TITOLO:
Non lasciarmi
AUTORE:
Akane
SERIE:
CSI NY
GENERE:
sentimentale, introspettivo
TIPO:
slash
RATING:
arancio/R/15+
PAIRING:
Mac/Don
PARTI:
one shot
AMBIENTAZIONE:
episodio 3x24, intitolato Giorno di neve.
MODO:
pow dei 2 protagonisti alternati
DISCLAMAIRS:
i personaggi e l’ambientazione (e l’episodio) non
sono miei ma
degli aventi diritti ad eccezione di una piccola modifica…
nella
mia fanfic Mac e Payton non stanno insieme! ^^
NOTE:
E
al contrario, insieme ci sono Mac e Don. Direi che è un
seguito di Dietro agli occhi azzurri (la versione ufficiale) ma anche
chi non avesse letto quella fanfic può capire bene la storia
presente. Come ho detto anche per Qui con me, la fanfic sulla stessa
puntata solo con pairing Danny/Don, siccome l’episiodio mi ha
ispirato per 3 fic e coppie diverse, eccovi la seconda delle tre di
cui parlavo! Spero che gradiate! Grazie comunque a chi
leggerà
e commenterà. Dedicata a Taila che so che apprezza
moltissimo
questa coppia… Buona lettura a tutti. Baci Akane
NON
LASCIARMI
/
What i’ve done – Linkin Park /
“-
E
tu? – Mi chiede riferendomi a come sto io e non a come
è
andata la spedizione di oggi. Mac è un dannato
perché
sa che se mi parla con quel tono basso e suadente, così
intimo, faccio fatica a trattenermi e rimanere naturale!
Se
pensavo che la mia giornata fosse iniziata male, ora mi rendo conto
che non è poi così vero.
Rispondo
quindi alla sua domanda con una certa fatica nella voce cercando di
apparire il più disinvolto possibile, chiunque se la beve ma
ovviamente non lui… e questo non è certo una cosa
da nulla!
Mio
malgrado dopo avergli detto tutto ciò che gli può
servire per fare il suo lavoro, finiamo per separarci e fare ognuno
la sua parte. Ci aspetta ancora una lunghissima giornata, con un
carico di droga simile sequestrato ad un organizzazione di cui ancora
non sappiamo nulla!
Ho
una
brutta sensazione, spero che vada tutto bene.
È
su questo che io e Mac ci scambiamo un’occhiata per poi
perderci di
vista.
Spero
anche che stasera arrivi presto e che sia come tutte le
altre...”
“E’
stato solo un soffio, probabilmente, quello che mi spinge a girarmi
di nuovo prima di andarmene in laboratorio insieme al carico di droga
e allontanarmi da questo magazzino.
Un
soffio in cui do un occhiata alle persone presenti, agenti di polizia
della squadra di Don, lui stesso e molti della scientifica che fanno
i rilievi… un brivido mi attraversa mentre
l’immagine di ciò
che deve essere stato qua poco fa, un inferno, mi attraversa la
mente. E lui ne è stato il protagonista, quello che ha
guidato
questa metà di inferno.
Sospiro
coi suoi occhi azzurri che ricambiano al volo i miei.
So
che
non è un lavoro qualunque quel che facciamo, soprattutto
lui,
so anche che è molto bravo e che ci si può fidare
di
lui come capo squadra di polizia. Però so anche che spesso
tutte le qualità e le consapevolezze del mondo non bastano
per
rivedersi a giornata finita.
Spesso
l’inaspettato ti accoglie e tu puoi solo lottare con tutto te
stesso per uscirne vivo o vedere lui che ne esce altrettanto vivo.
Però
ci separiamo con questa sensazione che sono sicuro ha anche lui.
Ce
l’ha
o non si sarebbe girato con quell’espressione strana quanto
la mia.
Andrà
tutto bene.
Bisogna
sempre crederlo.
Sempre.”
“Danny
interrompe la comunicazione strozzando un lamento dovuto sicuramente
ad un calcio ed è proprio questo il momento esatto in cui il
cuore comincia a martellarmi.
Fa
dei
battiti assordanti e va ad un ritmo sempre più veloce.
Lo
fa
proprio mentre cerco logicamente di farmi un idea precisa di cosa
deve essere laggiù e immediatamente mille ragioni per
impedirlo con tutto me stesso, mi affiorano alla testa.
Impedire
che lo uccidano e gli facciano del male. A lui e agli altri
sequestrati ma soprattutto a lui.
Ragioni
che fanno parte soprattutto di una specie di passato insieme,
qualcosa che non ci saremmo mai aspettati nessuno dei due, ma che
è
successo e che è finito, che è rimasto sepolto in
noi,
nascosto e basta.
Sono
legato a lui perché se mi sono messo con Mac è
anche
merito suo, dopotutto. E forse principalmente.
E
perché ha avuto riguardo nei miei confronti e
perché ci
siamo consolati a vicenda quando pensavamo che non ce
l’avremmo
fatta a causa di Mac.
Non
voglio che gli sia torto un capello e forse è tardi. Un
capello sicuramente gliel’avranno torto.
Devo
correre.
In
un
solo istante mobilito tutti gli uomini del dipartimento e mentre
corriamo all’impazzata al magazzino, una preghiera si
affaccia
nella mia agitazione e tensione.
Non
può
succedergli nulla, non me lo perdonerei mai.
Mai.
E
quando mi offro in cambio degli ostaggi che tengono, in cambio di
Danny, un pensiero vola a Mac ignaro, probabilmente, di tutto
questo…
se lo sapesse sarebbe già qua a fare la stessa cosa e
offrirsi
al suo posto come me.
Probabilmente
sarebbe contrario al fatto che IO ci vada ma la spedizione di
stamattina l’ho guidata io e sempre io ho ucciso uno dei capi
della
loro dannata organizzazione… se questo casino è
successo
sicuramente dovrei essere io a pagarne le conseguenze.
È
così che uno che dirige le operazioni fa, uno che deve
proteggere i suoi uomini e le persone a cui tiene.
Non
esiterei a dare la mia vita per loro ma non serve a nulla ed
è
quando sentiamo gli spari da dentro che un altro pezzo di me se ne
va.
Dopo
tutto quello che è successo fra noi tre, riuscirei mai a
guardare ancora Mac in faccia?
Come
vorrei fosse qua… e mentre corro dentro come avessi il
diavolo alle
costole e smascheriamo quelli che sembrano i due criminali e che in
realtà non sono altro che i miei due agenti rapiti e
mascherati, lo cerco svelto.
I
miei
occhi al colmo della tensione cercano quelli altrettanto azzurri di
Danny cominciando a pregare di nuovo che non gli sia successo nulla.
Ma è solo quando spunta dal camion tutto mal ridotto e che
avvicinandomi vedo gli uomini messi fuori gioco da lui, che sospiro.
Sapevo
che se la sarebbe cavata ma in certe situazioni pensi che se non
farai qualcosa sarà tutta colpa tua, dopo.
Non
avrei dormito più.
Linsday
si avvicina precipitandosi da lui e aiutandolo a scendere e
camminare, vado anche io da lui e lo guardo con apprensione.
È
ridotto malissimo… Dio, come mi dispiace. Di nuovo quel
senso
addosso… era questo che sentivo? Che non andava?
Allora
perché non va via?
-
Sto
bene! – Mi dice precedendo la mia domanda. Siamo rimasti con
un
certo rapporto, io e lui, dopo i trascorsi. Non so onestamente come
sia con Mac ma so quanto comunque tengono ancora l’uno
all’altro
nonostante tutto.
Ma
penso che, conoscendolo, sappia anche lui come consolarsi…
-
Non
mi pare proprio! – Borbottando schietto questo chiamo a gran
voce
dei paramedici per lui, poi è Linsday che mi fa comunque
capire che è vero… Danny sa consolarsi molto bene
e mi
scapperebbe un sorrisino mentre li vedo andare verso
l’ambulanza,
se un altro dei miei uomini non mi chiamasse mostrandomi come stanno
realmente le cose.
Come
stanno le cose?
Semplice,
ecco qua la mia brutta sensazione quando mi sono separato da
Mac…
non era per Danny… era per lui…
Questi
dannati bastardi avevano preso loro quattro come copertura per agire
indisturbati in laboratorio e riprendersi la droga.
Proprio
dove c’è Mac!
-
Merda! – Impreco, poi penso di trasformarmi io stesso in
quella
furia omicida che ha colpito Mac giorni fa per quel famoso
dannatissimo caso!
Come
lo
capisco… quel fiume che ti scorre dentro e che ti acceca,
che ti fa
oltrepassare ogni legge e regola, che ti fa dimenticare di tutti i
doveri e tieni in considerazione solo quello che vuoi.
Unicamente
quello.
È
qualcosa che fa stare fisicamente male, ti sembra che ogni tua
funzione sia così alterata da farti impazzire, non capisci
bene cosa stai facendo e cosa stia succedendo, sai solo che devi
arrivare in tempo, senti che le cose non devono andare come stanno
andando ed io mi rendo conto che di nuovo ho sbagliato a gestire la
cosa così come ho fatto.
Era
stato troppo facile fermare quel traffico enorme stamattina…
come
potevo pensare che fosse finita così?
Ce
lo
siamo detti io e Mac che prendere tutta quella droga non era una
buona cosa.
Ma
Danny è stato picchiato a sangue e Mac ora se la sta vedendo
da solo con dei criminali assassini che per prendersi quel carico del
cazzo sono disposti a tutto. Sono stati capaci di organizzare una
cosa come questa e non oso immaginare cosa potrebbero fare a
lui…
ed io, la protezione che sarebbe dovuta rimanere con loro, invece,
sono da tutt’altra parte!
Non
deve andare così.
Non
deve.
Però
arrivo e vedere solo Stella e Sheldon che mi vengono incontro bagnati
fradici per l’antincendio acceso là dentro, mi fa
di nuovo
mancare dei battiti e sentirmi male.
-
Dov’è
Mac? – Chiedo con ansia mentre mi spiegano che hanno bloccato
i
rimanenti criminali là dentro.
-
Dev’essere rimasto sopra… - Risponde preoccupata e
altrettanto
agitata Stella guardando le finestre del laboratorio da dove siamo
noi.
Oh,
dannazione… dannazione, devo andare!
Ma
non
faccio in tempo a fare nulla, l’esplosione proprio da quel
piano mi
impietrisce cancellando ogni cosa che mi circonda.
Per
un
momento rimango sospeso senza sentire niente e nessuno….
Solo quel
rumore provocato da chissà quale bomba… cosa
è
successo?
Solo
questo riesco a ripetermi… e poi Mac.
Il
suo
nome.
Non
è
possibile.
Non
lo
è…
Che
questo rumore sia anche dentro di me?
Questo
dolore allucinante sia il segno che sono stato colpito anche io da
qualche parte?
Non
sono arrivato in tempo ed ora tutto quel che posso fare è
guardare il piano del laboratorio che brucia e sentire la gente che
scappa.
Non
può… Mac… non puoi…
Ma
mentre credo che nessuno potrà più rendermi la
mia
anima, la porta del piano terra si apre facendo uscire proprio lui.
Lui
bagnato fradicio, sfinito e con l’espressione di uno che ha
visto
la morte.
Sicuramente
è stato così, quello sguardo lo riconosco
perché
l’ho avuto anche io quando l’ho assaporata
così bene.
Ma
è
stato grazie a lui che non me ne sono andato.
Lui
che
ora stanco ci viene incontro senza proferire parola. Noi tre corriamo
subito da lui e questa sensazione che mi destabilizza rendendomi
caoticamente instabile, penso che si possa definire felicità.
Quel
modo di sospendersi fra il sogno e la realtà, dove tutte le
paure ed il dolore ti stava uccidendo, dove poi invece questo
svanisce lasciando il posto alla chiarezza e alla felicità.
È
andata.
È
finita.
È
vivo.
Grazie…
a chiunque l’abbia permesso… perché io
non ho potuto fare
nulla per lui.
Grazie…
Stella
mi precede nell’abbraccio anche se l’istinto
è stato
quello di farlo anche io. Mi fermo mentre lui ricambia sempre
stancamente scosso e col fiatone, mi lascia il suo sguardo penetrante
che dice più di mille gesti e parole.
Non
va
bene, non qua. Non potremmo.
Ma
come
vorrei…
Sospiro.
Comunque
è sano e salvo e dopo quello che ho provato è il
regalo
più bello.
Vorrei
solo poterlo toccare, sentire, baciare, assicurarmi che sia ancora
tutto intero.
È
esattamente ora che me ne rendo conto.
Mentre
assisto a tutto e faccio del mio per quanto posso.
Me
ne
rendo conto una volta di più poiché in
realtà
già sapevo…
Lo
amo,
nessuno dovrà portarmelo via.
Né
il destino o chi per esso… né qualche bastardo
criminale.
So
che
facendo questo lavoro rischiamo di andarcene ogni giorno, di non
rivedere chi amiamo con una facilità disarmante. Lo so e
nonostante tutto andiamo avanti.
Come
ho
detto quella sera a Danny alla fine siamo noi che scegliamo di
continuare e lo facciamo perché, nonostante tutto quello che
non va, che è tanto, c’è qualcuno che
ci ringrazia
per quello che facciamo. C’è del bene che
riusciamo a fare
anche se a volte si rischia troppo o altri ci vogliono solo usare
come pedine.
C’è
comunque del bene a cui non si può rinunciare.
Fare
una cosa così pericolosa ogni giorno nonostante queste
certezze si chiama vocazione.
È
una strada ed è l’unica, per questo la si percorre
nel bene
e nel male. Sempre.
Però
ci sono dei paletti per cui chiunque, alla fine, non è
disposto più ad andare oltre.
Si
chiamano perdite inaccettabili.
Le
posi
su una bilancia e ti chiedi per cosa valga di più la pena
vivere… quando fai questa ulteriore scelta preghi che anche
chi ami
faccia altrettanto ma non puoi sapere come andrà, cosa
sceglierà e come finirà la giornata.
Si
può
solo avere fede e cercare di esserci sempre sbagliando il meno
possibile.
Siamo
umani, certo, ma nelle mani di ogni umano c’è
sempre qualche
vita.
Bisogna
comunque averne cura e responsabilità.
Se
Mac
fosse morto, oggi, penso che io sarei morto con lui e non voglio che
accada anche se so che invece potrebbe accadere, prima o poi.
Spero
solo che non avvenga mai e nel frattempo si fa quel che si
può
e si deve.
Devo
andare avanti coi miei doveri e i miei compiti di detective ma sono
fortunato perché c’è anche quello che
posso fare.
E
per
quanto mi riguarda posso ancora amarlo ed essere ricambiato.
Lui
è
vivo e non se ne andrà, non ancora. ”
/
For the windows in paradise – Sufjan Stevens /
“C’è
stato un momento in cui ho pensato e dovuto scegliere.
Quel
momento ciò che mi ha preso per i capelli e fatto scappare
al
momento giusto invece di continuare a lottare contro
quell’uomo, è
stato solo un nome.
Don.
Solo
lui.
Mi
ha
preso di forza e mi ha riportato da lui.
Per
questo lo voglio ringraziare.
Lui
forse non se ne rende conto e magari si sente in colpa, ma in
realtà
gli devo molto.
È
stata una questione di attimi e non ci sarei stato più su
questo mondo, ma ora sto bene e l’unico desiderio che ho
avuto è
stato di andare a casa con lui.
Solo
questo.
Chiudo
il rubinetto della doccia che finalmente mi ha scaldato ed esco dal
box. Metto i piedi nudi sulle piastrelle del pavimento ascoltando
assorto le gocce che scendendo dal mio corpo e finiscono la loro
corsa a terra. Per un momento ascolto questo ed il mio respiro
regolare che invade la stanza del bagno, è così
strano
essere qua, in mezzo a questa calma mentre solo poche ore prima ero
in una specie di inferno.
Ripenso
alla sensazione di stamattina, quando mi sono lasciato con Don al
magazzino. Passare una giornata intera come quella senza rivederlo
per poi poterlo fare solo quando tutto è già
finito e
con il desiderio enorme di abbracciarlo e sentirlo, è una
tortura.
Una
terribile ulteriore tortura.
Ecco
perché mi limito ad avvolgermi nell’accappatoio ed
uscire
subito dal bagno.
Non
abbiamo avuto tempo di parlare, mi ha subito fatto fare la doccia
senza nemmeno toccarmi.
Era
preoccupato e teso, lo conosco, per trattenersi così ha
penato
molto.
Un
sorriso lieve mi affiora alle labbra pensando a lui ed al suo modo di
fare. È uno che sa controllarsi bene per seguire le regole e
ciò che è giusto, ma anche lui ha un suo limite e
tutto
sommato i suoi modi diretti e troppo schietti non l’aiutano
molto.
È
stata una tortura anche per lui, oggi.
Mi
fermo davanti allo stipite della cucina e l’osservo
silenzioso
mentre traffica fra i miei fornelli per farmi qualcosa di caldo da
bere.
Ha
la
mano nervosamente sprofondata nella tasca e la schiena è in
tensione, lo si capisce subito, utilizza solo una mano e con una
presina versa il liquido in una tazza dove una bustina galleggia
colorando di scuro l’acqua calda.
Sto
fisicamente piuttosto bene, ma sono certo che farà di tutto
per assicurarsi che sia proprio vero.
Mi
farò
coccolare, credo di meritarmelo.
Non
solo sono stanco fisicamente ma anche mentalmente.
È
stato un periodo da paura e non vorrei ripeterlo. Oggi è
stata
l’apoteosi, spero che si fermi o penserò che
c’è
una congiura contro di me.
Voglio
solo poter stare in tutta serenità con lui e basta.
Si
gira
con la tazza in ceramica in mano e vedendomi qua si sorprende un
attimo:
-
Ehi…
sei qua! – Poi aggiunge: - Tieni, ti ho fatto qualcosa di
caldo. So
che ti piacciono queste cose… - Dice riferendosi alle
tisane, agli
infusi ed ai thè. Sorrido prendendo l’oggetto
caldo che mi
porge una volta arrivato davanti a me, non è molto per
questo
stile di vita, lui, ma conosce bene il mio e mi piace che ci tenga a
farmelo fare comunque anche se non partecipa attivamente in certi
miei riti.
-
Grazie… - Dico invece io con voce spontaneamente bassa e
suadente,
so che gli piace quando gli parlo così ma non lo faccio
sempre
di proposito, a volte mi viene solo naturale perché
è
il tono che gli si addice di più, in certi momenti, ovvio.
Ci
sono
altri in cui l’appenderei al muro, infatti finiamo per
discutere un
po’, ma so gestirlo e riusciamo sempre a far finire la
‘lite’
in breve tempo.
-
Dovresti vestirti e asciugarti… - Mi riprende repentino, il
mio
sorriso si accentua a queste sue attenzioni.
Si
è
preso proprio un bello spavento.
-
Sto
bene, non preoccuparti. – Mormoro quindi con maggior
convinzione,
non lo è nemmeno un po’ però sa che mi
vestirò
quando vorrò, quindi non insiste e si siede ad una sedia del
tavolo. Io al contrario non faccio altrettanto ma gli vado davanti
annullando la distanza. Non ci tocchiamo che con le gambe ma non
facciamo altro. Rimaniamo a fissarci con sguardi intensi pensando
probabilmente ognuno a qualche proprio pensiero preciso, poi dopo una
sorsata lui interrompe il silenzio.
-
Ho
sentito Danny… non sta al massimo e la mano è
ridotta male
ma si rimetterà… si sta occupando Linsday di
lui… - Lo
dice forse per farmi capire che non deve essere un mio pensiero
nemmeno lui. È bello come mi riservi ogni più
singola
attenzione, mi beo di lui e di questi suoi modi di fare e di
accudirmi, non vuole che io abbia preoccupazioni per la testa.
-
Non
ho dubbi che si prenda cura lei di lui… - Insinuo con un
po’ di
malizia nella voce, lui ridacchia.
-
Lo
sapevi? – Mi chiede poi incuriosito mentre continuo a
sorseggiare
la tisana che effettivamente mi fa rinascere.
-
Di
loro due? – Annuisce mentre cerca distrattamente la mia mano
dentro
la tasca dell’accappatoio. Io gli vengo incontro tirandola
fuori e
con una piacevole sensazione di brividi, comincia a giocare con le
mie dita: - No, non so se stanno insieme. Fino a ieri no. –
-
Mi
sono sembrati più intimi… - Continua con un tono
di voce
calmo e tranquillo. È veramente rilassato, finalmente, ed a
me
piace sia questo che quello che mi sta facendo alle dita che il fatto
che riusciamo a parlare come nulla fosse anche di Danny. Bè,
del resto abbiamo risolto tutto ristabilendo i rapporti, siamo
abbastanza grandi da riuscirci senza creare drammi di contorno.
Certo, io e lui stavamo insieme ma per me conta comunque molto e mi
sembrava sciocco non parlargli più. Sono contento che abbia
un
carattere che si riprende facilmente…
-
Se è
successo qualcosa è stato stanotte, immagino. Comunque
è
chiaro che sarebbe finita così. – I nostri toni
rimangono
entrambi molto rilassati.
-
Davvero? – Non è un grande osservatore su certi
aspetti, non
come me… io faccio caso ai dettagli più
insignificanti, è
il mio lavoro…
-
Dopo
che io e lui ci siamo lasciati è sparito un po’
dalla
circolazione evitandoci… e si è avvicinato molto
a Linsday.
–
-
Bè,
lei è una brava ragazza, sta bene con lui… - Non
so se lo
dica per circostanza o per darmi chissà quale messaggio ma
non
ci faccio molto caso, le mie attenzioni sono attirate dalla mia mano
su cui non corrono le sue dita distratte ma bensì le sue
labbra. Chissà se ha una vaga idea di che cosa mi sta
facendo…
-
E’
chiaro che si piacevano, ultimamente… - Cerco di trattenere
dei
piccoli sospiri di piacere mentre non stacco gli occhi dai suoi, se
lui adora la mia voce io adoro i suoi occhi.
È
uno scambio equo, tutto sommato…
Lui
sorride con malizia e conclude:
-
E’
uno che sa consolarsi molto bene! – E questo spero che non lo
sappia per esperienza personale o che altro… comunque lascio
perdere, i brividi che mi trasmette mi catturano completamente la
coscienza, non riuscirei più a ragionare molto bene.
Finalmente
ci si può lasciar andare.
Appoggio
la tazza mezza vuota nel tavolo accanto a noi e portando la mano
libera lateralmente sul suo collo, comincio ad accarezzarlo lieve
trasmettendogli almeno una parte di quel che mi fa provare con le sue
labbra, appena schiuse mi carezzano le dita, poi il dorso della mano
ed infine il palmo. Si lascia sfuggire un lamento di piacere e
finalmente capisco che ha una vaga idea di quello che mi sta facendo!
Rimaniamo
perfettamente in noi stessi ma il desiderio sale molto e la
stanchezza sembra comunque un lontano ricordo, come anche
l’orribile
giornata.
Quel
che è ben presente è solo questo momento che
possiamo
goderci anche se pensavamo che forse non ce l’avremmo fatta.
Finalmente
ci siamo. Siamo qua, insieme, già immersi l’uno
nell’altro,
senza più preoccupazioni per la testa.
Solo
con il desiderio di stare insieme.
Solo
questo.
Sostituendo
la lingua alle labbra la sensazione di bruciore sulla pelle mi fa
trattenere il fiato, non mi rendo conto di lui che afferrandomi
l’accappatoio mi fa sedere sulle sue gambe, mi rendo conto
solo che
ad un certo punto mi abbandona la mano per occuparsi della mia bocca.
Fuoco
che trasforma in liquido bollente tutto ciò che tocca.
Uniamo
subito con lentezza esasperante le nostre labbra mentre con desiderio
le lingue si cercano subito creandosi un passaggio comodo. Giocano
languidamente e con sensualità imitate dalle nostre mani che
viaggiano sui nostri corpi. Lui sulla mia pelle nuda ancora umida e
calda, io che cerco di arrivare a lui con un po’
più
difficoltà visti i vestiti.
È
bello poter dedicarci così l’uno
all’altro senza
preoccupazioni per la testa, pensieri, ansie ed angosce.
Così,
con calma, avendoci e lasciandoci solamente andare.
È
unico…
È
cancellare tutto l’inferno accaduto oggi, è
ritrovarsi e
rinascere insieme.
Dopo
questo bacio ci separiamo un attimo ansimanti e accesi, rimaniamo
aggrappati l’uno all’altro in questa sorta di
abbraccio e Don con
un po’ di smarrimento nella voce, si rivela una volta di
più
nascondendo il viso nel mio collo:
-
Ho
avuto paura oggi. – Lo dice come se non ce la facesse
più a
tenerselo dentro. Poi aggiunge mentre i brividi mi percorrono per
più
motivi: - Perdonami. Avrei potuto evitare tutto… - Non so
per quale
arcano motivo lo pensa ma lo sapevo che era questo il suo
‘nodo’.
Lo cingo con più dolcezza mentre un forte senso di
protezione
mi divora. Vorrei poter cancellare queste brutte giornate ma accadono
e non possiamo fare altro che accettarle, viverle e andare avanti.
Arrivare
a fine giornata con chi vorremmo arrivare, stare con quella persona e
creare nuovi istanti meravigliosi che contrastino quelli negativi.
È
tutto qua quello che si può fare:
-
Non
ho niente da perdonarti. Non avresti potuto fare nulla più
di
quello che hai fatto. Credimi. Va bene così. – Gli
sfioro
l’orecchio con le labbra e aggiungo: - Ti amo e quel che
conta è
riuscire a dirselo una volta di più. Affiderei ora e sempre
la mia vita nelle tue mani, Don. Sempre. –
Rimane
un istante stretto a me col viso ancora nascosto nel mio collo,
trattiene il respiro. Poi finalmente lo alza e con gli occhi lucidi
cerca le mie labbra, posandole sulle mie mormora:
-
Ti
amo, Mac. Grazie di essere tornato da me anche oggi. –
Conclude
aprendo le labbra insieme alle mie e guidandomi in un secondo bacio
che mi emoziona sconvolgendomi profondamente.
So
che
ha difficoltà a dirlo ma che allo stesso tempo detesta
troppi
giri di parole. So che se l’ha detto è solo
perché
non sapeva in che altro modo dirlo e perché non riusciva a
trattenersi.
So
che
era così grande da non poterne fare a meno, da dirmelo
allacciandosi a me e dandomi questo ritorno meraviglioso.
E
come
potrei non tornare?
Sono
completamente perso.
Completamente
tuo. “
A
partire da domani, per i prossimi dieci giorni (non) cercate quei due
(e lasciateli in pace) a Parigi!!
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