All'ombra del
castello nel cielo
Capitolo I
Hello darkness my old
friend,
I've come to talk with
you again
Because a vision softly
creeping
left it's seeds while I
was sleeping
Fay osservava la strana sagoma del castello nel cielo. Con tutte quelle
punte e quegli strani picchi, sembrava una stella nera, nera come la
pece, che si stagliava sul blu e incombeva su di loro, lontana e
leggera, ma sempre presente.
Chi conquistava il castello poteva esprimere un desiderio… e
quel desiderio sarebbe stato esaudito…
…chissà se il suo desiderio…
A disagio, cambiò posizione sul basso sgabello dove sedeva.
Meglio uccidere i pensieri fastidiosi prima che prendessero forma.
Una formica camminava sul legno del davanzale della finestra, e lui la
soffiò via gentilmente. L’insetto
atterrò da qualche parte nell’erba del prato.
Beata, piccola formichina… Fay socchiuse gli occhi, mentre
gli saliva un improvviso nodo allo stomaco. Stava sorridendo,
ovviamente, ma gli angoli della bocca gli si contrassero per il dolore,
e nascose il viso tra le mani.
Non aveva diritto di pensare al suo desiderio… quel castello
sarebbe conquistato da qualcun altro, e sarebbe stato qualcun altro a
vedere realizzati i suoi sogni, qualcuno che era senza dubbio
più meritevole di lui.
Era mattina… una delle tante mattine dopo una delle tante
nottate passate nei combattimenti. Cominciava ad essere stanco.
Chinò la testa sul davanzale, tra le braccia. Quanto ancora
sarebbero dovuti rimanere in quel mondo? Ormai dovevano essere quasi
quattro mesi che stavano lì…
Il silenzio aveva cominciato a pesargli.
Kurogane aveva ormai rinunciato a parlargli, ma dai suoi sguardi si
capiva che il discorso lasciato in sospeso a Shura per lui non era
chiuso, tutt’altro. Quant’era… cocciuto!
Pensò Fay stizzito.
E poi… aveva paura del suo sguardo indagatore. Cominciava a
non sopportare più le occhiate storte che l’altro
ogni tanto gli riservava. Cocciuto e indisponente, ecco! Ma anche lui
sapeva essere testardo, e glielo avrebbe dimostrato!
Ma sì, come no… era stanco. Dove la trovava,
ancora, la forza di sorridere? Era l’abitudine… ma
gli faceva male il viso, ormai.
Tamburellò nervosamente le dita sul davanzale e
ricacciò le lacrime che gli si erano affacciate agli occhi.
Non poteva morire... non ancora... e lo sapeva. Ma non era nemmeno
sicuro di poter vivere.
Vedere massacri ogni notte… Quanto ancora sarebbe dovuto
durare? Dov’erano Mokona, Sakura e Shaoran?
Da un lato, a dire il vero, era meglio se non li avesse incontrati mai
più… gli mancavano… e no, non voleva
far loro del male. Questo non poteva permetterselo… non
voleva permetterselo…
Non parlare era un sollievo, forse… significava non dover
dire più nessuna bugia a parole, nessuna stupida frase di
scusa da dover inventare sul momento. Certo, non parlare significava
anche avere più tempo per pensare tra sé e
sé. E ricordare il passato. E pensare alle cose spiacevoli
che sarebbero potute accadere in futuro…
La notte era sempre il momento peggiore per i ricordi ed i pensieri
tristi. Lo sapeva bene, eh, se lo sapeva. Ma aveva pensato di farcela,
visto che la maggior parte della notte la passavano sempre combattendo.
Combattere era il miglior modo per non pensare. Il fisico reagiva
d’istinto, le gambe erano impegnate a mantenere il corpo a
cavallo del destriero che montava, le braccia erano tese, le mani
stringevano l’arco e la freccia, pronte a
scoccarla…
Nella mischia del combattimento, era facile sparire in mezzo al caos di
spade e lance ed armature… bastava una distrazione, un
piccolo sbaglio, un momento di stanchezza, e una lama di spada poteva
trafiggerti da parte a parte. Quante volte le frecce nemiche gli erano
sibilate a pochi centimetri da viso? Solo un attimo di
deconcentrazione, e tutto sarebbe finito.
Senza speranza, senza speranza, senza speranza… Fay scosse
la testa, la fronte sempre appoggiata sul legno. Sentiva il caldo del
sole sui capelli, ma per lui, fuori da quella finestra, potevano
esserci le tenebre notturne più profonde.
Ora non sorrideva più, ma stringeva i denti.
Un desiderio che voleva avverare… ma
perché…? Voleva riavere indietro suo fratello, ma
se fosse accaduto, che cosa mai avrebbe potuto dirgli? Che gli
dispiaceva?
Tanti piccoli attimi di felicità, ad Oto… la
principessa addormentata tra le sue braccia, Shaoran che gustava felice
la colazione che aveva preparato, Kurogane che lo inseguiva a spada
sguainata perché lo aveva chiamato
“cagnone”… piccoli inganni che aveva
giocato a se stesso. Non poteva essere felice, e lo sapeva bene. Non
poteva essere sincero.
Le parole traevano in inganno… perché mai si era
lasciato sfuggire quel “Ho atteso a lungo che qualcuno mi
portasse via”, al Clover?
…qualcuno era arrivato… ma non l’aveva
salvato… lo aveva catapultato in un inferno ancora
peggiore… almeno, in quell’orrendo buco gelato
c’erano solo lui ed i cadaveri. Il suo gemello era distante,
la putrefazione in mezzo a cui era costretto a vivere lui non lo
toccava.
Ma Ashura-o… in mezzo a quella distesa di neve, gli aveva
dato una casa calda e una ragione per vivere, seppure
temporanea… perché tutto era dovuto finire
così? Ancora cadaveri, sangue che scorreva, e quel sangue
era sulle mani di Ashura! Ne aveva intrisi i vestiti e gli
occhi…
I cadaveri delle guardie del castello… i cadaveri dei
soldati degli Yasha… i cadaveri degli abitanti di
Valeria… sangue e ghiaccio…
“Ehi.”
Scattò in piedi, e per poco non rovesciò lo
sgabello su cui era seduto.
Kurogane lo osservava scettico, a pochi passi da lui. Fay ci mise un
momento per realizzare la situazione. Si era addormentato; la guancia
gli doleva, là dove era rimasta appoggiata alla superficie
dura del legno.
Si voltò verso la finestra, era mezzogiorno. Aveva dormito
parecchio… si strofinò gli occhi e si
massaggiò il viso arrossato e dolorante. Quando tolse le
mani e tornò a fissare Kurogane, sulle sue labbra era
ricomparso il consueto sorriso.
“Ero un po’ stanco, Kurosama” disse con
qualche difficoltà. Aveva concesso a se stesso di
pronunciare qualche parola in quella strana lingua, per esigenze
di pura sopravvivenza.
Il ninja grugnì. “Me ne ero accorto. Ho preparato
io il pranzo, stavolta.” rispose secco.
Fay non diede segno di aver capito, ma Kurogane non se ne
preoccupò e lo precedette in cucina.
Il mago sospirò. Kurogane gli rivolgeva ancora qualche breve
frase, ogni tanto. Forse pensava che capisse. Forse semplicemente non
sopportava di avere davanti un idiota che non faceva che sorridere e
dire “Ecco il pranzo, Kurotan! ♥
”… beh, nemmeno lui avrebbe sopportato una cosa
del genere, probabilmente.
Controvoglia, raggiunse l’altro. Non aveva fame, anzi, lo
stomaco era contratto e dolorante. Come si detestava, in quel momento.
No, beh, non solo in quel momento.
Come si detestava.
Kurogane, seduto a gambe incrociate sulla piccola stuoia, mangiava in
silenzio. Il mago, davanti a lui, piluccava contro voglia qualche
pezzettino di cibo.
Il primo pensiero del ninja a quella vista fu di risentimento. Va bene,
lui non era capace di cucinare cose strane ed elaborate come
quell’altro scemo, ma comunque era tutta roba nutriente
… e poi non faceva mica schifo!
Ma si trattenne. A dire il vero, il mago non mangiava mai
granché, nemmeno quando era lui a cucinare e gli presentava
tutto orgoglioso i suoi manicaretti. Ma in questi ultimi giorni, aveva
praticamente smesso di nutrirsi. Il colorito del suo viso era anche
più pallido del solito, e profonde occhiaie gli contornavano
gli occhi.
Mago del cavolo… cosa stava combinando, stavolta? Cosa gli
passava per la testa? Represse l’impulso improvviso che gli
era venuto, di inchiodarlo alla parete, dargli due ceffoni e
costringerlo a sputare il rospo. Tanto lo sapeva che era perfettamente
in grado di capire la lingua, ormai. Ma si rifiutava di parlare e di
ascoltare.
Tanto, anche se avesse parlato, avrebbe trovato il modo di
svicolare… oh, ma ci sarebbe riuscito, prima o poi, a capire
che cosa diamine stava nascondendo. Non appena quella polpettina bianca
e orecchiuta li avesse raggiunti, gli avrebbe posto tutte le domande
del caso.
Perché era impallidito a sentire il nome di Ashura, nel
tempio di Shara?
Si ricordava bene la notte in cui, per la prima volta, erano scesi in
campo contro l’esercito di Ashura… gli occhi neri
del mago che vagavano ansiosi per il campo. Stava seduto sul suo
cavallo con la sua solita posa rilassata e scomposta, ma le sue mani
stringevano quelle redini un po’ troppo forte.
Poi l’aveva visto, tra le fila dei suoi combattenti, un
giovane snello, dal volto femmineo e lunghissimi capelli corvini, ed
improvvisamente quella stretta sulle redini si era allentata.
Il ninja sollevò lo sguardo dal suo piatto e vide che il
mago aveva lasciato da parte il cibo, ed osservava pensoso il volo di
alcune rondini fuori dalla finestra.
Uno sguardo assorto, candido.
Quando Kurogane gli aveva posto quel fatidico
“perché?”, nel tempio, a Shara, aveva
visto il sorriso dell’altro congelarsi, un’ombra
improvvisa calare nei suoi occhi. Dietro a quel volto di marmo, aveva
intuito la sua sorpresa, e per un attimo aveva addirittura pensato che
volesse attaccarlo. L’aveva messo alle strette, quel giorno.
Forse, non sarebbe riuscito a farlo di nuovo… ormai quello
se lo aspettava. Era maledettamente furbo e testardo. Oh, ma anche
Kurogane era uno che non mollava l’osso
facilmente… e glielo avrebbe dimostrato. Poggiò
rumorosamente il piatto sul tavolo.
Fay distolse lo sguardo dal cielo e constatò che
l’altro aveva finito. Con un sorriso, raccolse le stoviglie e
si avviò verso un catino d’acqua, dove lavarle.
Nel passargli accanto, passò scherzosamente una mano tra i capelli
ribelli del ninja, “Bravo, Kuorobaubau!” gli disse
affettuosamente, probabilmente riferendosi al pranzo. Le sue dita erano
fredde.
Il ninja osservò la schiena dell’altro intento a
lavare i piatti. Una sfida semplice, chi dei due cedeva prima. Voleva
proprio vedere fino a che punto sarebbe arrivato quel mago idiota.
Nota: che viaggio mentale… beh dal prossimo capitolo
succederà anche qualcosa di più concreto. Credo.
Quando Kurogane dice a Fay "a sentire il nome Ashura,sei improvvisamente impallidito... perchè?" e Fay fa quella faccia di ghiaccio... a leggere quel capitolo, a suo tempo avevo anche pensato: mamma mia che faccia da quasi-assassino, non è che questo è un infiltrato del nemico?!? E subito dopo: ma va là, che vai a pensare... Ehm...
Sono quasi le due di mattina… pubblico dopo di che cado in
letargo.
A proposito, a tutti tanti auguri di buona Pasqua!!! ^^
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