile
».
Il
pianterreno interno si presentava come una colossale stanza di un grigio
opprimente. Sul lato sinistro era disposto il bancone di ricevimento e la
relativa macchina per la cura dei pokémon, adesso del tutto inutile, era stata
vittima di non meglio precisati attacchi esterni fino a diventare un rottame a
stento riconoscibile, mentre dall'altra parte si dislocavano file e file di
sedie in plastica blu che un tempo dovevano aver funto da sala d'attesa. Sul
fondo, infine, era posta una doppia rampa di scale, affiancata da un ascensore
con ogni probabilità fuori servizio, che consentivano ambedue di accedere ai
piani superiori.
Gli
occhi di Wally furono immediatamente attirati da ben due computer installati uno
sul bancone della reception, l'altro nell'angolo più lontano a destra « Quale
dei due è quello che cerchiamo? ».
«
Nessuno dei PC dei Centri Pokémon era collegato da solo alla rete globale. Si
agganciavano tutti al server centrale, che sarà stato spento quando questo posto
è stato abbandonato » Brendan si chinò al suolo a osservare rimasugli di
pantano, sfiorandoli con un dito e strofinando poi la propria mano per pulirsi «
Non va bene ».
« Che
hai? ».
« È
ancora umido. Qualcuno è passato qui di recente, e non credo sia stata
l'infermiera Joy » il ragazzo si rimise in piedi e aggrottò la fronte mentre una
ruga gli adombrava il volto « Sbrighiamoci a trovare il computer ». Quindi
iniziò ad avviarsi verso le scale, tenendo l'indice pronto sul grilletto del
Benelli.
« E
dove dovremmo trovarlo? » domandò Roxie.
«
Guarda se alla reception hanno una mappa. Qui ce n'è una, ma è illeggibile ».
La
ragazza, pur con qualche titubanza, si diresse verso il banco e lo scavalcò con
un salto, ricadendo in una poltiglia paludosa dove stavano proliferando insetti
di ogni tipo. Come Brendan aveva dedotto prima, qualcosa doveva aver fatto
razzia degli stipetti celati ai visitatori, perché svariati medicinali si erano
miscelati nell'intruglio bruno fino ad affogarvi.
Vincendo il senso di repulsione causato dall'odore nauseabondo del liquame,
Roxie iniziò a rovistare tra alcune carte fino a trarne fuori un grande foglio
ripiegato e inumidito. Lo aprì con qualche fatica per metà verificando con
amarezza che si trattava della planimetria di un'imbarcazione senza nome, forse
abbandonata da qualche visitatore poco avveduto in periodi passati e raccolta da
un'infermiera meticolosa.
« Qui
non sembra esserci » comunicò sconsolata. D'un tratto la sua attenzione fu
catalizzata da un bagliore sulla parete, che a un più accurato esame si rivelò
essere un chiodo deforme che rifletteva la luce del sole appena sorto che
penetrava attraverso una delle finestre. In un'intuizione fulminante prese a
frugare appena sotto, tra le carte accatastate al muro, fino a rinvenire quello
che sperava di trovare: una teca in vetro crepato che conteneva la pianta del
centro.
«
Trovata! » esclamò trionfante, e dopo averla sfilata dalla vetrinetta lasciò
alla svelta lo stagno bonsai per raggiungere i suoi amici e mostrare esultante
il bottino.
Brendan quasi gliela strappò di mano e cominciò a consultarla convulsamente,
rivolgendo di quando in quando un'occhiata intorno a sé per accertarsi che nulla
stesse per attaccarlo. Dopodiché si espresse con voce asettica « Primo piano,
nel Reparto Uffici. Andiamo, sta nell'altro settore ».
I tre
seguirono dunque le indicazioni salendo la gradinata e percorrendo quel ponte
sospeso ammirato all'esterno per raggiungere il Padiglione B. Questo era ben più
complesso del primo, e il gruppo dovette girovagare per il labirinto di scale
prima di individuare la Direzione Amministrativa del Centro, un esteso corridoio
costellato da dozzine di porte su ambo le pareti e terminante con una vetrata
miracolosamente ancora intonsa. Wally e Roxie iniziarono ad avanzare per
individuare il loro obiettivo; dopo qualche passo, tuttavia, notarono con
stupore che Brendan era ancora fermo alla porta da cui erano entrati e li
guardava come perso nel vuoto.
«
Ehi, tutto bene? ».
« Voi
restate qua » sentenziò il ragazzo « Io vado a cercare il topo d'appartamento ».
« Sei
fuori? Così se ci becca qui ci ammazza meglio? » questionò Roxie « Tu sei qui
per proteggerci ».
« Le
impronte erano profonde. Solo un essere con un peso di almeno un centinaio di
chili avrebbe potuto lasciarle. Da solo non ce la farò mai ».
« Non
ci sono pokémon di quel genere qua » insistette Wally.
«
Dopo il Lampo tutti i pokémon sono divenuti ostili. Anche quelli degli
allenatori ».
La
forza dell'evidenza lo convinse « Ma non credevo si allontanassero più di tanto.
A Solarosa non c'è nemmeno una Palestra, come ci è arrivato qua un–– ».
« Da
qualche parte in questo Centro dovrebbero esserci delle armi di difesa. Pistole,
o qualcosa di simile » replicò Brendan voltandosi « Il PC sta in fondo a destra,
aspettatemi finché non torno. Se torno ».
Detto
ciò iniziò a incamminarsi lungo le scale umide e sporche, domandandosi se non
dire tutto fosse stata la decisione più giusta. Perché lui un'idea su da dove
venisse quel pokémon che ora lo terrorizzava, e che pokémon fosse, ce l'aveva.
Sperava solo di sbagliarsi.
La
stanza del computer era completamente priva di illuminazione e di finestre, con
il risultato che Wally fu costretto a usare la sua torcia per orientarsi al suo
interno. Le pareti erano malridotte e spoglie, e non vi era altro arredamento
che una solitaria scrivania centrale in legno di abete incrostata di polvere. Lo
schermo era di quelli a tubo catodico oramai in disuso, e la tastiera era spessa
diversi centimetri, dando al tutto un aspetto quasi cubista, o forse futurista.
Il ragazzo passò poi ad analizzare il vero e proprio centro operativo del PC,
posto per terra e appoggiato a una gamba del tavolo con noncuranza.
Un
pulsante violaceo risaltava sul fronte ingrigito del processore. Wally lo
premette, ottenendo un risposta un segnale sonoro ripetuto per due o tre volte a
un volume più che sufficiente per consentire al pokémon menzionato da Brendan di
localizzarli. I due trasalirono; poi il rumore cessò venendo sostituito da
quello più stentato ma rassicurante di una ventola che aveva l'aria di non
essere usata da un po'. Sul monitor comparve una luminosa scritta
biancheggiante, e appresso a quest'ultima una barra a intermittenza invitava
l'utente a scrivere un comando.
«
Dov'è l'interfaccia? » domandò confuso Wally.
« Non
è un computer d'ordinanza. Dubito abbia un'interfaccia ».
« E
allora come dovrei usarlo? ».
« Non
sai usare un terminale? » chiese esterrefatta Roxie « E il tuo piano qual'era,
sperare che un server ti dicesse cosa fare? ».
« Da
come parli immagino tu sappia invece come usarlo, giusto? ».
«
Giusto » confermò perentoria la ragazza spingendo di lato Wally e appoggiandosi
con ambo le braccia alla scrivania in mancanza di una sedia. Il ragazzo la
osservò digitare ignote sequenze in un linguaggio di programmazione astruso per
diverse volte, al termine delle quali tutto si era ridotto a una nuova, unica
epigrafe elettrica.
ENTER
INDEX CODE_
Roxie
rimase per lunghi istanti assorta in estasi, indugiando su quell'avviso; Wally,
dal canto suo, si sforzava pazientemente ma senza risultato di comprenderne il
senso.
«
Questo complica le cose ».
«
Cioè? ».
« A
Hoenn ogni città ha un suo ripetitore per la connessione alla rete globale »
spiegò la ragazza « I messaggi sono inviati dai singoli PC al ripetitore locale,
che a sua volta li trasmette a chiunque ne faccia richiesta ».
«
Allora collegati a quello di Ciclamipoli, no? ».
« Non
è così semplice. Ogni ripetitore ha un suo codice identificativo a tre cifre,
detto index code, ma dal momento che questa funzione era privata pochi li
conoscevano. Se ben ricordi nessuno inviava messaggi tramite computer:
l'interfaccia grafica non prevedeva questa funzione ».
«
Quindi tu non sai l'index code di Ciclamipoli ».
«
Ricordo solo quello di Ferrugipoli » commentò acre Roxie digitando il codice 083
nello spazio apposito e inviando. Il sistema ripose lasciando scorrere una breve
lista di numeri in apparenza casuali.
083:0506052
083:0506051
ERROR
7418880: PROTOCOL A OR HIGHER REQUIRED. SOME FILES COULD NOT BE READ.
«
Cosa significa tutto ciò? » domandò Wally.
«
Beh, i due numeri là sopra sono messaggi. Entrambi del 5 giugno 2005, che se non
sbaglio è il giorno in cui la Devon S.p.A. di Ferrugipoli ha lanciato questo
sistema ».
« E
la scritta? ».
«
Alcuni messaggi sono nascosti, pare. Per vederli è necessario il protocollo di
sicurezza di livello A, che solo i computer della Devon possiedono. Nessun altro
PC a parte i loro può vedere quei messaggi, suppongo perché non volevano che il
grande pubblico accidentalmente potesse leggerli. I Centri Pokémon se ben
ricordo usano il protocollo B ».
«
Quindi se non abbiamo l'index code che ci serve questo computer è inutile ».
«
Forse no » replicò Roxie « Potrei provare a sincronizzarmi con tutti i
ripetitori contemporaneamente. Però ci vuole tempo, e non sono certa di averne
».
«
Fallo » disse Wally categorico « Altrimenti venire qui sarà stato completamente
inutile ».
La
ragazza assentì con un cenno del capo e tornò a osservare la tastiera come un
vecchio nemico con cui regolare i conti. Con manualità fulminea digitò tre
lettere in aggiunta al comando preimpostato.
ENTER
INDEX CODE ALL_
Il
suono prodotto dalla ventola di raffreddamento si intensificò, segno che il
calcolatore stava utilizzando una grande quantità di energia per eseguire il
comando impartito. Wally assistette inflessibile all'intera operazione, roteando
meccanicamente la sua piccola torcia con nervosismo progressivo. D'improvviso il
fracasso cessò e sullo schermo comparve un elenco ben più esteso di quello
precedente.
519:10062732
519:10062731
519:10062730
519:10062729
519:10062728
…
Roxie
sussultò e spalancò gli occhi per lo stupore, scorrendo freneticamente la lista
fino a terminare quell'inesauribile serie di cifre.
«
Trentadue messaggi... Tutti dopo il Lampo ».
A
quelle parole Wally si unì a lei nello sgomento « Dopo? Ne sei sicura? ».
«
Leggi qua » la ragazza indicò i caratteri che si succedevano sul monitor «
100627. Significa che tutti questi messaggi sono stati inviati il 27 giugno
2010. Quattro mesi fa ».
« Da
dove? ».
« Dal
ripetitore 519. Non ho idea di dove si trovi ».
«
Ciclamipoli? ».
« Le
probabilità che lo sia o non lo sia sono uguali ».
« Che
dicono? ».
Roxie
si svegliò da una sorta di breve catatonia indotta e riprese a battere nuovi
ordini da dispensare al processore. Una volta inoltrato l'ultimo un'altra
scritta subentrò sul video, lacerando l'animo della Capopalestra più di ogni
cosa quel giorno.
ERROR: FILE COULD NOT BE FOUND. RETRY_
« Che
vuol dire? ».
«
Vuol dire che il messaggio è scomparso. Era lì due secondi fa e ora non c'è più
» spiegò Roxie visibilmente preoccupata « Aspetta, che vado indietro ».
Detto
ciò la schermata tornò quella antecedente, che mostrava tutti i messaggi
archiviati nei ripetitori. Con orrore di entrambi i giovani, però, qualcosa era
scomparso nel frattempo: i comunicati del 519 erano diventati solo quindici in
luogo dei trentadue iniziali.
Ma
quella non era nemmeno la faccenda più raccapricciante: perché ora, proprio
sotto i loro occhi, anche i rimanenti si stavano dissolvendo come cenere al
vento.
« Che
sta succedendo, Roxie? » fu la laconica domanda di Wally, che a stento
tratteneva il terrore che lo attanagliava.
La
ragazza si asciugò con il braccio un rivolo di sudore che le stava inumidendo la
tempia, cercando di ostentare la sicurezza che oramai aveva perso.
«
Succede che qualcuno sta cancellando i messaggi » affermò con un tono pregno di
sconforto e paura « Sanno che siamo qui ».
|